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Autore: LarcheeX    28/09/2010    3 recensioni
Dopo la morte di Xemnas, le istanze dittatoriali di un certo Re cominciarono a farsi troppo ambiziose e avide di potere, portando quello che era un universo che aveva faticosamente guadagnato la pace e la serenità a diventare un oscura distorsione di sé stesso.
Ma come ogni dittatura porta consensi, volenti o nolenti, e dissensi, un gruppo di Ribelli ritornati in vita capitanati dai traditori traditi dal loro migliore amico è pronto a sorgere dalle macerie dei ricordi e farsi avanti per distruggere il Re.
.
Tornata in vita non si sa come, LarcheeX torna alla carica dopo un imbarazzante numero di mesi: qualcuno la seguirà? Boh. Vedremo.
Penumbra is back.
Genere: Avventura, Dark, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Kairi, Naminè, Organizzazione XIII, Riku
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Dedicato a Elisa, che mi sorregge sempre con la sua Amicizia con la A maiuscola.

 

Penumbra.

 

Le cose che cambiano.

 

Anno 15° dall’incoronazione di Sua Maestà Re Topolino, Re e Imperatore dei Mondi.

 

Sala del Trono, ore 18,00.

 

Il vento spazzava impetuoso e prepotente sul vecchio giardino del Castello Disney, sollevando turbini e mulinelli di foglie e polvere e sferzando sui cespugli e gli arbusti che una volta erano stati curati con amore, ma che, in quel momento, risultavano secchi e terribilmente brutti. Il vialetto di ghiaia era sporco e pieno di sassi appuntiti, mentre la porta scrostata sembrava gemere a ogni contatto con l’aria.

Una lingua particolarmente biforcuta di vento, un alito freddo e silenzioso, si intrufolò aggraziatamente e sinuosamente attraverso le ante socchiuse, spalancandole con forza e rumore.

Gli occhi di chi trovava nella stanza della suddetta finestra si posarono con irritazione sull’anta fastidiosa: “Pippo, chiudi la finestra. Bene questa volta.” Ordinò una voce acuta in tono imperioso, e una specie di grosso cane nero con un cappellino dalla forma allungata in bilico sulla testa avanzò a grandi passi e chiuse la finestra.

Il proprietario della voce acuta ritornò con lo sguardo su quello che lo aveva occupato prima della fastidiosa interruzione: “Jack Sparrow, dimmi dov’è il nuovo nascondiglio che i pirati hanno dato all’oro azteco e dimenticherò ogni offesa e rifiuto e ti accetterò alla mia corte.”

Il pirata chiamato Jack Sparrow sussultò quando venne richiamato in causa, e borbottò: “Capitan Jack Sparrow! E comunque preferirei essere trattato con maggior riguardo, dato la galera non è proprio un posto accogliente.” Le orecchie del topo si rizzarono, in segno di rabbia: “Dimmi dov’è l’oro!” minacciò: “Oppure marcirai in galera per il resto della tua misera vita.”

Jack valutò l’idea. Galera o amici? Amici o galera? Lui non era famoso per la sua onestà. Ma ormai non era più così giovane da poter far parte di una resistenza, anche perché si trovava lì proprio a causa di una sua idea di resistere all’invasore dalle orecchie tonde. Sgamati e imprigionati, lui, Will, Elizabeth, Barbossa, la sua ciurma e altri pirati. E soprattutto, la sua amata Perla Nera era stata distrutta. Cos’era un pirata senza una nave? Valeva la pena cedere la sua vita per una causa persa?

“Non conosco il posto dove Barbossa ha messo l’oro. Chiedetelo a lui.”

Topolino digrignò i denti: Sparrow aveva detto che non sapeva nulla, ma che bisognava chieder a Barbossa, ma quest’ultimo ha nominato Elizabeth Swann, e lei aveva nominato Will Turner, e Turner aveva nominato Sparrow. Quei dannati pirati si erano messi d’accordo per farlo impazzire.

“Sora.” Chiamò, e il suo fedelissimo braccio destro si fece avanti per ricevere ordini. L’Eroe del Keyblade era quasi irriconoscibile dopo quindici anni, e non solo fisicamente. I capelli castani erano leggermente più lunghi, e gli lambivano le spalle larghe e il fisico possente non rimandava di certo a quel ragazzino smilzo che quindici anni prima aveva salvato il mondo dalla minaccia dell’Organizzazione XIII. Anche i suoi migliori amici facevano fatica a riconoscerlo, anche perché, per seguire il suo Re, il suo carattere e la sua bontà erano stati orribilmente trasformati.

