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Autore: Elos    25/09/2010    5 recensioni
- Congratulazioni, Shikamaru. - [...]
- Per cosa? -
- Per il matrimonio. -
Alla parola matrimonio Choji, seduto accanto a lui, quasi si strozza con una patatina. Shikamaru allunga una mano e gli batte due colpi sulla schiena per aiutarlo a liberarsi la trachea dall'intoppo, senza scomporsi. E' ancora presto per farsi prendere dal panico: a parlare, dopotutto, è Sai, e nella mente di Sai nulla è impossibile nell'ambito delle relazioni umane.
- Il matrimonio di chi? -
Forse è venuto a congratularsi molto tardivamente per il matrimonio dei suoi genitori. Forse è convinto che Shikamaru abbia una sorella, e che la suddetta sorella stia per sposarsi. Forse ha sbagliato persona. Forse...
- Il tuo. -
Forse no.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Choji Akimichi, Naruto Uzumaki, Sai, Shikamaru Nara, Temari
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
- Questa storia fa parte della serie 'Tre in uno'
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Questa storia è nata per il concorso Lo sapevi che... indetto su La Tana di suni. Non partecipa al concorso, ad ogni modo, perché l'ho indetto io. xD
Potete trovare qui il bando e qui la storia di slice, che io, personalmente, vi consiglio di leggere.







Libellula




- Congratulazioni, Shikamaru. -
A Konoha tutti si sono ormai abituati ad assecondare gli assolutamente imprevedibili ragionamenti di Sai. Qualcuno ancora fatica a destreggiarcisi - nessuno riuscirà mai a spiegare a Ino che la maggior parte delle volte Sai semplicemente non è del tutto consapevole di quel che dice, e quindi quelli che a lei suonano come espliciti complimenti, be', nelle intenzioni originali potrebbero essere qualunque, e proprio qualunque, cosa, e probabilmente l'ultima uscita di Sai a proposito di certe persistenti macchie scure e rugginose sui pavimenti di casa Uchiha non ha contribuito a migliorare i rapporti con Sasuke, ecco. In quell'occasione Sakura si è rivelata fondamentale nello scongiurare un omicidio: scaraventando Sai in fondo alla strada con un pugno ha infatti impedito alla palla di fuoco di Sasuke di friggerlo sul posto.
Tutti gli altri ci hanno fatto il callo. Insulti, insinuazioni e frecciatine passano pressapoco inascoltati quando escono dalla bocca di Sai: lui non è che lo faccia con cattiveria, è che ci sono argomenti sui quali è di un candore e di un'imbecillità semplicemente sconcertanti. Sakura, comunque, gli sta dando tre volte a settimana brevi lezioni sulla civile convivenza; forse, riflette Shikamaru, questo congratulazioni viene da una qualche contorta interpretazione di qualcosa detto in una di quelle occasioni.
Si mette a sedere, abbandonando con una punta di rammarico il comodo letto d'erba con il quale aveva sperato di fondere la propria colonna vertebrale, e fissa Sai con vaghissimo interesse:
- Per cosa? -
- Per il matrimonio. -
Alla parola matrimonio Choji, seduto accanto a lui, quasi si strozza con una patatina. Shikamaru allunga una mano e gli batte due colpi sulla schiena per aiutarlo a liberarsi la trachea dall'intoppo, senza scomporsi. E' ancora presto per farsi prendere dal panico: a parlare, dopotutto, è Sai, e nella mente di Sai nulla è impossibile nell'ambito delle relazioni umane.
- Il matrimonio di chi? -
Forse è venuto a congratularsi molto tardivamente per il matrimonio dei suoi genitori. Forse è convinto che Shikamaru abbia una sorella, e che la suddetta sorella stia per sposarsi. Forse ha sbagliato persona. Forse...
- Il tuo. -
Forse no.
Sai lo guarda serenamente e, di fronte al silenzio di Shikamaru, sembra spinto a spiegarsi:
- Sakura ha detto che in questi casi è d'uso porgere le proprie congratulazioni agli sposi, Shikamaru. Congratulazioni, perciò. -
- Mi sposo? -
- Certo. -
Malgrado lo sforzo di Shikamaru per ricordare che questo è Sai, Sai, e quindi va ancora tutto bene, un brivido freddo gli scivola su e giù per la schiena. Ahi, ahi. I brividi freddi non sono mai un buon segno. Da' sempre retta alla tua schiena, Shikamaru, gli sta dicendo una vocina insistente nel suo cervello, la tua schiena saprà sempre quando c'è un guaio in arrivo.
- Ah? - Si informa, cercando di mantenere un tono di blanda curiosità: - E con chi? -
- Con Temari, ovviamente. -
Ah. Ecco, forse adesso è un momento buono per farsi prendere dal panico.

