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Autore: AliceWonderland    25/09/2010    4 recensioni
Londra, XIX secolo. Una giovane psicologa-detective alle prese con la doppia personalità del suo paziente...! (Prideshipping)
Genere: Avventura, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Atemu, Dark/Yami Yuugi, Nuovo personaggio, Seto Kaiba, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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I personaggi presenti in questa storia appartengono al loro rispettivo creatore: K.Takahashi! Questa fanfic è stata scritta senza alcuno scopo di lucro. Buona lettura!

Phase 14: Le rivelazioni del faraone

L'alba aveva da poco rischiarato la capitale, stendendo su di essa un velo di placido silenzio, che decretò la fine dei festeggiamenti del Capodanno. Sottili rigagnoli di luce ambrata, di tanto in tanto interrotti da sprazzi di nubi nel cielo, oltrepassarono le tende del salone della villa, dove Yugi, Joey e l'anziano Simon erano caduti in un sonno profondo, destando il più piccolo, che, guardandosi intorno, si sfregò gli occhi ancora assonnato.

-Uhm...Joey? Svegliatevi, è mattina...-sbadigliò, mentre quest'ultimo, seduto sul divano accanto a lui, si risvegliava improvvisamente.

-Uh! Eh? Sono tornati?-esclamò alzandosi e pestando involontariamente le code dei due alani, che guairono piuttosto contrariati.

-James, Radcliffe, uscite un po' in cortile, su!- sospirò Yugi, aprendo le porte dell'atrio, prima che le due creature sbranassero il vicino, arrampicatosi sul caminetto spento -Joey, non sono tornati...-sussurrò sconfortato, guardando il giardino imbiancato e stringendosi nelle spalle infreddolito.

-Abbi fiducia Yugi. Vedrai che li troveranno- lo rassicurò il ragazzo, scendendo dal focolare.

-Andrò a dire a Mana e ad Anzu di preparare la colazione..-;

-MEEEOW!-.

-Ma che succede, si può sapere?! Mana, Anzu!- chiamò infastidito nonno Simon, sopraggiungendo alle spalle dei due ragazzi; pochi istanti dopo, le due cameriere si presentarono col gatto fra le braccia.

-Ebbene?-;

-Non sappiamo, signore! All'improvviso il soriano ha cominciato ad impazzire!-balbettò Anzu, cercando di calmare l'animale.

-Siamo entrate in camera per dargli da mangiare ed ha tentato di fuggire!- frignò Mana, coperta di graffi sul volto -E' davvero una furia!-;

-Dio del cielo! Con tutti i problemi che abbiamo, voi pensate a dare da mangiare al gatto?-sbottò l'anziano piuttosto contrariato.

-Allora, pieni di problemi come siamo, dovremmo tenere a digiuno anche lei, signore!-replicò la biondina sotto gli sguardi basiti dei presenti.

-MANA!-la riprese la collega.

-Cosa? Ragazzaccia impertinente! Vuoi essere licenziata?!- sbraitò l'uomo.

-Io sono alle dipendenze del pregevole signorino Yami. Solo lui può licenziarmi!- replicò l'interessata -E poi Soriano è della signorina! Un ospite non va mai bistrattato!-;

-Che arroganza questa servitù! Ma a che tempi andiamo incontro, dico io?!-borbottò nonno Simon, scrollando le spalle infastidito; Yugi e Joey ridacchiarono divertiti.

-Vieni Soriano. Sei giù di morale perché ti manca la tua padroncina, non è così? Non temere, tornerà assieme agli altri molto presto! SO-SORIANO!-.

Il gatto si divincolò dalla stretta della domestica e scendendo le scale con pochi agili balzi, uscì dal cortile alla velocità della luce.

-Fermatelo! È sotto la nostra responsabilità! -urlò allarmata la ragazza.

-J-Joey, forse vuole dirci qualcosa..- osservò il piccolo, affacciandosi.

-Bé, se potesse rivelarci dove si trovano Yami e la sua padrona, sarebbe molto gradito- sospirò il vicino, ironico.

-Credo lo sappia! Seguiamolo, per favore, mi sentirei molto più tranquillo!-;

-Seguire il gatto?- brontolò il nonno -Come può sapere dove di trova la sua padrona? Non la vede da ieri sera!-.

Il giovane Yugi inarcò le sopracciglia, ed una vivace scintilla gli attraversò lo sguardo.

-Sarà, ma se dovessimo perdere il gatto, la GRAZIOSA ospite di mio fratello sarebbe alquanto contrariata, nonno- disse velato -Mana ha ragione: è sotto la nostra responsabilità, dopotutto. Dobbiamo seguirlo!-.

Le gote dell'uomo si arrossarono sotto gli sguardi dei due ragazzi.

-G-giusto! Ah-ah-ah! Sì, tu hai proprio ragione caro nipote! Per fortuna almeno un membro di questa famiglia è riuscito a mantenere un briciolo di lucidità! Ebbene, partirò immediatamente all'inseguimento della best...del caro animaletto! Roland, sella un cavallo, sbrigati!-;

-Posso permettermi di ricordarvi, signore, che voi non cavalcate da parecchio tempo?- balbettò flebilmente il maggiordomo.

-Ma insomma, che diavolo prende a questa servitù sfrontata, stamane?! Sella quel cavallo o ti degrado ad aiuto-stalliere, chiaro?!-;

-Veniamo con te, nonno- propose il nipote.

-No! Andrò solo io! Sono il più anziano, dunque, è su di me che gravano queste responsabilità! Voi due occupatevi di Mokuba. Fra poco si sveglierà e vorrà delle spiegazioni! Dico, che non vi venga in mente di riferirgli di questa storia! Usate un po' di cervello, per Giove! TORNERO' PRESTO!-.

Montò a cavallo piuttosto goffamente e partì, inseguendo le piccole orme del soriano rimaste impresse sulla neve fresca del ciottolato.

-Non è cambiato per niente! Si prende responsabilità solo quando si tratta di correr dietro alle sottane delle donne!- sospirò Yugi scuotendo il capo esasperato.


-Diabound! Hai scoperto dove si trovano le Divinità?-.

Il mostro uscì avvolto dalla nebbia scura dell'anello e scosse il capo: -Non ancora.-.

-Come sarebbe, incapace?! Hai visto anche tu da dove è sbucato quel drago! Dal puzzle millenario!- latrò il ladro digrignando i denti, furibondo.

-Ho viaggiato per tutto il labirinto, ma non c'è traccia né di Slyfer né di altre divinità. E' solo un labirinto vuoto. Vuoto!- mormorò a disagio la creatura.

-Vuoto?!- ripeté il ragazzo -Non hai cercato bene! Vuoi fare una brutta fine, Diabound?! Lo sai che non potremo mai liberare Zork senza le Divinità Egizie!-;

-Thief- sibilò il mostro, corrucciato, -Dicesti che sarebbe bastata l'energia negativa di quella gente per poterlo richiamare...-.

