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Autore: Iurin    15/09/2010    0 recensioni
Un probabile seguito de "La fabbrica di cioccolato!" .....propongo di fare una ola a Willy Wonka!!! xD
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La Brown Graphic Society

Guardai l’orologio e lo fissai per un paio di secondi, rendendomi conto che era ora di uscire e così mi alzai di malavoglia dalla mie bella poltrona rossa e indossai giacca e cappello, mi sistemai gli occhiali e uscii. Stavo per entrare nell’ascensore di vetro quando mi ricordai di non sapere dove si trovasse esattamente lo studio di quella Davis; mi venne però miracolosamente in mente che io avevo il suo biglietto da visita! Mi infilai una mano nella tasca della giacca e subito ci sentii dentro una miriade di oggetti di varie dimensioni che non avevo idea di cosa fossero…ne presi uno: bolletta dell’acqua – ecco dov’era! Credevo di averla persa! – poi ne tirai fuori un altro: un residuo di gomma da masticare! Masticato per di più! Oh mamma mia che schifezza, che obbrobrio! E la gettai il più lontano possibile da me…che ci faceva poi là dentro data la mia repulsione per le gomme era un mistero…mah! Comunque infilai la mano nella tasca stavolta con un po’ di timore, ma fortunatamente sentii un pezzo di carta, e tirandolo subito fuori notai che era proprio il biglietto da visita che stavo cercando. Salii così sul mio ascensore e pochi minuti dopo, passando in colo sopra la città – fortuna che non soffro di vertigini – arrivai a destinazione. Scesi dall’ascensore che si aprì con un sonoro dlin dlon e andai al portone d’ingresso della Brown Graphic Society; suonai il campanello e un uomo dall’altra parte del citofono mi disse:
“Sì?”
“Sono Willy Wonka.” Risposi avvicinando la bocca alla grata.
Per qualche secondo non rispose più nessuno, ma poi riecco l’uomo che mi disse:
“é…è…terzo piano signor Wonka.”
Andai al terso piano di quel palazzo e stavo appunto per bussare quando qualcuno aprì la porta prima che mi desse la possibilità di farlo – che stesse spiando dall’occhiello? – ; subito quel qualcuno, un uomo, fece un sorriso che gli arrivava da un orecchio all’altro e con un ampio gesto del braccio mi invitò ad entrare. Feci un passo in avanti sorridendo anch’io, anche se un po’ più debolmente, e mi ritrovai in un piccolo ingresso dalle pareti di un fioco giallino chiaro opaco…che colore monotono…comunque, a parte ciò, mi resi conto che mentre io fissavo le pareti l’uomo che mi era venuto ad aprire stava parlando tutto agitato facendo degli ampi gesti con le mani, ma d’altronde anche se avessi iniziato a prestargli attenzione si dall’inizio del suo discorso non ci avrei capito neanche un’acca, tanto parlava veloce:
“OhSignorWonkaChePiacereIncontrarlaSignorWonkaComeStaSignorWonka?SperoBeneSignorWonkaVuoleDarmiIlCappottoIlBastoneIlCilindro?NeAvròLaMassimaCuraSignorWonkaNonSiDevePreoccupareSignorWonkaCiPensoIoSignorWonka.”
Ehm…sì, caro mio, stai fresco se pensi che ti lascerò con i miei effetti!
Con un tizio così agitato e nervoso me li sarei ritrovati tutti mangiucchiati…
“Non si disturbi, grazie.” Risposi “e visto che c’è si prenda un calmante, ok?”
Il suo sorriso si attenuò tutto d’un colpo, e si fece serio…oh, beh, meno male, perché altrimenti gli sarebbe venuta una paralisi facciale…comunque a quel punto mi disse:
“Se aspetta qui vado a chiamare il signor Brown.”
Aprì un’altra porta e se ne andò…permalosetto l’amico comunque…
