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Autore: nightswimming    25/09/2010    6 recensioni
Brian Molko. Matthew Bellamy.
E, beh... Una papera.
Genere: Commedia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Brian.M/Matthew.B
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Aaah, ecco dove lo tenevi! – esordì entusiasta Matthew, allungando le sue mani da ragno in direzione del papero che sembrava star avendo una crisi di nervi e che cercava di nuotare il più possibile lontano da lui, sollevando onde e spruzzi d’acqua come una piccola elica. – Mi era sembrato strano non vederlo appena entrato in casa, ma è anche vero che ero molto distratto in quel momento… -
Brian sembrò non ascoltarlo nemmeno. Era rimasto immobile e basito sullo stipite della porta, gli occhi vuoti e il labbro inferiore leggermente pendente verso il basso, sentendosi un po’ come l’agnello che realizzi all’ultimo momento di non essere stato invitato al pranzo pasquale per la sua piacevole conversazione.
- Tu… - balbettò, sbattendo a fatica le palpebre. Matthew si era seduto sul bordo della vasca e tentava invano di acchiappare il povero Ziggy – il quale, ormai divenuto isterico per il terrore, schizzava da una parte all’altra come la starnazzante pallina di un flipper, dando l’impressione di essere disposto a morire annegato nei suoi stessi spruzzi piuttosto che farsi prendere. Brian sentì quello che disgraziatamente era il suo fidanzato – Cristo, il suo compagno di vita! - borbottare qualcosa di estremamente volgare ed ebbe la strana sensazione che la sua voce gli arrivasse fioca e lontana da un altro pianeta, da un altro universo – dalla spaventosa Matthew-landia, la terra del Non Ritorno.
- E sta’ ferma, stramaledetta anatra… Ha-ha! – esclamò ad un tratto il front-man dei Muse, trionfante e con la camicia e i pantaloni completamente zuppi d’acqua. Il piccolo, coraggioso e indomito pennuto era infine capitolato a causa della stanchezza e, stremato, pendeva per una zampa dalle lunghe dita della mano destra di Matthew, gli occhi sbarrati e le ali che si muovevano deboli e supplicanti in direzione di Brian. Questi stette inorridito a guardarlo mentre veniva sventolato nell’aria come un panno sporco da quel mostro del suo fidanzato.
- Matthew!! – ruggì, avvicinandosi in una sola falcata e strappandogli di mano quello che ormai era diventato un palloncino di sparute piume gialle. Ziggy, ancora intontito dalla shakerata, provò debolmente a mettersi in piedi e dire la sua ma stramazzò sul palmo della mano di Brian prima di poter emettere anche un solo singolo ultrasuono. Brian lo guardò orripilato.
- Matthew, per Dio, non è una papera di gomma! E’ un cazzo di animale vero, che prova dolore! – sbraitò, lanciando uno sguardo preoccupato agli occhi di Ziggy che sembravano due rondelle e allontanandolo istintivamente dal campo visivo di Matt, nascondendolo fra le sue mani giunte. Il front-man dei Muse sembrò rimanere colpito dalle sue parole come da una palla di piombo e si mise a guardarlo come se Brian non fosse un essere umano, ma piuttosto un alieno – e cioè con estremo interesse.
- Volevo solo asciugarlo, Brian… - cominciò, quasi circospetto. Brian gli lanciò uno sguardo schifato.
