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Autore: Leuviah_Utopia    02/10/2010    2 recensioni
Il legame che c'è tra Elena Gilbert e i fratelli Salvatore non potrà mai essere spezzato. E se questi fossero legati tra di loro da una storia vissuta centinaia di secoli fa...magari nel Medio Evo? Il destino ha deciso che i nostri giovani eroi saranno uniti per sempre da un nodo "inscindibile", che prima di loro, aveva unito le vite dei loro antenati...
Tutto potrebbe risolversi con una scelta...a meno che...
"Ti manca qualcosa. Sai di avere tutto, ma ti manca qualcosa che forse non potrai mai avere…" Pensò Elena.
La ragazza stava per lasciar andare un pianto silenzioso, come era ormai abituata a fare, quando sentì qualcuno afferrarle i fianchi da dietro e con delicatezza voltarla. Ad Elena si mozzò il fiato quando vide chi l’aveva stretta tra le braccia…
Genere: Dark, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bonnie McCullough, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Quasi tutti, Stefan Salvatore
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia ha inizio molti secoli fa, quando nell’uomo, la fragilità e la paura del mondo erano due aspetti del tutto complementari per egli. A quei tempi, era molto facile suggestionare e farsi suggestionare da racconti che eran capaci di non far chiudere occhio per tutta la notte. Il Medio Evo era un periodo in cui nessuno si fidava di nessuno. Un periodo cupo,  un periodo plagiante, una sorta di…ombra.
Elena non sapeva a cosa era dovuta tutta questa diffidenza. Non comprendeva il motivo di tutta questa paura nelle strade. Non riusciva a spiegarsi perché la gente, non appena calava il sole, si rintanava nelle proprie case, come quegli animali notturni di cui lei stessa aveva paura ogni qual volta le se ne avvicinava uno per svolazzare con le sue svelte ali sopra di lei. Elena amava gli animali, ma non andava pazza per i pipistrelli, perché lei era una ragazza solare, che amava “nutrirsi” della luce del sole, che lei diceva sempre, non avrebbe mai smesso di amare in tutta la sua vita, mentre quegli esseri erano così diversi da lei, erano troppo tenebrosi, diciamo. Non le piacevano i pipistrelli, perché non amava il colore che li ricopriva: quel nero come la pece, che si confondeva nella notte come si nasconde l’ombra ogni qualvolta che il sole viene coperto dalle nuvole. Ma se è per questo, ad Elena non piacevano nemmeno i corvi, “uccelli del malaugurio” lei li chiamava. Ogni volta che si recava nel giardino a sud del castello in cui da parecchi anni viveva, c’era sempre un corvo ad aspettarla sopra l’albero in cui Elena amava rifugiarsi. Quel corvo era sempre lì, come se sapesse quando Elena avesse bisogno di starsene per conto suo e quando, invece, voleva andare lì per piangere sulla tomba di sua madre, che l’aveva lasciata da sola, anzi con suo padre, quando lei era ancora una bambina.
Quando Elena ripensò a sua madre, una lacrima silenziosa le scivolò nel candido viso, illuminando di un bagliore triste quegli amabili occhi che risaltavano come lapislazzuli nel chiarore. Era seduta davanti l’immensa finestra, che a parer suo, era spropositata in confronto alla grandezza della sua camera, ma a lei stava bene, perché così il barlume del mattino sarebbe entrato con tutta la sua bellezza nella sua stanza, come se ogni alba fosse sempre la prima di molte altre. Si pettinava molto delicatamente la folta chioma di capelli lisci e di un oro pallido, che aveva fatto deliberatamente ricadere sulla spalla sinistra, per far si che potessero essere acconciati più facilmente. A giudicare dal sole, che stava per sprofondare al di là delle colline che fronteggiavano il castello, era il tramonto. Elena si era appisolata nel suo comodo letto a baldacchino da una piazza e mezza e alla fine, doveva essersi addormentata del tutto. Si era stesa nel letto con ancora indosso il suo abito, che per sua fortuna, non si era sgualcito. Era uno dei suoi abiti preferiti, perché glielo aveva regalato suo padre, al compimento dei suoi diciassette anni. Era un abito di seta bordeaux. Aveva una scollatura verecondia, degna di una giovane ragazza del suo rango. Il bordo della scollatura era adornato da un fine merletto dorato, leggermente più scuro dei suoi capelli. Le maniche, anch’esse adornate con lo stesso merletto, erano aderenti alle sue braccia e concludevano con un rigonfiamento inconsistente. Il resto dell’abito le ricadeva perfettamente nel corpo snello, lasciando in apparenza la sua femminilità, ma nel contempo mantenendo la riservatezza nelle forme da donna che,oramai, erano abbastanza evidenti. Era la prima volta che Elena indossava quell’abito, perché suo padre le aveva detto di usufruirne soltanto quando si fosse presentato il momento più opportuno.

