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Autore: vivvinasme    10/09/2010    7 recensioni
Fanfiction liberamente ispirata a 'Canterbury Tales' di Geoffrey Chaucer.
[L’oste ricordava ogni particolare di quella notte di dieci anni prima, quando un ragazzo biondo fece capolino nella sua vita senza neanche bussare, o meglio, facendolo molto rumorosamente, e cambiando tutto, in un battito di ciglia.]
Dedicata a tutte le autrici che mi hanno fatto battere il cuore.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Konohamaru, Nuovo Personaggio, Sakura Haruno | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Disclaimer: I personaggi citati in questa fanfiction sono tutti maggiorenni e appartengono quasi tutti a Masashi Kishimoto. Questa storia, inoltre, non ha fini di lucro. Il personaggio di Harry Bailly, come l'ambientazione e la taverna appartengono a Geoffrey Chaucer e alla sua opera 'The Canterbury Tales'.



Tokyo. 24 Febbraio 1986.

 

Ogni bambino del mondo, facendo uso della sua fervida immaginazione, riesce a plasmare a suo piacimento il mondo delle favole.

Chi osservando il cielo stellato, chi immerso nel tepore delle coperte, tutti abbiamo ricreato nella nostra mente, almeno per un attimo, un luogo in cui tutto è possibile. In cui ogni cosa va per il verso giusto.

E allora immagini di fate, unicorni e principesse, di coraggiosi cavalieri che combattono crudeli dragoni affollano i nostri sogni e la nostra infanzia; fino a quando, crescendo, non scopriamo che il vero mondo è completamente diverso dalle nostre fantasie.

Per Naruto questa consapevolezza era arrivata senza neanche avvisare, sette anni prima.

E da allora, le sue fantasie si erano trasformate in incubi, che non lo lasciavano mai solo.

Eppure quella sera gli era sembrato, per un attimo, di camminare di nuovo nel mondo delle favole, perché era così che la sua mente infantile l’aveva immaginato.

La luce regnava sovrana, sebbene il sole fosse ormai tramontato; un’enorme insegna luminosa andava da una parte all’altra della strada gremita di persone. Inoltre, i lampioni colorati posti sui marciapiedi rendevano quel luogo ancora più magico.

Ad adornare gli alti grattacieli, vi era una grande quantità di display che s’illuminavano di mille colori, formando quasi un arcobaleno.

Sarebbe stato tutto perfetto, se i caratteri sulla grande insegna posta all’inizio della strada non avessero recitato solenni: “Kabukichō”.

Il luogo in cui si trovava Naruto, in effetti, era ben lungi dalle pure e dolci favole. Kabukichō, il quartiere a luci rosse di Tokyo, era popolato da un grande numero di bar, discoteche e locali per adulti, dove peccare non era reato, ma regola.


Da quando si era trasferito a Tokyo, Naruto non si era mai recato a Kabukichō, nonostante i suoi compagni di scuola ne parlassero frequentemente, chiedendogli persino di andarci insieme con loro.

Naruto, però, aveva sempre rifiutato. In realtà non conosceva bene neanche lui il motivo, aveva semplicemente pensato che potesse essere un insulto alla memoria dei suoi genitori.

O forse c’era qualcos’altro.

I suoi amici organizzavano le uscite a Kabukichō per divertirsi. Non era un ragionamento sbagliato, e non era difficile, infatti, incontrare gruppi di giovani ragazzi che girovagavano tra i bar e le discoteche, facendo le loro prime esperienze.

Naruto si era sempre tirato indietro, e quando i compagni uscivano, lui si dilettava con un libro, – possibilmente giallo o thriller – raggomitolato sotto le coperte. Era in questo modo che il ragazzo, precisamente a tredici anni, aveva scoperto la sua profonda passione per la lettura.

Da allora, la stanza di Naruto, già di per sé disordinata, era diventata una sottospecie di biblioteca straripante di libri e manoscritti, cui solamente il proprietario riusciva a trovare ordine.

