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Autore: Sara Saliman    17/09/2010    3 recensioni
"Non c'erano Goblin a brulicare per la stanza, questa volta, non c'erano risatine che facessero vibrare le ombre, nè tuoni fuori dalla finestra. Nessun temporale aveva spalancato le imposte con una folata di vento. Ma lui... al chiarore che entrava dall'esterno, lui costituiva la stessa visione allucinata di allora." A cinque anni dagli eventi narrati nel film, una minaccia grava sul Labirinto e sui suoi abitanti. Jareth e Sarah sono costretti a collaborare: lui per il bene del Labirinto, lei per la salvezza dei propri amici. Ma, come sempre, nulla è come sembra!
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Fastidio cosmico! Ho riscritto questo capitolo tre volte, perchè ogni volta che ero prossima alla fine saltava la luce e di norma, vi prego di notare l'intelligenza, durante la stesura non salvo mai!
Spero non abbia risentito troppo di tutti questi rimaneggiamenti. Se potete, mi fate sapere?
Come sempre resto aperta ad ogni tipo di consiglio e/o critica :)

Ovviamente: Questi personaggi non appartengono a me ma ai rispettivi proprietari; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro, per il solo divertimento di chi vorrà leggerla.

****


Lei era sparita nel muro da pochi secondi, e già il Labirinto cambiava.
La luce diventava ancora più fioca... o forse era il corridoio che si restringeva ulteriormente: Jareth non riusciva a capirlo.
Ombre dense e corpose si allungavano come tentacoli dalla sommità dei muri; qua e là le pareti si gonfiavano, deformate da strane tumefazioni. Una crepa sottilissima si aprì davanti al volto del re con uno scatto secco: un liquido nero cominciò ad affiorare dalla profondità della fessura, e Jareth capì che era il momento di andare.
Trovò il passaggio in cui era sparita Sarah e lo attraversò.
La luce del giorno gli ferì gli occhi e lui sbattè le palpebre, ritrovandosi nel secondo livello del Labirinto.
I corridoi erano molto più larghi, i muri più bassi. Il colore predominante era un grigio smorto, ma nel complesso l'atmosfera era meno soffocante che nel primo livello.
-Oh, eccoti qui!-
Sarah, naturalmente.
Sarah nella foresta, che prendeva l'enorme zampa di Ludo e gli parlava come fosse un bambino, Sarah alle porte della città di Goblin, che guardava Hoggle negli occhi e gli diceva, con semplicità: "Io ti perdono".
Sarah che lo fronteggiava, gli occhi ardenti di fuoco verde.
(Tu non hai alcun potere su di me!)

