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Autore: SakiJune    13/09/2010    2 recensioni
In "Fly Little Wagtail" avevamo lasciato Clarissant risvegliata ad una nuova vita e ad un nuovo amore. Qui ritroveremo Bedivere, Lucan, Amren ed Eneuawc; conosceremo Elyan e quel bacchettone di suo padre Bors, Garanwyn e le sue canzoni. E con i loro occhi vedremo il mondo disfarsi, la gloria farsi vergogna, la realtà vacillare."Guardando i propri figli inginocchiati davanti al re, mentre pronunciavano il loro giuramento, Bors e Bedivere sorridevano. Ma non confondete, ecco, questi due sorrisi, badate. L'uno significava dominio, orgoglio, sollievo; l'altro tenerezza, partecipazione, amore."
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Bedivere
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Itonje reloaded'
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La mia pigrizia peggiora di giorno in giorno, in modo inversamente proporzionale alla mia ispirazione. Io so già cosa deve succedere, solo non riesco a farlo succedere, non trovo motivazioni per scriverlo, mi sembra ormai trito e ritrito... proprio perché me lo sono passato per la testa centinaia di volte. Voi che colpa avete? Nessuna, ma tant'è.
Ila: mi chiedi se l'amore di Garanwyn avrà un lieto fine, ma ti dispiace per Melehan. Come vedi non posso accontentarti in entrambe le cose ;) Chi è che diceva: "Ne resterà soltanto uno"?
Grazie per i complimenti, ma per quanto ne so il mio punto debole sono proprio le descrizioni, tendo a scrivere sceneggiature invece di storie XD Sono contenta che le ore passate a studiare la morfologia dell'Inghilterra orientale siano servite!!

A chi interessa, ho iniziato una nuova raccolta di drabblesssss.