Quando aveva tempo, quando stava male, o semplicemente quando ne aveva voglia, Naruto si chiudeva in camera e, semplicemente, leggeva, piombando in un mondo popolato dai personaggi delle sue storie, che magicamente prendevano vita quando e come voleva. A volte immaginava un finale diverso da quello stampato sulla carta, beandosi del potere che aveva la sua mente nel creare nuove ambientazioni, personalità e intrecci.

Quando le trame da lui create diventavano troppo intricate per essere stipate tutte nella sua testa, ne scriveva qualcuna.

La scrittura lo appassionava almeno quanto la lettura, ed era divenuto ben presto pratico di entrambe.

L’unica pecca era che, tranne i suoi zii, non aveva nessuno con cui condividere questo interesse. Kiba, Shikamaru e Choji erano felici di ascoltare i suoi racconti, ma non avevano un metro di giudizio adatto a correggere eventuali errori, o comunque a osservare i suoi elaborati con occhio critico.

Sakura aiutava spesso Naruto nella rielaborazione degli scritti, ed era molto utile, ma, con il passare del tempo e l’avvicinarsi degli esami, aveva avuto sempre meno tempo da dedicare all’amico.

Le continue incertezze che non gli permettevano di esprimersi al meglio con la scrittura lo avevano spinto, infine, ad andare da Sarutobi. Era stato proprio grazie a lui che Naruto aveva conosciuto Konohamaru.

Bambino solo all’apparenza, Konohamaru Sarutobi, nipote di Hiruzen, aveva in poco tempo stretto un forte legame con Naruto, tanto da trascurare i suoi stessi impegni per uscire con lui.

Il loro rapporto era una continua sfida. Non era raro, infatti, che i due organizzassero assurde competizioni, che terminavano spesso in parità.

Konohamaru, invogliato e spronato da Naruto, aveva con il tempo sviluppato un’incredibile abilità oratoria, che gli permetteva, nonostante la sua giovane età, di trovarsi completamente a suo agio anche nelle conversazioni con gli adulti; inoltre si era trovato sempre più spesso a rivedere gli scritti dell’amico, che aveva finito col considerarlo suo assistente.

Poco tempo dopo, Naruto aveva dovuto ammettere che Konohamaru era ciò che aveva sempre desiderato: un fratello. Konohamaru sapeva come comportarsi con lui; riusciva a placarlo quando si esaltava eccessivamente, e a consolarlo nei momenti di maggiore difficoltà.

Con la presenza di Konohamaru nella sua vita, Naruto si sentiva completo; il pezzo mancante del suo grande puzzle si era finalmente incastrato al proprio posto, dopo tante sofferenze. Tutto era al proprio posto ora: i suoi amici, i suoi zii, il suo nuovo fratello.

Naruto non avrebbe mai pensato di poter accogliere un’altra persona nel cerchio ormai perfetto della propria esistenza. Invece era successo, con Gaara.

In realtà Naruto aveva conosciuto Sabaku no Gaara per caso, mentre aspettava Jiraya fuori dall’ospedale in cui lavorava. Lo zio gli aveva promesso, dopo il lavoro, un’intera serata a discutere di libri e film, e Naruto non aveva di certo disdegnato l’offerta.

Era stato proprio osservando il cielo tempestato di pallide stelle, che il ragazzo si era ritrovato a fissare il mare. Gaara era un ragazzo oggettivamente affascinante: gli occhi di un turchese chiarissimo, protetti da un pesante strato di matita nera, brillavano mentre parlava, attirando inesorabilmente l’attenzione di Naruto. Se le iridi ispiravano tranquillità, non si poteva dire lo stesso della chioma, di un rosso fuoco, tanto simile a quello di Kushina.

Durante quella breve conversazione, in cui Gaara gli si era presentato come un tirocinante di Jiraya, Naruto si era accorto di essere rimasto scottato da quel ragazzo.