Adesso era in piedi davanti a lui, con i capelli sciolti su una spalla e le braccia incrociate sotto il seno.
Il suo volto era impenetrabile: Jareth avrebbe voluto accostarle le labbra all'orecchio e schernirla, chiederle dove fosse l'espressione tenera e disarmata con cui si rivolgeva ai suoi amici. Avrebbe voluto sfiorarle il collo con le dita, scostare le ciocche brune dalla pelle candida, e chiederle che fine facesse, quell'espressione, quando parlava con lui.
Il suo silenzio dovette sembrare strano, perchè Sarah cercò i suoi occhi e disse in tono esitante:
-Stavo cominciando a preoccuparmi.-
Jareth si girò verso il muro, una smorfia che gli affiorava alle labbra.
-Ma davvero? - riversò in quelle due parole tutto il veleno che riuscì ad istillare, senza curarsi del sapore che gli lasciavano in bocca.
Sarah lo guardò attentamente per qualche istante, poi strinse le spalle.
-Vogliamo proseguire?- lo invitò, e scelse un corridoio prima che Jareth potesse risponderle.
Lui la seguì, gli occhi puntati sulla curva indifesa delle sue spalle.
-Come fai a sapere quale strada prendere?- buttò lì con studiata indifferenza.
Sarah camminava senza fretta, sfiorando le pareti di pietra con la punta delle dita.
-Io non so quale strada prendere.-precisò.- So soltanto dove voglio arrivare, e continuo a camminare finchè non ci arrivo.-
-Potresti impiegarci anni.-
Lei gli scoccò un'occhiata da sopra la spalla.
-L'ultima volta non è andata così.-
Jareth non rispose. Era bravo a riconoscere le emozioni umane: aveva dato voce ad uno dei timori di Sarah e lo sapeva perfettamente. Ciò che faticava a concepire era che lei non si lasciasse fermare dalle proprie paure.
Uscendo da un vicolo incontrarono un bivio.
Al centro sorgeva un monolite e da ogni lato emergevano mani scheletriche che indicavano tutte le direzioni.
Un uccellino si posò su una di esse: la mano si serrò di scatto e lo stritolò. Poi lo gettò a terra: una palla di piume, sangue e ossa spezzate.
Sarah trasalì, un lieve movimento delle spalle sotto le pieghe della camicia, una leggera esitazione nel passo, ma non si fermò nè rallentò: aggirò il monolite e proseguì.
Senza farsi notare, Jareth si chinò a raccogliere i resti del piccolo animale.
Unì a coppa le mani guantate e le avvicinò alle labbra.
-Torna indietro.- sussurrò.
Poi lanciò l'uccellino in aria: quello prese il volo con un frullo d'ali.
Quando Jareth la raggiunse, Sarah stava procendendo lungo un corridoio tappezzato su entrambi i lati da volti di pietra. Avevano gli occhi chiusi, come se dormissero, e lei si premette un dito contro la bocca, ammonendo Jareth al silenzio.
-Falsi Allarmi.- mimò muovendo le labbra.
Jareth annuì.
Una delle facce spalancò improvvisamente gli occhi, una sclera gialla dall'iride rossa fissò la ragazza.
Sarah sobbalzò: Jareth si ritrovò con la sua schiena ad un soffio dal proprio petto.
-Sì, Sarah, stagli vicino!- la voce del falso allarme era stridula e beffarda. -Lui ti proteggerà da noi... ma chi ti proteggerà da lui?-
Il re si accigliò.
-Non è niente,- disse impaziente. -Non possono fare nulla: possono solo parlare.-
Un'altra faccia aprì gli occhi accanto alla prima.
-Parlare? Possiamo fare molto più che parlare. Possiamo dire la verità!-
Il Falso Allarme si rivolse a Sarah.
-Non crederai che ti abbia perdonato per averlo sconfitto, vero?-
-Non crederai di poterti fidare!-
Altre facce, altre parole.
-E dire che ormai dovresti conoscerlo: è il re dei Goblin, rapisce bambini per trasformarli in Gnomi!-
-Ha rapito tuo fratello, ricordi?-
-E ha tentato di uccidere te!-
Sarah si guardava intorno spaesata, le facce continuavano a svegliarsi una dopo l'altra, le loro voci ad accavallarsi in un brusio martellante.
-Oh, è affascinante, non è vero?-
-Seducente, quando vuole! Oh, sì!-
-Ma chissà cos'ha in mente davvero!-
-Chissà quante cose ti ha nascosto!-
-Se sapesse cosa provi realmente per lui, non credi troverebbe il modo di approfittarne?-
-Glielo hai detto, Sarah, quante volte hai ripensato all'offerta che ti ha fatto?-
-Glielo hai detto, Sarah, che non hai mai dimenticato quel ballo?-
-Lo hai detto almeno a te stessa che hai trovato la strada nel Labirinto, ma nel tuo mondo ti senti persa?-
Sarah si tappò le orecchie.
-Basta così!-
Le teste tacquero per un istante. Poi, spietate, cominciarono a cantare.

All around me are familiar faces

Worn out places
Worn out faces

Bright and early for their daily races
Going nowhere
Going nowhere

Their tears are filling up their glasses
No expression
No expression

Hide my head I want to drown my sorrow
No tomorrow
No tomorrow

And I find it kind of funny
I find it kind of sad
The dreams in which I’m dying
Are the best I’ve ever had
I find it hard to tell you
I find it hard to take
When people run in circles
It’s a very very
Mad world
Mad world
(*)