-Stupido idiota! Non ne avremo mai abbastanza! Non c'è niente al mondo paragonabile alla furia di quelle tre creature! Sono le uniche in grado di prendere il posto di Zork nel Regno delle Ombre!- si voltò fissando l'oscurità del loro nascondiglio ed i suoi occhi malva venero attraversati da un bagliore rossastro -Se penso al tempo perso in tutti questi anni, a cercare un potere che compensasse quello delle Divinità..e scoprire invece che quelle creature erano...MALEDIZIONE!-.

Si accasciò a terra stringendosi nelle spalle, ansante, mentre Diabound seguiva le sue mosse con lo sguardo purpureo.

-E' un fatto positivo.- mormorò atono -In tremila anni il loro potere sarà certamente tornato alla pari con quello di Necrophedius...-.

-Certo!- ringhiò il ladro -Ma il fatto che tu non riesca a individuarle dentro al labirinto mi lascia perplesso.-;

-Le troverò.- disse Diabound svanendo nell'oscurità -Pensa a riposare. Hai preso una bella batosta-.

L'egiziano sputò a terra e si coricò, raggomitolandosi sul terreno umido.

Quanto? Quanto ancora avrebbe dovuto attendere per la sua vendetta? Tremila anni non erano stati già abbastanza?

-Tutta colpa di questo corpo malato-.


-Urgh..-.

Sobbalzai improvvisamente al seguito di quel gemito e, voltandomi allarmata verso il faraone, lasciai cadere spazzola e forbici sul ripiano della toilette, avvicinandomi a lui.

-Non vi sentite bene?-;

-Un brivido.- sussurrò -Diabound è nel labirinto. Cerca le Divinità...-.

Sgranai gli occhi e, per un attimo, i più funesti presentimenti attraversarono la mia mente: -Yami! Lo troverà!-esclamai preoccupata.

Il giovane re scosse il capo, stringendo il pendente fra le mani: -No. Riposa in una delle stanze del puzzle. E' difficile che lo trovi: il labirinto è troppo esteso. Renderà la ricerca a Diabound più complessa del previsto-.

-Ne...ne sono sollevata.- balbettai alzandomi.

La stanza cadde in un silenzio tombale. Buon Dio! L'avevo condotto nel mio studio per proteggerlo da Thief, ma ora come avrei dovuto muovermi? E chissà dove si trovavano il signor Pegasus e la famiglia del mio paziente! Che situazione!

-Perché hai tagliato i capelli?- mi domandò il faraone, incuriosito, interrompendo i miei pensieri.

Mi fermai di fronte allo specchio e trattenni il fiato. A stento, in un primo istante, riconobbi il mio volto, poi mi compiacqui di quella decisione. Mi sembrava di essere tornata bambina e, come mi ero ripromessa, al seguito di quella serata di gala, abbandonai il rigido corsetto in un angolo dell'armadio, sprofondando fra le morbide plissettature di una delle camice di mio padre (purtroppo parte del mio vestiario era rimasto alla Cuccia, così dovetti adattarmi), e in una semplice gonna di abbondante e spesso cotone, ma priva della sua infernale gabbia a sottolinearne l'ampio diametro in voga, come minimo, sette anni prima.

-Risparmierò molto tempo d'ora in poi!- spiegai voltandomi con un timido sorriso e facendo ondeggiare il caschetto castano -Questi poveri capelli si asciugheranno molto più in fretta e così non dovrò tormentarli coi ferri caldi! E poi, mi sono finalmente decisa ad essere me stessa in tutto e per tutto, che la gente sia d'accordo o no.- dissi civettuola, lanciandogli un ironico occhiolino.

-Coraggioso da parte tua...!- ammiccò l'egiziano.

Qualcosa di me, o di quello che dissi, gli strappò un piccolo e quasi impercettibile sorriso, che mi sollevò. Forse lui non comprendeva molto bene il significato del mio gesto e delle mie parole, ma classificai quel suo atto come un buon segno. Vedevo la barriera, che fino a quel momento ci aveva divisi, abbassarsi sempre più, non potei fare altro che dichiararmi soddisfatta di quel piccolo progresso.

-Faraone, forse ora dovremmo pensare a...-.

Un violento rovesciarsi di oggetti dalla camera accanto ci fece sobbalzare bruscamente, mettendoci all'erta, sebbene per pochi istanti; il tempo di comprendere chi fosse la causa di tutto quel frastuono...

-Dr. Van Helsing- sibilai fra i denti, tamburellando il piede sul parquet di fronte a lui, ancora steso a terra e sommerso da coperte ed abiti. Le ante avevano ceduto al suo tocco 'delicato', ed avevano scaricato su di lui tutto il contenuto dell'armadio.

Lentamente lo vidi alzare una mano e scostare un paio di pantaloni, fissandomi: -Chiedo venia-.

Digrignai i denti, cerando di mantenere i nervi saldi, e, strappandogli dalle mani alcune paia di mutandoni, lo colpii in pieno volto con questi ultimi.

-VUOLE STARE FERMO, BUON DIO?!-.

-Ah, Emeline. Sei diventata davvero una bella ragazza...ma questi mutandoni da zitella ti comprometteranno! Non vorrai rimanere nubile per sempre, spero!- disse questo, sventolandone un paio, -Sarebbe uno spreco!-;

-Ancora con questi discorsi blasfemi?!- ruggii piena di vergogna -..non è cambiato per niente!-.

Atemu ci fissò immobile e diffidente sulla soglia della stanza, chinandosi a terra ed alzando uno dei miei capi intimi con aria interrogativa, forse domandandosi quanto ci potesse essere di così sconveniente in un indumento coprente e pudico come quello, per cui avrei dovuto vergognarmi.

-Va tutto bene?- chiese.

Mi rimpossessai dei miei 'effetti personali' e gli sorrisi imbarazzata.

-Va tutto benissimo! Vi raggiungerò subito di là. Datemi un momento per favore.- cinguettai, rifilando una gomitata fra le costole dell'uomo che tossì, colto di sorpresa.

-Che donna violenta!- gemette piegandosi in due, dolorante. (Quanta scena. Sapevo benissimo che i mie pugni per lui equivalevano ad una pioggia di mughetti profumati in viso!)

L'egiziano annuì, seppur leggermente perplesso, e scrollando le spalle tornò nello studio.

Rimasi ferma sulla soglia seguendolo con lo sguardo, poi attraversai il corridoio, entrando in cucina; Abraham mi seguì come un'ombra, spiando ogni mia mossa da sotto i tondi occhiali scuri e prendendo posto al tavolo.

-Per lo meno ti sei decisa a rivolgermi la parola- disse calmo, dondolandosi.