Non avendo mai avuto esperienze sentimentali, quello che nei giorni seguenti gli era accaduto lo aveva confuso. Continuava a pensare a quei pochi minuti in cui aveva sentito la voce morbida di Gaara, in cui lo aveva guardato negli occhi, in cui si era sentito così leggero.

L’amore era un concetto astratto per Naruto; ne aveva letto, però, approfonditamente in molti dei libri che possedeva. Spesso i due amanti superavano aspre difficoltà, per poi affermare con sicurezza di essere innamorati, e ciò non accadeva mai così velocemente.

Poi c’era la questione dell’omosessualità. Naruto ne aveva spesso letto o sentito parlare, e doveva ammettere di non aver mai preso una posizione precisa al riguardo. Certo, trovava inammissibile che si potesse odiare qualcuno, o addirittura lapidarlo, solo per la sua visione differente dell’amore. A dire la verità, non aveva mai immaginato se stesso innamorato, uomo o donna che fosse; forse perché, per amare qualcuno, è necessario prima accettare se stessi, e Naruto non era ancora giunto a questo ambito traguardo.

Eppure in pochi attimi tutto era cambiato. La figura di Gaara si era impadronita dei suoi sogni e fantasie per quasi una settimana, fino al momento in cui gli aveva chiesto di uscire con lui. Dapprima Naruto si era chiesto come avesse fatto il ragazzo ad ottenere il suo numero di telefono, ma tutti i suoi interrogativi erano svaniti quando Jiraya gli aveva riportato il suo messaggio:

 

“Ciao Naruto. Sono Gaara, l’assistente di Jiraya.

 Ti ricordi? Abbiamo parlato qualche giorno fa.

Mi chiedevo se ti andasse di uscire con me.

Conosco un posto davvero carino, magari potremmo fare due chiacchiere.

Fammi sapere, ciao.”

 

Naruto non ne aveva capito il motivo, ma si era sentito stranamente felice e sollevato, e non aveva esitato ad accettare l’invito di Gaara; uscire con lui sarebbe stata un’occasione per conoscerlo meglio, anche perché le sue continue richieste di informazioni a Jiraya non avevano sortito alcun effetto. Egli stesso, infatti, non sapeva quasi nulla sul suo nuovo tirocinante, tranne il fatto che era oggettivamente un ragazzo molto dotato.

 

Fu così che Naruto si ritrovò, non senza una punta di timore, a Kabukichō; il luogo scelto da Gaara era proprio il quartiere del peccato di Tokyo, che quella sera era gremito di persone: chi in cerca di piacere, chi vagando per i locali a divertirsi, chi semplicemente molto curioso.

La strada principale era attraversata da gruppi di ragazze della sua età, o addirittura più giovani, in cerca di lavoro, spesso accompagnate da uomini in giacca e cravatta che, armati di ventiquattrore, entravano ed uscivano dai locali incedendo autoritari. La maschera di serietà che indossavano i numerosi salaryman mentre marciavano lungo gli ampi viali di Tokyo, si frantumava quando si recavano a Kabukichō per svagarsi; infatti, osservando più attentamente, Naruto riusciva ad intravederne alcuni che, ubriachi, vagavano senza meta per le trafficate strade.

Distogliendo lo sguardo da quell’anomalo spettacolo, Naruto mosse qualche passo, estraendo il foglietto con il messaggio dalla tasca dei consunti jeans per ripassare il luogo dell’incontro. Si trattava di un locale chiamato ≪Oushuu¹≫, vicino al centro di Kabukichō.

Non distava molto a piedi, e Naruto arrivò a destinazione qualche minuto dopo, stranamente in orario. Ancora accaldato per la camminata, si guardò intorno: il locale era provvisto di una serie di tavolini all’esterno, illuminati da robuste lanterne in pietra, che donavano alla strada un’atmosfera magica. Ma ciò che più lo colpì fu la clientela: per la maggior parte era composta da coppie di innamorati che, i volti illuminati dalla flebile luce delle lanterne, si scambiavano tenere effusioni; Naruto provò una strana sensazione, quasi di malinconia, a quella visione. Si chiese se un giorno anche lui sarebbe stato seduto di fronte alla persona che amava, stringendo la sua mano calda.

