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Autore: Sara Saliman    21/09/2010    7 recensioni
"Non c'erano Goblin a brulicare per la stanza, questa volta, non c'erano risatine che facessero vibrare le ombre, nè tuoni fuori dalla finestra. Nessun temporale aveva spalancato le imposte con una folata di vento. Ma lui... al chiarore che entrava dall'esterno, lui costituiva la stessa visione allucinata di allora." A cinque anni dagli eventi narrati nel film, una minaccia grava sul Labirinto e sui suoi abitanti. Jareth e Sarah sono costretti a collaborare: lui per il bene del Labirinto, lei per la salvezza dei propri amici. Ma, come sempre, nulla è come sembra!
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Oook, due aggiornamenti in pochi giorni: direi che non vi potete lamentare! :)
Questo capitolo mi preoccupa un poco: l'avevo in mente da quando ho iniziato la storia, ma è venuto completamente diverso da come mi aspettavo. Mi fate sapere che ne pensate? Se vi sembra troppo pesante, non vi convince o altro?
Colgo l'occasione per avvisarvi che il prossimo si farà attendere un bel po', per cui avete tutto il tempo per comprare i pomodori maturi e tirarmeli ;P
Come sempre, un grazie alle commentatrici: i vostri feedback sono preziosi! :*



Ovviamente: Questi personaggi non appartengono a me ma ai rispettivi proprietari; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro, per il solo divertimento di chi vorrà leggerla.

****

"A nightmare created to be the darkness, and the fear of darkness in every human heart.
A black mirror, made to reflect everything about itself that humanity will not confront."

Sandman, Neil Gaiman


L'incontro con se stessi è una delle esperienze più sgradevoli alle quali si sfugge proiettando tutto ciò che è negativo sul mondo circostante.
Carl Gustav Jung



 