Sapevo che voleva invogliarmi ad aprire quella tanto temuta questione, ma in quel momento avevo ben altri problemi per la testa! Perché? Perché tutti quei guai dovevano giungere per forza insieme?

-Come ha fatto a trovarmi?- chiesi freddamente.

-Sapevo che saresti tornata qui. Sei sempre stata una gran nostalgica, Emeline-.

Misi sul fuoco il bollitore dopo averlo riempito d'acqua, e tirai un profondo sospiro.

-Non è stata la nostalgia ad avermi condotta qui, lo sa benissimo, Dr. Van Helsing. Perché tanti giri di parole?- mormorai infastidita.

Posai bruscamente la tazza di thè fumante di fronte a lui, caricandolo di uno sguardo contrariato.

Dovevo affrontare quegli occhi, prima o poi, anche se sapevo che mi avrebbero letto dentro cose che non volevo riemergessero in un momento così delicato per me..

Abraham fissò il contenuto della tazzina e lo mandò giù tutto d'un fiato: -Uhm. Mi è proprio mancato il tuo thè.- ammise, sorridendo amaramente.

-Dubito che sia ritornato dall'Ungheria solo per il mio thè.- rincarai, lasciandolo sorpreso.

-Come sai che vengo dall'Ungheria...?- si fermò e sotto la sua barba mi parve di intravedere l'ombra di un sorriso: -Hmm. Deduco che, nonostante tutto, hai continuato ad acquistare i miei ultimi trattati, vero?-.

Udii la sedia sfregare sul pavimento e lui alzarsi lentamente; uscii dalla stanza a grandi falcate, paonazza in volto.

-Non mi sono mai perdonato per quello che ti è accaduto, Emmy- ammise, seguendomi.

-Oh, ci mancherebbe! E' giusto così! Io mi tormento quaggiù con due enormi buchi sul collo e lei si trastulla coi suoi vampiri! Non sarebbe equo, le pare?- sibilai con amara ironia, senza fermarmi.

-Ascoltami Emmy!-;

-L'aveva promesso, Dr. Van Helsing! L'ha già dimenticato?- sibilai entrando nel piccolo salotto e voltandomi verso di lui, indignata -Giurò che non mi avrebbe più cercata! Che non avrei più sentito parlare di lei!-.

-...ricordo la promessa. Sono rimasto al mio posto per tre anni- replicò lui, -Ma ho sbagliato a permetterti di andartene. Sei ancora sconvolta ed io ti ho lasciata sola ad affrontare tutto..-;

-Ah!- soffiai sprezzante, -E' stata la prima volta in cui ha dato credito alle mie parole! Come vede, ha qualcosa di cui non rammaricarsi! Perché è tornato allora?-.

Mentre discutevamo non facevo che raccogliere libri ed effetti sparsi per la stanza, risistemandoli nervosamente al loro posto. Se non l'avessi sfruttata a vantaggio dell'ordine della mia casa, tutta quell'energia repressa l'avrei riversata su di lui, sbattendogli addosso ogni oggetto che mi capitava a tiro!

-Volevo assicurarmi che stessi bene- rispose, asciutto, -Una ragazza come te, che vive da sola..-;

-Le ho chiesto il vero motivo, non la classica risposta di circostanza, Dr.-.

In verità, conoscevo benissimo il motivo del suo ritorno, ma in quel momento mi rifiutavo categoricamente di prendere in considerazione l'idea di averlo nuovamente come tutore; specie dopo quello che avevo passato anni prima!

-Emeline, sei ancora terrorizzata-;

-NO!- lo interruppi, -Va tutto così bene! Mi sono rifatta una vita, sto avendo l'indipendenza che cercavo, ho un lavoro che amo e mi sento bene! Benissimo! Che cosa ne vuole sapere lei?! Cosa pretendeva, che ripiombando qui l'avrei riaccolta a braccia aperte, dimenticandomi cos'è accaduto tre anni fa?! E' ovvio che sia sconvolta! Ovunque vada, nosferatu, strigoi e licantropi la perseguitano per ucciderla!-.

Ero fuori di me. Detestavo l'idea, ero schifata dal pensiero di aver sfiorato per poco quella che in gergo era definita 'non-morte', a causa di un suo sbaglio, di una sua distrazione, e a causa di quelle ripugnanti creature!

-Non voglio tornare indietro! Mi consideri una codarda, ma con quelle belve assassine non voglio avere più nulla a che fare! Ho già rischiato abbastanza la pelle, per aver solo diciannove anni di vita!-.

Mi fermai. Non avevo voglia di rincarare ulteriormente la dose. Non giovava ad entrambi. Nonostante tutto, l'avevo sempre rispettato ed ammirato come studioso; era la fiducia nella sua persona che avevo perduto. Basta. Avevo mille altre cose a cui pensare, tra cui una fine del mondo imminente..!

-Allora, devo considerarlo un no, definitivo?-.

Al seguito di quella domanda, Braham rimase in silenzio a guardare il pavimento, poi alzò il capo verso il mio paziente, che nella stanza accanto giocherellava col mappamondo posato sulla scrivania, mostrando un'ingenua curiosità impressa nello sguardo vermiglio.

Silenziosa, senza dare risposta all'uomo, mi poggiai sull'uscio.

-E dimmi, lui fa parte di questa tua nuova vita?- mi chiese fissando il ragazzino di sottecchi.

-N-no! In parte! E'...è un mio paziente-;

-Come sarebbe, un tuo pazien...?-.

Bussarono con insistenza alla porta, interrompendolo e facendoci trasalire tutti e tre.

-SIETE QUI? SE CI SIETE, MISS APRITE! SIAMO NOI!-;

-Buon Dio!- esclamai incredula, ma prima di precipitarmi nell'atrio mi voltai verso Braham e gli puntai un dito contro il viso -Eviti di intromettersi nel mio lavoro, chiaro?-.

Senza attendere un suo cenno, corsi a perdifiato giù dalle scale, fino a giungere davanti alla porta, tremante ed ansiosa, mentre una lacrima scappò al mio controllo, scivolandomi lungo la guancia.

Ancora pugni contro la porta.

-Pegasus, non sono neanche qui, maledizione!-;

-La calma è la virtù dei forti, Kaiba-boy!-;

-Alyster, cosa vuoi fare con quella pistola?-;

-Conto fino a tre e sparo...!-;

-NO!-esclamai aprendo la porta -...AAAAH!-;

Ancor prima di alzare lo sguardo sul gruppetto, immobile sulla soglia dell'appartamento, mi trovai la canna del revolver del signor Alyster puntata perfettamente fra gli occhi; i quattro mi osservarono sorpresi e gli strapparono tempestivamente l'arma, prima che vi fosse un inutile sperpero di vite e munizioni!

-Alyster, sei troppo nervoso- disse l'alto sconosciuto che era con loro.

