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Autore: wari    28/09/2010    9 recensioni
Kakashi non replicò, preferendo schiarirsi la voce con un breve verso roco.
« In ogni caso, se qualcuno » sottolineò, con studiata noncuranza « non dovesse aver capito tutto, sono certo che Sasuke o Sakura saranno felicissimi di rispiegarglielo. »
[partecipante alla sfida "L'arte insidiosa della bugia", indetta da Aya88 e storyteller lover]
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto prima serie
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Breve storiellina sconclusionata partorita per la sfida L'arte insidiosa della bugia. Prima classificata, slice, con L'età dei perché. E siccome slice mi ha insegnato come si mettono i link, mo' si becca la pubblicità (occulta ma male occultata) xD No, a parte gli scherzi, è che la sua storia è così spudoratamente bellerrima (e spisciante di risate saltellose u.u) che bisogna leggerla. 
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Stupido è chi lo stupido fa


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Se c’era una cosa di cui Sakura era sempre andata fiera, era il suo rendimento accademico.
Al di là della facilità con la quale riusciva a memorizzare regole e precetti, non aveva mai avuto problemi nell’apprendere la teoria di ogni tecnica che il maestro Iruka sottoponeva alla classe, prima e meglio di chiunque altro.
Di chiunque altro tranne Sasuke, ad essere precisi. E probabilmente anche di Shikamaru, ma il fatto che lui dormisse per buona parte delle spiegazioni, alle volte le aveva fatto sorgere dei seri dubbi sulle sue presunte capacità intellettive.
Fatto sta che, in ogni caso, Sakura rientrava nel novero di quelli che, quando Iruka si ritrovava a spiegare un concetto per la terza, quarta, quinta volta, cominciava seriamente a perdere interesse e vagare con lo sguardo oltre la finestra – e non c’entrava nulla il fatto che tra lei e la finestra ci fosse sempre stato seduto Sasuke Uchiha, assolutamente.
Adesso che faceva parte della squadra sette, alle lezioni pazienti di Iruka, si erano sostituite le annoiate spiegazioni di Kakashi che, almeno a giudicare dalla faccia tra lo sconvolto e il basito assunta da Naruto ogni volta che credeva di passare inosservato, davano sempre per scontate un po’ troppe preconoscenze.
Questo, comunque, valeva unicamente per Naruto. Non senza un certo orgoglio, lei non faceva alcuna fatica a capire il maestro.
Come Sasuke.
« Bene, chiaro? » concluse Kakashi, alzando per un istante gli occhi dal suo libro, che non aveva abbandonato neanche in quel frangente.
In un riflesso condizionato, Sakura si voltò verso Naruto, scoprendo che anche Sasuke aveva avuto il medesimo istinto, anche se meglio mascherato da una rotazione della cervicale inferiore ai venti gradi.
Naruto, seduto tra loro sul tronco, con un’espressione vacua e dubbiosa – e se fosse stato possibile Sakura era quasi certa che avrebbe potuto vedere un punto interrogativo sconvolgentemente grande gravitargli sulla testa come un nuvolone temporalesco – rimase senza parole per meno di un istante, prima di saltare in piedi di scatto, come una cavalletta, e puntare l’indice contro Kakashi.
« Certo che ho capito! Per chi diavolo mi avete preso? E’ tutto perfettamente chiaro! »
L’affermazione, ad un tono di voce che fece scappare un intero stormo di allodole dai rami dell’albero alle spalle di Kakashi, fu accolta da un silenzio scettico.
Kakashi non replicò, preferendo schiarirsi la voce con un breve verso roco.
« In ogni caso, se qualcuno » sottolineò, con studiata noncuranza « non dovesse aver capito tutto, sono certo che Sasuke o Sakura saranno felicissimi di rispiegarglielo. »
Sakura trasalì, presagendo sventure e placcaggi da parte del compagno scemo, e Sasuke rivolse al maestro un’occhiata che, lungi dall’essere felicissima, poteva tranquillamente essere interpretata se non come la minaccia di una morte lenta e dolorosa, almeno come l’augurio di una lunga permanenza in un reparto di terapia intensiva.
