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Autore: becky    17/09/2010    9 recensioni
Quel letto doveva avere davvero qualcosa di speciale se era riuscito a tenerli legati per così tanto tempo. Aveva assistito, silenzioso e malleabile, ad ogni loro incontro, e aveva seguito con attenzione l’evolversi della loro storia. Tra le sue lenzuola c’erano state sfuriate memorabili, notti piene di giochi e passioni, e anche qualche pianto.
Ma lui non si era mosso. Era rimasto lì, perfettamente immobile, come unico e indissolubile centro del loro piccolo mondo.
- Legata a "L'appartamento Spagnolo" -
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'appartamento spagnolo'
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Capitolo 2

 

Un leggero movimento delle coperte fece intuire ad Antonio che Romano finalmente si stava svegliando. Sorrise dolcemente mentre il visetto assonnato e confuso dell’italiano emergeva lentamente dalle coltri.

Si alzò dalla poltrona e gli si fece vicino, sedendosi sul bordo del letto accanto a lui.

- Buon giorno, tesoro- sussurrò languido accarezzandogli un ciuffo ribelle di capelli. Romano grugnì qualcosa di incomprensibile e gli si accoccolò addosso, facendolo scoppiare a ridere.

Romano si dimostrava tenero e romantico solamente quando era troppo stanco per ragionare a dovere, e quelli erano i momenti che lui amava maggiormente, quando poteva stringerlo al petto senza temere di incappare in una reazione violenta. Di norma calci e morsi erano la miglior dimostrazione d’affetto di Romano.

- Che ore sono?- sussurrò l’italiano con la voce impastata dal sonno.

– Quasi mezzo giorno, piccolo- ridacchiò tranquillamente Antonio, continuando ad accarezzargli la testa. Romano non sembrò reagire a quell’informazione. Se ne stava completamente nudo, acciambellato sotto le coperte calde, con Antonio che lo coccolava. Era tutto perfetto.

- Adesso mi spieghi perchè non vuoi far sapere a tuo fratello che sei in città?-.

Tutto perfetto, tranne la lingua lunga e scomoda di quel maledetto spagnolo. Non era capace a starsene zitto per dieci minuti e godersi quei momenti?

Romano scattò a sedere bruscamente e lo fulminò con lo sguardo.

- Perchè non ti fai i cazzi tuoi?-.

- Sono cazzi miei, in effetti. Sei mio ospite, ricordi? Dormi nel mio letto, mangi il mio cibo. Avrò il diritto di sapere perchè non vuoi dire a Feliciano che sei qui, no?-.

- No- rispose seccamente l’altro allontanando velocemente la mano dello spagnolo. Odiava dare spiegazione a qualcuno che non fosse se stesso, e con Antonio era ancora peggio perchè lui aveva lo strano potere di far emergere tutte quelle cose che invece avrebbe preferito dimenticare.

Lo spagnolo provò a rabbonirlo facendogli dolci grattini sulla nuca – Piccolo, voglio solo sapere cosa ti frulla nella testa. Perchè non me ne vuoi parlare?-. Romano sbuffò e incrociò le braccia al petto. – Non c’è nulla di cui parlare. Sono qui per te, d’accordo? Avevo voglia di vederti e stare un po’ con te, tutto qui -. Antonio alzò un angolo della bocca in un sorrisino intrigante, che fece sussultare il moretto.

- Sei qui per me?- lo provocò sornione e ruffiano come un gatto.

- Diciamo di sì. Non ti va bene? Non puoi accontentarti e stare zitto, una volta tanto? Non sei felice?-.

Lo spagnolo gettò il capo all’indietro e rise. – Se fosse vero ne sarei felicissimo- sospirò – ma non sono sicuro che sia tutto così semplice-. Romano si morse l’interno della guancia e sbuffò platealmente – Allora resta con i tuoi dubbi, bastardo-. Si stiracchiò languidamente e decise di zittire una volta per tutte il padrone di casa. Era decisamente meglio assecondare le sue voglie mattutine che starlo a sentire e dover subire un interrogatorio del genere. Ormai, dopo un paio di anni, aveva imparato come corrompere il ragazzo e ammutolirlo.