- Sei da denuncia al WWF. Non oso immaginare quali sofferenze tu gli abbia inferto per spaventarlo in quel modo, in quali bieche maniere tu abbia tentato di mettergli il fiocco al collo e chiuderlo nella… - la sua voce sembrò svanire gradualmente, come in un fotogramma cinematografico in dissolvenza, mano a mano che il suo cervello ingranò e cominciò a fare i collegamenti opportuni. Quando ricominciò a parlare, i suoi occhi erano grandi almeno il doppio. - …Tu… Tu l’hai portato qui!! Che cazzo ti è venuto in mente di scaricarmi un pulcino di papero tra capo e collo?! – ricominciò ad urlare, raggiungendo un acuto tale da far sembrare un dilettante persino lo stesso Matthew – quel Matthew che a vederlo gonfiarsi di rabbia tremò debolmente e deglutì con estrema difficoltà, cominciando a tormentarsi le mani.
- Era un regalo… Per… - cominciò, facendosi piccolo piccolo, ma Brian era ormai fuori controllo.
- ERA UN REGALO IL CAZZO! Una cravatta è un regalo! Una scatola di cioccolatini è un regalo! Una Gibson Les Paul è un regalo! Un papero non è un regalo!! – e sulla o di regalo partì una nota spaccatimpani che richiamò inquietantemente il fischio di una caffettiera. Matthew fece per tapparsi le orecchie ma fortunatamente riuscì a fermarsi in tempo.
- Brian, ti prego, stai facendo crepare i vetri… Era un gesto affettuoso, il mio! Dai, non è carino…? – disse, ansioso, aggirando Brian e uscendo circospetto dal bagno - e guardandosi bene dal dare alle spalle a quello che ormai, più che essere un fidanzato un tantino nervoso, sembrava una gorgone in miniatura e con le unghie smaltate di nero. Brian sbiancò per il nervoso ed esplose definitivamente.
- Se è carino…? Se è carino…?! – cominciò, e come ogni volta che era davvero incazzato ripeté il concetto due volte. - Non osare tirare in ballo Ziggy! Non è di lui che stiamo parlando, ma di te e di quanto tu sia irrimediabilmente coglione! – lo incalzò con l’ennesimo urlo di guerra, tampinandolo per la casa e infrangendo l’ingenua speranza di Matthew di mettere qualcosa di solido fra loro due – la tv, il tavolo, un muro intero.
- Ma è proprio perché mi sembrava carino che te l’ho preso! In fattoria avevano appena concluso una covata, mi avevano invitato ad andare a vedere e c’era questo piccolo papero che sembrava sussurrarmi “prendimi, Matthew Bellamy, perché stai per partire per una settimana e lasciare l’uomo più bello e adorabile del mondo tristemente, desolatamente, irrimediabilmente solo… -
- …Sì, “prendimi e strappami alla mia vera madre per infiocchettarmi e costringermi in una casa delle bambole da regalare ad una persona che avrebbe anche una vita da vivere, grazie mille!” NON-DARE-ASCOLTO-ALLE VOCI-NEL-TUO-CERVELLO, Matthew! Te l’ho detto milioni di volte! Piuttosto componi una suite folk-punk di sedici minuti e con un assolo di triangolo di sei – ma impiega il tuo intelletto solo ed esclusivamente in quello! – strillò Brian, costringendolo fra il tavolo della cucina e la lavastoviglie.
- Ma, amore… - tentò di ribattere fiaccamente Matthew.
- Ma niente! Ora lo riportiamo da dove è venuto, non può stare qui un minuto di più! –
- …L’ho pure chiamato come il tuo disco preferito di David… - fece l’altro, lamentoso. Brian si irrigidì di un tratto.
- David? E chi è David?! Il tuo compagno di merende…? – chiese, perfidamente insinuante. Matthew impallidì e pensò all’istante che non c’era niente di peggio che potesse dire.
- No… E’… Lo conosco grazie a te… -
- Appunto. E visto che fino a prova contraria non ci sei mai stato a letto e io invece , per te rimane sempre Bowie! –
- Dio, ma hai trasformato questa casa in un regime totalitario mentre io non c’ero? –
Matthew scansò il suo abat-jour preferito un secondo prima che si schiantasse sul muro a due centimetri dalla sua testa.
 