Jareth si tamburellò le labbra con le dita, seccato.
Sarah aveva le spalle curve e i pugni stretti, come se, invece che parole, i Falsi Allarmi le stessero riversando addosso una pioggia di colpi.
Il re cominciava a sentire aria di "non è giusto": la prospettiva lo entusiasmava così poco che fu sul punto di intervenire in aiuto della ragazza.
Un pensiero torpido lo bloccò, grattando sul fondo della sua mente:
E se invece scoppiasse a piangere?
Ecco, questa era una prospettiva interessante e niente affatto sgradevole.
Sotto il suo sguardo, invece, Sarah raddrizzò lentamente la schiena.
Sollevò il mento con aria indignata e guardò le facce una per una.
-Sapete, siete dei pessimi Falsi Allarmi.- dichiarò con fermezza.
Nel vicolo calò il gelo. Lei ne approfittò per continuare.
-Ho conosciuto quelli vicino alle segrete: loro sono molto più bravi!-
Jareth la osservò con interesse: stava recitando, e gli sembrava anche piuttosto evidente. Ma dopotutto lui era un ingannatore, e i Falsi Allarmi invece no.
Si guardarono gli uni con gli altri, palesemente sconcertati.
-Per esempio?- azzardò uno di loro. -In cosa sarebbero più bravi i Falsi Allarmi delle segrete?-
Sarah li guardò disgustata.
-Tanto per cominciare, la voce! Profonda, impostata! Non questa specie di... di borbottio disordinato! E poi loro sono molto educati: non se la prenderebbero tutti insieme con una ragazza indifesa, sbandierando ai quattro venti gli affari suoi!-
Jareth sollevò un sopracciglio.
Avrebbe voluto obiettare che a parer suo la ragazza che aveva attraversato il Labirinto, sconfitto lui e distrutto metà del regno non era proprio "indifesa", ma si limitò ad incrociare le braccia, un leggero sorriso agli angoli delle labbra.
Sarah riprese ad avanzare lungo il vicolo, dritta come un fuso.
-Andiamo, re dei Goblin. Non perdiamo tempo con questa gentaglia!-
I Falsi Allarmi erano mortificati.
-Aspetta! Aspetta!-
-Facci riprovare!-
Sarah procedette con passo spedito.
-Nemmeno per sogno! Non ho tutto il giorno!-
-Dacci almeno la possibilità di scusarci!-
Sarah si fermò, li scrutò da sotto le ciglia.
-Scusarvi, eh?-
-Sì, chiedici qualcosa! Ci faremo perdonare!-
La ragazza finse di pensarci un po' su.
-Bene, se la mettete così... Sapete dirmi da che parte, per il castello?-

Quando raggiunsero la fine del vicolo, Jareth aveva le spalle scosse da fremiti di ilarità. Sarah si voltò verso di lui, furiosa.
-Be', che c'è di divertente? Trovi così buffe le cose che hanno detto?-
Jareth rovesciò il capo all'indietro e rise apertamente, di cuore.
-Mia cara, solo a te poteva venire in mente di affrontare i Falsi Allarmi con una lezione di buone maniere! Se qualcuno mi avesse prospettato una scena del genere, lo avrei mandato nella Palude a smaltire la sbornia!-
-Che senso dell'umorismo assurdo!- sibilò Sarah.
Jareth vide la sua espressione e provò l'impulso di ridere ancora più forte. Era furente e piena di vergogna per essere stata messa a nudo, come se per leggerle dentro fossero necessari dei Falsi Allarmi, e non bastasse guardarla negli occhi!
E tuttavia, al re parve di vederla per la prima volta, con una chiarezza quasi dolorosa: un misto incomprensibile di forza e vulnerabilità.
C'era una ferita nascosta in lei, una fessura che percorreva la sua armatura e sulla quale lei stessa non indugiava mai. Jareth si chiese come sarebbe stato infilare le dita dentro quella incrinatura e allargarla, allargarla, allargarla, fino a far saltare l'intera corazza e lasciare Sarah priva di difesa.
E finalmente spezzarla.
(O stringerla al petto)
Si voltò di lato, infastidito.
Quando si girò di nuovo, davanti a lui sorgeva un muro.

****


-No, non di nuovo!-
Sarah battè le mani sulla parete.
-Re dei Goblin? Jareth?-
Tastò il muro, ma incontrò soltanto la superficie di solida pietra. Cominciò a spingere con tutto il proprio peso, ma era inutile.
-Merda!- imprecò sottovoce. -Jareth, ci sei? Riesci a sentirmi?-
A rigor di logica lui doveva essere dall'altro lato, e quindi perfettamente a portata d'orecchio, ma la logica non era proprio la priorità del Labirinto, pensò con una smorfia.
-E ora?- chiese a voce alta.
Si guardò intorno. Le pareti erano grigie e chiazzate di muffa. Irradiavano una sgradevole sensazione di umido e Sarah si allontanò di qualche passo.
Forse è meglio che mi metta a cercare le porte, .
Non voleva rimanere ferma in quel posto un istante di più.
-Jareth, -azzardò a voce alta.- Nel caso tu fossi in ascolto... ci vediamo davanti alle porte per il terzo livello!-
Non giunse risposta e Sarah si incamminò.
Il corridoio svoltò bruscamente, immettendosi in un vicolo tetro.
Grossi funghi bruni sporgevano dal muro rendendo invisibile la parete. Sarah ci passò in mezzo cercando di non toccarli, e le parve che le quelle masse carnose somigliassero a volti umani.
Finalmente raggiunse uno spiazzo e tirò un sospiro di sollievo, che subito le si mozzò in gola per lo stupore.
Il piazzale era sovrastato da un arco di pietra tappezzato di quegli orribili funghi marroni, e sotto l'arco c'era qualcuno.
La figura era avvolta da capo a piedi in un drappo azzurro, il volto si perdeva fra le profondità del cappuccio. Era seduta su uno sgabello di legno: stava china sopra una culla e la faceva ondeggiare, poggiandovi sopra una mano annerita.
La culla cigolava acutamente: un suono sinistro che si perdeva fra i corridoi silenziosi del Dedalo.
Alle spalle della figura (una donna, decise Sarah) c'era un muro, e sul muro una scritta.