-Finalmente l'abbiamo trovata!- esclamò l'americano, sollevato -Cominciavamo a perdere le speranze! Ma..?- sgranò gli occhi stupito, alzando lentamente la mano e passandola fra i miei capelli -Li avete tagliati?-;

-Bè, sì...!- balbettai sorpresa da quel suo gesto -Non...non sto bene?-;

-Oh no....vi donano molto!-;

-Dov'è Yami?- ci interruppe il signor Kaiba, guardandosi intorno, inquieto.

-Sta bene- risposi, -Ma al momento non è esattamente qui-.

Gli occhi di lui divennero piccoli e minacciosi: -Che_cosa?- scandì in un sibilo.

-C-calmatevi, vi prego. Quello che voglio dire è che lui...!-.

Seguii gli sguardi dei presenti alzarsi oltre le mie spalle, in direzione delle scale di legno, fino a scorgervi il giovane faraone.

Questo se ne stava immobile sulla rampa, ricambiando gli sguardi del gruppetto privo di una particolare espressione; scostò una delle ciocche bionde dal visetto scuro e nell'atto, le morbide maniche della camicia bianca, risvoltate fino ai gomiti, mostrarono gli avambracci piacevolmente abbronzati.

-Che cosa gli è accaduto?- chiese il signor Alyster sconcertato, mentre il fidanzato raggiungeva l'egiziano a grandi falcate.

-Yami come...!-;

-...no, io...-;

Atemu esitò, distaccando lo sguardo da lui e cercando il mio appoggio.

-Lui non è Yami- spiegai lasciandoli di sasso -Lui è il faraone. Atemu-.

-Un faraone? E' uno scherzo?- farfugliò il rosso -Cosa ci fa un reperto archeologico nel corpo di Yami?!-.

-R-reperto? -balbettai, cercando di scansarmi dalla traiettoria dei suoi revolver.

-Yami...dov'è Yami?!- gli chiese il signor Kaiba, stringendogli le spalle e facendolo sobbalzare.


-Lasciatemi parlare con lui, vi prego!-.

La voce flebile dell'inglese si fece largo nel puzzle, supplice e carica di tensione.

-Se compiamo troppi scambi rischia di venire scoperto da Diabound.- gli ricordò Atemu.

-Per favore!-.

L'egiziano tacque, poi sospirando lasciò il suo posto all'alter ego: -Non metterci troppo o ti indebolirai inutilmente-.


Yami aprì gli occhi e la sua carnagione tornò candida e perlacea come prima, sotto la camicia bianca semitrasparente; alzò gli occhi verso il compagno e dopo alcuni secondi di silenzio, singhiozzò gettandosi fra le sue braccia, in lacrime.

-Credo sia meglio mettervi al corrente di tutto. - dissi salendo le scale seguita dal gruppetto -Il signor Alyster non si sente bene?- domandai notando il giovane schiumare fra le braccia dell'imponente figuro che li aveva accompagnati.

-E' sensibile ai fenomeni paranormali..- mi spiegò placido, quest'ultimo.

Non l'avrei mai detto...


Il signorino Yami ed il signor Kaiba discussero a lungo, in privato. Potevamo capire la rabbia che quest'ultimo provava nell'essersi sentito escluso per tutto quel tempo da una situazione così delicata, ma d'altra parte comprendevamo ancor meglio i sentimenti del mio paziente, il quale aveva preferito tenere all'oscuro il giovane compagno, per evitargli preoccupazioni e, sopratutto, per non mettere in pericolo la sua vita, vista la piega inaspettata che il caso aveva preso. Infine, scocciato dalla cocciutaggine del compagno d'infanzia, il signorino Alyster (che origliò con costanza ogni singola frase del discorso attraverso la porta) fece irruzione nella stanza con impeto, ricordando 'gentilmente' al signor Kaiba, prima di tutto, che testardo com'era, in una situazione come quella e trovandosi al posto di Yami, avrebbe certamente fatto le sue stesse scelte pur di non metterlo in pericolo. Inoltre, per convincerlo ulteriormente, (tanto per rincarare la dose, già che si era in vena...) gli ricordò che Yami era l'unica, e sottolineò con particolare enfasi 'l’unica', persona in tutto l'universo, che sarebbe stata in grado di sopportarlo con infinita pazienza per il resto della vita, entro un contratto matrimoniale! Pertanto avrebbe dovuto pensare bene ad abbandonare 'l'insostituibile creatura' (anche se dubito che il signor Kaiba ne avesse la seria intenzione, ma era meglio prevenire che curare!).

Nonostante l'irruenza con cui vennero esposte, l'intero gruppo non poté che trovarsi in pieno accordo con le solide argomentazioni del signor Alyster, che andarono a colpire in pieno il signor Seto, costringendolo alla resa per esasperazione. (Ti manderemo al manicomio..NdA) (Ci sono già in manicomio...NdSeto_disperato)

-E' meraviglioso potervi finalmente conoscere, Dr. Van Helsing! Sapete, miss Emeline parlava spesso di voi..!- rivelò Yami facendomi rizzare i capelli in testa, mentre Abraham gli baciava galantemente la mano.

-Ahahah! Ma davvero? Chi l'avrebbe mai detto!- cinguettò lanciandomi un'occhiata sorniona.

Violacea e con una vena marcata sulla fronte, versai il thè ai miei ospiti, pestando volontariamente un piede all'uomo, durante il mio passaggio, cosicché fu costretto a zittirsi.

-Non ho mai messo in discussione i vostri studi e le vostre competenze. Sono i metodi ad essere deleteri!- sibilai superandolo. Meno si intrometteva, meno la mia carriera correva rischi, -Ma diteci, come siete giunti fin qui?-;

-Abbiamo scorto un drago abbandonare le campagne e svanire nei dintorni. Mi sono ricordato che il vostro studio era proprio da queste parti e così non ci è rimasto che sperare!- spiegò Maximillian, fissandomi con una piacevole luce negli occhi castani -Inoltre, questo vi lascerà di stucco: abbiamo ritrovato i gioielli e i soldi che il ladro aveva trafugato dalla banca prima di Natale e...!-.

Mentre parlavo col signor Pegasus e facevo la conoscenza del signor Raphael, scorsi con la coda dell'occhio, Braham fissare attentamente Yami, tanto preso dal suo discorso e totalmente ignaro dei sorrisi curiosi e indagatori che l'uomo gli lanciava da dietro gli occhiali.

-Ahahah!- rise grossolanamente -Troppo buono, signorino Yami! Ma lo sai che sei davvero un grazioso gattino?- esclamò compiaciuto facendolo arrossire, poi si voltò verso il signor Alyster, il quale sorseggiava taciturno il suo thè seduto a tavola di fronte al mio paziente, e curvò le labbra pensoso -Uhm...voi, madamigella, invece, sembrate più un gatto selvatico! Ahahah!-;

-MA COME VI PERMETTETE!?!-scattò l'interessato a quell'inaspettata osservazione, puntandogli alla velocità della luce il revolver sulla tempia.