Gattonò sensualmente fino allo spagnolo, che lo guardò con gli occhi verdi sgranati.

- Vogliamo stare qui a parlare o facciamo qualcosa di più...divertente?- sussurrò malizioso Romano a fior di labbra. Antonio alzò gli occhi al cielo. Qualcosa gli diceva che sarebbe andata a finire in quel modo, e di certo non poteva lamentarsene.

- E va bene, piccolo arrogante – mormorò con voce bassa e roca – ma non credere che sia finita qua. Dopo riprendiamo il discorso-. – Dopo- sospirò seducente Romano prendendo poi a baciarlo con trasporto. Antonio non si fece affatto pregare, lo strinse con forza, accarezzando l’intero corpo nudo, le mani scivolarono dalle scapole ai fianchi e infine giù sulle cosce toniche.

Ridacchiando lo trascinò sotto di se, facendolo stendere sulle lenzuola sfatte e baciandolo ovunque potesse arrivare.

Romano era il ragazzo più incredibile e perfetto che avesse mai ospitato nel proprio letto. Non era perfetto nel senso canonico del termine, tutt’altro, ma era perfetto per lui. Della sua stizza, della sua testardaggine, dei suoi gemiti vogliosi trattenuti per orgoglio, dei suoi “bastardo” sussurrati sotto voce, non si sarebbe mai stancato.

E dire che solo due anni prima, poco dopo averlo sentito fremere sotto di se per la prima volta, dopo averlo amato per la prima volta, aveva rischiato di rovinare tutto...

 

* * *

 

Era stata una decisione improvvisa quella, presa senza un motivo reale o fondato.

Si sentiva solo, forse. O magari era solo per dimostrare a se stesso che aveva le palle per farlo. Romano non si crucciò troppo sul perchè avesse deciso di andare a trovare Antonio. Aveva fatto la valigia in fretta e furia, prima di cambiare idea, ed era salito sul primo aereo per Barcellona.

Aveva voglia di vedere di nuovo il sorriso caldo, sincero, di Antonio, questo sì. Ne aveva davvero voglia.

All’aeroporto, appena sbarcato, aveva comprato una bottiglia di vino rosso. Suo nonno gli aveva insegnato a non presentarsi mai a mani vuote da qualcuno, soprattutto se non si era attesi. Una bottiglia di vino gli era sembrata una buona idea. Allo spagnolo piaceva bere, e nemmeno lui disdegnava un bicchiere di tanto in tanto. Una bottiglia era qualcosa di poco impegnativo ma che poteva risultare opportunamente maliziosa e ambigua.

Una volta arrivato sotto l’attico di Antonio, prese il coraggio a due mani e decise che, se era arrivato fino a quel punto, tanto valeva andare fino in fondo.

 

Romano avrebbe dovuto far caso ai tanti piccoli particolari che lo circondavano. Avrebbe dovuto notare che sullo zerbino c’era un paio di scarpe in più, e che dall’interno dell’appartamento provenivano rumori quantomeno sospetti. Ma era troppo nervoso e agitato per prestarci attenzione.

Suonò una prima volta col cuore che gli martellava impetuoso nel petto e una vocina sadica nella testa che gli ripeteva che era stata una grandissima cazzata andare da lui.

Nessuno rispose, ma si udirono rumori frenetici e alcuni improperi.

Scocciato e impaziente come sempre Romano suonò una seconda volta, con maggior forza, e finalmente la porta si spalancò. Sulla soglia apparve un ragazzino che doveva avere all’incirca la sua stessa età. Era magrolino, pallido e con lunghi capelli chiari scompigliati. Ed era in mutande.

Il biondino lo squadrò da testa a piedi, e per una frazione di secondi Romano pensò, sperò, di aver sbagliato appartamento.