Naruto invece strabuzzò gli occhi, indignato.
« Loro?! E tu che ci stai a fare? » ululò, agitandosi come fosse sui carboni ardenti.
« Si dà il caso che io abbia una missione, questo pomeriggio. » spiegò Kakashi, annoiato. « E sarebbe opportuno che voi tutti aveste ben chiara la spiegazione entro domani. Perciò, Naruto, trova il sistema per fare in modo che sia così. » concluse, una mano a scompigliargli i capelli e il volto all’altezza di quello dell’allievo, che però aveva preso a fissare uno dei tronchi alla sua destra con offesa ostinazione.
Quando Kakashi fu sparito in una nube di fumo – ed il fatto che avesse riaperto il suo libro, aveva fatto nascere in tutti loro il serio dubbio che lui non avesse alcuna missione se non quella di rileggere il tomo per la decimillesima volta – Naruto soffiò forte dal naso, con palese astio.
Sasuke lo ignorò ed emise a sua volta uno sbuffo brevissimo, quasi impercettibile, per poi alzarsi silenziosamente e lasciare Sakura seduta da sola sul grosso tronco.
« Dove vai, Sasuke kun? » chiese lei, saltando su a sua volta e ignorando i brontolii di Naruto, che si era perso a mugugnare parole stizzose tra sé e sé.
« A casa. » ribatté lui.
Sakura si morse la lingua.
Un pomeriggio intero di libertà e lui se ne andava a casa. Piantandola lì, sola con quel tardo di Naruto.
« Sakura chan… » cominciò il tardo sottovoce, mentre lei era ancora impalata a fissare con titubanza la schiena di Sasuke che spariva tra gli alberi.
Naruto si schiarì la voce.
« Sakura chan, non è che mi… sì, insomma. Non è che mi rispiegheresti un po’ di quella roba sui genjutsu? Perché non è che il sensei sia stato proprio chiarissimo… »
Meno di un secondo di silenzio, e poi Sakura si girò di scatto, rivolgendogli per un istante uno sguardo luminoso di comprensione, come se avesse appena realizzato qualcosa di assolutamente brillante e geniale, che fece sorridere Naruto di gioia ed incredulità assieme.
Espressione che fu prontamente sostituita da una smorfia delusa quando lei lo stroncò di netto, con gli occhi colmi di una determinazione di cui lui non riuscì a determinare l’origine.
« Ora non posso Naruto. Chiedilo al sensei. » lo liquidò, insensata, prima di voltargli le spalle e scavalcare il tronco.
Neanche il tempo di mettere su un broncio, o almeno di farle notare l’impraticabilità di quel consiglio frettoloso, e lei era già sparita al seguito di Sasuke, lasciandolo lì come un brocco.
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Naruto era un idiota tardo, ma ogni tanto aveva idee brillanti.
« Sasuke kun! » urlò Sakura sventolando una mano, quando ancora più di trenta metri la separavano dalla schiena del compagno.
Lui parve sul punto di ignorarla, proseguendo dritto come se nulla fosse, ma il fatto che un buon numero di passanti avesse preso a guardare prima lui e poi la pazza urlante dai capelli rosa che continuava ad invocare il suo nome, lo spinse, se non a fermarsi del tutto, almeno a rallentare l’andatura.
« Sasuke kun! » tossì Sakura, non appena l’ebbe raggiunto. Lui le rivolse una breve occhiata di sfuggita, come a comunicarle che, suo malgrado, aveva preso atto dell’infausta presenza alle sue calcagna, ma continuò a camminare, impedendo a Sakura di fermarsi ad ansimare in ginocchio come lei avrebbe fortemente desiderato, in barba al decoro e al fatto che si trovava in mezzo alla strada e, soprattutto, al suo cospetto.
« Sasuke kun. » ripeté per l’ennesima volta, quando ebbe riacquistato un poco di fiato. « Io, ecco… mi chiedevo… » boccheggiò, sentendosi particolarmente stupida, incapace di articolare suoni come una trota nello stagno. Si schiarì la gola, accordando il passo al suo.