-Ahahah! Proprio selvatico, sì!-.

Yami fissò la scena e trattenne a stento le risate: -Che simpatico, siete! Non trovi anche tu, Alyster?-.

-Ma non diciamo scempiaggini!- sbottò questo, paonazzo.

Alzai lo sguardo al soffitto, esasperata. Gli anni in più non avevano contribuito a spegnere, o per lo meno, affievolire lo sfrontato senso dell'umorismo di Abraham..

-Vorrebbe tenersi certi commenti per lei, di grazia?!- sibilai colpendo l'uomo col bollitore, prima che esplodesse nei suoi giudizi più coloriti nei confronti dei restanti ospiti.

-Che donna violenta, sei!-gemette lui, azzittendosi.

-MA CHE BELLE SIGNORINE! AH-AH! HO SCOPERTO L'ISOLA DEL TESORO!-.

Ci zittimmo tutti quanti, lasciando piombare l'appartamento nel più inquieto dei silenzi. Fissai il signor Pegasus, che fissò, inarcando le sopracciglia, il signor Kaiba, che immediatamente indirizzò lo sguardo zaffiro verso il fidanzato, che a sua volta sbiancò in viso.

-Nonno...?!- biascicò questo, dando conferma ai nostri sospetti, e in men che non si dica, ci precipitammo tutti alla finestra, volgendo i nostri sguardi sulla strada.

-Ahahah! E ditemi signorine, non potremmo appartarci in un posticino più tranquill...?-;

-NONNO!- esclamò il mio paziente, incredulo, fissando l'anziano parente in compagnia di due formose ragazze, -Che cosa fate qui?-.

Questo, colto in fragrante sull'uscio di uno dei numerosi bordelli della periferia londinese, divenne violaceo in volto: -Oh! Y-Yami! Anche tu qui..!-;

Il signor Pegasus richiuse la bocca, fino a quel momento rimasta spalancata dallo stupore, ed emise uno strozzato: -Per Giosafat!-;

-Vivian, Mai, vi prego, conducete il signor Simon nel mio appartamento, per piacere- sospirai rivolta alle due donne, che sorrisero maliziose.

-Vuoi rubarci il lavoro, Emeline?-;

-CHE DITE, BUON DIO?!-;

-Va bene, va bene. Venga nonnino!- ridacchiò la cinese, prendendolo per un braccio ed attraversando la via.

Rientrai chiudendomi la finestra alle spalle; come temevo gli sguardi dei presenti erano già puntati su di me in attesa di una spiegazione plausibile.

-Avete un bordello davanti allo studio?- fece il signor Alyster, senza riuscire a trasferire al suo sguardo un'espressione adatta alla sua esclamazione, -E le conoscete anche...!-;

-B-bé, abitavo qui molto prima che l'aprissero! Che cosa potevo farci?- balbettai paonazza -E poi ognuno ha diritto di gestire la propria attività nel luogo che ritiene più opportuno. Q-qualunque essa sia...!-, non dovevo essere sembrata molto convincente, perché tutti aggrottarono le sopracciglia.

Fortunatamente bussarono poco dopo e quando mi precipitai all'entrata per aprire, il primo a fiondarsi in casa e a saltarmi in braccio fu il mio caro Soriano, gelido e tutto bagnato di neve.

-Ma cosa fai qui?- esclamai sbalordita -Non dirmi che hai ritrovato la strada di casa da solo?!-;

-Ecco il nonnetto, Emeline- disse Vivian, sopraggiungendo -Ha davvero il senso dell'umorismo!-;

-Sentito nipote? Tuo nonno è ancora un Don Giovanni!-.

Yami si portò una mano sul viso paonazzo, e cercò conforto fra le braccia del fidanzato.

-Oh! E noi che pensavamo avessi scelto la solitudine monacale, Emmy!- cinguettò affabile la donna, fissando i miei ospiti uno ad uno -Ma che belli! C'è l'imbarazzo della scelta!-;

-Ti prego, Vivian...- sospirai nervosa, vedendola precipitarsi davanti a loro, entusiasta, -Non è il momento per...!-;

-Oooh, voi due siete i più graziosi di tutti!- esclamò stringendo in una morsa soffocante il collo del signor Alyster e lanciando un bacio al signorino Yami, le cui gote presero buffe sfumature rosate.

-Toglimi le mani di dosso, donna!-sibilò con la pelle d'oca il primo, dimenandosi sotto lo sguardo accigliato del biondo Raphael.

Finalmente la giovane si congedò un po' delusa, e potemmo riunirci tutti quanti in salotto, con gran sollievo del signorino Alyster.

-Finalmente ha mollato la presa!-;

-Sono costernata- balbettai, mentre questo si gettava sconvolto sul sofà col rossetto della donna stampato sul naso ed i capelli dritti -Vivian è molto vivace, ecco tutto, ma non è malvagia.-.

-Sopravvivrà. Non è la prima volta che riceve simili avance- ghignò il signor Seto, sardonico.

-Chiudi la bocca, Kaiba!- sbottò il poveretto, lanciandogli uno stivale in pieno volto.

-Bene. Yami, devo chiedervi di lasciare il posto al faraone, per piacere- dissi volgendo lo sguardo su di lui -Vorrei delle spiegazioni, da parte sua-.

Il compagno sobbalzò: -COSA?! Non se ne parla neanche! Dovrete passare sul mio cadavere!-;

-Attento, potremmo farci un pensierino- sussurrò il rosso fra i denti, mostrando un inquietante ghigno a mezzaluna.

-Signor Kaiba, non siate nevrastenico- replicai pacata, sostenendo il suo sguardo furioso.

Yami si fece avanti con tranquillità, gli stampò un bacio sulla guancia e fece ritorno nel puzzle millenario.

-Andrà tutto bene. Ci rivedremo presto!- sussurrò in un flebile eco, che si allargò per la casa.

-...! A-Alyster?- chiamò il signor Raphael voltandosi verso il ragazzo, venuto meno.

-Effettivamente fa un certa impressione- ammise Maximillian, vedendo gli occhi del giovane amico tingersi di una inquietante sfumatura scarlatta e la carnagione chiara, venir sopraffatta da quella bruno ambrata di Atemu.

-Cosa succede?-;

-Vorremmo una spiegazione. Che cosa accadde in passato e quale fu la causa scatenante di tutto questo?- domandai.

Il re annuì un po' in soggezione (sapeva che il momento sarebbe presto giunto) e subito prese posto accanto a me, scrutando di sottecchi il signor Kaiba.

