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Autore: Halina    09/09/2010    3 recensioni
"Alzo gli occhi alle finestre di quella casa che era il rifugio a cui tornare dopo lunghe giornate di lavoro, quella casa che oggi è la mia prigione."
Riza si sente in trappola e Roy si autoinvita a cena.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang | Coppie: Roy/Riza
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4: Permesso



Porta un braccio ai miei fianchi e mi tira ancora più contro di sé, l’altra mano mi prende la nuca e mi fa alzare il capo, c’è tanta tenerezza nel suo sguardo, ora. Il suo viso si avvicina e ricordo di chiudere gli occhi, il suo naso sfiora il mio e poi sono le nostre labbra ad incontrarsi, poggiano a malapena le une sull’altre, entrambe si aprono in un sorriso.

Alzo le braccia a circondargli il collo e immergo le dita nei suoi corti capelli corvini, la sua presa alla mia vita si fa più sicura e l’ultimo briciolo del suo autocontrollo va in frantumi.

Le sue labbra premono con più insistenza sulle mie e non so bene come la sua lingua sfiora la mia, il mio cuore batte tanto forte che sono sicura andrà in pezzi. E' il mio primo bacio, ma è il bacio dell’uomo che amo e aspetto da tutta la vita, e sono felice di avere aspettato. 

E’ un bacio carico di passione, un bacio che travolge e lascia senza fiato, un bacio frenetico e disperato. Non riesce a staccarsi, anche quando prendiamo respiro la sua bocca esita, vicinissima alla mia, quando parla è come se respirasse dentro di me, qualcosa di intimo e solo nostro.

“Riza…” dice il mio nome, sembra cercare qualcosa da aggiungere ma non gli esce nulla, mi bacia di nuovo, quasi con la stessa foga di prima, ancora una volta mi lascio baciare e sprofondo nelle mille sensazioni che mi scorrono attraverso come un fiume in piena: non pensavo che avrei mai provato qualcosa di simile.

Quando i suoi denti lasciano andare dolcemente il mio labbro inferiore ci stacchiamo di nuovo, ci guardiamo stavolta e non possiamo fare a meno di ridere. Arretro di qualche passo tirandolo per la camicia e lo spingo verso il divano, fa per sedersi e scatta in piedi con un’esclamazione sorpresa. Hayate si stiracchia e apre gli occhi.

“Roy! Ti stavi sedendo sul mio cane!” lui si china a prendere il braccio Black Hayate che scodinzola.

“Bel cane da guardia ti ritrovi! Entra in casa uno sconosciuto e questo botolo va avanti a dormire!”

“Sconosciuto? Si vede che è talmente abituato al tuo odore che non si è allarmato quando sei arrivato, l’ho portato a correre e deve essersi stancato parecchio…”

“Odore? Non credevo di puzzare così tanto!” dice lui facendo l’offeso e rimettendo a terra il cane.

“Scemo!” faccio per tirargli un pugno ma lui è più veloce, afferra il mio braccio e mi ribalta sul divano, un secondo dopo è sdraiato su di me e sorride beffardo sorreggendosi su un gomito.

“Allora… è il caso di farsi perdonare, Miss Hawkeye?”

Sorrido esitante, non so bene cosa fare ma provo: non può essere troppo difficile. Lo tiro verso di me e gli poso un bacio leggero sul labbro superiore, poi uno su quello inferiore, poi… inclino appena il viso e chiudo gli occhi immergendomi completamente nel bacio.

Roy mi asseconda con tenerezza mentre esploro la sua bocca e mi abituo alle nuove emozioni che mi attraversano. Inizia a baciarmi a sua volta. Non pensavo che potesse essere così dolce, l’avevo sempre immaginato irruento e sarcastico con le donne.

Sento le sue mani che si insinuano piano sotto la mia maglia, mi accarezzano la pelle, mi sfiorano appena i seni e mi stringono forte a lui. Non parliamo, non c’è molto da dire, abbiamo parlato tanto negli ultimi anni, quello che ci è sempre mancato è il contatto, i nostri corpi che aderiscono in un incastro perfetto. Non facciamo altro che toccarci, sfiorarci, accarezzarci e baciarci.