Ma tutto crollò quando dietro al ragazzo apparve Antonio, sudato e mezzo nudo, con un vistoso succhiotto sul collo e uno sul petto.

Non ci voleva certo un genio per capire cosa stessero facendo i due prima che Romano li interrompesse.

Antonio rimase sbigottito nel veder Romano davanti alla sua porta, con tanto di borsone e bottiglia di vino. Ci mise un attimo a realizzare la situazione, e quando comprese, impallidì di colpo. Una ventata di panico si impadronì di lui, lasciandolo senza fiato.

Tutto il suo stupore non era però paragonabile a quello di Romano. Incapace di muoversi, alternò lo sguardo da Antonio, bellissimo come sempre, al ragazzino che storceva il naso. Qualcosa si ruppe dentro di lui. Non sentiva più l’ansia e l’eccitazione che aveva provato salendo di corsa le scale. Non sentiva più niente, se non un dolore sordo sepolto da qualche parte dentro di lui.

Deglutì e abbozzò un vago sorriso per nascondere gli occhi che iniziavano a bruciargli.

- Avrei dovuto chiamare prima, eh?- ironizzò amaramente.

Antonio fece un passo avanti scostando dall’uscio il biondino, ma l’italiano fece rapido un passo indietro.

- Bastardo- sussurrò pianissimo, senza cattiveria ma con una buona dose di rimpianto. Si voltò in fretta e corse giù per le scale, lasciando Antonio con un braccio sollevato nel tentativo di fermarlo.

- Romano! Aspetta!- gridò lo spagnolo ma il ragazzo non rallentò.

 

Romano si stava odiando. Si odiava per quelle lacrime che premevano per uscire, per quel senso di vuoto e di dolore che lo aveva invaso quando aveva visto l’altro ragazzo con Antonio. Era da sciocchi arrabbiarsi per una cosa del genere. In fondo loro due non stavano assieme, non avevano nessun impegno reciproco. Non era una cosa seria, la loro, ed era stato Romano stesso a metterlo in chiaro fin dall’inizio. Era stato lui a non voler pressioni o vincoli.

Eppure, adesso che aveva avuto la chiara e pratica dimostrazione di cosa volesse dire “non avere impegni”, si sentiva malissimo. Si sentiva perso.

Sapeva di non poter pretendere la fedeltà di Antonio, ma una parte di lui ci aveva sperato lo stesso.  Si era illuso come un’adolescente alla prima cotta. Antonio era Antonio, ed era liberissimo di fare quello che voleva, di andare a letto con chi gli andava, non doveva rendere conto a nessuno, neppure a lui.

Ma allora cos’erano tutte quelle lacrime?

 

Antonio si precipitò giù per la rampa di scale rischiando più volte di rompersi l’osso del collo. Aveva a malapena avuto il tempo di infilarsi una maglietta e un paio di infradito (era febbraio inoltrato) e scendere giù nel tentativo di bloccare Romano. Notò di sfuggita che il ragazzo aveva abbandonato nell’atrio la borsa e le sue cose, ed era uscito per strada.

Senza pensarci due volte spalancò la porta a vetri e si buttò all’inseguimento.

- Romano! Dannazione, fermati!- urlò correndo come un pazzo. Per sua fortuna Romano non era molto veloce e riuscì a prenderlo alla fine della strada. Lo afferrò per un polso e lo trattenne. L’italiano tentò di divincolarsi, ma la presa di Antonio era di ferro.

- Non mi toccare!- strillò il ragazzo cercando di nascondere allo spagnolo il volto rigato dalle lacrime.

- Romano, per favore...stammi a sentire! Ti prego!- lo implorò tenacemente Antonio facendolo voltare a forza verso di lui. Il suo cuore fece uno spiacevole balzo all’indietro quando vide le lacrime del moro.

Sospirò profondamente e sussurrò – Mi dispiace. Non avrei voluto che vedessi...quello-. Romano si asciugò le lacrime con movimenti secchi e bruschi.