-E' una storia così complessa. Non saprei da dove cominciare- ammise abbassando lo sguardo.

-Potreste raccontarci di questi famosi oggetti millenari- propose Maximillian lanciandogli un'occhiata d'incoraggiamento.

-Sì- assentì lui -La loro nascita risale al periodo di reggenza di mio padre. A quel tempo, il nostro regno era costantemente sotto attacco da parte di eserciti nemici, ma purtroppo il nostro paese, fino a quel momento vissuto in pace, non era in grado di sostenere una guerra e, anche se avessimo chiesto rinforzi ai paesi alleati, questi sarebbero arrivati troppo tardi. Mio padre non sapeva come fermare l'avanzata nemica e temeva che questa agisse con lo scopo di impossessarsi dell'antico formulario magico che i nostri sacerdoti detenevano e si tramandavano da secoli.

-Un giorno Akunadin, fratello di mio padre e suo consigliere, gli riferì di essere riuscito finalmente a tradurre alcuni passi di quell'antico testo sacro, che spiegava come forgiare sette oggetti dotati di poteri prodigiosi e in grado di sventare gli attacchi nemici. Il tutto tramite una fantomatica stele- la fronte del giovane faraone si aggrottò - Non gli rivelò mai che per crearli si sarebbero dovuti compiere dei sacrifici umani, così mio padre, per il bene della nostra gente, acconsentì al suo piano.

-A capo di un esercito, Akunadin partì alla volta di Kul Elna, un piccolo villaggio, covo di tutti i malviventi e situato ai confini del regno. Non si salvò nessuno e in quello stesso abitato, tramite l'antica stele millenaria, vennero così forgiati il mio puzzle e tutti gli altri oggetti. Questi, potenziati da creature generate dalle forze negative degli spiriti sacrificati, sventarono gli attacchi e distrussero i nemici, costringendoli alla resa nel giro di poche ore. La minaccia fu scongiurata, ma quando anni dopo io salii sul trono, si presentò un giovane ladro che reclamò vendetta per tutte quelle stragi. Era stato l'unico bambino superstite di quella notte e da allora ci tormentò come uno spirito inquieto: saccheggiava le tombe, distruggeva i villaggi con l'aiuto di quel suo mostro, uccise uno dei miei più fedeli sacerdoti, impossessandosi del suo anello millenario, fino a quando non trovò la maniera di riportare, qui sulla terra tramite la stele, l'entità che creò il Regno delle Ombre: Zork Necrophedius.

-Quella stele doveva essere distrutta non appena terminato il rituale degli oggetti, ma Akunadin, oramai sotto l'influenza negativa del suo oggetto, la preservò convinto di poterne trarre maggiori vantaggi in futuro. Questo non fece che condurci verso la fine-.

-Dunque, anche vostro zio vi tramava alle spalle?- sibilò il signor Alyster, aggrottando le sopracciglia, sdegnoso.

-E' così. Mentre Thief compiva le sue malefatte, Akunadin progettava di spodestarmi dal trono- tacque per un attimo e strinse un lembo dei pantaloni scuri nei pugni, mentre una lacrima gli solcava il visetto tremante, andando ad inumidirgli le mani -Voleva distruggere tutto ciò a cui tenevo, ogni cosa, pur di costringermi alla resa, per poi strapparmi il trono. Presto scoprì il mio vero e unico punto debole, e lo sfruttò! Non si sarebbe fermato di fronte a niente!-.

Traboccavo di rabbia. Era orribile, orribile, tutto ciò che una sola persona era riuscita a compiere alle spalle di un regno in pericolo, senza curarsi della sofferenza che sarebbe derivata dai suoi atti!

-Punto debole, dite?- chiesi timidamente.

-Akunadin aveva un figlio: mio cugino Seth- proseguì il ragazzo, prendendo una tenue sfumatura rossiccia sul viso -Noi..noi eravamo amanti. Seth deteneva la barra millenaria, ed era uno dei sacerdoti guardiani più potenti che l'Egitto avesse mai visto. Ma la nostra relazione era stata scoperta da suo padre, che lo voleva come faraone al mio posto; tentò in diverse occasioni di separarci, fino...fino a riuscirci.- sibilò -Fece la cosa più orribile e detestabile! Riuscì ad allontanare Seth sfruttando una giovane donna di nome Kisara.

-Akunadin l'accolse nel palazzo e qualche tempo dopo, ogni cosa cambiò... Seth cambiò. Scoprii la loro relazione e tutto mi crollò addosso. Mi sentivo inerme, privo di forze: avevo il peso di un regno sulle spalle, Thief minacciava il mio popolo, e anche me, di vendetta per le stragi che vennero compiute al suo villaggio, e scoprire anche di quel tradimento...era troppo! Ero disperato ma, fortunatamente, un giorno, tramite i preziosi appunti lasciati dal defunto sacerdote Mahado, riuscii a tradurre alcuni passi del testo sacro, e scoprii ciò che Akunadin aveva tralasciato di raccontarci, ossia che la stele millenaria era un'arma a doppio taglio; chiunque poteva usufruire del suo potere, tramite diversi rituali: che appartenesse alle tenebre o alla luce. E io volevo utilizzarla contro Thief-;

-Che cosa prevedeva?-;

-Un sacrificio.- rispose Atemu -Era richiesto il sacrificio del detentore che racchiudeva in sé l'essenza delle Divinità, tramandata di dinastia in dinastia. Senza indugio scelsi di togliermi la vita, così da annullare il potere delle creature e provocare un forte dislivello fra i loro poteri e quelli di Zork. Questo avrebbe impedito a Thief di compiere lo scambio; inoltre, nessun altro avrebbe più potuto richiamare le Divinità. Prima che la mia anima raggiungesse l'Aldilà, ordinai ai sacerdoti di tornare a Kul Elna e di riporre i loro oggetti nella stele prima che questi, coi loro poteri oscuri, li divorassero com'era accaduto ad Akunadin. In questo modo riuscii a salvare le loro anime dalle tenebre.-;

-Un momento. Vi sacrificaste per il bene di tutti! Per quale ragione anche voi rimaneste imprigionato assieme a Zork e a Thief in quella stele?!- intervenni stupita -Non avreste dovuto raggiungere l'Aldilà?-.

Il faraone sollevò il pendente, ed i raggi del sole lo illuminarono: -Non dimenticate che questi oggetti vennero forgiati compiendo dei sacrifici umani. Sono maledetti. In vita donano gloria e potere a chi ne fa uso, ma alla morte c'è una sanzione che ogni detentore deve pagare: la sua anima rimarrà intrappolata all'interno dell'oggetto e vagherà nell'oscurità per sempre. Fu questo a rendere le cose più complicate: ero rimasto intrappolato fra luce e ombra. Una parte della stele mi riconobbe come il faraone sacrificatosi per il bene del proprio regno, ma la restante parte imprigionò il mio spirito per rimediare alla mancanza delle restanti anime che avevo salvato-;

-Come un ostaggio, insomma...e non era ancora finita.- mormorò il signor Pegasus, interessato.

