Siamo arrivati al decimo capitolo! È stato
faticosissimo da scrivere questo, davvero. Non sapevo come far andare la storia
tra i due, così ho deciso di descrivere così.
Spero vivamente che vi piaccia =)
10. ORO NEL BLU
-
No!
Il grido si sparse
per tutta la campagna, allarmando la gente che abitava nelle vicinanze. Den
entrò abbaiando dalla porta. Si girò verso Edward, che aveva emesso l’urlo.
Ringhiò.
Ed gli si parò
davanti, spaventandolo con un “buh!”. Il cane scappò guaendo, scivolando con la
zampa di metallo.
Winry guardò
“l’amico” mettendosi la mano sinistra sul viso. Non sarebbe mai cambiato, quel
ragazzo. Lo sapeva bene. Eppure quella mattina... era stato così diverso...
-
Perché?
-
Non ho nessuna
intenzione di lavare i piatti!
-
E perché mai? Non
fai mai niente!
-
E scusa, dovrei
fare qualcosa?
-
Sì, dato che non
lavori nemmeno!
-
Mi pare che fino
a un paio di anni fa, io lavorassi anche troppo!
-
Oh sentilo, il
signor “io combatto i cattivi”!
Edward la guardò
malissimo. Si girò senza risponderle e uscì dalla casa. La ragazza rimase ferma
in mezzo alla stanza, con un’espressione delusa sul volto.
Con la mente
indietreggiò di qualche ora, tornando all’alba, quando lo aveva trovato davanti
alla tomba di sua madre e l’aveva consolato. Lu si era lasciato abbracciare,
senza protestare o proferire alcuna parola.
Come poteva essere
cambiato così?
Come poteva
deluderla in questo modo, e parlarle così male? E lei, che si era anche illusa
che tra loro stesse per accadere qualcosa.
Una povera illusa.
Ecco quello che era.
Fuori, a consolare
il povero Den, c’era Al. Chino sul cane, gli accarezzava allegramente il
ventre, spargendo peli dappertutto.
Appena sentì dei
passi, il ragazzo alzò gli occhi. Edward si fermò.
-
Che hai da
guardare?
-
Cos’hai fatto a
questo povero cane?
-
Hhm! Io non gli
ho fatto proprio niente!
Brontolò lui, senza
aggiungere altro. Si sedette su uno scalino e guardò l’orizzonte. Alphonse lo
raggiunse, serio in volto.
Un forte rumore
catturò la loro attenzione. Sembrava che qualcuno stesse sbattendo a terra uno
per uno i piatti, riducendoli a inutili cocci.
Alphonse si batte
una mano sulla fronte.
-
Hai fatto
arrabbiare Winry, vero fratellone?
-
È lei che si è
arrabbiata.
-
Ma per colpa tua.
-
Ma che dici, Al?
Le ho detto che non avrei lavato i piatti, punto.
Al sospirò.
-
Allora è per
questo che è arrabbiata!
-
Se l’è presa per
niente!
-
No, invece! Tu
non l’aiuti mai a fare niente. Ora alzati, e va da lei.
-
No.
-
Per favore
fratellone, alzati.
-
No.
-
Alzati...
-
No.
-
Edward alzati
immediatamente!
Ed guardò seriamente
preoccupato la faccia del fratello, divenuta completamente rossa dalla rabbia. Vederlo
in quello stato era assolutamente raro. Senza pensarci due volte, si alzò
velocemente e corse verso Winry.
-
Eccomi...
La ragazza non si
girò, ma gli indicò nervosamente una fila di piatti sporchi. Edward le si
avvicinò e cominciò a insaponarli con la spugna.
Tra i due regnava il
silenzio più totale. Uno insaponava, l’altra risciacquava. Era come una catena
di montaggio, perfetta sincronia. Fino a che due ingranaggi non si scontrano.
O meglio, due mani
si sfiorano.
Entrambi, scossi da
un brivido lungo la schiena, si allontanarono, rossi in viso. Dopo il primo
momento di imbarazzo, tornarono al loro compito.
-
Scusa, per prima.
Winry drizzò le
orecchie. Edward, il suo amico Ed... che le chiedeva scusa? Ah! Questa non
voleva proprio perdersela.