Antonio gli accarezzò una guancia e continuò – Romano...se vuoi una storia seria, se vuoi la fedeltà, se vuoi qualcosa di importante, ti darò tutto quello che chiedi. Tutto quanto, senza compromessi. Devi solo dirmelo, d’accordo?-.

L’italiano chinò il capo e si fissò intensamente la punta delle scarpe.

- Piccolo...è questo quello che vuoi?- domandò dolcemente Antonio, senza smettere di accarezzarlo.

- No- rispose sinceramente Romano. Non era quello che voleva da Antonio. Non voleva una storia a distanza, non voleva dirgli “ti amo”, non voleva anelli o fiori. Non voleva dover aspettare in ansia che il telefono squillasse, morire di gelosia o tormentarsi perchè il suo ragazzo viveva così lontano.

Non aveva bisogno di quelle cose, quello di cui invece aveva bisogno era l’affetto incondizionato di Antonio, la sua sola presenza, il suo tocco delicato e la sua voce profonda che lo rassicurassero, lo facessero sentire bene. Antonio era un veleno e al tempo stesso l’antidoto.

- No- ripeté a bassa voce, titubante.

- Va bene- sospirò Antonio – allora dimmi cosa vuoi. Sono pronto a darti tutto ciò che desideri, piccolo-.

- Voglio solo che mi abbracci- sussurrò l’italiano – Abbracciami forte-. – Forte- confermò Antonio stringendolo al petto con tutta l’intensità di cui era capace. Lo tenne stretto a se forte, non troppo da fargli male, ma abbastanza da fargli capire quanto ci tenesse a lui. Quanto fosse disposto a rischiare, a dare, per lui.

- Per me sei la cosa più importante- mormorò Antonio al suo orecchio e lo sentì tremare contro di se. Romano singhiozzò piano, disperato e felice al tempo stesso, e annuì contro la sua spalla.

- Torniamo a casa-.

 

Erano rimasti per l’intero pomeriggio coricati a letto, stretti l’uno all’altro, senza muoversi e senza far rumore. Non si erano detti nulla, nemmeno le cose più banali.

C’erano mille cose che Antonio avrebbe voluto chiedere, a partire dal perchè di quella visita tanto improvvisa quanto piacevole. Ma non disse nulla. Si limitò ad abbracciare il ragazzo, sfiorargli qualche volta il fianco con la punta delle dita, baciargli di tanto in tanto i capelli scuri.

Probabilmente, da quando erano andati a letto la prima volta, quello era stato l’incontro più casto e innocente. Ed era assolutamente incredibile per Antonio, sempre eccitato e affamato, essere rimasto tanto tempo accanto ad un ragazzo senza farci nulla. E invece era riuscito a passare intere ore ad ascoltare il battito del suo cuore e il suo respiro contro il petto.

Se Fancis l’avesse saputo sarebbe scoppiato a ridere e lo avrebbe preso in giro fino alla morte, ma Francis non avrebbe dovuto sapere nulla di quel pomeriggio. Non perchè se ne vergognasse, ma perchè lo custodiva come un tesoro prezioso.

Antonio si sentiva un mostro per le lacrime che aveva causato a Romano, e al tempo stesso si sentiva l’uomo più fortunato della terra per poterlo ancora sfiorare e sentire il suo profumo. Un profumo che doveva costare una fortuna e che addosso a Romano stava d’incanto, che si mescolava perfettamente con la sua fragranza naturale. Era un profumo denso e ostinato come il proprietario, di quelli che non puoi dimenticare facilmente e di cui scopri non poterne fare a meno.

- Hai un buon profumo- gli disse verso sera, strofinando il naso contro il suo collo. L’italiano sbuffò per camuffare la risata che gli era sorta spontanea dalle labbra – Lo so. Costa più del tuo intero stipendio-. Questa volta fu Antonio a ridacchiare sottovoce. Continuò ad annusarlo lentamente, mentre una suadente eccitazione si propagava tra loro due.

