Duecentoventitrè
pacchetti di Lucky Strike rosse.
“Finito un altro
pacchetto!”
“Mettilo al solito posto.”
“Anche questo?”
“Anche quello, anche quello.”
“Quanti saranno ormai? Un centinaio?”
“Duecento e passa, li ho contati la settimana
scorsa”
“Accidenti!”
Accidenti.
Duecentoventitrè
pacchetti vuoti di Lucky Strike rosse, perfettamente impilati uno
accanto
all’altro, uno sopra all’altro
nell’interstizio tra l’armadio e il
muro, vicino
alla finestra.
L’odore
di tabacco secco aveva riempito la stanza, ho lasciato la finestra
aperta due
giorni interi per farla scomparire. Ancora la sento.
Sono
le tre, non ho sonno. Non sei qui.
Sono
le tre, c’è un tubetto di colla sopra la
scrivania. La parete davanti
al mio letto è
bianca, vuota, immacolata.
Sono
le tre, mi alzo in silenzio, il tubetto in una mano, uno dei pacchetti
nell’altra.
Una
striscia leggera di colla sul retro della scatolina, poi la appoggio al
muro.
Si appiccica.
Un
po’ di colla anche sulla seconda. E sulla terza. E sulla
duecentoventitreesima.
I
pacchetti hanno delle domande per me.
Perchè? chiedono.
Perchè
non sei qui?
Chi? chiedono anche.
Chi
ti ha portato via da me?
E
ancora Quando?
Quanto
tornerai? Tornerai?
E
io rispondo.
Rispondo Perchè è
giusto così.
Rispondo
anche Non lo so, per tre volte. Ma
non
è una risposta bella da dare.
Sono
le quattro, mi accendo una sigaretta.
Una
Chesterfield.
Non fumo più Lucky Strike rosse. Non sarei capace di buttare via il pacchetto.
Spazio
Autrice
Sono
le 2.19am da questa parte dell’Oceano, quindi buona notte a
tutti!
O buon giorno, buon pomeriggio, buonasera... Non so a che ora leggerete qua, ma spero che leggerete prima o poi.
E che avrete voglia di soffermarvi un attimo per dirmi le vostre impressioni.
Altrimenti...Grazie
comunque.