-
Ho sbagliato...
-
Certo che hai
sbagliato.
-
Ma ora sono qui
no? quindi non lamentarti.
-
Non mi sto
lamentando.
-
Se lo dici tu...
-
Sì, lo dico io.
Il silenzio tornò
padrone di quella situazione. Poco dopo, però, Ed formulò una domanda alla sua
amica meccanica.
-
Perché hai
chiesto proprio a me di aiutarti?
Winry si fermò un
secondo. Sembrò riflettere.
-
Perché tu non fai
mai niente!
-
Non è... sì, è
vero. Hai ragione.
La bionda rise di
gusto, schizzando d’acqua il giovane ex alchimista di fianco a lei. Un pensiero
le attraversò la mente. Sorrise, imbarazzata.
-
a dire la verità,
è anche perché avevo voglia di stare un po’ vicina a te...
Ed non rispose,
divenne tutto rosso.
-
Insomma... sei
qui ormai da due settimane, e non siamo stati mai tanto insieme. Cioè, sì. Lo
siamo stati... ma non come... un tempo... quando eravamo piccoli.
Edward lavò l’ultimo
piatto e lo posò sulla credenza. Sbloccò lo scarico e osservò l’acqua sparire,
in un piccolo vortice.
Aveva capito
perfettamente quello che intendeva dire Winry. S’incamminò verso le scale,
facendo segno all’amica di seguirlo.
-
È vero Win ma...
adesso siamo grandi.
Winry abbassò la
testa, colpita da quella dura verità. È vero, non erano più bambini. Il loro
rapporto era cambiato, non c’era dubbio. Edward aprì la porta della camera
degli ospiti ed entrò. Winry lo seguì, pensierosa.
-
Già, hai ragione.
Ed è... cambiato qualcosa.
-
Beh sì, siamo
cresciuti.
-
Non intendevo
questo. È cambiato qualcosa... tra di noi.
Quella frase le era
sfuggita dalle labbra, non era stata capace di fermarla. Si morse il labbro inferiore,
consapevole di essere entrata in un vicolo cieco.
Edward però sembrò
non capire.
-
Tu pensi che sia
cambiato qualcosa?
-
Io... sì. Credo
di sì.
-
Che cosa?
Disse il biondo,
avvicinandosi a lei. “Forza”, si disse Winry mentalmente, riflettendo sulle parole
da dire. “Hai vent’anni, sei cresciuta. Sei innamorata di lui da quand’eri
bambina! Fatti forza, e diglielo!”.
-
Vorrei tanto
sapertelo dire...
Farfugliò, non
trovando le parole adatte. Comunque, ammesso e non concesso che fosse riuscita
a dirglielo, chi le assicurava che la cosa non sarebbe degenerata? E se lui si
fosse messo a ridere, a prenderla in giro o cose così? O se invece le avesse
detto che lui non provava niente? Avrebbe rovinato per sempre la loro
meravigliosa amicizia.
Era difficile...
-
Prova a
spiegarmelo...
Troppo difficile.
Dal canto suo,
Edward stava cercando di decifrare i pensieri della sua amica d’infanzia. Ma
anche mettendocela tutta, non ci riusciva.
Primo, perché sapeva
fare tante cose, ma leggere nella mente non era ancora rientrato tra le sue capacità.
Secondo, perché non
riusciva a staccare gli occhi da lei. Era così bella, così maledettamente
bella. Un leggero venticello entrava dalla finestra, e faceva muovere
delicatamente i capelli della ragazza, che ondeggiavano liberi davanti agli
splendidi occhi di zaffiro. Era incantevole.
-
Non ci riesco,
Ed.
Il ragazzo non smise
di osservarla. Era così vicina... non le era mai stato così vicino per tutto
quel tempo. Tralasciando il periodo in cui erano bambini, ovviamente.
Senza accorgersene,
allungò un braccio e le accarezzò una guancia, che divenne, nel giro di una
manciata di secondi, color cremisi acceso.
-
Io sì.
Cos’aveva detto?
Cos’aveva detto?! No. Non era possibile. Maledizione alla sua boccaccia!
Maledizione!