*
 
- Bri… –
- Ti avevo detto di non provare neanche a parlarmi prima che fossimo arrivati alla fattoria. –
- Sì, ma io… -
- Tu cosa, Matthew?... –
- …Io mi annoio. –
- Trova un modo carino di passare il tempo, allora. Che so, strozzati con la tua saliva. Oppure recita l’alfabeto al contrario nella tua testa. Fai quel che cazzo che vuoi, insomma, basta che te ne stai zitto.
- Ma sono ore che guidiamo in silenzio! Sono sicuro che anche tu sei al limite! –
- Tu sei sicuro di un sacco di cazzate, Matthew, purtroppo. A partire dall’esistenza dei cavalieri cydoniani, passando dall’esattezza scientifica di più o meno miliardi di teorie del complotto discordanti fra loro, per finire con l’imminenza dell’apocalisse. –
- Cosa hai bevuto a colazione oggi, Bri, mh? Acido muriatico e simpatia? –
- Non provarci nemmeno lontanamente a provocarmi, Matt. Sai benissimo che la colpa di tutto questo è tua! –
- Proprio perché lo so sto cercando di alleggerire il tutto! E’ il primo passo verso la pacificazione! –
- Quale pacificazione…? –
- Brian, mi rifiuto di accettare che un papero metta fine alla nostra storia. Sarebbe una cosa immorale. –
- Per te, forse. –
- … -
- …Cristo, Matt, va bene, metti su un po’ di musica. –
- Non ti va di sentire una barzelletta, invece? –
- No. –
- E’ adattissima al momento. –
- NO. –
- Daiiiiiii… -
- Piantala di emettere ultrasuoni, Matthew, risparmiami almeno quando non canti. –
- E’ bellissima, me l’ha raccontata Dom! Fa davvero ridere! –
- Ah beh, se te l’ha raccontata Dom ci metto la mano sul fuoco. –
- Non ti permetto di insultare il mio batterista! –
- Il tuo batterista si insulta già da solo mettendosi i pantaloni che mette. –
- Sono splendidi, i pantaloni di Dom! Non capisci niente! –
- …Mio Dio, perché l’ho detto… -
- Eh  no, adesso è troppo comodo rimangiarsi tutto! La punizione per questo imperdonabile affronto è che tu ascolti la mia barzelletta! –
- Siamo passati ai ricatti morali, eh? E va bene. Avanti, sono tutto orecchie. –
- Bene. Dunque, c’è un uomo normale, il classico ritratto della persona qualunque… Chiamiamolo Brian. –
- Non lo possiamo chiamare Matthew…? –
- No, abbiamo detto che sei in punizione. Dunque, Brian è un povero impiegato che conduce un’esistenza scialba e piatta, quando tutto a un tratto decide di mettere da parte i risparmi di una vita per permettersi una visitina al quartiere a luci rosse di Amsterdam. Arrivato lì entra nel primo bordello disponibile, ma è imbarazzato, è una cosa che non ha mai fatto prima, non sa bene cosa dire, e quindi chiede consiglio al tenutario del posto. “Perfetto, signore” gli risponde l’uomo “oggi è il suo giorno fortunato, è appena arrivata la nuova attrazione del posto. All’estero è già quotatissima, è il classico nuovo trend di stagione. Vuole provarlo?” Brian è un po’ titubante, “Ma io veramente sarei per le cose tradizionali…” Ma il tipo insiste, e Brian cede. Lo fanno entrare in questa stanza tutta rossa, con le pareti rosse e un enorme divano in pelle rossa su cui è languidamente disteso… un papero. Brian è paralizzato dallo stupore, ma il papero è proprio un bel papero, quindi alla fine si lascia andare e fa quello che deve fare… -
- Dio, Matthew, è ributtante! Dominic è ributtante! –
- Sssh, zitto e guida. Brian se ne torna a casa sua e ricomincia a lavorare, ma quel papero gli ha lasciato un segno indelebile nel cuore, non fa altro che pensare a lui, lo sogna spesso, non riesce proprio a dimenticarselo. Così ricomincia a risparmiare per un altro anno e si reca ancora ad Amsterdam, torna nello stesso bordello e si precipita pazzo di nostalgia dal proprietario: “Me lo faccia rivedere, non ci riesco, io lo amo, io devo avere quel papero! –
- …Matthew, ti avverto che mi sto seriamente indisponendo… -
- “Signore, quest’anno c’è un’altra novità, non vuole provarla?” gli propone invece il tenutario. Brian si oppone e lo supplica ancora un po’, ma poi viene convinto e si lascia trasportare in un’altra stanza, dove una decina di persone è già seduta su una fila di comode poltroncine disposte davanti a una lastra di vetro trasparente che dà sulla solita camera con le pareti rosse. Cominciano a comparire varie donne nude, accompagnate da ogni tipo di animali – cani, gatti, anaconde, aquile, gnu – e comincia un’ enorme orgia di gruppo. Brian si siede insieme alle altre persone e si mette a guardare, affascinato. “Mica male questa nuova offerta” sussurra a un certo punto al suo vicino. Questo ridacchia e gli risponde: “Ah, ma doveva esserci l’anno scorso… C’era uno con un papero che era la fine del mondo!... –
-…-
- Io la trovo divertentissima! –
- … -
- …Beh, che ne di- -
- Scendi immediatamente da questa macchina!! –
- Ma Bri, stiamo andando a centoventi! Mi uccido se lo faccio! –
- Scendi subito o giuro che ti butto giù io!! –
- Ma amor- -
- FUORI! –
- Non capisco perché ti arrabbi così!... –
- Ah no?! Tu non sai cosa sia il senso della misura, Matthew! –
- Ma faceva ridere! –
- Matthew sparisci dalla mia vista oppure faccio diventare i Muse un duo come Simon and Garfunkel. –
 
