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Autore: Mucchetta    01/10/2010    0 recensioni
Inizia con questa storia qualche mese fa... scritta da me, Anna e Teresa (che deve ancora far la sua parte xD) è una storia un pò cretina, torniamo negli anni 60... ma lasciamo stare per ora, leggete, ve ne pentirete, sisi ù.ù
Genere: Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Per il momento non passiamo il tempo a scrivere dialoghi tra i vari personaggi, se poi si possono chiamare personaggi, dovete deciderlo voi: a me continuano a sembrare un branco di confusi che fino ad ora non ha fatto altro che ammorbarvi con dei ragionamenti senza senso.
Avete presente quando vi sentite bene, ma bene davvero, e non ve ne frega di niente e di nessuno?
Sarebbe naturalmente ovvio dire che quando toccai con la punta del piede il terreno della Liverpool dei fine anni cinquanta, ebbi come l’idea che da allora le cose sarebbero state diverse, e non parlo solo del nome di Cloch, che era inspiegabilmente cambiato.
No, non lo dico, è una cosa troppo ovvia. Sapete che faccio? Lo urlo.
L’aria, l’aria qui è diversa, cazzoni qui non ce ne sono, non c’è musica tunz tunz… è come se avessi ripetuto due volte la stessa cosa, lo so. Le fotografie non vengono fatte da testarde bimbominchia che non fanno altro che scriverci sopra tante di quelle stronzate da fare invidia al libro (non) sacro della McCristo. No, qui le foto esprimono il fascino del bianco e nero. Qui le rock star non sono quei frocetti della Disney Channel che strimpellano le loro povere chitarre condannandole ad un’esistenza completamente folgorata dal fatto che erano nate per fare buona musica e, ahimè, sono capitate nel negozio sbagliato al momento sbagliato. No, qui le Rock star si fanno e scrivono canzoni, una di queste sarà il mio John, tra un po’ di anni. Perché siamo agli inizi della storia dei Beatles, cioè dei Quarrymen, cioè di Johnny and the moondogs, cioè… della più grande rock band della storia, quella che si farà talmente tante dosi di LSD, da vedere i bruchi trasmormarsi in farfalle e uscire dalle teste dei cani morti che hanno la crema sciantigliè che cola dagli occhi. E scendete dal quel sottomarino giallo e incominciate pure a leggere, che per quello mancano almeno dieci anni. Siamo nel 1957. Il 6 Luglio 1957.
“These are the places i will remember all my life”
Questo era forse anche riferito al luogo in cui si incontrarono per la prima volta, parlo di Paul e John. Woolton, 6 Aprile 1957, un piccolo complesso musicale si esibisce durante una festa parrocchiale, i Quarrymen. E uno di loro è ubriaco marcio, non può immaginare che di li a poco avrebbe incontrato una persona e che sarebbe nata una combinazione da cui sarebbe nata la più grande genialità musicale del mondo. Oppure pazzia, non sappiamo come chiamarla. La chiameremo ,per convenzione, “Bob”.
Ryu: Ma dove siamo?
Aqu: Credo che abbiamo sbagliato posto.
Ghigga: Alieno, ma quando guidi i treni hai le dita tra le corde?!
Alieno: Vi ho già detto che ho sopportato il viaggio leccando rospi, no?!
Ryu: Mario, che stai mettendo nella bottiglietta d’acqua di Lama?
Mario: Ah, non è di Aqu?
In quel momento qualcosa cadde a terra, una bustina di arsenico molto potente. Nessuno ci fece caso, eravamo troppo occupate a prendercela con il nostro alieno sbadato.
“No some has changed”
Volevo godermi quegli istanti, non alterando il flusso del tempo, anche se era un peccato non potersi buttare sopra al quasi diacessettenne John Wiston Lennon e fare qualsiasi cosa al suo povero corpo. Non alludo a niente di quello a cui pensavo (il solito problema dei nostri venticinque lettori minorenni).
“With lovers and friends… some are dead and some are living”
Una di loro è Ivan Voughan, un componente dei Quarrymen, che in questo momento starà presentando un ragazzetto quindicenne a quel pazzo che in questo momento non è capace di decidere. Forse fu per questo che permise al giovane Paul McCartney di scatenare il Bob, suonandogli alcune canzoni. Immagino la scena:
Paul: Ciao, io mi chiamo Paul McCartney.
John: Ehhhhh, a chi vorresti rompere le palle…
Paul: Cazzo, chiunque tu sia hai spaccato questa sera!
John: Ehhhhh, si mi piaci, strimpella quella chitarra, femminuccia!
Paul: Nono, ti ho detto che mi chiamo Paul. Ascolta, è Twenty Flight Rock.
“All these places have their moments”
E in questo momento John starà ascoltando la musica, probabilmente mettendosi le dita nel naso. Poi Paul lo starà stupendo ancora di più, scrivendogli parola per parola Be-bop-ulula.
John mentre cerca di infilarsi una cannuccia nell’orecchio: Ehhhhh, cazzo, non so perché, ma quando bevo troppo non ricordo un bel niente delle canzoni. Mi potresti servire, si. Mi chiamo John Wiston Lennon, ma non chiamarmi Winnie che ti spacco il culo.
“But of all these friends and lovers there is no one compares with you”
E infatti arrivammo in quel momento, la nascita del Bob, la stretta di mano, la caduta di John troppo ubriaco.