Da quanto dura questa cantilena.
Non correre da sola dentro il bosco.
Non fermarti da sola per la strada.
Non devi mai fidarti dell'estraneo che si avvicina a te con gentilezza.
La beltà s'accompagna alla saggezza.
Il lupo assume le più strane forme, con l'ambigua parola che t'inganna.
Mai lui rivelerà i propri intenti.
Più dolce la sua lingua, più aguzzi i denti.
(**)

Sarah spostò il proprio peso da un piede all'altro.
A parte i Falsi Allarmi, la donna era la prima persona che incontrava nel Labirinto: l'impulso di correrle incontro era quasi irresistibile. Sarah trattenne l'impazienza e rimase dov'era.
-Signora...?-chiamò.
La figura non diede segno di averla udita.
La culla continuava a dondolare, il cigolio snervante aveva qualcosa di irreale.
Sarah tentò di nuovo.
-Signora, ha visto per caso...-
Un odore dolciastro le colpì le narici, così improvviso e sgradevole da farle distogliere lo sguardo con una smorfia. Quando lo riportò sulla figura, la scritta sul muro era cambiata.

Un giorno un villaggio fu assalito da talmente tanti lupi,
che quando andarono a prendere l'acqua,
ne tirarono su uno dal pozzo col secchio.
(**)

Sarah deglutì.
-Signora, sa come posso raggiungere...-
Con estrema lentezza, la donna infilò una mano fra le pieghe della veste e ne trasse fuori un grosso ratto.
L'animale sgambettava e squittiva, ma la donna lo teneva saldamente per la coda. Strinse le lunghe dita attorno al collo del ratto e lo spezzò, poi tenne l'animale sospeso sopra la culla.
Un tentacolo sottile saettò fuori dalle lenzuola candide, chiudendosi attorno al corpo della bestiola e facendolo sparire.
Sarah indietreggiò.
-Io... credo che... ehm, farò da sola.-
La scritta cambiò ancora.

Quando incontri un uomo nudo nella foresta,
scappa come se vedessi il diavolo in persona.
(**)

Era troppo.
Sarah voltò le spalle e corse via.

****


Jareth voltò le spalle al muro e ripercorse il corridoio da cui era venuto. I Falsi Allarmi erano spariti, ma la cosa non lo sorprese.
Udiva le pareti muoversi intorno a lui mentre non le guardava: non aveva idea di dove si stesse dirigendo.
Progioniero nel proprio Labirinto! Era una situazione grottesca, altrochè, ma solleticava in modo perverso il suo senso dell'umorismo.
Un bisbiglio lo raggiunse da un punto imprecisato intorno a lui.
E' lui?
Non può essere!

Jareth si voltò di scatto, ma non vide nulla, solo funghi bruni che si protendevano dalle pareti come mani impazienti.
Il bisbiglio si ripetè, proveniente da un'altra direzione.
Sembra proprio lui!
Jareth si guardò intorno.
-Venite fuori.- ordinò.
Non possiamo, maestà! Non più.
-Allora fatevi vedere!-
Sui mattoni della pavimentazione affiorarono piccoli volti: Jareth riconobbe i folletti che stavano a guardia di quel livello del Labirinto. Erano diventati un tutt'uno con la pietra.
Si inginocchiò.
Siete voi, Maestà?
Ci riconoscete?
Il re sfiorò i bordi di uno dei mattoni.
-Certo che vi riconosco. Chi vi ha ridotto così?-
I folletti gemettero.
Temevamo di non vedervi più, Sire. Temevamo aveste dimenticato il Labirinto. Temevamo ci aveste dimenticati tutti!
-Sciocchezze! Non ho dimenticato nessuno. Sono tornato per riportare le cose alla normalità.-
Oh, Maestà, è troppo tardi: le cose sono troppo cambiate!
Per poterle riportare alla normalità, anche voi dovrete cambiare!
Jareth avvertì un brivido corrergli lungo la schiena.
-Farò tutto ciò che sarà necessario.-
E' rischioso!
-Lo so! Lo farò lo stesso. Userò lei. L'ho portata qui apposta.-
E se non riuscisse?
-Riuscirà. E' la persona giusta.
E se si rifiutasse?
-Non lo farà.-
Non glielo permetterò.
-Adesso mostratemi dove si trova.-
I volti sparirono sotto i mattoni.
Al loro posto affiorarono delle frecce.