- Davvero, non capisco perché non l'abbiate portato con voi.
Eneuawc avanzava a passettini impazienti giù per il lievissimo pendio che portava al mare. L'abito le impediva di correre come avrebbe voluto, ma rimediò saltando sulle spalle di Amren e lasciandosi portare. In un allegro gioco, si girò più volte indietro per scorgere il castello di Grainthorpe che si allontanava dalla loro vista, fingendo che fossero completamente soli.
Non sapeva ancora nulla della guerra imminente. Era bellissima e pura, così la vedeva il fratello alla luce del pomeriggio. Ancora innocente, ancora fiduciosa nella vita. Forse... forse non aveva davvero amato Elyan. Non era amore di una donna, il suo, ma quello di una ragazzina lusingata dal corteggiamento e dall'atmosfera di quel loro primo ballo. Non sentiva la sua mancanza come lui sentiva quella di Garanwyn...
- Perché? - Come entrambi sentivano quella di Garanwyn, si corresse.
- Nostro padre non l'avrebbe mai permesso. E c'è stata una certa... disputa. Ma che, non vi basto io?
Eneuawc si strinse più forte a lui: - Cosa dite? Sono tanto felice! È solo che vorrei avere anche lui qui... vorrei sentirlo cantare e-
Saltò giù. - Ma io dico sciocchezze, vi faccio del male. Durerà molto, questa licenza? Almeno sino alla festa del raccolto?
Amren non capiva come si potesse ferire intenzionalmente una creatura come lei, eppure era ciò che stava per fare. - Siamo qui per radunare gli uomini. Per questo nostro padre è rimasto a Lincoln... ma volevo stare un po' con voi.
- Siete di nuovo in guerra? Il re non ha perdonato Sir Lancelot?
- E voi, l'avete perdonato? - domandò a sua volta il fratello, amaro.
Lei chinò la testa e si accoccolò sulla sabbia. - La stirpe di Orkney è stata sterminata... per questo non biasimo nostro zio Gawain, ma davvero, credevo fosse tutto finito.
- Lo conoscete. Non si fermerà. E se re Arthur lo segue, chi siamo noi per restare a guardare? - Il suo aspetto arruffato rendeva quella frase retorica ancora meno convincente.
Eneuawc posò la testa sulla sua spalla e se ne stette in silenzio per un po'. Sentì la paura crescerle dentro fino a farle spuntare le lacrime. - Dovete... fare molta attenzione... se vi succedesse qualcosa, non...
- Se mi succedesse qualcosa, significherà che ho svolto il mio dovere, nulla di più.
Era irritante come gli uomini parlavano della morte. Come se fosse naturale. A meno che non si venisse uccisi in modo disonorevole, in quel caso si scatenavano battaglie e ripicche a non finire. Non riusciva a capirlo, ma dopotutto era una fanciulla e ragionava come tale. Sapeva, ad esempio, che Elyan alla fine non si era sposato. Ci sarebbe stata ancora una speranza per loro, una volta tornata la pace?
Sì, l'unico pensiero che riusciva a distoglierla dalla paura di perdere suo fratello era proprio il ricordo di Elyan. Sì che l'aveva amato, sì che era un sentimento reale, e non un gioco di bimba. L'angoscia si trasformò in rabbia.
- Se ne avrete l'occasione, alzerete le armi contro di lui. Solo perché è figlio di Sir Bors. Solo perché è stato costretto ad abbandonarmi. Non ricordate che siete stati amici, non ricordate più niente. Non v'importa di me... credete di volere il mio bene e così distruggete tutto!
- Non sapete di cosa parlate! - replicò lui. - Ho provato a difenderlo finché ho potuto, ma questo mi ha condotto a disprezzare anche me stesso. Non avete il diritto di parlarmi in questo modo. - Le prese la testa tra le mani, con delicatezza ma anche con decisione: - Toglietevi dalla mente Elyan de Ganis, o dovrò farlo io... e farà male, tanto male.
In quel momento Eneuawc ebbe l'impressione di avere un estraneo accanto a sé. Ne fu terrorizzata, e il respiro le si inceppò in gola; avrebbe voluto ritrovare un barlume di tenerezza in quello sguardo duro per rassicurarsi che fosse ancora lo stesso ragazzo cresciuto insieme a lei, con cui divideva il sangue ed i pensieri da tutta una vita.
- Come potreste mai farmi smettere di amarlo? - Per quanto tremasse dentro, non staccò gli occhi da lui. Senza rendersene conto aveva risposto alla sua sfida, e ne pagò le conseguenze.
Era proprio così - faceva male, tanto male, mentre quelle parole continuarono ad echeggiare dagli scogli di quella riva agli alberi del parco, e poi nella sua stanza dove non riusciva a prendere sonno.

È stato lui a infiltrarsi a Camelot.
L'ho lasciato svolgere la sua missione, perché credevo che nessuno si sarebbe fatto male.
L'ho fatto per voi, l'ho fatto per Garanwyn.
E per questo ora sono un traditore, più di lui. Ma non potete amarlo, non più...

- Davvero, non posso più amarlo - si convinse lei, chiudendo gli occhi sul buio della disillusione.



Le truppe erano pronte a partire, ma ancora non era arrivata nessuna lettera da parte del re; perciò per qualche tempo l'intera famiglia fu riunita nella residenza di Lincoln. Bedivere notò subito come la moglie fosse alquanto rasserenata rispetto all'ultimo loro incontro, ma forse fingeva. Sembrava intenta al suo dovere e meno spontanea di come la conosceva: che la tragedia l'avesse svuotata di ogni sentimento, no, non poteva crederlo! Solo in seguito ella riuscì a trasmettergli le sue preoccupazioni, complice uno dei sogni che avevano ricominciato a tormentarla.
Erano a letto insieme, e si era svegliata di soprassalto gridando il suo nome - era stata una delle scene peggiori, l'ultima... quel cortile... quella finestra, e le urla... e lui, soltanto più un corpo insanguinato... lui che non era mai stato suo!
Una volta tornata alla realtà, era stato più semplice confidarsi e aprirsi.
- Era la cosa peggiore... non solo avervi perso, ma non avervi mai avuto.
- E pensate che per me non sia lo stesso? Se penso ad una vita senza di voi, mi pare impossibile. Sapere che eravate qui ad aspettarmi, dovunque mi trovassi, è sempre stato lo sprone di ogni mia piccola e grande impresa. Prima... quand'ero più giovane, intendo, credevo ad una serie di valori e di certezze che ora non hanno più senso... non dopo ciò che è accaduto e che accadrà. A Badon Hill desideravo la gloria e la sicurezza del regno, mi esaltavo nella mia veste di guerriero e amico del re, ma ora lui stesso sembra aver dimenticato con quanta fatica abbiamo costruito la nostra patria, e sapete? Non m'importa più. Non partiamo per conquistare, no, non io... è per amore. Seguirei Gawain all'inferno per farvi piacere.
A queste parole, Clarissant ricacciò indietro le lacrime e lo fissò spaventata. - Non è per me che lo fate. No, non ditemi una cosa così orribile!
Era di moda dedicare ogni battaglia alla propria amata, ma Bedivere avrebbe dovuto ricordare che la figlia di Morgause non era una donna convenzionale.