Sarah riaprì gli occhi: l'oscurità era così uniforme che pensò di essere diventata cieca.
Poi una luce verde guizzò nell'aria: descrisse nel buio un arco perfetto e si posò su una candela. Le ombre si ritirarono sul fondo della segreta, ma per contrasto sembrarono più fitte.
La ragazza strinse gli occhi.
Hoggle?
Cercò di pronunciare il nome del nano, ma si rese conto di non esserci riuscita.
Ritenta, sarai più fortunata.
-Hoggle...? Sei tu?- sentiva la bocca impastata, come fosse piena di ovatta.
C'era qualcuno oltre a lei: non riusciva a vederlo, ma la sua presenza pervadeva la stanza.
La ragazza si sollevò su un braccio: il cambiamento di posizione scatenò un terremoto nella sua testa e lei deglutì più volte per non vomitare.
Un volto bianco emerse dall'oscurità: i lineamenti ridotti a poche linee essenziali, le guance scavate come quelle di un teschio.
Sarah sentì il cuore accelerare i battiti, il respiro incastrarsi in gola.
Poi lo sconosciuto avanzò alla luce verde della candela, e la ragazza si rese conto che non era affatto un teschio: aveva, invece, l'aspetto di un uomo perfettamente normale.
Anche troppo normale.
Dall'oscurità emersero un paio di spalle, una T-shirt scura, due gambe avvolte in un paio di jeans stinti. Quell'abbigliamento, così ordinario nel Sopramondo, sembrava del tutto fuori posto lì nel Labirinto. La carnagione dell'uomo era molto chiara, i suoi capelli catturavano il verde della candela in modo così perfetto da lasciar pensare che fossero bianchi.
Sarah sentì la pelle d'oca coprirle le braccia: senza sapere perchè, si ritrovò tesa e lucidissima.
Con il capo leggermente chino da un lato, l'uomo la guardò da sotto le pallide ciglia.
-Stai bene, Sarah Williams?-
La sua voce fece trillare nella testa della ragazza un nugolo di campanelli d'allarme.
Conosce il mio nome.
-Chi sei?- disse. Senza perderlo di vista un istante, tastò la parete in cerca di un appiglio. -Ci conosciamo?-
-Io ti conosco.- disse l'uomo con gentilezza.
Sarah si alzò in piedi e si addossò al muro, sperando che il mondo smettesse di oscillare. Sentiva la testa pesante e qualcosa di umido colarle sul viso e sul collo, ma non osava staccare il braccio dalla parete per toccarsi la faccia. Lo sconosciuto si protese verso di lei, i palmi rivolti verso l'alto, le pallide braccia tese.
-Sei così fragile... ! Permettimi di aiutarti.-
-NO!-
Sarah si accorse si aver gridato.
-No.- Deglutì. -Faccio da sola.-
-Come desideri.-
Lo sconosciuto dischiuse le labbra
(Che denti grandi che hai...)
il suo sorriso galleggiava nell'ombra come quello dello Stregatto. Non faceva nulla di minaccioso, eppure emanava qualcosa di mostruoso.
-E' da molto tempo che aspetto di incontrarti, Sarah Williams. Stavo cominciando a disperare.-
Lei avrebbe voluto dirgli di smetterla di ripetere il suo nome. Assumeva un suono molto sbagliato quando usciva dalle sue labbra. L'uomo le si avvicinò, scrutandola in quel modo strano, da sotto le ciglia abbassate.
-Sei così bella... hai degli occhi così belli...-
All'improvviso Sarah riconobbe la sua voce: l'aveva sentita nei sogni! Era lo stesso uomo che compariva nei suoi incubi!
Lo sconosciuto protese una mano verso di lei e Sarah si appiattì contro il muro.
-Non ti avvicinare! Resta dove sei!-
L'uomo non parve udirla. Le sfiorò delicatamente le ciglia con i polpastrelli, le accarezzò il viso con il dorso delle dita. Il suo tocco era ripugnante, come se qualcosa di freddo e viscido gli strisciasse sotto la pelle. Quando ritirò la mano, Sarah vide che aveva le dita sporche di sangue.
-Sei ferita. Lascia che ti aiuti.-
-HO DETTO NO!-
Sarah gli piantò le mani contro il petto e lo spinse via con tutta la forza che aveva. Lo fissò tremando, scossa da quella vicinanza, dal proprio gesto, dalla reazione che l'altro avrebbe potuto avere.
L'uomo barcollò fino al centro della stanza, piegato in avanti come se lei, invece di averlo spinto, gli avesse piantato un coltello nello stomaco. Un tremito gli scuoteva le spalle.
Sarah lo fissò sconcertata: l'uomo stava ridendo; un suono orribile, come di ossa che si spezzavano.
-Me lo sono meritato, immagino!-
Si raddrizzò e la guardò in modo diretto.
Non può essere!
Lo sconosciuto non aveva occhi: dietro le sue palpebre si spalancava l'oscurità più assoluta.
Le andò incontro. Le posò le mani sulle spalle con delicatezza, ma Sarah sentì la forza in quelle braccia e non dubitò nemmeno per un istante che, se avesse voluto, lui avrebbe potuto spezzarle le ossa. Il suo tocco sapeva di corruzione e morte e di abissi che la mente non osava contemplare.
La scrutò con quelle orbite vuote, in cui si contorcevano tenebre senza fondo, e Sarah sentì che, se ci fosse caduta dentro, quel buio l'avrebbe annientata. Gridò di terrore e si dibattè con violenza, le guance rigate di lacrime.
L'uomo parve sorpreso e leggermente divertito dalla sua reazione.
La strinse un po' più forte, le bloccò le braccia lungo i fianchi. La sollevò contro il muro come fosse una piuma, e non una giovane donna che scalciava per liberarsi. Le si avvicinò di un passo e le posò un bacio sulla fronte.
Sarah sentì la morbidezza delle sue labbra: erano tiepide, ma il tocco la gelò fino alle ossa. Cercò di gridare di nuovo, ma dalla sua bocca non uscì alcun suono.
Lasciami andare...
Non sapeva se lo aveva detto o solo pensato. L'uomo le sorrise con gentilezza.
-Ma certo che ti lascio andare, Sarah Williams. Ogni tuo desiderio è un ordine.-
Fece un passo indietro, le sue mani scivolarono via. Sarah si ritrovò libera, accasciata contro la parete.
-A presto, Sarah Williams. Io ti aspetto.-
L'uomo si dileguò nell'oscurità e l'aria fu subito meno soffocante, il buio meno fitto.
Sarah notò una porta appoggiata in un angolo.
La sollevò a fatica, tremando incontrollabilmente. La addossò al muro. Con gesti convulsi trovò la maniglia: la porta si aprì in un corridoio e la ragazza lo imboccò barcollando, la testa che le scoppiava e il corpo stretto in una morsa di gelo, come se il mondo si fosse trasformato in una vasca di ghiaccio e lei vi stesse nuotando dentro.
Una luce comparve in fondo al corridoio: Sarah avanzò in quella direzione appoggiandosi al muro. Lingue di buio si facevano strada dai margini del suo campo visivo.
Non devo svenire di nuovo. Assolutamente non devo.
Avvertì la sua presenza prima ancora di vederlo: fu una sensazione di tepore che le formicolò sul viso, che si insinuò in qualche modo nel freddo che la stringeva.
Lo cercò a tentoni.
-Jareth... ?-
-Sarah?- una voce bassa e un po' roca, familiare come se venisse dal suo stesso cuore. Sentì il terreno sfuggirle da sotto i piedi: due braccia la sostennero e lei vi si aggrappò.
-Scappa... ti strapperà...-
Stava di nuovo perdendo
(...gli occhi!)
conoscenza.
Sentì che il re dei Goblin la sollevava, si ritrovò appoggiata al suo petto. Era caldo e accogliente e Sarah vi si rannicchiò contro come una bambina.
I pizzi della camicia le solleticavano la pelle, morbidi come piume di civetta.
Barbagianni, pensò, la testa che le cadeva in avanti.
E chiuse gli occhi.