Un sospiro lo fece sobbalzare sul posto, e immediatamente si voltò. Per un attimo credette di aver visto un fantasma, e forse fu veramente così. Davanti a lui, lo sguardo perso nel vuoto, c’era un ragazzo alto, la cute pallida come la superficie lunare; la chioma era di un nero così intenso che sembrava confondersi con l’oscurità che lo avvolgeva.

Il ragazzo inchiodò improvvisamente i penetranti occhi neri in quelli confusi di Naruto. Lo sguardo che gli stava rivolgendo era così profondo e carico di significato che Naruto dimenticò temporaneamente il modo in cui respirare; si trovava in un mondo surreale, dove nulla aveva più senso, dove non poteva affermare propriamente di esistere. L’unica cosa che percepiva era lo sguardo nero dell’ignoto ragazzo.

E poi, all’improvviso, tutto finì. L’alto ragazzo si era dileguato così com’era arrivato, nell’oscurità, senza lasciare a Naruto il tempo di pensare.

“Ehi, Naruto. Vedo che sei arrivato prima di me, perdonami per il ritardo.” Una voce lontana distolse Naruto dai suoi oscuri pensieri, costringendolo a voltarsi per salutare Gaara. Forse fu per i jeans chiari che gli stringevano le gambe, forse per la camicia bianca che spuntava fuori dal lungo cappotto color ebano, ma Gaara era fantastico, quella sera.

Eppure Naruto all’inizio non poté godere appieno del suo compagno, aveva la mente ancora invasa dalle immagini del misterioso ragazzo di poco prima; riuscì solo a indirizzare un debole sorriso al nuovo arrivato.

Gaara sembrò accorgersi dell’esitazione di Naruto, perché, poggiandogli una mano tra le robuste scapole, lo accompagno dentro, rabbrividendo per un’improvvisa folata di vento freddo.

Senza rendersene conto, mentre entrava nel locale accompagnato dal tocco caldo di Gaara, Naruto si avviava verso una nuova fase della propria vita, che avrebbe contribuito ad incrinare pericolosamente la sfera di perfezione che aveva creato con innumerevoli sforzi.

 

¹ Europa.


Spazio di Vivvi:

Ciao a tutti, chiedo scusa se ho ritardato nell'aggiornare, ma mi è costato tantissimo scrivere questo capitolo. Diciamo che vuole essere un capitolo di transizione, spiega la vita di Naruto nei due anni di buco tra quello precedente e questo. E pone le basi per gli intrecci seguenti, ricordate di leggerlo attentamente!

Comunque, mi scuso anche se è un pò troppo corto, ma ho deciso di interromperlo a questo punto sia per la SUSPENCE (muahahaha), sia perchè mi sembrava più giusto così ai fini della storia.

Bhè, non ho altro da dire, passo a rispondere alle recensioni, che stavolta sono state un pò contrastanti XD

Ryanforever: Oddio, ma lo odi proprio Orochimaru eh? XD Aspetta di sapere il seguito per decidere u.u Oddio ma perchè con te spoilero sempre tutto T.T

Comunque, il tuo appunto è stato giustissimo! Una volta, invece di psichiatra avevo scritto psicologo, e grazie a te me ne sono accorta! Hai completamente ragione, so benissimo anche io qual'è l'iter da seguire per prendere queste due difficilissime lauree, e sapevo anche (ho sbirciato qualche volta tra le tue recensioni eheh) che tu studi psicologia, facoltà che piacerebbe anche a me. Però alla fine ho optato per Ingegneria Aerospaziale. Comunque complimenti per la scelta ^^ Hiruzen è solamente psichiatra, perchè lavora nell'ospedale insieme a Tsunade e Jiraya, quindi è un dottore.

