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Autore: MeggyElric___    20/09/2010    6 recensioni
Prima fanciction su fullmetal Alchemist ^.^
La mia storia inizia alla fine dell'ultimo episodio di FMA Brotherhood, il numero 64 (capitolo 108 del manga). Quindi, se qualcuno non volesse... ecco... rovinarsi il finale, non dovrebbe leggere questa fanfiction.
DALLA STORIA:
" - Tornerò indietro.
Quelle parole uscirono con difficoltà dalla sua bocca, che si chiuse in una smorfia. Il cuore di Winry ebbe un tuffo. Era già arrivato quel momento, quel momento che temeva tanto. Era arrivato troppo presto.
Non voleva lasciarlo andare, non in quel momento. Era sempre stata innamorata di lui e non riusciva a capacitarsi di non vederlo più. Non voleva che quell’abbraccio fosse il loro ultimo addio.
Forse, però, c’era ancora una speranza. “Tornerò indietro”, aveva detto. Aveva paura a credergli. Aveva paura di rimanere delusa, troppo delusa.
Aveva paura, ma voleva credergli. L’avrebbe aspettato anche tutta la vita, se fosse stato necessario.
Avrebbe atteso il suo ritorno, appoggiata al balcone della finestra.
- Sì.
Disse Winry, quasi senza accorgersene. Edward mosse le labbra, senza dire nulla.
- Fai attenzione. "
comunque sia, spero vi piaccia. E' una storia molto lunga, quindi preparatevi ^.^
se non si fosse capito, è sulla coppia Edward/Winry!
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alphonse Elric, Edward Elric, Winry Rockbell
Note: Lime | Avvertimenti: Spoiler!
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Un nuovo capitolo, l’ho appena inserito nella trama. Inizialmente non c’era, ma oggi a lezione di architettura a scuola non ci stavo

capendo assolutamente niente così ho mandato a quel paese tutto, ho preso un foglio e ho iniziato a scrivere.

 

Non ci sono dialoghi in questo capitolo, nemmeno uno. È totalmente composto da pensieri e da emozioni espresse con riflessioni.

Spero vivamente che vi piaccia, perché ho cercato di far trapelare qualcosa in più delle semplici parole.

 

A voi il nono capitolo ^.^

 

9.           ALBA DI PERFEZIONE

Quando tutta la tua vita non è altro che una sanguinosa e infinita guerra tra la vita e la morte, ogni piccola cosa accumula,

a poco a poco, un valore speciale.

Ogni singola azione, ogni oggetto, ogni colore, ogni sensazione, trova un posto speciale nella tua mente.

O nel tuo cuore.

Cominci a chiederti il perché di tutto questo, ma sai benissimo di conoscere la risposta: potresti non vederlo, o sentirlo, mai più.

La paura della morte è talmente forte che la memoria fa qualsiasi cosa per non farti perdere assolutamente nulla di quelli che

possono essere gli ultimi piccoli istanti della tua vita.

L’odore puro dell’aria, il calore del sole, i toni ambrati e rossastri del tramonto, il viso di una persona cara.

Ma anche un suono, un movimento, una parola.

Era questa l’unica spiegazione che era stato capace di darsi Edward, seduto sulla ghiaia di una stradina che risaltava tra i

soffici fili d’erba, mentre il suo sguardo vagava per il cielo, alla ricerca di nuvole vaporose, mentre il sole faceva capolino

da dietro le montagne, tingendo il paesaggio di romantiche tonalità come il rosa e il giallo.

Gli sembrava davvero una riflessione perfetta.

Sorrise, non faceva una piega.

Durante il suo lungo viaggio come alchimista di stato aveva provato molte volte quella sensazione.

O almeno, non trovava altre parole per spiegare come tutto in quel posto (il sorriso di Winry per primo) gli facesse riaffiorare

alla mente quella sensazione di mancanza e nostalgia che aveva provato durante le sue strazianti battaglie come Alchimista d’Acciaio.

Quante volte in quegli anni aveva desiderato tornare a casa, nelle tranquille campagne di Resembool, lasciando il cosiddetto

“lavoro sporco” ai veri adulti.

Ma la verità era che il tempo della guerra l’aveva fatto maturare prima del previsto, spingendolo a cercare sempre più

approfonditamente un modo per riavere il proprio corpo e quello di suo fratello, respingendo ogni segno di paura, o di abbandono.

Sapeva più che bene di aver commesso un terribile errore alcuni anni prima, e il suo dovere era quello di rimediare a quello sbaglio.

Si guardò intorno, facendo scorrere lo sguardo su quei rettangoli di pietra, accanto ai quali giacevano vasi di fiori e candele spente,

ormai quasi totalmente consumate.

Era strano da pensare, ma in quel luogo si trovava meravigliosamente bene, immerso nella luce tenue dell’alba e nella tranquillità

silenziosa della solitudine.

Non era mai stato molto estroverso, lui.

Lesse un paio di volte la scritta incisa sulla lapide grigiastra davanti a lui.

Socchiuse gli occhi con dolcezza, assaporando i teneri ma annebbiati ricordi che gli donava quel semplice nome.

Trisha Elric.

Accarezzò la pietra ruvida e fredda con il palmo della mano sinistra.

Rise.