Lui la spiò di sottecchi, seccato, in un chiaro invito a parlare alla svelta o a togliersi dalle scatole entro i seguenti due nanosecondi.
Sakura deglutì, decisa.
« Io mi chiedevo se, ecco… se potessi aiutarmi con la spiegazione di oggi. Non… non ho capito assolutamente nulla, sai. Kakashi sensei alle volte parla in modo veramente troppo complicato. » spiegò, rapida, la voce forse un po’ troppo acuta.
Sasuke sollevò cautamente un sopracciglio, dubbioso.
« Tu non hai capito nulla? » chiese, il tono neutro lievemente più vitale del consueto.
Sakura annuì vigorosamente.
« Sempre se non è un problema, certo. » aggiunse poi, pentendosene subito dopo, dato che, conoscendolo, Sasuke non avrebbe avuto alcuna remora nell’affermare che sì, era un problema ed una seccatura infinita.
Sasuke l’esaminò in volto per qualche secondo, con una certa curiosità inespressa.
« D’accordo. Ma diamoci una mossa. »
Era stato uno sbuffo, neanche troppo vagamente scocciato, ma alle orecchie di Sakura suonò come una proposta di matrimonio comprensiva di anello e putti volanti.
La vera Sakura esultò trionfante nella sua scatola cranica, mentre un sorriso luminoso, persino un po’ ebete nella sua sincera schiettezza, le si accendeva sulla faccia causando l’ulteriore levitazione del sopracciglio sinistro di Sasuke.
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Che importava di come contrastare un genjutsu di base?
Le era chiaro fin dai tempi dell’accademia, ma era inebriante sentirlo dalla voce bassa di Sasuke, che articolava le parole con calma e fretta assieme. Con calma per assicurarsi che lei capisse, di fretta per potersene andare alla svelta.
Ma l’ultimo era solo un irrilevante dettaglio rispetto alla realtà dei fatti: lei, Sakura Haruno, era seduta su di una panchina, le gambe accavallate ed un rotolo aperto sulle ginocchia, in una delle piazzole secondarie del villaggio, sola – sola! Niente dobe, niente sensei maniaco! – con Sasuke Uchiha.
« Mi stai ascoltando? » chiese una voce, seccata.
Sakura trasalì, facendosi quasi cadere il rotolo dalle mani.
« C-certo, Sasuke kun. » balbettò, tentando di umettarsi le labbra, nonostante avesse la salivazione a zero.
Non aveva sentito una parola.
Lui stava parlando da più dieci minuti e lei, approfittando della rara grazia di poter sentire la sua voce così a lungo senza che lui fosse sottoposto ad una qualche tortura – perché frequentandolo si era convinta che non esistesse alcun altro modo per cavargli di bocca un discorso intero – si era persa nei suoi pensieri, senza prestare la minima attenzione al contenuto della spiegazione.
Deglutì, a secco.
« Lo trovo molto interessante, non mi sarei dovuta distrarre a guardare le farfalle, mentre il sensei parlava. » ridacchiò, nervosa « Te l’ho detto, alle volte Kakashi sensei ha una voce così monotona che perdo il filo… penso che le tue spiegazioni siano molto più coinvolgenti delle sue, Sasuke kun. » blaterò, cercando di riempire il vuoto dell’imbarazzo con un fiume di parole.
« Non avevi detto di aver seguito la spiegazione e non aver capito nulla? » la interruppe Sasuke, secco, prima che lei si abbandonasse ad un ulteriore, gratuito elogio non richiesto alla sua persona.
Sakura sollevò la testa di scatto, nel panico. Aprì la bocca una volta, ma davanti all’espressione, se non propriamente arrabbiata, almeno enormemente scocciata di lui, non riuscì a far altro che richiuderla, trattenendosi a stento dal mordersi la lingua.
