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Autore: Aihnwen    30/10/2005    1 recensioni
Non te ne sei mai accorto, immagino. Noi stavamo basando noi stessi sul riassunto d’una menzogna, nessuno considerava l’altro come realmente era. Semplice porcellana a risplender sotto la luce dei riflettori, senza veder mai oltre. Senza mai accorgerci che più stavamo assieme più ci allontanavamo dall’utopica visione di noi due.
Genere: Generale, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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» Prologo

Fisso un foglio vuoto. Fisso un foglio come fissavo i tuoi occhi.
Così freddi, così eternamente perfetti.

Screziati con spilli d’argento, nel profondo del mare. Increspati dalle onde più chiare, a intervalli troppo irregolari, frenetici. Sotto il sole cambiano, diventando terribilmente simili a quei diamanti che riflettono le infinite variabili della luce. Brillavano di luce propria. Tu, che brillavi di luce propria, e io, che mi cibavo del riflesso che giungeva a me.

Le nostre conversazioni, spesso inutili e sciocche, a riempir le ore che passavo a guardarti, avidamente. Tu, il ragazzo più amato da tutti, bello e forte, che passava il tempo con una come me, quella piccola ragazza dall’aria da teppista, con la sciarpa di pile attorno al collo e la coda alta, che cantava in gruppo che mai avrebbe mai sfondato. Io, intellettualmente matura, e tu, con i tuoi giochi della playstation e quelle stupidaggini là. Non hai mai saputo nulla di chi ero realmente, vero? Per te ero solo la bambolina alla quale nessuno si avvicina, che tutti guardano con ammirazione, per paura, ero semplicemente io, e come tale, non dovevi vedermi per davvero.

Eri lo stesso anche per me, non lo nascondo. Tu eri esattamente così. Tu eri quello che mi baciava con dolcezza, quello che mi accarezzava, quello che io usavo solamente per avere la sensazione di qualcuno mi amava per davvero. Stavo con te solo per sentire quel calore umano che mi era sempre stato negato.

Non te ne sei mai accorto, immagino. Noi stavamo basando noi stessi sul riassunto d’una menzogna, nessuno considerava l’altro come realmente era. Semplice porcellana a risplender sotto la luce dei riflettori, senza veder mai oltre. Senza mai accorgerci che più stavamo assieme più ci allontanavamo dall’utopica visione di noi due.

Guarda, il mio foglio sta incominciando a colorarsi con tutte quelle lettere scure, le vedi? Così cominciavamo tutti e due a riempirci di quelle verità così inutili. A guardar assieme un mondo che cadeva in rovina, e dirci che noi non saremmo stati così. Che non ci saremmo ridotti a fare gli impiegati, a vivere seguendo la solita routine, come degli automi. Avevamo deciso, io avrei cantato, e tu avresti fatto il calciatore. Come i bambini più piccoli, sembra il sogno di un ragazzino. Eppure per te era quasi tangibile.

Tu, che con quel pallone hai corso per un campo anni della tua vita, tu che hai continuato a farlo anche dopo, che inseguivi il tuo sogno, mentre io cantavo davanti ad un ristretto pubblico in un locale alla moda. Mentre tu venivi contattato da quella squadra, per farti diventare un altro, io ti vedevo andare via e lasciarmi da sola. Mi vedevo voltarti le spalle, quando ti stavo accanto, mentre le tue mani esploravano il mio volto e la tua lingua la mia bocca. Ti voltavo le spalle per cantare ad un live-house, ti voltavo le spalle perché non sapevo quello che stavi facendo.

Ma, forse, dovrò raccontare la storia dal principio, piuttosto che fare inutili considerazioni di noi due, e di come ci siamo ritrovati a questo punto.
Forse, dovrei raccontare che cosa ci ha allontanati, quando eravamo sempre più vicini, i nostri corpi sempre più prossimi.

Presto continuerò, e presto anche gli altri sapranno.

  
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