-Riuscii a rimediare a quella situazione: se il mio destino era di rimanere intrappolato fra ombra e luce, allora nessuno di quegli assassini avrebbe potuto trovarmi e impadronirsi delle mie creature! Né Thief, né Zork. Tramite il potere rimanente delle Divinità e l'unione ricreatasi fra gli oggetti, estesi per tutta la stele un intricato labirinto e mi nascosi lì assieme ai tre mostri. Non ci trovarono mai....- emise un flebile soffio e piegò le labbra in un amaro sorriso che ci mise a disagio -Credo non ci sia cosa più terribile, per quei due, che aver avuto a portata di mano la propria vittima per tutto questo tempo, senza però poterla sfruttare a proprio vantaggio. In ogni caso, vagai per il labirinto millenario fino a quando qualcuno non rinvenne la stele e rimosse gli oggetti...-disse -Da quel momento parte del labirinto mancante andò in frantumi, ed io mi scoprii in questo corpo-.

-Che ne è stato del testo sacro?- chiesi ansiosa.

-Non fu mai più ritrovato. Forse andò distrutto...-.

Bene. L'unica speranza di salvezza che avevamo era rinchiusa in un libro disperso o distrutto...

-Siete stato molto coraggioso e scaltro, nell'affrontare tutto questo- assentii, stringendogli la mano, -E ditemi...il signor Kaiba vi ricorda molto vostro cugino?-.

Il faraone alzò lo sguardo sorpreso e serrando le labbra annuì : -Sì. Molto..-.

L'interessato distolse lo sguardo e si voltò verso il nonno, che nel frattempo tentava di soppiatto la fuga.

-Guardate in che situazione ci avete messo, vecchio!- sibilò, afferrandolo per il collo e scuotendolo bruscamente sotto lo sguardo meravigliato del giovane faraone.

-Ghh! Soff..oco!-;

-Signor Kaiba, vi prego! Come poteva esserne a conoscenza?- esclamai sconvolta, alzandomi.

-Ma non ci sono le controindicazioni riportate sopra ai reperti, per chi tenta di aprire tombe e simili?- ricordò il signor Alyster, senza troppi giri di parole, lasciandosi andare sul sofà.

-E' vero. Non c'è sarcofago o talismano egizio che non rechi un'iscrizione di scongiuro o avvertimento!- confermò il signor Pegasus -E' così da sempre!-.

Ebbi come l'impressione che nessuno dei presenti parteggiasse per l'anziano Simon, e come biasimarli? Era a causa sua se tutta la storia, ora, rischiava di ripetersi.

-Signore, quando ne siete venuto in possesso?- domandai.

-Coff..! Bah, ero un uomo di mondo con la passione per i misteri, tutto qua!-sbottò lui, riprendendo fiato e colorito.

-Rispondete alla signorina- lo incoraggiò il signor Maximillian.

Il vecchio si schiarì la voce, camminando verso la finestra tutto impettito: -Durante uno dei miei viaggi assistetti alla riesumazione di una vecchia tomba egizia. Fu la dentro che trovarono la stele con gli oggetti.-;

-E poi?- domandammo tutti quanti, all'unisono, sporgendoci verso di lui.

-Mmmh...presi quello che mi piaceva di più come souvenir e me la diedi a gambe levate!- ammise lasciandoci a bocca aperta e facendoci balzare giù da poltrone e divani. Atemu era shockato. (Eh, poveraccio...! NdA)

-Il vostro capriccio costerà la vita a Yami e all'intera umanità, se non riusciremo a trovare una soluzione!- urlarono in coro tutti quanti, riprendendo a scuoterlo violentemente.

-Ecco perché non volevate rivelare a nessuno come ne eravate venuto in possesso!- sospirai delusa, lasciandomi andare sulla poltrona -L'avete rubato! E l'anello?-;

-Con m...mia (coff!) grande sorpresa...- ansimò l'anziano -...qualche anno dopo, il padre di Ryou tornò a Londra. Era un grande archeologo ed aveva presieduto agli scavi in quel villaggio. Con sé aveva l'anello che donò al bambino...chiaramente, nascosi immediatamente il mio puzzle, per evitare che l'uomo lo riconoscesse. Quello che accadde lo sapete già...sta di fatto che né io, né il padre di Yami indossammo mai quel pendente..-.

-Cosa ne sarà di Yami?- domandò il signor Seto, voltandosi e facendo trasalire il giovane faraone.

-Due anime non possono condividere per sempre lo stesso corpo. Ci vuole troppa energia per mantenerle entrambe...presto potrebbe fare la stessa fine del bambino dell'anello millenario.-rivelò tristemente, stringendosi nelle spalle.

-Volete dire che potrei non rivedere mai più Yami?! E' così?- ruggì furente il moro.

-No- intervenni richiamando l'attenzione del gruppetto -Non accadrà-;

Il signor Kaiba soffiò beffardo: -E cosa vi da tanta sicurezza, miss?-;

Lanciai un'occhiata ad Abraham, il quale era rimasto seduto in disparte, ed ora mi fissava da sotto gli occhialetti scuri con aria enigmatica.

-Sono certa che la soluzione ci sia...-replicai distogliendo lo sguardo a disagio.

-Ma certo, ovvio!- esclamò il giovane, caustico e sprezzante -Capisco perché al mondo esistono solo uomini a praticare questo mestiere!-.

-Come?!- sibilai -Signore, solo perché al mondo esistono unicamente uomini a svolgere questa mansione non significa che una donna non ne sia degna o capace! Non siate maschilista!-.

Avrei voluto replicare ben altro ma, un po' per rispetto nei suoi confronti (era pur sempre un nobile), un po' perché potevo comprendere quanto fosse scosso da tutto ciò che aveva scoperto nel giro di poche ore, cercai di limitarmi fino a tacere. Preferivo dimostrare coi fatti, IO!

-Allora vediamo solo di trovare la soluzione prima che Yami svanisca nel nulla, miss! E poi se ne riparlerà!-;

-Non rivolgetevi a lei con quel tono, Kaiba-boy!- intervenne il signor Pegasus, con severità -Se non fosse stato per miss Emeline, a quest'ora Yami sarebbe già svanito da tempo!- gli ricordò piuttosto freddamente.

L'orologio appeso al muro scandì ogni singolo minuto di quel brutale silenzio che venne a crearsi, e che venne interrotto solo di tanto in tanto dai richiami e dalle grida provenienti dalla strada sottostante.

-Bene. Ti ci metti anche tu, ora, Pegasus!-.