Sotto un altro punto di vista.


Lama rimase nel treno per tre quarti d’ora, felice di essere scampato ad una morte lenta e dolorosa solo per fortuna, dato che Ryu si era accorta in tempo dello scambio delle bottigliette. Ora fissava un punto morto, ma quando improvvisamente gli venne l’impulso irrefrenabile di sputare, si rese conto di essere appeso a testa in giù e di evere una mela in bocca. La prima cosa che pensò fu “Come cazzo faccio a sputare adesso”. La seconda cosa fu invece la scelta di un bivio: buttare la mela e sputare, oppure gustarsela e sputare dopo. La terza cosa fu l’immagine di sua madre, che gli aveva sempre ripetuto di non buttare il cibo, ma che sputare subito dopo aver sentito lo stimolo dal piccolo lama che in fondo vive anche dentro di noi, si doveva sputare subito, per tradizione. La quarta fu che forse sua mandre non aveva considerato situazioni del genere, e che quindi avrebbe potuto non rispettare le sacre tradizioni dei lama. La quinta fu che sua madre non aveva avuto molta fantasia, quando aveva deciso di chiamarlo Lama. La sesta fu…ok, insomma pensò ad un sacco di cose prima di rendersi conto che il treno era stato messo sotto sopra, e che anche lui era in effetti sotto sopra, e ci aveva pensato per quindici minuti prima di rendersi conto che sua madre era ormai un golfino, il primo golfino di lama esistente al mondo, e che probabilmente non gli avrebbe potuto torcere un pelo anche se non avesse rispettato delle stupide stronzate. E se la matematica non è un opinione, era passata un’ora da quando Ryu, Aqu, Ghigga erano scese dal treno, quindi sarebbero state in giro ancora per un po’, magari per vedere come andava avanti la nascita del Bob e, perché no, cercare delle canne da fumare, o magari fare i profeti sui prossimi disastri mondiali… nono, non andiamo troppo oltre, avremmo causato molti guai. Anche se sarebbe stato bello guardare delle facce sconvolte per aver indovinato qualcosa che ti ha ammorbato durante i tuoi anni di scuola, e che adesso si rivelava un’occasione per salire sul piedistallo del “misterioso profeta venuto da chissà dove”.
Lama finalmente sputò in basso, colpendo un posacenere pieno di cartacce, le quali per poco si animavano e vomitavano per il disgusto di essere ricoperte da saliva di animale.
Lama: Porca… e adesso? Vorrei capire chi mi ha fatto salire qui su… ehi, ma che c’è scritto sulla mela?
“BANANA”
Lama: Alquanto allusivo… nono! Non ho idea di cosa voglia dire… uffa..
La mela era verde, e su un lato aveva un morso, l’inevitabile morso che gli aveva dato Lama prima di decidere di rispettare delle stupide tradizioni. E forse Lama avrebbe intuito qualcosa, se non fosse che ora pensava solo ad un modo per scendere e correr e verso il bagno più vicino. Cosa poteva significare?

  
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