- Per amore, dite... ricordate... la prima volta che ci incontrammo?
Ero una bambina confusa il cui mondo stava crollando. Avevo visto mio fratello Gaheris ripulire la spada con cui aveva ucciso nostra madre, e foste voi il mio solo confidente. Conservaste quel segreto finché vi fu possibile, ma poi mi salvaste la vita rivelandolo al momento giusto.
Ricordate... il nostro primo colloquio dopo il fidanzamento?
Continuavate a ripetere di avere commesso un grosso azzardo a chiedere la mia mano così a bruciapelo, e che non vi sareste offeso se avessi cambiato idea, che avreste parlato a Gawain sistemando le cose...

- E mi avete risposto che non desideravate nessun altro uomo, che ricambiavate il mio amore e le incomprensioni del passato erano dimenticate per sempre. Siamo stati così fortunati, sì, credo che lo siamo davvero.

- Per questo... davvero volete sfidare il fato? È bastata una parola di Gawain per convincere mio zio, ma sarebbe bastata un'altra vostra parola per dissuaderlo. Si fida di voi. Ma io dico sciocchezze, e non devo impicciarmi delle vostre decisioni; solo, e ci ho messo molto per capirlo, questa guerra non è ciò che Gareth avrebbe voluto.

Un tremito aveva accompagnato quell'ultima frase. Nessuno ormai pronunciava quel nome senza un sacro terrore di sciuparlo, come se si accostasse all'altare di un dio temuto.

- Non è un addio - dichiarò Bedivere, come ultima risorsa. - Tornerò, come sempre.
 Strinse i pugni e tacque, inventandosi un sorriso. Mostrarsi forte davanti a lui era la più bella manifestazione d'amore che aveva imparato.
Anch'io lo sento... altrimenti non avrei cuore di lasciarvi andare.


Venne il giorno della partenza, il giorno in cui il riserbo ricopre appena la disperazione, e i pensieri precorrono la tragedia facendo sì che il cuore non esploda quando diventerà realtà.
- Vi voglio bene, madre, e fate attenzione alle finestre - fu il saluto di Amren, che siglò una certezza. Entrambi ormai sapevano che i loro sogni erano ricordi di un'altra esistenza, e per quanto ciò la spaventasse, era diventato un segreto condiviso e perciò più accettabile.
Le loro vite si erano incrociate già una volta, sebbene allora il legame di parentela che li univa fosse più debole; in questo presente lei era sia Clarissant che Branwen, e aveva avuto il meglio di entrambe. Non osava guardare più in là, immaginare innumerevoli altre esperienze e ritorni, ma per un poco gustò quella sensazione di eternità.
Si sarebbero ritrovati sempre e comunque, tutti insieme, ancora e ancora,,, ma fu lo stesso difficile sciogliersi dall'abbraccio di Bedivere, e trattenersi dal gridare "Non andate!", nonostante in principio fosse stata proprio lei, con le sue lacrime, a convincerlo che quella guerra fosse indispensabile.
- Vendicheremo l'onore del re, la dignità di nostra figlia, e il sangue dei vostri cari versato da Sir Lancelot. È una promessa.
Sarebbe cambiato qualcosa, a ripetere che aveva cambiato idea, che si rendeva conto di quanto tutto questo fosse inutile, che non credeva davvero nella malafede di Sir Elyan e che la vendetta non riporta indietro i morti? No, ovviamente no, era troppo tardi. Ne avrebbe desiderate altre, di promesse: eppure non sarebbero bastate, sarebbero state solo parole che nulla possono strappare al destino.