Rimasi allora in quell’ingresso a fissare le pareti color uovo quando dopo qualche istante la porta si riaprì, mostrandomi un altro uomo, dai capelli neri e dagli occhi di un verde intenso…
“Signor Wonka!” mi disse “Che piacere! Come sta, tutto bene?”E rieccone un altro di esagitato…ma delle persone normali no?! “sono Alex Brown. Fondatore di questa società. Sono onorato di fare la sua conoscenza.
“Non proprio altrettanto, però…vabbè…”pensai, però risposi con un sorriso: “piacere mio.”
“Venga da questa parte, prego, così parleremo d’affari su delle comode poltrone invece che in piedi.”
Ecco, finalmente un’idea sensata.
Varcai la porta che Brown mi teneva aperta e stavolta mi ritrovai in un’ampia stanza, sempre rigorosamente gialla, ovviamente, con tante scrivanie occupate da altrettanti uomini e donne, che quando entrai abbassarono la testa di scatto, come se fossero tutti stati con le orecchie il più tese possibili fino a quel momento…
Impiccioni…
“Prego mi segua.” Fece Brown, e detto questo mi passò avanti e si incamminò per il corridoio che si insinuava tra le scrivanie, e io gli andai dietro. Mi guardai intorno mentre camminavo e vidi ad un certo punto una ragazza china su un foglio che scriveva, o che almeno faceva finta di scrivere, dato che teneva la matita immobile ferma a mezz’aria. Mi fermai e mi diressi verso di lei, e quando arrivai poggiai una mano sulla sua scrivania. Solo allora alzò la testa e mi guardò, anche se presumo che si fosse già accorta della mia presenza…non sembrava una brava attrice…e poi avrebbe dovuto notarmi per forza…sono Willy Wonka!
“Buon giorno signor Wonka.” Mi disse lei
“Quanto tempo che non ci vediamo, eh?”dissi io.
“Non è mai troppo.” Rispose lei con ostentata fierezza.
“Sempre molto gentile a quanto vedo…credevo che le fosse passata la sfuriata di un’ora fa.”
In effetti, parlando sinceramente, mi aveva abbastanza colpito come si era imposta alla fabbrica…e adesso mi rendevo conto che lì dentro, nonostante avessi conosciuto solo de persone, sembrava una delle poche a non comportarsi da…uhm…come si può dire…
…………
…da lecchino, ecco.
Comunque dopo quella mia piccola osservazione la Davis arrossì violentemente e disse:
“Ecco…a proposito…mi volevo scusare. So che non avrei dovuto comportarmi co…”
“Fa nulla, fa nulla.” La interruppi con un gesto della mano.
In quel preciso istante mi ritrovai il signor Brown di fianco che fece:
“Ehm…signor Wonka? Il mio ufficio è da questa parte…”
“Sì sì, stavo solo aspettando che la signorina Davis ci raggiungesse.”
Lei fece un’espressione stupita e guardò prima me e poi Brown; poi di nuovo me e di nuovo Brown. Alla fine disse:
“dovrei?”
E Brown le fece eco: “dovrebbe?”
“Certo che dovrebbe!” dissi io “Non è stata lei a fare da tramite tra me e lei, signor Brown?”
“Sì, ma…” disse la Davis, ma io dissi continuando a rivolgermi a Brown:
“Quindi mi pare ovvio che lei assista alla trattativa…”
“Ma…” fece la Davis e io continuai a dire a Brown:
“Mi pare più che opportuno, no?”
“ma…”
“Parlerà per monosillabi ancora per molto?” le dissi alla fine.
La Davis non si accinse a rispondere, così la misi in piedi prendendola per un braccio.
“Va bene, allora…” disse Brown che si voltò e dopodiché si voltò e ricominciò a camminare.
Io andai dietro a lai, e la Davis mi seguì; con la coda dell’occhio vidi un’altra ragazza che rivolgendosi alla Davis faceva un segno in aria, che non capii cosa fosse, e la Davis che la guardava arrabbiata…oh beh…chissà perché…comunque, dopo tutto ciò, finalmente il signor Brown aprì la porta del suo studio e non ci accomodammo all’interno.