****


Sarah imboccò una strada a caso, svoltò, si ritrovò ad un altro bivio, scelse senza pensarci.
-Dove sono le porte?- ansimò.- Devo trovare le porte!-
Vide l'imboccatura di un vicolo, un riquadro nero proprio davanti a lei.
Vi andò incontro, decisa ad imboccarlo, ma quando fu a pochi metri di distanza una figura prese forma dal buio: un volto pallido, i capelli scomposti e le labbra piegate all'ingiù in una smorfia di angoscia.
Sarah indietreggiò precipitosamente.
Anche la figura parve allontanarsi.
Perplessa, Sarah si protese in avanti: la figura fece lo stesso.
La ragazza rimase immobile e guardò meglio.
Quello che le era sembrato l'imbocco di un vicolo era in realtà una lucida porta nera, e la figura che le sembrava sul punto di balzarle addosso era in realtà il suo riflesso che le correva incontro.
Sarah ebbe una risatina.
-Che stupida! E' solo la mia immagine!-
Sollevò la mano, facendo un cenno di saluto.
Il riflesso sollevò la mano a sua volta: un gesto in tutto e per tutto speculare a quello di Sarah.
La ragazza si avvicinò a quella strana superficie scura.
-Sembra che io abbia trovato la porta...- mormorò.
La tastò, cercando una serratura, dei cardini, un qualche tipo di apertura.
-Vorrei proprio sapere come si passa dall'altro lato...-
Come in risposta alle sue parole, un sorriso folle deformò la faccia del suo riflesso. Un paio di mani pallide e artigliate sbucarono dalla superficie e ghermirono Sarah per le spalle, tirandola dentro.
La ragazza cadde nel buio per un tempo che le parve interminabile.
Una segreta, pensò confusamente.
E questa volta non c'erano mani a sostenerla.
Gridò finchè l'impatto col suolo non la zittì, strappandole l'aria dai polmoni. Battè la testa: sentì il colpo risuonarle dentro il cranio e vide l'oscurità frantumarsi in una miriade di stelle.
Udì il suono di una grata che veniva rimessa a posto.
Proprio come l'altra volta, pensò, ma la testa le faceva troppo male perchè riuscisse a preoccuparsi davvero.
Vide una figura in piedi accanto a lei. Sembrava circondata di oscurità, ma forse era la sua vista che si stava affievolendo.
Cercò di sollevarsi, ma il corpo non le rispose, le sue braccia ebbero solo pochi fremiti scoordinati.
Potrebbe uccidermi adesso e non me ne accorgerei nemmeno.
E sull'ultima parola perse i sensi.

****


(*) Mad World, versione di Gary Jules
(**) dal film In compagnia dei lupi, di Neil Jordan
La scena con la donna e la culla è pesantemente ispirata ad un quadro di Beksinski

Shinigami Noir
: caaapito! Ok, allora vedrò di non fare troppo male al caro vecchio Didimus *evilgrin* Scherzi a parte, grazie per i complimenti :)

Crow84: grazie, grazie, e ancora grazie! Mica lo so se mi merito davvero tutti i complimenti che mi fate! Però intanto me li prendo! ;)

Daydreamer: nu, purtroppo non ce l'ho presente :( Pur essendo una grande amante di letteratura fantastica, confesso che "Il signore degli anelli" (e parlo sia del libro che dei film) mi ha sconfitto dopo le prime battute :S Il paragone con un classico però è sempre lusinghiero! Grazie! :*

FleurDeLys: grazie, sei gentilissima! Il mio stile mi preoccupa perchè lasciato a se stesso è sempre molto prolisso o molto scarno. E allora, a forza di tagliaretagliaretagliare le parti prolisse e rimpinguare quelle scarne, finisco per non capire più nulla, nemmeno come risulti la lettura :)
P.S.- Mi sembra improbabile che la tua storia possa deludermi. Fino ad ora mi ha conquistata sempre di più. In più, sulla scia della tua FF sono andata procurarmi il dottor Who. Ora ne sono fortemente dipendente e la responsabilità morale è tua! :D

   
 
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