Quando lei non riuscì più a sostenere il suo sguardo e invece chinò il capo, rossa in viso – e che la vera Sakura continuasse a gridarle nella testa di essere un’idiota senza speranze né precedenti nella storia dell’umanità non era particolarmente d’aiuto - Sasuke si alzò dalla panchina, infilando svelto le mani nelle tasche.
« La prossima volta che ti salta in testa di fingerti stupida, fai pure. Ma non venire a sprecare il mio tempo. » l’apostrofò, diretto e brutale, prima di darle le spalle con decisione.
A Sakura non venne neanche in mente di provare a richiamarlo, e si limitò a guardarlo sparire in un vicolo, con un sospiro frustrato.
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Scontrarsi con Naruto lungo la strada aveva causato non solo lo scomodo impatto del povero sedere di Sakura sul selciato, ma anche, se possibile, un aumento esponenziale del suo malumore.
« Uh, scusa Sakura chan, non ti avevo vista! »
« E quando mai vedi qualcosa, razza di idiota? Guarda dove vai quando cammini! » gli ringhiò contro, mentre si tastava il fondoschiena con cautela.
Naruto ignorò il suo tono tutt’altro che amichevole – come sempre – rivolgendole un sorriso a trentadue denti ed offrendole una mano.
Sakura accettò, scontrosa, e si lasciò aiutare a tornare in una più dignitosa posizione eretta.
« Se ci siamo scontrati così deve essere destino! Usciamo insieme? »
Naruto fu zittito con un pugno deciso.
« D’accordo… come non detto, Sakura chan. » sospirò, quando ebbe riacquistato parte della sensibilità facciale. « Ma almeno me la spieghi quella roba sui genjutsu? Per piacere? » aggiunse, le mani giunte, piazzandosi proprio davanti alla sua faccia.
Sakura roteò gli occhi all’indietro.
« Possibile che tu sia così stupido? Non c’è niente di difficile… » ma si perse a metà frase, realizzando d’improvviso un dettaglio a cui non aveva fatto alcun caso. « Ha detto fingerti. » esalò, quasi isterica, mentre la fronte di Naruto si corrugava in maniera preoccupante persino per i suoi standard di dubbiosità. Lei non se ne curò, aprendosi invece in un sorriso che non ebbe altro effetto se non quello di far preoccupare maggiormente il jinchuuriki per la sanità mentale della compagna.
« Ha detto “la prossima volta che ti salta in testa di fingerti stupida”, quindi non pensa che io sia stupida! »
« Sakura chan, ma di chi stiamo parlando? » articolò Naruto, e la sua voce giunse come un’eco lontana alle orecchie di Sakura, che ormai pareva galleggiare in un’inspiegabile bolla di contentezza.
Gli voltò le spalle, facendosi scappare una risatina, e si avviò a passo allegro verso casa, i capelli lunghi a saltellarle sulle spalle.
Naruto restò impalato in stato quasi catatonico, a fissare il rosa delle ciocche, finché lei non fu scomparsa alla vista. Si riscosse solo quando un tale, che portava a braccio un pacco così grande da coprirgli l’intera visuale, quasi lo travolse.
Decise di spostarsi rasente il muro, ma non poté far a meno di grattarsi la nuca e sbirciarsi alle spalle, perplesso, prima che lo cogliesse la folgorante, terribile realizzazione che, qualunque cosa fosse successa a Sakura, lui non aveva ancora la minima idea di come si facesse ad annullare un genjutsu di base.
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Nda

Lo so che come contrastare genjutsu (eh, più precisamente lo sharingan, ma vabbè u__u') lo spiega la vecchia Chiyo nei pressi del numero ventotto, ma mi serviva un argomento qualsiasi e non mi è venuto nulla di meglio.
Il titolo è una frase di Forrest Gump, che è un bellissimo film che con questa cosa non c'entra un fischio. Anche la trama in linea di masima è di Aya88 e di storyteller lover, perché sono loro che hanno messo su il bando per la sfida... quindi praticamente qua io ci ho messo solo la pena di ticchettare sui tasti. A riprova del fatto che sono una persona inutile.
  
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