***

Ero senza parole…forse però non in negativo questa volta, ma penso che il sempre più strano Willy Wonka abbia acquistato qualche punto a suo favore. Quando si era presentato in studio avevo cercato il più possibile di mantenermi calma, distaccata…ma senza riuscirci, e lui se ne accorse senza ombra di dubbio…forse fu proprio per questo motivo che raggiunse la mia scrivania…oh beh…quando poi aveva proposto di seguirlo nello studio ero rimasta letteralmente senza parole…perché…boh! Sinceramente non me l’aspettavo: credevo che Wonka sarebbe stato tutto il tempo sulle sue senza curarsi minimamente dei poveri comuni mortali, mentre invece mi ero miseramente illusa…considerai il fatto che magari in fondo in fondo Wonka potesse essere diverso da come appariva (cioè un pazzo antipatico). Poi dopo qualche istante tornai alla dura realtà, grazie anche a Stacy, che mi fece imbestialire (si fa per dire) come al solito: aveva subito guardato Wonka e poi me e dopodiché disegnò con le dita un cuoricino nell’aria…e io ebbi la netta sensazione che lui se ne sia accorto! Che figura…sperai che fosse stata solo una mia impressione, perché altrimenti il mio pensiero più prossimo sarebbe stato quello di sotterrarmi il più presto possibile. Alla fine, comunque, entrammo nell’ufficio di Alex, e quest’ultimo ci fece accomodare sulle poltrone che c’erano di fronte alla scrivania, mentre lui si sedette dietro di essa. Subito Alex prese la parola:
“Inutile dirle, signor Wonka, che sono immensamente lieto che lei sia qui.”. L’espressione degli occhi di Wonka, però, era completamente assente. “Passando a parlare di cose più serie, però…”
Iniziò a parlare dei costi eccetera eccetera, e Wonka sembrava leggermente più interessato.
“Naturalmente prima di tutto, prima che uno dei nostri addetti prenda il lavoro in mano, dovrei chiederle se ha in mente un posto che lei ritenga…sì…che lei ritenga bello.”
“La mia fabbrica, no?” rispose lui.
“ma lei…crede proprio che vada bene?” chiese scettico “Insomma…una fabbrica tutta grigia e piena di macchinari e monotonia non mi pare il massimo dell’aspettativa…senza offesa.”
Wonka, però, pareva indignato:
“Lei non sa com’è la mia fabbrica! La mia grande, magnifica, insuperabile fabbrica! Non c’è nessun posto al mondo, e sottolineo nessuno, che possa competere per maestosità, grandiosità, originalità e perfetta armonia con la mia fabbrica!”
Insomma quella fabbrica non gli piaceva per niente, eh?
“Sì sì! Naturalmente non volevo assolutamente mettere in discussione le qualità della sua fabbrica!” intervenne subito Alex per calmare quell’eccesso di esuberanza di Wonka “Mi rendo conto che è…la più grande…e spettacolare fabbrica che io abbia mai visto…”
Sul volto di Wonka c’era un’espressione compiaciuta, ma devo anche dire che in qualche modo era piuttosto divertita. “…mi chiedevo soltanto se un ambiente come la sua fabbrica possa essere adatto ad un servizio fotografico.”
Wonka si piegò leggermente in avanti portando il peso sul bastone che teneva ben piantato in terra.
“Servizio…fotografico?” disse con una voce strana.
“Beh sì.” Rispose Alex “Le foto per la pubblicità ovviamente…”
“Ah, sì, giusto.”
Il suo volto si distese: forse aveva frainteso la domanda e si era preoccupato inutilmente.
“Allora a questo punto presumo che sarà la signorina Davis a fare questo «servizio fotografico».”.
Alex si girò verso di me e mi sorrise apertamente…sembrava un sorriso davvero sincero…forse di ringraziamento, dato il fatto che il famoso Willy Wonka si trovava in quella stessa stanza.
“Certamente.” Disse alla fine il mio capo “Ottima scelta.”
Io mi sentii avvampare.
Wonka non disse nulla, e per qualche istante io e Alex restammo a guardarci. Poi però Alex distolse lo sguardo e allora io posai il mio su Wonka: lui muoveva i suoi occhi viola puntandoli prima su di me e poi su Alex…
Sorrideva, ma era un sorriso strano…si divertiva in silenzio…oddio…e se fosse stato canzonatorio? Non poteva mica aver capito che Alex mi piaceva…vero? Sarebbe stato alquanto imbarazzante…ma poi, pensandoci…a lui che gliene fregava? E poi se vedeva l’amore considerandolo un qualcosa per cui valeva la pena ridere non mi sarei meravigliata se non fosse stato sposato, e per lo meno fidanzato. Mi era diventato ancora più antipatico.
Alla fine mi scossi da tutti quei pensieri, anche perché Wonka stava parlando con me:
“Allora se abbiamo concordato tutto la aspetto domani alla mia fabbrica, hm?”
“A…a che ora?” chiesi.
“Alle 7…di sera, non di mattina, ovvio.” Si alzò in piedi e continuò: “Bene, se non c’è altro…”
Ci alzammo anche io ed Alex, e quest’ultimo disse:
“Un momento, non ha firmato.”
Wonka allora infilo la mano in una tasca interna della sua giacca e prese una penna blu scura con rifinimenti di color argento. Scrisse il suo non sul contratto e così ci avviamo tutti e tre verso la porta principale, passando tra le scrivanie dei miei colleghi. Salutammo Wonka e quando questo stava per uscire si girò verso di me e mi disse:
“Ci vediamo domani. Sia puntuale, porti tutto l’occorrente…e tenga sotto controllo le endorfine.”
Sorrise mostrando tutti i suoi 32 denti perfettamente bianchi e perfetti e uscì; io chiusi la porta e dopo un attimo di silenzio chiesi ad Alex:
“Devo tenere sotto controllo che cosa?”
“Le endo-qualcosa.”. Rispose pensieroso.
“E cosa sarebbero?”
“Non ne ho la più pallida idea.”.

   
 
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