I cavalieri di re Arthur non furono accolti in Francia con un sorriso di benvenuto, né con ringhiante ostilità: soltanto con immensa preoccupazione. Sir Lancelot era restio a fare una qualunque mossa, e men che meno si sarebbe avventurato fuori da Benwick; ma la sicurezza delle sue terre gli premeva comunque. Si consultò con i suoi fedelissimi, che si risolsero ad inviare un paio di persone fidate a trattare con gli invasori, pregando che servisse a qualcosa. Figuratevi! Sir Gawain che si fa intenerire da un nano e da una donzelletta nemmeno troppo graziosa! Tanto valeva credere che un giorno i carri non avrebbero avuto bisogno di cavalli per tirarli!
Ma andiamo con ordine, perché l'ergastolano Malory non ha si è mai preso la briga di raccontare come si chiamasse tale donzella e quale fu la sua sorte dopo l'infruttuosa missione, e ho intenzione di colmare qualche lacuna a proposito.
Aline, questo il suo nome, era la dama di compagnia di Lady Juliana, ora sposa felice di Sir Lionel e in attesa di un figlio. Era rimasta dapprima abbagliata dalla bellezza di Elyan, ma si era messa da tempo il cuore in pace ed era diventata sua amica senza risentimenti di sorta. Il modo in cui il giovane cavaliere parlava della sua amata Eneuawc (quando Sir Bors non era nei paraggi, s'intende) non le accendeva invidia o dispetto, ma piuttosto simpatia e desiderio di conoscerla. Per questo, quando fu scelta per avventurarsi fuori dalle mura, Elyan la pregò di chiedere di lei, qualora avesse trovato un'anima aperta al dialogo.
- Se non mi uccideranno, lo farò.
- Non temete, Aline. Sono stati miei compagni, fino a ben poco tempo fa... li conosco - la rassicurò lui. - Credevo di conoscerli. In ogni caso, non vi farebbero mai del male: il re sarà gentile, ma se conosco Gawain, potrebbe forse ridervi in faccia.
Aline, che era nata nobile ma cresciuta serva, non era donna da offendersi facilmente, perciò partì con il cuore più leggero.