“Porta questo pezzente al suo posto e mandami Mulan.”

Il pirata, quando venne tirato su, fece uno scatto felino verso la porta e, quindi, la salvezza. Anche se era piuttosto vecchio si dimostrò ancora arzillo, soprattutto se si trattava di salvare la propria pellaccia. Ma la sua bizzarra corsa venne recuperata da Sora in pochi, agili, balzi, e intanto l’Eroe del Keyblade lanciò la sua arma, chiamata “Portafortuna”, verso Jack, che venne violentemente sbattuto e inchiodato al muro. “Ora verrai con me, Jack Sparrow, che tu lo voglia o no.” Sentenziò, minacciandolo con l’altro suo Keyblade, chiamato “Lontano Ricordo”.

Capitan Jack Sparrow!” strillò il pirata, come se la mancanza di quell’appellativo fosse un’onta ben peggiore della galera e della fame.

 

I singhiozzi si sentivano per tutto il corridoio, rimbalzavano tra le pareti e arrivavano alle orecchie di chiunque fosse passato, quindi per Riku, che faceva la ronda al quinto piano, non fu difficile sentire la sua amica Kairi piangere. Eh sì, era proprio Kairi, dato i singhiozzi provenivano dalla sua stanza.

Riku alzò gli occhi al cielo: era la quarta volta che Kairi si disperava a quel modo nel giro di una settimana, e questa storia andava avanti da ben quattordici anni, e lui si sentiva terribilmente in colpa perché, in parte era anche per merito suo se si trovavano in quella situazione.

Entrò a passo felpato, trovando nella bella camera una Kairi trentenne in preda a un pianto disperato e una piccola Naminé che la guardava con occhi tristi, senza trovare nessuna frase in grado di consolarla, dato che il cuore magico che le aveva regalato Merlino non era in grado di regalarle davvero dei sentimenti.

Non appena Riku entrò la piccola Nessuno lo guardò con occhi supplichevoli, implorandolo con lo sguardo di fare ciò che lei non era riuscita a fare: “Ha appena visto Jack in prigione, mentre portavo il pranzo ai detenuti. Già piangeva per le loro condizioni, ma quando ha visto Sparrow è scappata. Sai… lui e Sora erano molto amici. L’aveva aiutato a cacciare da Port Royal Luxord, dell’Organizzazione XIII.” I suoi occhi vuoti si posarono sui capelli spettinati della ragazza, unica parte del volto non affondata nel cuscino di piume. “Siamo costretti a recitare una parte troppo pesante per noi.” Continuò, accennando a Kairi: “Sora pretende ancora di essere fidanzato con lei, e lei ovviamente non può rifiutare per paura di essere uccisa.”

Riku sospirò. Era tutto vero, Naminé non mentiva mai. Sora faceva paura anche a lui ormai, visto che lo aveva superato in forza, abilità e persino in altezza, ma non per questo il ragazzo ne dimostrava timore, almeno non in pubblico. Aveva paura che a causa sua Sora avrebbe potuto fare qualcosa a Kairi o a Naminé, con le quali ormai passava tutto il suo tempo libero.

La parte da recitare era difficile da imparare a memoria per tutti e tre, e se si sbagliava o ci si scordava anche solo una battuta per loro sarebbe stata galera o morte sicura. Riku si chiedeva cosa potesse provare Naminé, o cosa avrebbe potuto provare, dato che anche il suo ruolo era molto duro da sopportare. Infatti la piccola Nessuno, piccola perché conservava ancora le sembianze di una ragazzina, anche se interiormente aveva anche ventinove-trent’anni, era stata tirata a forza dal corpo di Kairi ed era stata usata molte volte per manovrare le memorie delle persone utili al Re ma riluttanti a servirlo, in modo da renderle fedeli a chi sarebbero state sicuramente d’aiuto. Cosi si trovavano tra le file dell’esercito, insieme a misteriosi combattenti, Sephiroth, Aerith, Cid, Merlino, Léon, Hayner, Olette e molti altri, senza contare i numerosi antagonisti di ogni mondo: Capitan Uncino, Jafar, la Regina di Cuori, Clayton, Ade, Ursula… tutti risorti e alleati di chi, in teoria, li avrebbe dovuti distruggere. Naminé era entrata a forza nella loro testa, nei loro ricordi, e li aveva modificati, manovrata e obbligata da qualcun altro che, di sicuro, non si preoccupava di ferirla, visto che lei non poteva provare nulla. Chissà come doveva essere vagare nei ricordi di qualcun altro.

