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Autore: Iurin    15/09/2010    1 recensioni
Un probabile seguito de "La fabbrica di cioccolato!" .....propongo di fare una ola a Willy Wonka!!! xD
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In ufficio

Arrivai in ufficio un quarto d’ora dopo, ansimante, perché infatti avevo corso come una pazza per arrivare in ufficio il prima possibile. Salii le scale a due a due e spalancai la porta dello studio facendo sobbalzare tutti i miei colleghi, e senza fermarmi neanche un secondo attraversai di filato la stanza, ignorando anche Stacy che mi chiedeva preoccupata cosa fosse successo. Mi precipitai verso la stanza in cui lavorava Alex, e lì, solo lì, mi fermai. Feci un bel respiro profondo cercando di calmarmi, dopodiché mi stirai con le mani i pantaloni e bussai.
“Avanti.”
Entrai; Alex era seduto dietro la sua scrivania ad esaminare alcune scartoffie; quandi mi vide lui si alzò in piedi e io lo salutai:
“Oh, salve. Se…se è occupato io…”
“Oh, no, resti, mi dica pure.”
Mi avvicinai alla scrivania e così gli raccontai del mio incontro con Wonka, che in fin dei conti non avevo concluso un gran che, ma che lui si sarebbe presentato in quello stesso studio precisamente…
“…tra trenta minuti esatti.” Conclusi.
“Tra trenta minuti?” esclamò lui “Cioè tra mezz’ora? Cioè tra 1800 secondi? Oh mamma mia…”
Io me lo guardavo preoccupata: se andava avanti così avrebbe finito per perdere il controllo, e infatti iniziavano già a verificarsi i primi sintomi: Alex era scattato verso i quadri e li aveva raddrizzati nonostante fossero già dritti, e poi era tornato alla scrivania e stava ammucchiando in ordine tutte le carte che stava leggendo. Si mise persino a mettere in fila le matite! Io lo fermai dicendo:
“Ehi, su! Non…non deve preoccuparsi! Wonka non è una persona tutta precisione e rigore, almeno credo…è piuttosto eccentrico, a dire il vero. Non penso che noterà se una matita è fuori posto.”
Alex si sedette e mi guardò negli occhi appoggiando i gomiti alla scrivania e non disse nulla per qualche istante, continuando a fissarmi, e io, sperando di non diventare come un peperone, sostenni lo sguardo. Alla fine parlò:
“Davvero? Eccentrico in che senso?”
“Beh…”risposi “è…un tipo originale…quindi quando arriverà e lo guarderà, magari non pensi subito male.”
Lui abbassò lo sguardo e pensò un secondo poggiando il mento sulle nocche della mano. Poi si alzò e con un balzo arrivò alla porta del suo officio, la spalancò e si rivolse a tutti i dipendenti dicendo:
“Signori e signore, vi comunico che fra pochissimo Willy Wonka arriverà proprio qui.” Mormorii si diffusero per la stanza. “Quindi vi prego di non agitarvi e di comportarvi con naturalezza…insomma fate quello che fate sempre.”
“Cioè niente, Al?” Chiese un uomo intento a prendersi un caffè dalla macchinetta.
“Nel tuo caso credo che tanto non cambi nulla, George.” Rispose Alex.
Ci fu qualche risatina qua e là, dopodiché Alex tornò nel suo ufficio e io alla mia scrivania. Dopo neanche un millisecondo Stacy si precipitò da me sussurrando in maniera impetuosa:
“Allora? Com’è? Simpatico? Antipatico? Che vi siete detti? Ti piace? Non ti piace?”
Io alzai gli occhi al cielo e dissi:
“Prima dimmi di chi stai parlando: conoscendoti però penso di Wonka, no?”
Lei mi guardò con aria raggiante e disse:
“Visto? Anche il tuo pensiero è andato subito a lui e non ad Alex! Lo sapevo! Ti piace!”
Io di tutta risposta dissi esasperata:
“Ci ho pensato perché sei stata tu a farmi la domanda, no, intelligentona? Data la tua fissazione sugli eventuali sviluppi della mia vita privata era naturale a chi ti riferissi!”
“Sì, va bene, mettiamola pure così. Ma insomma…com’è?”
“Ti dico solo che non è il mio tipo.”
“Perché? Racconta, che gli hai detto?”
“Praticamente che si stava comportando da gran cafone.” Risposi tranquillamente.
Stacy rimase a bocca aperta, allibita; poi disse:
“Cosa?! Stai scherzando…”
“Per niente!”
“E…e lui? Non sarà mica che sta venendo qui per lamentarsi?”
“No, certo che no! Ha detto una cosa del tipo che sono una persona determinata a poi non so che. E ha aggiunto che sarà un piacere fare affari con me.”
“Non ci credo…”
“Credici.”
“Allora gli piaci tu!” disse lei infine.
………
“Che?!” esclamai
“Ragiona…se non si è arrabbiato vuol dire che hai fatto colpo! Non ha voluto ferirti e allora ti ha fatto un complimento nonostante tu avessi torto!”
“Io non avevo torto!”
“Non importa! Il punto è che gli piaci!” era troppo fumentata per i miei gusti…
“Non gli piaccio…” dissi cercando di restare calma “è che è fatto così…se non lo vedi non puoi capire…è strano forte! Ti ho detto che da come è vestito pare venire da un circo, no?”
“Un circo?” disse qualcuno alle mie spalle “lo stesso dal quale siete scappate voi due?”
Io mi girai e mi ritrovai George davanti: era un uomo alto, non particolarmente bello, ma non era neanche brutto…aveva i capelli rossi e gli occhi marroni, e mannaggia a lui era magro come uno spillo nonostante mangiasse sempre come se non toccasse cibo da settimane.
“Certo che è lo stesso circo!” gli dissi io sarcastica “quello vicino allo zoo da cui ti abbiamo portato via!”
Stacy si mise a ridere, e rise pure George…non si offendeva mai quando ci punzecchiavamo a vicenda.
“Ah ah!” fece lui infine “Comunque di chi stavate parlando? Chi è che pare uno del circo?”
“Willy Wonka.” Rispose Stacy
“Davvero?” fece lui “Io me lo immagino come il tipico uomo d’affari sempre indaffarato al telefono.”
“Beh, toppi in pieno.” Gli dissi io “è un tipo strano…lo vedrai.”
“Oh, sarà strano quanto volete ma i suoi dolci a me fanno impazzire…”
“A te fa impazzire tutto, George.” Disse Stacy
“Non come il suo cioccolato! Quello è speciale!”
“Sì, vabbè…”
La discussione tra i due non andò avanti a lungo, e già dopo un paio di minuti erano entrambi tornati al loro posto. In quanto a me mi stava per riprendere l’agitazione: mancavano solo quindici minuti e poi Wonka sarebbe arrivato…dovevo stare calma…in fondo l’avevo già incontrato e gli avevo persino sbroccato in faccia. Di che mi preoccupavo? Dovevo farmi vedere tranquilla, quasi indifferente…ma non ci riuscivo: a intervalli regolari i miei occhi saettavano verso l’orologio, e notai che anche altra gente faceva lo stesso, anche più frequentemente di me, e il tempo passava lento…maledettamente lento.

   
 
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