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Autore: Mucchetta    01/10/2010    0 recensioni
E se i Beatles si fossero lasciati ancora prima del capolavoro di Sgt. Pepper's? Se le cose fossero andate così diversamente, cosa sarebbe accaduto? In questo universo parallelo, i Fab nel 1966 non sono più i Fab, John è lontano con Yoko, Linda, Paul e George sono a Liverpool in un appartamento che affaccia su Strawberry Field, Ringo si è preso del tempo per pensare ed ha deciso di non farsi sentire... come andrà a finire? Per favore, torniamo indietro!
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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George e Paul erano tornati a dormire. Io mi chiedevo che stesse facendo John. Che stava facendo Ringo. Se pensavano a noi, se pensavano a tutti gli anni passati. Io conoscevo Paul da alcuni mesi, l’avevo incontrato dopo un loro concerto. Solitamente quei quattro andavano a letto con chiunque, ma Paul quella sera si separò dal resto del gruppo per andare a visitar una mostra. “Non ce l’avevo duro, quella sera.” E’ sempre stata l’unica motivazione che mi ha dato. Alla mostra erano esposte le mie fotografie. Lui, avvicinandosi ad un quadro che ritraeva la foto di un gatto che sostava vicino ad una porta inglese in attesa di ricevere il latte, disse:

“Mfp. Succedeva spesso, mentre ero a Liverpool. I gatti li ho sempre amati, ma preferisco i cani… vorrei addirittura avere una fattoria!”

Io continuavo a guardare quella foto, di cui non ero particolarmente fiera, senza avere idea di chi mi stesse parlando.

“Quel gatto nero mi fa pensare ad un sacco di cose. Non so perché, ma lo collego a George. Ce lo vedo, George che aspetta davanti alla casa di un perfetto sconosciuto, tutto affamato, in attesa di ricevere almeno un’intera torta al cioccolato. Quando tornerò gli farò urlare “Wiaoooooooooo!”

Io risi, e lo guardai negli occhi.  Presa di stucco rimasi a fissarlo imperterrita. Poi, con calma, aggiunsi:

“E quindi gli riempirai la ciotola e gli metterai un campanellino prima di lasciarlo libero per Londra?”

“No, poi gli farò una foto mentre imita un gatto incazzato!”

“Ti deve qualcosa, questo George?”

“Oh, si. Quando cantiamo in realtà lui muove solo le labbra, ma la voce è la mia registrata!”

“Oh, certo, se cantasse lui dopotutto dovrebbe cantare anche il suo stomaco!”

Ridemmo entrambi, poi Paul, accendendo una sigaretta, sorrise beffardo, e dandosi un po’ di arie,  si presentò:

“Il mio nome è Paul McCartney.”

Ebbi come l’impressione che mi stesse dando il tempo per riprendermi, poi ricominciò a parlare:

“Mi diresti il tuo nome, mentre ci incamminiamo verso il lungomare?”

“Oh, Sir McCartney mi invita ad osservare la luna con lui! Dovrei davvero immortalare questo momento, non credete?”

“Sarebbe il pezzo forte della tua collezione.”

  Linda Louise Eastman, piacere, vengo dagli Stati Uniti.”

Conobbi John. George. Ringo. Conobbi il loro mondo. E me ne innamorai. Non poter scattare più le fotografie di loro tutti insieme è una delle tante cose che ho perso, e che non avrei mai voluto perdere.  

Paul entrò nuovamente in cucina. Stava per aprire bocca, poi, alzando l’indice, si arrese al silenzio. Non di certo il silenzio confortatore che il giorno prima ci aveva tanto aiutato. No, perché ora che nemmeno la pioggia batteva sopra i tetti, il silenzio diventava mano a mano agghiacciante.

“Mi avevi detto che sto bene io, va tutto bene. A te non pensi mai? Quando ci conoscemmo avevi l’aria di uno ingenuo che sii dava un sacco di arie.”

“Davo quest’impressione? Col corpo esile che ho?”

Allargò le braccia, e io mi avvicinai a lui.

“E’ per questo che John non ti sopportava: hai una faccia troppo dolce.”

“E’ per questo che John mi INVIDIAVA.”

“Può darsi, ma io al posto tuo invidierei la faccia che ha John. Ha un’ espressività che sarebbe perfetta in teatro.”

“Questa non ti pare forse una scena teatrale?”

“Hmmm. “La sconfitta donzella che cerca conforto nelle dolci labbra di uno scarafaggio.”

Mi voltai di scatto, presi la polaroid, e feci una foto ad un Paul McCartney assonnato con le braccia spalancate.

“No, ma è un momento perfetto da immortalare.” Dissi.

“E’ il momento perfetto anche per mangiare!” disse George passando per sotto le gambe di Paul, che, mettendosi sulla soglia, aveva bloccato la porta d’entrata.

“Lo è sempre per te, Geo.”

“Credo sia anche il momento di prendere delle decisioni.” Disse Paul.

“Tu, iniziati a lavare, i tuoi capelli stanno iniziando a fare le valigie per trovare un’altra testa da affittare.” Esclamò George, mentre cercava nel frigo la cena lasciata il giorno prima, rimpiazzata da merendine e crackers.

“Mmhpf. Spero di trovare lo shampoo, non sarà che ti sei mangiato anche quello?” disse Paul grattandosi la testa.

“*comp* Può darsi… vaniglia?”

“Bha! Harrison, dovresti scrivere una canzone sui maiali!”

George ci pensò su, poi Paul andò in bagno, e io mi stesi sul divano.

“Ah, russi un sacco la notte, Harrison!” Urlai.

 

 

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Il modo in cui si sono incontrati Paul e Linda, l'ho inventato io (e male, tra l'altro) xD

  
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