“Com’è?” chiese, ma Naminé, che di sicuro non aveva seguito il filo dei pensieri del ragazzo, alzò un biondo sopracciglio e chiese: “Com’è cosa?”

“Manovrare le menti delle persone.” Il Nessuno si strinse le ginocchia al petto, pensierosa e triste: “Orribile. Io odio esercitare il mio potere. È la cosa più brutta che io possa fare. Come diceva Diz, io sono e rimango una strega in grado di manipolare i ricordi altrui. Topolino mi aveva promesso che non mi avrebbe utilizzato per i suoi scopi, ma, a quanto pare, non è capace di mantenere le promesse. Mi sembra di essere tornata nel Castello dell'Oblio.” Gettò un’occhiata fuori dalla finestra, forse in preda a chissà quale temibile ricordo, poi posò di nuovo gli occhi su Kairi. La rossa, intanto, aveva smesso di piangere e si era seduta vicino a Riku, ascoltando con occhi gonfi di pianto quello che dicevano i suoi amici.

Per lei era ancora più difficile fingere di essere dalla parte di Sora e del Re, poiché doveva far finta di essere ancora la fidanzata di Sora, anche se lui sembrava chiamarla solo quando gli era utile. Lei, inoltre, quando era arrivata la lettera, era stata riluttante a lasciare le Destiny Islands per il castello Disney, e avrebbe davvero preferito la sua umile casetta dove si sentiva a casa rispetto a quell’enorme castello dove si sentiva prigioniera.

Il filo dei pensieri dei tre fu interrotto dal prepotente rumore prodotto da delle nocche che sbattevano sul legno laccato della porta, e il loro proprietario entrò senza neanche aspettare che gli si desse il permesso: Sora entrò nella camera di Kairi e si sedette accanto al suo migliore amico, incurante, o forse, incosciente del fatto che l’atmosfera si era gelata non appena aveva messo piede nella stanza.

“Salve! Di che si parla?” chiese. Naminé rispose prima che qualcun altro – ad esempio, Kairi – potesse tradirsi a causa di qualche emozione malcelata: “Del più o del meno… dimmi, Sora, cosa ti porta qui? Non eri nella sala del trono?”

Lui lasciò vagare lo sguardo sui volti dei compagni: su quello di Riku, dove sembrava essersi ghiacciato un sorriso amichevole, su quello di Kairi, che, per qualche ragione, sembrava umido di lacrime, e infine su quello di Naminé, che, come al solito, non sembrava permettere a nessuna emozione di prendere il controllo del suo viso. Eh, certo, era un Nessuno!

“Ero alla sala del trono e ho accompagnato quel pirata di Jack in prigione, ma poi sono venuto qui perché Topolino mi ha ordinato di mandarvi tutti e tre in missione per convincere Malefica a collaborare, visto che in questi quindici anni si è rinchiusa nella sua casa senza aiutarci. Tu, Naminé, le devi modificare i ricordi, mentre voi due la dovete distrarre abbastanza in modo da evitare che disturbi lei mentre sta lavorando. Partirete domattina.” E, detto questo, si eclissò dietro la porta.

 

 

 

Alluras!

Questa fic è un po' un esperimento, poiché ho provato a "stravolgere" le parti del buono e del cattivo... e per la prima volta ho provato a utilizzare Riku, Kairi e Naminé come personaggi, anche se non mi vanno molto a genio °-°'  beh, che dire... spero che sia di gradimento ^_^

Sora è moooolto diverso dall'originale, ma proprio tanto. Quindi di Sora conserva solo il nome.

ah, per evitare equivoci: Penumbra è una parola inventata. Non è né latino né italiano. il titolo doveva essere PenOmbra, ma non mi piaceva molto il suono, perciò ho levato la O e messo la U.

Com'è nata la storia? stavo passeggiando per la spiaggia con la mia amica Clicy e chiacchieravamo del più e del meno. Beh, l'idea mi è venuta in un lampo. A svilupparla ci ho messo un po' di più. Però spero che sia abbastanza corretta^^

Sayonara!

 

  
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