- Credo di essermi innamorato del tuo profumo- constatò in un sospiro caldo lo spagnolo, andando poi a lambire con le labbra l’orecchio del ragazzo.

– E credo di stare iniziando ad innamorarmi anche di te- concluse pianissimo, ma per Romano fu come sentirlo urlare. Sgranò gli occhi che andavano ad assumere tonalità sempre più scure nella luce soffusa del crepuscolo.

- Cosa?- domandò incredulo.

Antonio sorrise e scrollò le spalle, come se le sue parole fossero casuali  – Mi sto innamorando di te-.

- Non dire idiozie- sbuffò Romano tornando a chiudere gli occhi – Tre ore fa eri a letto con un altro ragazzo. Come puoi dire che mi ami?-.

- Io riesco a distinguere tra sesso e amore. Con quello era sesso, pura carnalità e attrazione fisica - spiegò pragmatico, ma Romano si sentì attorcigliare le budella a quelle parole. Al solo pensiero di Antonio a letto con un altro ragazzo si sentiva andare in fiamme. Era come vederlo davanti ai suoi occhi: nudo, eccitato, leggermente sudato e semplicemente bellissimo mentre si spingeva in un corpo caldo. Romano si fece schifo da solo per essersi quasi eccitato a quel pensiero.

- Con quello era sesso. Con te invece è diverso. È qualcosa di più simile all’amore, ecco. Non lo credi anche tu?-.

- No, affatto- soffiò Romano, imbarazzato. Antonio si attorcigliò una ciocca dei suoi capelli castani attorno al dito e sorrise – Non mentire. Ammetti che mi ami, piccolo-.

- Scordatelo. Tu sogni, bastardo-.

- Dimmelo, avanti-. 

- Mai-.

- Mai...credo che nel tuo caso mai durerà pochissimo tempo-.

- MAI-.

 

 

 

 

Questo capitolo finisce così, con quel “mai” che potrebbe dire tutto e dire niente.

 Io ci provo a fare Antonio bastardo e un po’ insensibile, ma alla fine cedo sempre al suo fascino…e viene fuori questo.  Cosa ci posso fare? Sono anche io perdutamente innamorata di lui!

Vi ringrazio infinitamente per leggere, seguire, commentare e tutto il resto! A presto allora! E ovviamente un grazie particolare va a Lunatica91 e Moniko-chan!

 

 

Kurohime: anche io mi sento un po’ pervertita, perché se potessi avere Antonio mezzo nudo e mezzo addormentato in un letto credo che non sopravvivrebbe! A presto!

AlinorRed: Ti ringrazio di cuore! Sono contenta che tu abbia apprezzato Romano e Antonio in questa mia versione un po’ diversa dal solito. Diciamo che è un esperimento! Spero solo che Antonio non risulti un po’ troppo sdolcinato, ecco! Alla prossima!

Amby: grazie! Al momento non so con esattezza cosa accadrà ai nostri due “eroi” ma abbi fiducia in me, ho ancora qualche asso nella manica! A presto!

Erichan: ed eccolo qua il nuovo capitolo! Diciamo pure che Romano è sulla buona strada per esplodere! E poi Antonio…beh, io davvero non posso smettere di amarlo! Baci

Clod88: hai perfettamente ragione! Solo uno come Spagna può gestire uno come Romano, e viceversa. Gli altri non reggerebbero due giorni! Sono contentissima che trovi Lovino IC, è una cosa a cui tengo davvero tanto!

TsunadeHime: Anche io lo amo da morire! Come si fa a non amarlo? Non sai quanto invidio Romano! È possibile invidiare un “proprio” personaggio? A presto!

SethHorus: Grazie!  come avevi previsto un po’ si lacrime ci sono! Beh, non potevano essere tutte rose e fiori, no? Tanto più considerando che questo è uno spin-off de l’appartamento spagnolo, e lì il rapporto tra Antonio e Romano è piuttosto…complicato? XD Comunque alla fine non riesco a tenerli separati per troppo tempo! Baci!

 

 

  
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