 

****


Galleggiò a lungo in un confuso dormiveglia.
Sognò un'oscurità senza corpo che la inseguiva nei corridoi del Labirinto. Un mostro dalle ali cuoiose le piombò addosso, artigliandole la schiena.
Sentì una voce gridare e fu vagamente consapevole che era la propria. Due labbra le sussurrarono una parola contro la fronte.
-Riposa.-
Più un ordine che un invito.
Si sentì precipitare: una voce le addolcì la caduta, una canzone la cullò piano, sfiorandole il viso con mani d'argento.


I jumped in the river and what did I see?
Black-eyed angels swam with me
A moon full of stars and astral cars
All the things I used to see
All my lovers were there with me
All my past and futures
And we all went to heaven in a little row boat
There was nothing to fear and nothing to doubt


Aprì gli occhi.
La canzone era un uomo: un uomo dal volto bianco come la luna, e i capelli dorati come spighe di grano. Aveva un occhio azzurro come il cielo estivo e uno grigio come il crepuscolo invernale.


I jumped into the river
Black-eyed angels swam with me
A moon full of stars and astral cars
And all the things I used to see
All my lovers were there with me
All my past and futures
And we all went to heaven in a little row boat
There was nothing to fear and nothing to doubt(*)

L'uomo l
e scostò i capelli dalla fronte, e Sarah vide che aveva mani nude, stranamente indifese: una stella tatuata su un palmo e un verme sull'altro. Si aggrappò alla sua immagine mentre scivolava di nuovo nel buio, e questa volta non ebbe paura.
Quando riprese conoscenza, il silenzio era assoluto.
-Sei sveglia.-
Non era una domanda.
Sarah aprì faticosamente gli occhi.
La canzone era finita o forse l'aveva solo sognata, Jareth era a qualche metro da lei, allungato con indolenza sul davanzale di una finestra.
Il profilo contro il cielo stellato, lanciava in alto un cristallo e lo riafferrava al volo, come per distrarsi da pensieri importuni.