Seto Kaiba ci lanciò un occhiataccia insofferente, e scuotendo il capo afferrò il cappotto ed uscì dall'appartamento, dicendo di voler prendere una boccata d'aria.

-Che gran cocciuto! E' sempre stato così fin da piccolo! Avrei dovuto strangolarlo finché ne avevo l'occasione!- sospirò il signor Alyster, a braccia conserte, scrutando oltre la portafinestra dello studio.

Soriano si avvicinò strusciandosi sull'orlo della mia gonna, e immediatamente lo presi fra le braccia, stringendolo per infondermi un briciolo di forza.

-Vi ringrazio- sussurrai rivolta al signor Pegasus, ancora parato di fronte a me in direzione della soglia dalla quale il collega era uscito. Non l'avevo mai visto così serio e deciso. Era completamente diverso dall'uomo ironico e scherzoso che fin dal primo giorno mi era stato presentato...

-Perdonatelo, miss. Dategli un po' di tempo per riflettere sulla faccenda- disse voltandosi verso di me -Quando si tratta di Yami-boy è molto impulsivo e irascibile-;

-Sì, ma certo.- assentii -E' normale che si preoccupi...-.

Ci scambiammo una veloce occhiata d'intesa, poi guardai l'orologio. Le 11,45.

-Credo che andrò a...a preparare qualcosa da mangiare- dissi lasciando andare il gatto, che, miagolando, cercò le sue coccole altrove.


Pensavo e ripensavo ad una soluzione che avrebbe potuto essere utile a tutti quanti, quando una mano comparì alle mie spalle, bloccandomi il braccio.

-Dr. Van Helsing, cosa fa?- esclamai colta alla sprovvista.

-Emeline, non puoi pensare a tante cose contemporaneamente- mi fece notare, indicando il sedano sul tagliere oramai ridotto in poltiglia, ed il mio indice pronto a prendere il suo posto sotto al coltello affilato.

-S-sì che posso.- sbottai imbarazzata, liberandomi dalla sua stretta e versando le verdure nella pentola -...se ne sta andando?- chiesi notando la grossa sacca posata sulla sua schiena.

-Girerò per l'isola. Ho ricevuto delle richieste da parte di alcuni pazienti. Se sei interessata..-.

Feci spallucce, tornando a mescolare il minestrone.

-Le ho già risposto-;

-No, non l'hai fatto.-.

Giusto. Non l'avevo fatto.

-Non voglio lasciare Yami. Ha bisogno di me! Sono la sua psicologa! Una grande psicologa-detective!- dichiarai fieramente rimettendomi a cucinare.

-Qui non si tratta più solo di psicologia! E poi tu non sei una psicologa, Emeline. Quando hai intenzione di rivelarglielo? L'attestato nello studio è di tuo padre-.

A quell'affermazione quasi persi la presa sul tegame colmo d'acqua, che per poco rischiò di rovesciarsi a terra; Braham lo sollevò posandolo sul tavolo e tornando a fissarmi con aria di rimprovero.

-E con ciò? Ho aiutato molte persone! Un attestato non significa nulla!- replicai.

-Non essere sciocca! E' frutto di lunghi studi, pratica ed esperienze di anni e anni!-;

-Bè, mi pare di averne fatta abbastanza, anche a scapito della mia vita, non crede?-;

-E va bene, questa te la posso concedere, ma questo non è un gioco. Ti sei invischiata in una cosa più grande di te, Emeline. Come hai intenzione di uscirne adesso?-;

-Risolvendo tutto, ecco come!-;

L'uomo scosse il capo: -Scopriranno ogni cosa! Se la legheranno al dito e te la faranno pagare, credimi! Sono nobili, Emeline! Un tempo li detestavi!-.

-No! Loro sono diversi! Li sto aiutando, perché dovrebbero farmela pagare?! E da quando in qua un banale attestato decide chi è buono e chi è cattivo? Londra è piena di medici incompetenti, ma che sfoggiano la propria laurea sotto al naso di tutti..!-.

Braham non replicò. I suoi occhi si alzarono in direzione della porta, e sollevando il capo mi fece segno di voltarmi.

Il cuore prese a martellare all'impazzata nel mio petto e girandomi verso la soglia della cucina, scoprii il signor Pegasus all'angolo, con impressa sul viso la gravità di chi aveva ascoltato troppo.

Mi zittii immediatamente, portandomi una mano alla bocca, mentre Braham si infilava il cappello congedandosi e dirigendosi a grandi passi verso l'uscita, lasciandoci soli.

Continua...

Finale da cardiopalmo. Mariannissima, siamo agli sgoccioli! Encroiables! Maravilleuse! In questo capitolo abbiamo fatto la ''conoscenza'' di Abraham Van Helsing! Lo ammetto: ero parecchio restia all'idea di inserirlo, ma alla fine mi sono decisa; anche perché, all'inizio della storia, la nostra Emeline lo cita un paiolo di volte, e così ho voluto dare 'risposta' al perché del collegamento con l'esimio Doctor! Tuttavia, non ho voluto includerlo nelle avventure del nostro gaio gruppo proprio perché credo che la sua sia una storia a parte, e non volevo che intaccasse la trama del racconto basato su tutt'altre ''orripilanti creature''. Inoltre, finalmente, viene a galla la vicenda del nostro amato e cioccolatoso faraone Lindt A-EHM Atemu!^^ Poveretto, quante peripezie! Io la mattina non ho neanche la forza di alzarmi, figurarsi ammazzarsi per salvare l'umanità...-__-°°°

Ringraziamenti:

Jessica Hale: Ebbene, eccoti qua il tanto sospirato 14esimo! Spero che ti abbia soddisfatta! ^^

SoeMame: Thief un vampiro?!...bé, visti i riferimenti alle immonde creature...direi che si potrebbe prendere in considerazione u.u! Lieta che il nome della giovinetta, nonché l'entrata in scena di Abraham Van Helsing ti siano piaciute! (lungo sospiro di sollievo). “A mio parere, forse, all'apparizione di Osiris, sarebbe dovuta seguire una brevissima descrizione anche solo limitata a "apparve un gigantesco serpente rosso". Non so, quel punto mi ha dato la sensazione che mancasse di un particolare...” COSA?!?....sì, effettivamente, ora che me lo hai fatto presente, pare anche a me. u_ù°°° Ero così presa dalla Tension che mi è sfuggita la descrizione! Recupererò alla prossima apparizione! Slyfer, Osiris...a me piacciono entrambe, piuttosto, mi terrorizza l'idea di dover scrivere: “Drago alato del dio sole Ra”, che ho già deciso di limitare a Drago alato di Ra, e “Soldato gigante dell'Obelisco”, per gli amici, semplicemente, Soldato dell'Obelisco! Ecco! Ecco! Che dici? (Pigrizia oltre il 100%...NdXso) ^___^

A presto!

+AliceWonderland+



  
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