Maledizione!
Maledizione!
E ora? Come ne
sarebbe uscito? Winry aveva sollevato lo sguardo, che si era illuminato di una
luce più intensa. L’azzurro dei suoi occhi era carico di sentimento. Non riuscì
a reggere quello sguardo un secondo di più.
Si guardò le mani.
La mano destra, per l’esattezza.
Ora la vedeva umana,
calda, morbida. Ma fino a pochi anni prima, era fredda, dura. Era d’acciaio.
Ricordò di tutte quelle ore passate a petto nudo, disteso su un lettino di
fianco a Winry, mentre quest’ultima gli aggiustava gli automail.
Ricordò di quanto si
sentisse contrariato quando rompeva un automail. Si sentiva estremamente male,
dato il dolore insopportabile, ma anche immensamente bene, perché sapeva che,
di lì a poco, l’avrebbe rivista. E avrebbe passato qualche ora con lei,
fingendo di averlo rotto per sbaglio, quell’automail.
Eh sì. Sapeva
benissimo di procurarsele volontariamente quelle rotture. Chiaramente, non
sempre, ma a volte sì.
Le mancava talmente
tanto, durante i combattimenti, che faceva veramente di tutto, pur di poterla
vedere o sentire anche per un solo, piccolo istante.
Ed ora, era lì.
Davanti a lui.
Era lì, sarebbe
sempre stata lì.
Non servivano più
automail distrutti, né dolori né inutili bugie, per averla accanto. Era lì con
lui, e lui era lì con lei.
In quel momento, non
c’era più niente a dividerli, a parte quella barriera sottile ed estremamente
fragile che divideva la loro amicizia da qualcosa di più grande.
Ora lui era davanti,
a quella barriera. Doveva decidere se lasciarla intatta, così com’era da vent’anni
ormai, o di frantumarla, e azzerare quella distanza che gli impediva di amarla
nel modo giusto.
-
Ed, ti prego. Non
stare zitto.
Il suo tono era
implorante. Il ragazzo si stava torturando le mani con le unghie.
Doveva dirglielo,
non poteva andare avanti così per altri vent’anni. Non poteva tenere nascosto
quel sentimento ancora. Non aveva nessuna intenzione di far diventare Winry il
suo ultimo desiderio. Ma se glielo avesse detto, ammesso che ne fosse stato
capace, sarebbe cambiato tutto. Stravolgimento totale.
Dirglielo.
Non dirglielo.
Avrebbe preferito
ricevere in testa cento chiavi inglesi, combattere contro mille homunculus,
stare a sentire gli ordini e le lamentele di diecimila fastidiosi colonnelli
Mustang, piuttosto che dirle tutto.
-
Perché non dici
niente? Non puoi fare un’affermazione simile e poi startene zitto! Non puoi
neanche immaginare come mi stai facendo sentire! Non riesci a capire che sto
dicendo che tra noi è cambiato qualcosa, qualcosa di importante? Edward non
riesci a capirmi?
Edward.
L’aveva chiamato
Edward. Erano davvero rare le situazioni in cui lei lo chiamava con il suo nome
completo, invece che il più amichevole diminutivo Ed.
-
ti prego, rispondi!
Non ce la fece.
-
Perché mi stai
facendo questo? Mi stai distruggendo internamente! Non capisci che mi stai
facendo male? Non capisci che quello che provo per te è cambiato?
Ed, non lo capisci che ti amo???
Gridò la ragazza,
esasperata. Appena si rese conto di quello che aveva detto, si compì la bocca con
entrambe le mani, abbassando lo sguardo.
Edward la guardava a
occhi sgranati, col fiato sospeso. Non poteva avere sentito bene. Di sicuro,
non aveva capito quello che la bionda ragazza di fronte a lui gli aveva appena
urlato.
Ma, a giudicare
dall’espressione imbarazzata di Winry e dal silenzio assoluto che si era creato
intorno, dedusse che non aveva sentito male.
-
Winry...
La ragazza alzò di
scatto lo sguardo, con il viso rosso.
-
N-no. cioè... sì.
Però, io intendevo che... e-ecco... io... tu... no. Io volevo dire che... io...