Sarah si guardò: era avvolta in una coperta, sdraiata su un pavimento di terra battuta. A poca distanza c'era un fuoco: un tepore dolcissimo si irradiava dai ceppi, spandendo tutto intorno un odore di resina. Al di fuori del cerchio di luce si accalcavano fittissime ombre. Sarah riuscì a distinguere un muro, le travi di un soffitto.
Trasse le mani da sotto la coperta e si stropicciò gli occhi.
-Dove siamo?-
Jareth mise via la sfera e si voltò verso di lei.
-Un rifugio. Nel terzo livello del Labirinto.-
Era vestito completamente di nero: dai guanti, all'ampia camicia, alla punta degli stivali. I suoi capelli sembravano fili d'oro alla luce del fuoco.
-Sei stato tu a portarmi qui?- domandò la ragazza.
Il re scrollò le spalle, come a dire che era un dettaglio senza importanza.
Sarah si sollevò cautamente a sedere.
-Quanto ho dormito? Mi sento come se...-

Si prese il capo fra le mani e si zittì bruscamente: aveva la testa accuratamente fasciata.
Si passò una mano sul viso: qualcuno le aveva pulito il sangue dalla faccia.
Sgranò gli occhi e guardò Jareth.
-Tu...?-
-Eri ferita.- spiegò lui, come se stesse parlando ad un Goblin particolarmente stupido.
Sarah sarebbe stata meno sbalordita se di punto in bianco gli fossero cresciute le antenne.
Il re socchiuse gli occhi.
-Mia cara, la tua sorpresa è vagamente offensiva.-
A dispetto del tono sfottente, Sarah ebbe l'impressione che fosse realmente infastidito.
Arrossì.
-Scusa.-
Jareth la guardò a lungo, le labbra serrate. Infine sembrò incapace di trattenersi.
-E così lo hai incontrato.-
Sarah capì subito a chi si riferiva, solo il tono le sembrò strano: più simile ad un'accusa che ad una domanda.
-Sono caduta in una segreta.- si portò una mano alla tempia. -Ho battuto la testa. Quando mi sono svegliata lui era già lì.-
Sentì brividi scenderle lungo la schiena e si avvicinò un po' di più al fuoco.
-Ti ha fatto del male?-
La ragazza riflettè prima di rispondere.
-No, non direi. E' stato quasi... premuroso. Diceva di volermi aiutare.- si strinse le mani intorno al corpo, nervosa. -Quando gli ho detto di lasciarmi andare lo ha fatto. Ma era terribile. Terribile.-
Il volto del re era una maschera senza espressione, solo nei suoi occhi danzava una strana emozione, che Sarah non riusciva a decifrare.
-Lo hai riconosciuto?-
La domanda la fece sobbalzare.
-Come?-
-Ho detto: lo hai riconosciuto?-
-Sì... no.- Sarah si chiese come avrebbe potuto spiegare a Jareth cosa fosse un fumetto, o un personaggio dei fumetti. -C'è un personaggio simile in una storia che ho letto**. Si chiama "il Corinzio". Ma è un personaggio inventato. Non è reale!-
Le sovvenne che stava parlando al re dei Goblin, sovrano di un labirinto che cambiava forma a seconda di chi lo guardava, e non fu più tanto sicura di cosa fosse reale e cosa no.