- Venite da parte di Sir Lancelot, bella damigella? - Quella voce la fece sobbalzare, intontita com'era dal viaggio e dal sole, e quando voltandosi vide un cavaliere robusto e barbuto, alquanto volgare di aspetto, un poco si prese paura.
Ma quando lui sorrise, la prima impressione si dissolse nel nulla. Vergognandosi di averlo giudicato troppo severamente, gli rispose con cortesia: - Sì, signore, per parlare con il re. Sir Lancelot e i suoi alleati non desiderano la guerra e sperano nella benevolenza del nobile Arthur Pendragon.
- Ahimé, dite bene, il mio re è l'uomo più nobile del mondo, e sarebbe ben disposto alla pace! Ma suo nipote ha una grande influenza su di lui, e non gli permetterà di perdonare quanto è accaduto. Mi auguro che le vostre parole riescano a fare breccia nel cuore gelido di Gawain; in caso contrario prevedo sciagure per voi come per noi.
- Io... non capisco, credevo davvero che voi tutti ci odiaste. Perché allora sareste qui?
- Ognuno di noi ha una ragione. Non siamo pecore guidate dal bastone di un pastore, ma uomini feriti nell'orgoglio... e negli affetti. Vogliamo bene a Sir Lancelot e gli siamo debitori, persino, a causa delle belle imprese da lui compiute negli anni e che hanno dato lustro al regno di Britannia. No, io non posso dire di odiarlo, ma se penso a quanto abbiamo perso...
- Conosco tutto quanto è accaduto, non avete bisogno di soffrire ripetendo - precisò Aline, vedendo il suo volto contrarsi in una smorfia di rimpianto. - Io... vi comprendo, Sir... - Gli rivolse una muta domanda.
- Sir Lucan di Lindsey, al vostro servizio, - rispose prontamente il cavaliere, con un profondo inchino che la commosse.
- Io sono Aline. Sir Lucan, io vi comprendo, ma prego anche di capire la nostra posizione. La mia signora, la moglie di Sir Lionel, aspetta un bambino. Ha forse colpa, quella creatura, per il sangue versato a miglia e miglia da qui?
Lui assentì, gli occhi lucidi che cercavano di sfuggire allo sguardo della ragazza. Gli piaceva, non poteva negarlo. Era completamente diversa da sua cognata, e forse proprio per questo la sua presenza non lo turbava dolorosamente, ma inteneriva il suo spirito: così poteva paragonarsi l'odore di violette al più sensuale profumo d'Oriente.
E dire... e dire che era stato sul punto di mandare tutto all'aria... di usare l'anello per soddisfare il proprio istinto! Ringraziava il Cielo di averlo fermato in tempo, di avergli impedito di distruggere quanto gli era caro. Eccola, la ricompensa.
La vide entrare nel padiglione, le guance rosse e un piglio deciso, e fu fiero di lei - com'era strano! Strano provare un sentimento così vivo per una donna appena conosciuta... fu come tornare giovane.
Ripensò ancora alla sua dea, alla donna che aveva ammirato e desiderato in silenzio per venti lunghi anni: e si sentì tremare, ma non d'amore. Soltanto di sollievo. Come se fosse giunto al termine del suo viaggio, come se qualsiasi cosa gli fosse accaduta, da quel momento in poi, avrebbe avuto un altro sapore. Si sentiva un uomo libero, per la prima volta da molto, molto tempo.

E quando Aline uscì, sconfitta e inorridita dalle parole pesanti e aspre di Gawain (e sì ch'era stata avvertita!), fu al suo fianco per consolarla e asciugarle le lacrime.
- Vi accompagnerò fino a Benwick, se non mi scaccerete.
Il nano borbottò qualcosa, ma bastò un'occhiata per farlo desistere da ulteriori commenti.
Così Sir Lucan cavalcò al fianco di Aline fino alla città, e molte furono le cose che si dissero, anche se non è necessario riportarle tutte. Ma ad un certo punto, poiché lei aveva ormai capito di poter riporre tutta la sua fiducia in quell'uomo, gli parlò dei tormenti di Elyan e del suo amore per madamigella Eneuawc.
- Voi la conoscete? Sapete se sta bene?
Un poco rattristato, ma sincero, Lucan le rispose: - Sarebbe ben strano se non la conoscessi, siccome è figlia di mio fratello. E posso capire che Sir Elyan la ami ancora, poiché è davvero una fanciulla bella e virtuosa; ma dal momento che questa guerra è ormai inevitabile, non farebbe meglio a dimenticarsi di lei?
Aline chinò la testa, confusa.
- Per quello che può servire, ditegli che gode di ottima salute, e vive con sua madre a Lindsey. Vi dirò: avete fatto bene a chiederlo a me, perché se vi foste rivolta a quel cavaliere laggiù, si sarebbe davvero irritato.
Non si erano allontanati molto dall'accampamento, e la strada in quel punto attraversava una foresta; là un giovane stava massacrando con la spada un povero albero inerme.
- Ehilà! Se avevi voglia di allenarti, potevi chiamarmi, - lo apostrofò Lucan con viva simpatia. L'altro si fermò e sorrise di rimando.
- Buongiorno, zio. I miei omaggi, damigella.
Per la seconda volta Aline pensò di trovarsi davanti l'uomo più brutto di questa terra (in vita sua aveva conosciuto ben pochi uomini, questo è da dire). Era bruno e con grandi occhi neri, al pari del suo accompagnatore, ma qui si esauriva la loro somiglianza. I suoi capelli erano corti e ispidi, il naso sottile, e nel volto scarno la mascella era fuori di posto, così che le labbra parevano sospese in una smorfia. Tutto ciò creava un gran contrasto con il corpo muscoloso, tanto da sembrare un qualche strano animale leggendario.
- Novità? - domandò quello, abbassando l'arma.
- Nulla di piacevole, temo... Gawain non molla.
- Ebbene, combatteremo - fece spallucce. - Siamo qui per questo, nevvero?
Aline distolse lo sguardo da lui, non per il suo aspetto ma per l'assurda leggerezza con cui parlava della guerra.
- Amren, credevo che nemmeno tu approvassi tutto questo. A Joyous Gard sembravi alquanto provato.
- Ebbene, ho cambiato idea. E potreste evitare di usare aggettivi come "provato" per definirmi davanti ad una donna?
Lucan ridacchiò, ma era una risata amara. Accennò ad Aline e al nano di proseguire, e scambiò ancora qualche parola con il nipote prima di raggiungerla.