*
 
Quando finalmente arrivarono alla fattoria Brian stava ancora fumando dalla rabbia. Non bastava il cervello malato di Matthew, non bastava il suo senso dell’umorismo grezzo, squallido e fuori luogo – no, si doveva anche scoprire che Ziggy aveva lo stomaco delicato e che l’accoppiata crocchette di patate mattutine più pomeridiane curve del Derbyshire non si era rivelata esattamente vincente (“I miei sedili di pelle. I miei sedili di pelle” aveva letteralmente singhiozzato, mentre Matt a bordo strada controllava che Ziggy non morisse soffocato dal proprio vomito come Jimi Hendrix).
Ziggy ora giaceva nelle sue mani ancora leggermente verdognolo, completamente stroncato dalla sua breve quanto turbolenta esperienza sensibile del mondo. Brian filò dritto fuori dalla macchina in direzione dello stagno che Matthew gli aveva mogiamente indicato e pregò Dio che il fattore e sua moglie non avessero deciso di arrostire per cena la famiglia del piccolo pennuto – perché un lutto di massa e il trauma dell’incontro con Matt sarebbe stato troppo per chiunque, e non voleva appurare il fatto se o no i paperi fossero in grado di concepire il suicidio.
Sospirò. Appena tornato a Londra, avrebbe chiamato il suo analista e gli avrebbe regalato, oltre alla canonica montagna di soldi, anche la mezz’ora di terapia junghiana più divertente della sua vita.
Con suo grandissimo sollievo vide una piccola famigliola di pennuti godersi il sole poco lontano da un fitto cespugli di giunchi. Pizzicò delicatamente Ziggy sul capino per svegliarlo e questi lo guardò con un’espressione talmente piena di umana inquietudine da farlo commuovere.
- Come posso dire… - cominciò, poggiando lentamente il papero a terra vicino alla sponda dello stagno. – Cristo, sei un’anatra, non è come con i bambini veri, e a anche se fosse io non… -
Si bloccò. Dietro di sé, Matthew gli teneva lo sguardo fisso addosso e Ziggy gli beccava interrogativamente un dito, confuso da quello scenario anomalo. Poco lontano, quella che doveva essere mamma papero lanciò un deciso verso di richiamo e la sua numerosa prole sparsa ovunque fece cerchio attorno a lei con inaspettata prontezza. Ziggy voltò il becco a quel suono e rimase immobile, in ascolto.
- Ecco, vedi, sta chiamando anche te… Sarò stata preoccupatissima per tutta la settimana. Magari, sai, pensava che da grande saresti stato un ottimo capo-stormo, che le avresti portato un po’ di insetti la domenica per pranzo e che le avresti dato dei nipoti – ma vedi, non è colpa sua se un povero imbecille ha pensato che saresti stato la miglior cura contro la mia solitudine. –
- Ti ho sentito. – borbottò Matthew, offeso. Brian sorrise. Ziggy aveva pucciato una zampa in acqua e si era subito ritratto, insospettito e diffidente.
- Perciò… Immagino che tu debba andare. Probabilmente non ti sarà permesso uscire per i prossimi due sabati sera, ma vedrai che le cose si sistemeranno in fretta. –
Mamma papero lanciò un altro verso e guidò il suo codazzo starnazzante fuori dall’acqua, verso di loro. Ziggy guardò alternativamente i suoi simili, poi Brian, poi di nuovo i suoi simili, poi Brian.
- Avanti, vai. – disse il frontman dei Placebo, alzandosi dalla sua posizione accucciata. – Migra in qualche posto col sole, trovati una papera per bene e tieni lontani i tuoi futuri pulcini dagli sconosciuti. –
Forse era talmente provato dai quei giorni infernali da credere davvero di aver visto il piccolo papero annuire – ma sinceramente, non voleva indagare oltre. Si limitò ad annuire a propria volta, mentre Matthew gli si faceva accanto ed osservava insieme a lui il titubante primo approccio di Ziggy alla sua ritrovata famiglia.
- Crescono così in fretta. – lo sentì dire, con un sospiro.
- Oh, sta’ zitto, Matthew. – ribatté esasperato Brian, roteando gli occhi.
 