Jareth scese dal davanzale, un movimento fluido e assolutamente silenzioso. Le fece venire in mente un felino che si avvicinasse ad una preda.
-Non importa come si fa chiamare o se ha assunto una forma familiare. I nomi cambiano, l'aspetto anche. Ma la sostanza... quella non cambia. L'importante è che tu capisca che cosa è.-
Il re dei Goblin rimase in piedi davanti a lei, i lineamenti disegnati dal chiarore del fuoco.
Sarah provò l'impulso di strisciare all'indietro per allontanarsi da lui. Si rifiutò di farlo.
-Io non so cosa sia. Come posso saperlo? Sei tu il re di questo posto!-
-Non l'ho creato io.- La voce di Jareth era fredda, incolore. -Lui è arrivato qui dopo che tu mi hai sconfitto.-
-E questo cosa significa? Il Labirinto è tuo: io qui non ho alcun potere!-
Jareth si accovacciò sul pavimento e si allungò verso di lei. Il pendente che portava al collo era l'unico punto di luce sulla sua figura abbigliata di nero.
-Non hai. Alcun. Potere? La guardò con quegli occhi spaiati come se volesse sbranarla. Sembrava davvero un felino pronto a scattare, adesso. -Tu possiedi l'unica arma che nel Sottosuolo conti qualcosa: la tua immaginazione! Cinque anni fa credevi ciecamente nelle storie che recitavi: per te erano reali, e quindi anche per il Labirinto lo erano. Hai affrontato un Labirinto irrisolvibile, ma lo hai risolto, perchè questo prevedeva la tua storia! Io ti ho mandato contro dei nemici e loro sono diventati tuoi alleati, perchè così accadeva nella tua storia! Nel nostro ultimo scontro ti sei addirittura dichiarata pari a me! E osi dirmi che tu qui non hai alcun potere?!-
Sarah sentì il sangue defluirle dal volto.
Ogni tuo desiderio è un ordine, Sarah Williams.
All'improvviso ebbe paura, una paura terribile.
-Non posso averlo creato io! Quella cosa non può aver preso forma da me. Non poteva essere dentro di me! Questo è uno dei tuoi inganni!-
-Già, certo. I miei inganni!-
Una smorfia passò sul volto del re, così rapida che Sarah pensò di averla solo immaginata.
Lo vide protendere una mano verso di lei e si ritrasse precipitosamente, strisciò all'indietro fino a incontrare il muro con le spalle. Jareth non fece nulla per fermarla. Strinse le dita guantate e lasciò ricadere il braccio lungo il fianco.
-Stai tremando come una foglia.-
Sarah non poteva negarlo, così non rispose.
-Perchè?- sibilò Jareth.
La ragazza si limitò a sostenere il suo sguardo, chiudendosi in un ostinato silenzio.
Jareth si protese verso di lei.
-Voglio sapere perchè!-
Sarah lo guardò dritto negli occhi.
-Perchè...
(...non capisco chi sei, cosa sei o se posso fidarmi di te!
Perchè non capisco mai se quello che vedo è il tuo volto o solo una delle tue maschere!
Perchè a volte ho paura di te, e altre invece ho paura
per te, e so che se arrivassi ad ammettere questo, potrei persino arrivare ad ammettere che...)
...io non mi fido di te!- disse tutto d'un fiato, la voce vibrante di rabbia repressa. -Adesso siamo alleati, certo: hai bisogno di me! Ma sei la stessa persona che ha rapito Tobias, mi ha mandato contro gli Spazzini, ha giocato sporco per tredici ore e, quando ha visto che nonostante tutto avrebbe perso, ha cercato di farmi credere di aver fatto ogni cosa perchè io lo avevo chiesto! -
Gli occhi del re si ridussero a due fessure.
-Naturalmente. Dimenticavo la tua brillante definizione: io sono un mostro!-
Sarah ignorò il suo sarcasmo e sostenne il suo sguardo senza vacillare.
-Posso continuare, se vuoi. Posso aggiungere che hai costretto Hoggle a darmi quella pesca, per il gusto di vederlo tradire una persona che amava!-
Jareth socchiuse quegli occhi luminosi e chinò il capo da un lato, come un gatto che facesse le fusa.
-Ho solo movimentato un po' la situazione.- Sorrise con perversa malizia.
La sua voce era vellutata, il tono beffardo: un oscuro principe emerso dall’inferno.
Così bello che gli cederesti l'anima in cambio di un bacio, e nello scambio ti sembrerebbe persino di guadagnarci, pensò Sarah.
Distolse lo sguardo, perchè lui non le leggesse il desiderio negli occhi.
-Non puoi sorprenderti se ti vedo come un mostro.- sussurrò con decisione.
Jareth le sollevò il mento con una mano.
-Sarah. Sarah. Sarah.- pronunciò il suo nome con rabbia, e con una dolcezza da spezzare il cuore. -Tu non capisci la cosa più importante di tutte: voi umani volete che io sia così. Ne avete bisogno!-
Lei lo guardò, ipnotizzata dalla sua voce e dall'odio che gli leggeva negli occhi.
-Chi sei veramente? Sei un semplice Sidhe? Sembri molto di più!-
Jareth le sfiorava le labbra con la punta di un dito.
-Un semplice Sidhe? Tu non sai nemmeno cosa siano, i Sidhe.-
La ragazza cercò di ignorare l'intimità di quel gesto e il sangue che le affluiva al volto.
-I Sidhe sono Fate! Creature di magia!-
Jareth rise piano, senza allegria.
-Lo vedi? Non capisci. Non "creature": Storie! Il Labirinto, il Sottosuolo, io stesso... siamo le Storie che voi mortali raccontate di noi. Di più: siamo il bisogno che avete di raccontarle! Voi avete bisogno di immaginare mostri nell'ombra, esseri che rubano i vostri bambini...- le scoccò un'occhiata indecifrabile -o seducono le vostre donne. Avete bisogno di tutto questo, e ci avete fatti così. Noi siamo il vostro specchio oscuro, le cose che non confessate nemmeno a voi stessi! E quando scegliete per noi una forma, noi la assumiamo! E tu,-concluse piano, sussurrando al suo orecchio- chiami me mostro!-
C'era un'angoscia terribile nella sua voce, ma Sarah dubitava che lui lo sapesse.
Avrebbe voluto fuggire, avrebbe voluto baciarlo. Avrebbe voluto sottrarsi alla sua vicinanza, avrebbe voluto fare l'amore con lui.
Rimase perfettamente immobile.
-Che cosa sei, Jareth?-
Il re si ritrasse di scatto, come se le sue parole lo avessero ustionato.
-Dimmelo tu!- sibilò. -Sei tu l'umana, sono io che lo chiedo a te! Chi sono? Sono il Mago cattivo delle fiabe, il Demone Amante, l'Ingannatore, il re dei Goblin, l'Incubo che ruba di notte il respiro dei bambini? Che cosa sono? Dimmi cosa sono, Sarah, ed io potrò diventarlo! E al tempo stesso, qualunque sia la forma che tu o altri sceglierete per me, io resterò sempre la stessa cosa!-
Sarah sentì le lacrime pungerle gli occhi.
-Smettila! Non capisco quello che dici! Mi hai chiesto di guidarti al centro del Labirinto e hai promesso che insieme avremmo salvato i miei amici! Ho accettato: non so altro! Non so niente di te, non so chi o cosa sei, nè cosa sia il Corinzio!-
Jareth si lasciò ricadere all'indietro, negli occhi qualcosa di simile alla disperazione.
-Allora, -disse semplicemente- siamo perduti.-