Temari si è stabilita a Konoha in quello che lei definisce un soggiorno temporaneo. Soggiorno temporaneo è dopotutto una definizione sufficientemente libera, aperta a molteplici interpretazioni: temporaneo può indicare una settimana, un mese, due mesi, sei mesi, oppure - come in effetti è - tre anni.
Il soggiorno temporaneo di Temari è iniziato ufficialmente per permetterle di seguire i preparativi dell'ennesima selezione dei chunin, è proseguito con l'interessarsi dell'Hokage di freschissima nomina alla creazione di una specie d'ambasceria fissa di Suna a Konoha, e va avanti, adesso, per inerzia. Temari non sembra particolarmente desiderosa di tornare a Suna, Gaara non pare particolarmente ansioso di vedercela tornare, nessuno ha particolarmente interesse a mandarla via. Naruto è contento che Temari sia a Konoha. Naruto tende ad essere contento di molte cose, ultimamente: Shikamaru ha come l'impressione che questo dipenda almeno in parte dal fatto che Sasuke Uchiha e Sakura Haruno passano più tempo in casa sua che in casa loro, ma tende a conservare per sé simili riflessioni. Naruto gli piace. E' un buon amico - e un buon Hokage; e per questo, nel momento in cui Naruto gli si para davanti nel bel mezzo di una strada di Konoha e gli batte due colpi sulla schiena, esclamando con entusiasmo:
- Ho saputo che ti sposi! Congratulazioni, Shikamaru! -
Shikamaru riesce a contrastare il naturale istinto alla fuga che gli sta suggerendo di inchiodare l'ombra di Naruto sul posto, seduta stante, e scappare nella direzione opposta il più velocemente possibile.
Shikamaru si dice che ce la può fare. Può affrontare tutto questo. Il fatto che la voce si sia sparsa e sia arrivata a Naruto non necessariamente significa che sia arrivata anche a Temari.
- Naruto, io non mi sposo. -
Il petto di Naruto sembra sgonfiarsi istantaneamente. Il ragazzo sbatte le palpebre, gli occhi azzurrissimi fatti ancora più azzurri dall'arancio delle vesti che al momento della nomina si è rifiutato categoricamente di smettere di indossare, e alza una mano per grattarsi i capelli con espressione d'assoluta perplessità:
- Ah, no? -
- No. Chi ti ha detto che mi sarei sposato? -
Naruto sembra ancora piuttosto sconcertato:
- E' stata... uh, be', è stata Ino. Ne sembrava molto sicura, ecco. -
Ahi, ahi. Brivido freddo. Allarme.
Forse Sai l'ha detto ad Ino. E Ino l'ha detto - be', Ino deve averlo detto a tutti. T-u-t-t-i. Se a saperlo è Ino, lo saprà mezza Konoha. Se a saperlo è Naruto, lo saprà anche Sakura. Se a saperlo è Sakura, anche la mezza Konoha rimasta dopo il passaggio di Ino ne verrà a conoscenza.
Naruto torna a grattarsi la testa:
- Non ti sposi? -
- No. -
No, lui non si sposa. No, lui e Temari non si sposano e - be', no, Temari presumibilmente non sarebbe felice di sentirselo proporre. Non che lui abbia intenzione di chiederglielo, ovviamente.
Temari è a Konoha in soggiorno temporaneo. Temporaneo vuol dire che non ci resterà per sempre. Temporaneo vuol anche dire che hanno tempo, un po', per uscire e frequentarsi e fare - uh - tutte quelle cose che si prevede che due persone facciano se hanno vent'anni, sono in piena salute e si piacciono. Finché c'è tempo è tutto perfetto, finché c'è tempo Temari è intelligente e interessante e gioca divinamente a shogi, e gli occhi di Temari sono più verdi delle foglie scure del faggio, più mobili dell'acqua crespa dei torrenti, ma Shikamaru non dimentica mai che temporaneo vuol dire che di quel tempo ce n'è solo finché non finisce.
No, no, no. E' necessario congelare questa notizia del matrimonio alla fonte, adesso, subito, prima che giunga alle orecchie sbagliate.