Da quando, molti anni prima, Winry e la vecchia Pinako gli avevano installato l’automail sul braccio destro, tutte le cose importanti

le aveva sempre fatte con il suo arto umano, il sinistro, quasi a voler dare più valore, o rendere quel gesto – un abbraccio, una stretta,

una carezza – più... naturale.

Nonostante il braccio fosse tornato normale, Edward non aveva perso la sua abitudine. Si alzò in piedi, guardando con malinconia

la silenziosa tomba della madre, poi vi posò accanto un delicato mazzolino di fiori di campo.

Quando era in vita, ne andava matta. Lui lo ricordava bene.

Sorrise nuovamente, al ricordo della sua cara mamma.

La palandrana rossa svolazzava, agitata dall’alitare fresco del vento mattutino, che gli faceva venire i brividi.

Desiderò ardentemente che sua madre fosse lì, accanto a lui, ad abbracciarlo, stringerlo tra le braccia, a dargli il coraggio e le

certezze di cui aveva bisogno.

A donargli quell’affetto e quell’amore che tanto gli erano mancati quand’era ancora un bambino.

Abbassò lo sguardo, e strinse i pugni, triste.

Sapeva benissimo che quell’abbraccio non sarebbe mai arrivato. Ne quello, né nessun altro gesto della donna. Non avrebbe

sentito la sua voce sussurrargli di volergli bene, o di farsi coraggio, e affrontare la vita a testa alta.

Scosso dalla amarezza dei ricordi, sussultò, non appena sentì il delicato tocco di una mano sulla sua spalla.

Si girò, e il suo viso si aprì in un piccolo sorriso non appena vide Winry accanto a lui, con i capelli che si muovevano leggeri

al vento, e il piccolo pigiama rosa, completamente spiegazzato e arrotolato alle ginocchia.

La ragazza non disse una parola, si limitò a ricambiare il sorriso ed ad allargare leggermente le braccia, quasi ad invitare

il suo amico d’infanzia a trovarvi un rifugio.

Edward appoggiò la testa tra il collo e il petto della meccanica, sospirando. Chiuse gli occhi, concentrandosi sull’umido suono

del battito cardiaco della ragazza.

Quel tamburellare caldo scacciò ogni traccia di tristezza dalla sua anima. Capì che nonostante la mancanza di sua madre

si facesse sentire davvero molto, non aveva bisogno di averla accanto per continuare a vivere.

Aveva Winry con lui, e lei gli sarebbe sempre stata accanto.

La mano della bionda sfiorò i lucidi ciuffi dorati della chioma di Edward, accarezzandoli con estrema tenerezza.

Le dita dell’altra mano erano intrecciate con quelle dell’ex alchimista, in una dolce stretta.

Non c’era bisogno di parole.

Winry inspirò a pieni polmoni la fresca fragranza del ragazzo, la stessa che si alzava dall’erba inumidita dei campi.

Un brivido di piacere le attraversò la schiena, ed Edward emise un mugolio soddisfatto.

Era così dannatamente bello essere tra le sue braccia.

Per una volta nella sua vita, era lui ad aver bisogno di protezione. Riaprì gli occhi, giusto per capire se stava sognando.

No, era tutto vero.

Ripensò alla promessa che la settimana precedente aveva fatto al fratello. Probabilmente, quello era il momento adatto

per rivelare finalmente i suoi sentimenti per lei.

Aprì la bocca per parlare, ma nessun suono si liberò dalle sue corde vocali.

Richiuse le labbra.

Sorrise.

Circondò i fianchi di Winry con le sue braccia e la strinse forte, mentre quelle della ragazza scivolarono a circondare il collo del ragazzo.

Si era sbagliato, non era quello il momento.

Quella mattina tutto sarebbe dovuto rimanere così.

C’erano solo loro due, con i loro sentimenti nascosti, ancora sigillati in quei cuori che battevano all’unisono.

E quell’abbraccio, indescrivibile.

Ed era giusto così.

Era tutto perfetto.

Tutto dannatamente perfetto.

 

 

 

Concluso anche il capitolo numero nove. È stato abbastanza complicato cercare di descrivere quelle che Edward prova ricordando

i tempi delle guerre, mentre sta seduto davanti alla tomba di sua madre. Ho provato a immaginare cosa desidererei io se fossi

nella sua identica situazione e mi è uscito questo.

 

Spero con questo breve capitolo di non aver deluso nessuno di voi.

 

GiugitzuxD ti ringrazio per il tuo commento, come ho già detto sono davvero molto felice che la mia storia ti piaccia ^.^

_VioletMars_ anche a te grazie della recensione. Non importa per gli altri capitoli, puoi anche non recensirli, non obbligo nessuno! =)

grazie comunque!

MyEarendil grazie, ce l’ho messa tutta in questa fan fiction. In effetti neanche a me piacciono le storie eccessivamente smielate. E poi,

i personaggi sarebbero diventati OOC =)

KiriDellenger II hihihi! Grazie per il commento e anche per quello degli altri capitoli! Ok, ti devo dire però che questa dichiarazione...

mmmmh.... no non arriva subito... ma nel prossimo capitolo succederà qualcosa che... beh... lo leggerai! xD

 

Al prossimo capitolo, baci!

Ele_divina

 

   
 
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