 

****


(*) Pyramid song, dei Radiohead.
(**)La storia a cui si riferisce Sarah è, lo avrete già capito, Sandman di Neil Gaiman.

ShinigamiNoir: grazie, cara! :) Ehi, ma se trovi il manga me lo racconti, vero? Io sono curiosa ma mi rifiuto di comprarlo: ho troppa paura di quei disegni orrendi :S

Daydreamer: LOL! Adesso salvo ogni due minuti! :) Purtroppo, scrivere su carta non mi conviene: sono lentissima a ricopiare! Sono contenta che la versione horror del labirinto ti piaccia e che i personaggi risultino convincenti :)
Forse il mio problema col signore degli anelli è proprio che, avendo letto cinquantamila romanzi che vi si sono ispirati, ormai non riesco a cogliere la carica innovativa dell'originale. Ma non disperiamo: c'è sempre tempo ;)

FleurDeLys:  So che non è bello dirlo, ma confido che non mi fraintenderai: sono felicissima di essere riuscita a spaventarti! :D E a incuriosirti, anche ;)
Il film "In compagnia dei lupi" è vecchiotto, ma a parer mio molto suggestivo. Gli effetti speciali sono un po' datati, ma le atmosfere sono piacevolmente disturbanti e certi dialoghi sono piccole perle. Se ami le favole nere te lo consiglio vivamente!

   
 
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