Non trattenerti se hai da fare altre precisazioni, mi servono anche queste! Spero che ti sia piaciuto il capitolo, ho cercato di caratterizzare Naruto anche da altri punti di vista, oltre che il solito carattere testardo, impulsivo ed energico. Secondo me Naruto ha altro, oltre questo! Un bacione<3

Sarhita: Oddio, oddio che recensione lunghissima o.o Fai invidia anche a me *-* Grazie per i complimenti! In effetti, ho deciso di utilizzare quella serie di ripetizioni per enfatizzare il ritmo della narrazione. Hai ragionissima ;)

Mi dispiace tantissimo per la tua nonna, ci sono passata anche io con i miei due paterni. E quindi so cosa vuol dire... Spero di rallegrarti almeno un poco con questo capitolo.

 Pensa che di solito ero sintetica nelle recensioni. Ed odiando le sintesi, non revensivo affatto. Poi sono diventata autrice (che parola grossa. Diciamo che ho iniziato a postare delle... Mmh... cose) e ho avuto la mia prima recensione (negativa) che mi ha dato la svolta. E ciò che ho provato alle prime recensioni mi ha spinto a cliccare "inserisci una recensione" a ogni storia che mi colpisse (anche se questo accade raramente...) In effetti la grande abitudini ai papiri me l'hai messa tu. E adesso non riesco a scrivere recensioni corte.

Mammamia che bel complimento Sarhita! Oddio non so neanche io cosa dire... Semplicemente, Grazie. Le tue recensioni sono la cosa che aspetto di più quando pubblico un capitolo. Grazie di sostenermi in questo modo. *piange* Ecco, sniff, oddio... Mi hai fatto piangere...

Va bene, riprendiamoci! Wow sono famosa allora! Hai fatto leggere quello che scrivo anche al tuo papà oddio mi vergogno quasi XD Ah, dimenticavo, complimenti ancora per la storia 'Don't Look Back', veramente bella, naturalmente ho recensito anche quella, sorellina ^^

Anche io comunque ho 18 anni, compiuti nel gelido mese di Gennaio, il 26. My name is Virginia, e non mi chiedere di spiegarti il mio nickname perchè giuro che non lo so neanche io.

Grazie mille per tutti i complimenti, anche io non riesco a trovare una parola per esprimere ciò che provo! Maledizione.

Comunque scusa se non mi dilungo nelle risposte alle recensioni ma ho poco tempo, sta per cominciare la scuola e ho mille cose da fare -.-" Un bacione anche a te, sorella!! <3<3

LaGrenouille: Ehi! Devo fare una precisazione su Orochimaru. Io la penso esattamente come te, odio le fic in cui viene presentato solamente come uno stupratore incallito che non fa altro nella vita che adescare i protagonisti della fic o.o Comunque, il suo comportamento verrà spiegato più avanti, e molti particolarti che ho inserito in questo capitolo fungeranno da chiave per capire tutto il meccanismo che ha innescato quell'orribile gesto.

Il discorso di Hiruzen con gli zii di Naruto può venire riportato nella sua interezza perchè Tsunade ne ha, durante gli anni, parlato approfonditamente con Naruto, curioso di sapere cosa fosse successo nell'incontro con lo psichiatra.

Scusa se non l'ho precisato bene! Spero di aver fatto un pò di chiarezza, e che questo capitolo ti piaccia più dei precedenti, un bacione, e grazie mille per le tue recensioni, mi aiutano tantissimo! <3

 

Devo ringraziare quelle tre sante che hanno recensito, le 199 persone che hanno letto la fanfiction, Nitronie, Ryanforever e Sarhita che l'hanno inserita tra le storie da ricordare, Alips, LaGrenouille, Rekichan, Ryanforever, Sarhita, Drfafy, Fay86, Viba e Wrong che l'hanno inserita tra le seguite.

Un bacione a tutti!

Vivvi.

   
 
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