Appoggio il capo sul suo petto e mi lascio cullare, non credo di essere mai stata più felice che in questo momento, tra le braccia di Roy Mustang, con il suo respiro leggero sul viso.

Ad un certo punto sospira, districa le gambe dalle mie e si alza dal divano con un movimento elegante. Mi stiracchio e lo guardo mentre scavalca Hayate che pisola sul tappeto e gira attorno al divano. Mi sollevo su un braccio per sbirciare curiosa cosa sta facendo ma lui allunga un braccio verso il suo soprabito e il mio cuore sprofonda.

“Roy! Non te ne andare!”

Lui si volta con un’espressione stupita e scoppia a ridere, toglie qualcosa dalla tasca del soprabito e la infila in quella dei calzoni, poi si avvicina a scompigliarmi i capelli; per un istante mi sento ritornare bambina.

“Non ne avevo nessuna intenzione!” mormora tendendomi le braccia. Mi alzo e lui mi solleva gentilmente oltre la spalliera del divano “Non intendo andare proprio da nessuna parte, Riza.”  

Mi porta in braccio fino alla mia camera e mi posa sul letto, sfila le scarpe e si siede a gambe incrociate davanti a me: “Il Comandante Supremo sa che tu sei il mio tallone d’Achille, anzi, è stato proprio lui a farmelo comprendere. Quando mi ha fatto capire di averti presa in ostaggio per tarparmi le ali ho capito che sarei stato disposto a tutto pur di saperti al sicuro. Lo so io e lo sa lui, non ha più senso che l’unica ad esserne all’oscuro sia tu, Riza. Obbligandoci a starci lontani non otterremo nulla se non privarci del poco conforto che possiamo avere.”

Vado ad accoccolarmi tra le sue braccia: “Non dovresti parlare così, Roy… è pericoloso.” E non sai quanto. “Ti ringrazio per le tue parole e per questa sera, non sono mai stata più felice, ma è meglio per tutti e due che io continui ad essere sola.”

Non so da dove mi esca questa determinazione, probabilmente dal bisogno di saperlo al sicuro, anche se questo significa rinunciare al tepore del suo corpo e spingerlo lontano da me. La sua reazione è inaspettata: sbuffa, quasi divertito.

Toglie un pacchettino dalla tasca dei pantaloni e me lo porge, lo guardo un istante e lui sorride: “Avanti, aprilo!”

Srotolo con cura la carta e un piccolo medaglione d’argento mi cade su un palmo; infilo un’unghia nel meccanismo e lo faccio scattare. Rimango incantata davanti alle foto. Quella nella metà destra è stata scattata nell’ufficio di East City, poco dopo la formazione della Squadra: Roy, Jean, Vato, Heymans, Kain e io… ci siamo proprio tutti, sorridenti e rilassati tra le scrivanie.

La foto di sinistra è ancora più vecchia, è il salone di Villa Hawkeye, casa mia. Un Roy di dieci ani è seduto sul tappeto davanti al camino con una Riza di sei anni sulle ginocchia. Sfioro i nostri visetti con la punta delle dita, lasciandomi andare ai ricordi…

“E’ un po’ datata, mi dispiace, ma ho realizzato che da allora non abbiamo più scattato una foto insieme.”

Non so davvero cosa dire: “Roy … grazie …”

Mi allaccia il medaglione al collo e mi bacia la punta del naso: “Non sei sola, Riza, e non lo sarai, né ora né mai. Non ho nessuna intenzione di permetterlo.”
 

 

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Grazie di aver letto, il finale è volutamente lasciato aperto, sentitevi molto liberi di immaginare come sia continuato il tutto. Spero di essere riuscita a cogliere l'atmosfera e le emozioni di Riza, se avete voglia di lasciare una recensione è più che benvenuta!


Lu
 
  
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