Ed la guardò
sorridendo. I suoi occhi d’oro scintillavano di felicità. Rise silenziosamente
e osservò Winry.
-
Shhh. Non dire
niente...
Furono le ultime
parole che dissero entrambi. Si avvicinò lentamente a lei, maledicendo tutto il
suo orgoglio e raccogliendo ogni briciola del suo coraggio. Sfiorò le labbra di
Winry con le sue, infrangendo quella barriera che si era creata tra di loro in
quei vent’anni.
Appoggiò una mano
sulla sua guancia l’accarezzò dolcemente, mentre le sue labbra si posavano su
quelle della ragazza che amava.
La baciò lentamente,
assaporando quella bocca che aveva desiderato per così tanto tempo. Incontrò la
sua lingua. Il contatto gli provocò scariche elettriche in tutto il corpo.
Era così buona, la
sua Winry. Così dolce. Sapeva di miele.
Non riusciva a
staccarsi, tanto quel bacio era bello.
Ma che bello?
Meraviglioso, splendido, indimenticabile.
Dovette però, a
malincuore, allontanarsi. Aveva bisogno d’aria. Riaprì gli occhi giusto un
secondo prima che li riaprisse anche lei.
Si guardarono negli
occhi, senza dire una parola.
Oro nel blu.
Si sorrisero, rossi
in volto.
-
Co-cos’è
successo?
Chiese Winry, non
smettendo di sorridere. Edward la guardò. Quel sorriso meraviglioso lo faceva
stare davvero benissimo.
-
Win, dai. non lo
devo spiegare, vero?
La ragazza fece
segno di no con la testa.
-
Questo cosa
significa per te?
-
Beh... quello che
significa per te...
La ragazza si tuffò
tra le braccia del biondo, che la strinse forte in un tenero abbraccio. I loro
cuori battevano furiosamente, e ognuno poteva sentire i battiti dell’altro.
Lentamente sciolsero
l’abbraccio, tornando a guardarsi in viso, rossi dall’imbarazzo. Ed sorrise
goffamente e di diede un altro bacio a fior di labbra a Winry, che lo guardava
sognante. Il ragazzo si alzò e si avviò verso la porta, tentando quasi di
fuggire da quella situazione così difficile quanto meravigliosa. Infilò le mani
nelle tasche dei pantaloni neri e uscì dalla camera, dando un’ultima occhiata a
Winry.
-
Vado a preparare
da mangiare, dato che qui non ci pensa nessuno. Ci vediamo dopo, Win.
La ragazza annuì
sorridendo ancora di più. Rimasta sola, si lasciò cadere sul letto chiudendo
gli occhi. Non ci poteva credere, l’aveva baciata. Ed l’aveva baciata!
Il suo cuore ancora
batteva affannosamente, quasi volesse uscirle dal petto.
Si alzò dal letto e
saltellò giù per le scale, prima che il suo “amico” potesse combinare qualche
disastro in cucina.
Completato anche questo capitolo!!! E così, finalmente qualcosa
è successo! Siete contenti? Io sì! xD magari fosse successo qualcosa anche nel
manga/anime...
Comunque sia, dopo il bacio, non avevo la più pallida
idea di come far comportare Ed e Winry. Li ho immaginati imbarazzati, un po’
frastornati... ma poi ho pensato che Edward è molto coraggioso in battaglia, ma
quando si tratta di amore e sentimenti tende a scappare, a nascondersi o a
cambiare discorso (ricordate quando in un episodio Winry gli sta sistemando un’automail
che regge il freddo e lui pensa alle parole del tenente? Che poi si ricorda di Riza gli aveva detto che lui era innamorato di Winry, così
per “scappare” da quella situazione si è messo a recitare la tavola periodica
degli elementi? Ecco ho pensato un po’ a quello). Probabilmente sembrerà un po’
strano, ma, a mio parere almeno, penso che sia “da Edward” questo
comportamento. O forse mi sbaglio. Sta a voi deciderlo.
Con questo vi lascio, scusatemi tantissimo ma davvero
ora non ho il tempo di rispondere alle recensioni. Vi ringrazio comunque
tantissimo.
Al prossimo capitolo, baci.
Ele_divina