Ino non è in casa e non è nemmeno dietro al bancone del negozio di fiori. La signora Yamanaka dice che si è alzata presto ed è uscita, ma non per andare in missione. Il signor Yamanaka non l'ha neanche vista uscire.
Sai non sa dove sia andata. Naruto non sa dove sia andata. Choji sembra scomparso. Quella che per Shikamaru era iniziata come una giornata deliziosamente oziosa adesso sta assumendo contorni da incubo.
Shikamaru ha appena cominciato a muovere verso casa di Sakura, per controllare se casomai riesce a trovare Ino almeno lì, quando una mano tremendamente pesante gli si abbatte sulla spalla, serrandogli l'omero con forza sufficiente a far scricchiolare tutte le giunture.
- Penso... - Dice qualcuno dietro di lui, e suona seccato. - ... che tu ed io abbiamo qualcosa di cui parlare. -
Shikamaru non ha nessunissimo bisogno di girarsi per sapere a chi appartiene quella mano: conosce benissimo quel modo di stritolargli le cartilagini, che adesso stanno gemendo pietosamente. Protesta esasperato, così, alzando gli occhi al cielo:
- Io non ho fatto niente! -
Temari sibila irritata alle sue spalle. Lo fa girare, pressoché di peso, prima di fronteggiarlo con espressione beffarda:
- Shikamaru, tu non fai mai niente, e quindi dov'è la novità? Io voglio solo sapere da dove è nata questa - questa - questa... -
Lei sembra a corto di parole, e lui le viene incontro:
- Storia? -
- Esattamente. Chi l'ha messa in giro? -
- Non ne ho idea, ma mi piacerebbe scoprirlo. Tu sei certa di non sapere come...? -
L'occhiata raggelante che Temari gli rivolge è più che sufficiente ad assicurargli che sì, lei è certa di non sapere come. Shikamaru scrolla le spalle quel tanto consentitogli dalla presa ancora ferrea sul suo omero, difendendosi:
- Be', lo dovevo chiedere. - E poi, adocchiandola con una certa sorpresa: - L'hai presa bene. Voglio dire... credevo saresti stata irritata. Più irritata di così. -
Quel che attraversa in un rapido bagliore gli occhi verdissimi di Temari è un qualcosa di indecifrabile. Shikamaru cerca di afferrarlo, ma quel qualcosa è come una falena, una libellula, passa per un attimo e poi gli sfugge tra le dita; e l'istante successivo è già andato.
- Perché dovrei esserlo? - Dice Temari, ed è beffarda esattamente come ci si aspetterebbe che fosse. - Dopotutto, è veramente una storia assurda. -
Qualcosa, qualcosa. C'è qualcosa che non è riuscito ad acchiappare, e adesso desidererebbe avere un retino capace di filtrare la testa di Temari, di strapparle via quel qualcosa, qualcosa, che è sicuro di aver visto.
Lei pare indifferente al tentativo di Shikamaru di sondarla con lo sguardo, perché scrolla le spalle e prosegue con il medesimo, imperturbabile, indecifrabile sorrisetto sarcastico:
- Be', se scopri chi è stato, fammelo sapere. Avrei piacere di spiegare al furbo di turno tutte le ragioni per le quali io non ho trovato affatto divertente la sua piccola e idiota idea. - Gli lascia la spalla, voltandosi e cacciando una mano nella fascia che le stringe i fianchi. - Ci vediamo, piagnucolone. Bye, bye. -
Uh, allarme. Di nuovo, brivido freddo, la sensazione d'aver perso un'altra libellula in fuga, e nel frattempo Temari si allontana e Shikamaru non riesce a farsi venire in mente una sola ragione sensata per dirle di aspettare, per trattenerla, per provare ad indagare solo un altro po' e vedere se riesce a schiacciarla contro una parete, la libellula, a stringerla in un angolo. Si è fatto sfuggire qualcosa di fondamentale, lo sa. Qualcosa che avrebbe proprio, proprio, proprio, dovuto trattenere.
Guarda la schiena di Temari e l'illuminazione gli arriva addosso improvvisa come uno scroscio di pioggia estiva, di quella che ti prende a tradimento perché un attimo prima c'è il sole e l'attimo dopo tuoni e fulmini, il diluvio, e sei bagnato da capo a piedi ancor prima di renderti conto che è iniziato il temporale.
Piagnucolone.
Erano quasi diciassette mesi che Temari non lo chiamava così.
Si ritrova con le mani piene degli eventi della giornata, sezionati e smembrati mentre lui li rimette insieme un po' alla volta, e tutto ad un tratto la visione d'insieme dell'accaduto è lucida, talmente lucida da risplendere di luce propria, e per un attimo lui si chiede come accidenti abbia fatto a non vederla sin dall'inizio.
L'attimo dopo sta già correndo, perché la schiena di Temari si è allontanata rapida lungo la strada e sta per sparire dietro ad un angolo.
- Temari! Temari! -
E poi, visto che lei non accenna a rallentare e non dà mostra d'averlo sentito:
- Temari! Aspetta! -
E Temari si ferma, finalmente, girandosi per adocchiarlo con un'espressione che per chiunque altro sarebbe assolutamente illeggibile: ma Shikamaru adesso ha compreso quel che c'era da comprendere, capito quel che c'era da capire, ha un retino in mano ed è pronto a metterlo all'angolo, questo pensiero - libellula, non appena tornerà allo scoperto.
Lui le si ferma davanti - e da quella distanza la piega dura delle labbra di Temari è minacciosa come poche altre cose, inquietante, gli ricorda la faccia di sua madre e Shikamaru si chiede se è pronto davvero ad affrontare tutto questo per una vita ancora. Avrebbe dovuto trovare qualcuna che non fosse così, qualcuna gentile e mite e un po' oziosa, qualcuna che non avesse come scopo primario della propria esistenza quello di mettere in agitazione anche la sua, ma se è andata così c'è una ragione, no? Perché Temari sa giocare a shogi e sa capire dove stare e dove non stare in una missione, chi schierare, conosce il prezzo delle cose - tutte le cose - e l'ha compreso anche prima che lui lo comprendesse. Taglia il vento e cammina sulle ombre. Temari ha aiutato un fratello folle a conservarsi per anni - ha aiutato il re nero.
- Potremmo andare avanti a parlarne per un po'... - Esclama Shikamaru, racimolando tutto il coraggio che gli serve. - ...ma non penso sarebbe utile. Nella migliore delle ipotesi potrebbe rivelarsi una perdita di tempo. E in ogni caso io stesso non riesco a credere a quel che sto facendo, perciò... -
Ma la verità è che ci crede, e gli era sembrata un'idea semplicemente folle solo poche ore prima, solo che adesso ha visto la libellula, ha visto Temari, e così si sporge per baciarla sulle labbra: e non deve neanche abbassarsi troppo per riuscirci, perché è alta, è forte, Temari, come il tronco della quercia, ma adesso reclina la testa e sembra un giunco di lago, perché non lo respinge, flessibile, si modella per assecondarlo, le mani curiose sui fianchi e la schiena inarcata per tenere lo stomaco cinque centimetri più vicino a quello di lui.
- Io non penso davvero che sia una storia assurda. - Dice Shikamaru una manciata di minuti più tardi.
E osserva gli occhi di Temari riempirsi di libellule.