 
 
 
 
 
 
 
Doverose e noiose note di fine storia: in una vecchia intervista avevo letto che Matthew aveva deciso di comprarsi una fattoria – non so sia vero o se lo si fosse inventato, ma piatto ricco mi ci ficco :D
Nella realtà Brian non guida, ma si sposta in metro o in macchina con altri: il motivo per cui l’ho messo al volante è che se non avesse avuto le mani occupate, avrebbe tentato di ammazzare Matthew, l’auto avrebbe sbandato e non avremmo perso due frontmen in un colpo solo ç_ç non ne fanno più così, dobbiamo prendercene cura ç_ç
Quell’oscena barzelletta, sia ringraziato Dio, non mi appartiene, ma è il cavallo di battaglia di un caro amico che la racconta ad ogni sconosciuto che incontra con effetti a dir poco esilaranti (del tipo: “Ciao, piacere, Francesco, la sai quella del papero? No? Allora, prendiamo un uomo qualunque ecc. ecc.). Lo so, mi accompagno a brutta gente.
Ora, vorrei dire davvero due cose su questa storia, perché ho paura che vi siate fatti un’opinione sbagliata di me XD Non sono il tipo di persona che quando non ha niente da fare si mette a fissare il vuoto e a pensare “ma sì, dai, proviamo a chiudere Brian Molko in casa con un papero e vediamo cosa succede”. No. Cioè, no XD Credetemi XDDD
Il fatto è che Ziggy esiste davvero - o perlomeno è esistito, visto che la sua controparte reale è vissuta ormai ventotto anni orsono. Tutto è venuto fuori qualche settimana fa, mentre stavo impacchettando un regalo assurdo comprato per il compleanno di un’amica assurda: lo stavo giusto commentando con mia madre quando ad un certo punto lei mi fa: “Lascia stare, che quel delinquente del migliore amico di tuo padre ci ha fatto il regalo di nozze più demenziale del mondo”.
Sì, esatto, il regalo di nozze era una papera, ed era in tutto e per tutto la copia di Ziggy ad eccezione del fatto che era femmina e che si chiamava Guendalina, in onore degli Aristogatti XD
Tutto quello che ho raccontato qui è vero: il suo completino, gli sforzi per salire le scale, l’appetito insaziabile, gli urli disumani, la paura della solitudine, il fatto che seguisse mia madre ovunque e che dormisse sotto l’ascella di mia padre (XD), la liberazione ai giardini quando poi è cresciuta abbastanza.
Poi, da qui a chiedermi come mai io abbia affibbiato tale piaga d’Egitto a Brian Molko – e soprattutto gliel’abbia fatta regalare da Matthew Bellamy – ce ne corre. Non lo so proprio XD Si vede che non avevo ancora ricominciato la scuola e che la mia mente era leggera e disimpegnata come un uccellino XD
E’ una storia che non ha un vero e proprio senso (già il fatto che abbia occupato ben quattro capitoli è quasi ridicolo), ma che è stata scritta unicamente per strappare qualche sorriso: i personaggi sono appiattiti e ridotti quasi a macchiette, dato che ho pensato di evidenziare quegli aspetti peculiari che si desumono dalle loro esibizioni e interviste (qualche atteggiamento femmineo di Brian, l’”eccentricità” di Matthew, ecc. ecc.) che mi sembravano più adatti a un contesto comico e grottesco. E’ ovvio che non ho mai inteso dare un ritratto verosimile delle loro personalità XD Ma diciamo che mi sono tolta uno sfizio, e sono contenta che il mio primo esperimento umoristico sia risultato quasi credibile. Continuerò su questa linea XD No, per carità. Sto scherzando XD
Grazie a tutti coloro che hanno commentato, seguito, preferito, ricordato e compagnia cantante. E’ stato uno scambio di opinioni molto divertente e piacevole, sebbene del tutto fuori dal mondo^^
   
 
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