- Capirete che, se aveste parlato di Sir Elyan davanti a lui, avremmo fatto tutti e due la fine di quell'albero. Non sono sicuro di cosa sia successo tra loro, ma non credo che si tratti soltanto di Eneuawc. C'è di mezzo anche un certo Garanwyn.
- Sir Elyan mi ha parlato anche di lui - annuì Aline, contenta di cambiare discorso. - Dice che è un vero poeta e un amico prezioso, e canta come un angelo.
- Gli angeli cantano, davvero? - Lucan sembrava di nuovo di buonumore. Questa frase, però, invece di divertirla la fece arrossire. - Sì, è una personcina a modo. Credo che se Amren dovesse scegliere tra lui e tutti noi, voglio dire la sua famiglia, avremmo la peggio. È come... beh, può sembrare buffo... come se ne fosse innamorato.
Aline non aveva mai sentito parlare di due uomini che si innamorano, ma forse in Britannia era tutto diverso.
- Vorrei farvi conoscere la mia terra - s'infervorò lui ad un tratto, come se parlare dei sentimenti altrui avesse sciolto le sue remore - Vorrei farvi vedere il mare dalla torre più alta di Grainthorpe, non è come qui... non si vede la riva, sembra infinito. Se fossi più giovane, potrei sognare di... - Si bloccò. Le stava mancando di rispetto, era ridicolo.
Ma lei non mostrava di essere sdegnata. Si mordeva le labbra, sempre più rossa in volto, e sorrideva.
- Continuate, vi prego. - balbettò. Si erano fermati.
Gli occhi di Lucan ebbero un guizzo di speranza. Smontò da cavallo e l'aiutò a scendere a sua volta poi, con il nano che li guardava inequivocabilmente di storto, si inginocchiò ai suoi piedi.
- Siete ciò che cercavo senza nemmeno saperlo. Mi avete chiesto perché sono qui, e solo ora posso rispondervi davvero: dovevo incontrarvi. - Lei non aveva smesso di sorridere, così continuò: - Che sia Gawain ad uccidere Sir Lancelot, o viceversa, non m'importa più. Quest'odio dovrà finire... ed allora io verrò da voi... non più come un nemico, non di nascosto, ma a testa alta, e chiederò la vostra mano. È una promessa. Finché sarò in vita, nessuno potrà impedirmi di tornare da voi.
Non le chiese un pegno d'amore; fu lui a farle un dono. Non l'indovinate? Le affidò il simbolo della sua più grande tentazione, che aveva sconfitto e trasformato nel supremo sacrificio: l'anello di dama Ragnell. Attese di scoprire se anche lei sentiva la magia infusa in esso, ma non fu così e ne fu sollevato.
La strada fu troppo breve da allora in poi. Quando in lontananza apparvero le torri del castello di Benwick, fu inevitabile separarsi - e solo allora poterono guardare a quell'incontro per ciò che era.
Una benedizione giunta forse troppo tardi, pensò Lucan con amarezza, mentre tornava all'accampamento.
Ed Aline, quella sera, sul suo cuscino intrecciò semplici pensieri con una risatina gaia che spezzò il buio. Mi ama. C'è qualcuno che mi ama.


   
 
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