- - -



Sera. Vento fresco, cielo limpido, qualche nuvola a spazzarsi via da sola ai confini della notte. La montagna degli Hokage taglia in due una fetta di luna aperta a sorridere sulle strade di Konoha, e Shikamaru è riuscito a sdraiarsi sull'impiantito di legno del porticato in maniera tale che la luce bianca non gli cada direttamente in faccia, ma venga deviata dallo spigolo di una grondaia.
Sente rumore di cespugli smossi dietro casa e poi il cigolare delle assi quando qualcuno si siede cautamente sul limitare estremo del porticato e lo saluta:
- Ciao. -
Shikamaru piega la testa all'indietro quel tanto che gli occorre per adocchiare Choji, prima di socchiudere nuovamente gli occhi e sistemarsi più comodamente sul pavimento, le mani intrecciate alla base della nuca:
- L'ho fatto. - Afferma.
Suono di carta strappata. Choji sgranocchia e non dice niente, e così Shikamaru prosegue:
- E' stata Ino a farmi capire. Ripensandoci, era ovvio. -
- Ah? -
- Se lei avesse saputo da qualcun altro che mi stavo per sposare e avesse pensato che era vero, be', sarebbe venuta dritta filata da me a litigare. Me ne avrebbe detti di tutti i colori per non averla informata subito, per non essere stata la prima a saperlo, per non averle parlato. Sarebbe andata così. -
- Ah. -
- E invece Ino cos'ha fatto? Ha sparso la voce: l'ha detto a Sakura, che l'ha detto a Naruto... e a tutti gli altri... e a Sai, che è venuto da me. Ma Ino non è venuta. -
Shikamaru reclina la testa per poter guardare ancora l'amico. Nella luce chiara Choji ha un viso quieto e un sorriso di una gentilezza disarmante.
- Da chi è partita l'idea? - Lo interroga.
Choji si gira per sorridergli, l'ennesima patatina sospesa a mezz'aria nel tragitto tra il sacchetto e la sua bocca:
- Da me. -
- Uh. Non sarebbe stato più semplice dirmelo e basta? -
- Non credo che avrebbe funzionato allo stesso modo. -
Gentile, gentilissimo. Gentilissimo Choji. Tutti pensano che sia lento, ma anche Choji è rapido, anche la mente di Choji ha le ali - e sono leggere ali di farfalla. Choji gli piace, più di Naruto, più di chiunque altro. Choji e Ino, che gli hanno fatto trovare uno sciame di libellule – verdi.
- Ci stavi mettendo troppo tempo. - Dice Choji, che sorride; e poi si sporge verso di lui e gli allunga il sacchetto che tiene in mano:
- Ne vuoi una? -





Note: Libellula è piazzata nello stesso felice futuro ipotetico - in cui Sasuke è tornato a Konoha e non gli è andata poi neanche così male - di Tre in uno. Ragion per cui, è finita di diritto all'interno della serie.
E comunque la presenza di Shikamaru giustifica la scrittura di qualunque storia. xD
  
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