Be’, finalmente il momento opportuno è arrivato!

Pensò Elena. Dopo aver finito di sistemarsi i capelli che aveva lasciato le ricadessero dietro le spalle, Elena si diede un’ultima occhiata allo specchio affianco la porta. Era bellissima e questo lei lo sapeva.

***

La festa era già cominciata ed Elena si era ritrovata di già nelle braccia del suo fidanzato…Matthew, che ormai lei aveva diminuito in: Matt.
Matt era un ragazzo molto bello. Con occhi azzurri che facevano sentire Elena la ragazza più bella dell’intero pianeta, ogni qualvolta lui glieli posava addosso ed anche quella sera non era stato di meno. Anche lui aveva i capelli dello stesso colore di Elena, solo un po’ più scuri. La ragazza si sentiva sicura tra le braccia del giovane ed era felice con lui. Matt ed Elena si conoscevano da quando erano ancora dei bambini e Matt era sempre stato il suo migliore amico, che gli era sempre stato vicino ogni volta che lei ne avesse avuto bisogno, come per esempio per la morte di sua madre. La mamma di Elena adorava Matt e aveva sempre detto a sua figlia che le sarebbe piaciuto se un giorno, tra la sua bambina e il dolce fanciullo, fosse nata qualcosa di più della semplice amicizia. Bene, questo era accaduto e i due erano già pronti al matrimonio.
«Elena, volete che vi porti qualcosa da bere? ». Solitamente Matt non assumeva questo atteggiamento formale verso Elena, ma in questo caso aveva dovuto farlo, per via della “cortesia”. Così l’aveva definita il padre di Elena, quando aveva fatto una lezione veloce di formalità a Matt, spiegandogli che era anche una forma di rispetto nei confronti degli ospiti. Matt ce la stava mettendo tutta, ma Elena non poté fare a meno di scoppiare in una leggiadra risata.
«Oh Matt, sei così…oh, pardon…Siete così…buffo! ». Elena lo guardava negli occhi, come se cercasse di comunicargli quanto avesse voglia di scherzare con lui come era solito fare, ma Matt continuò a mantenersi serio, pur regalando un sorriso alla sua giovane fidanzata. «Non desidero niente mio caro. Vi ringrazio!». Fece un inchino al giovane. «Vado fuori a prendere una boccata d’aria!». Le fece un altro inchino e si diresse verso la terrazza che si trovava affianco alla stanza in cui si stava tenendo l’intrattenimento.
Il menestrello continuava a suonare quella canzone che ad Elena non entusiasmava molto, perché raccontava di battaglie e talvolta anche di vite spezzate per la gloria di un imperatore.

Che assurdità! Come si fa a gioire delle imprese che hanno portato alla gloria di un imperatore, quando questo ha portato allo spegnimento di altre centinaia, o magari, migliaia di vite?

Elena rifletteva sulle parole accompagnate dal suono dello strumento che il menestrello si divertiva a suonare. All’improvviso, sentì che qualcuno era alle sue spalle. Si voltò. Un giovane ragazzo, dall’aria annoiata, era di fronte a lei. Era alto,un’altezza media in realtà, ma Elena dovette alzare il viso per poterlo guardare meglio. Era un giovane con capelli ondulati e bruni che gli incorniciavano i lineamenti così fini che sembravano quasi irreali, da quanto fossero perfetti. Zigomi alti, naso classico e diritto e una bocca che ti teneva sveglia la notte, pensò Elena. Il labbro superiore era splendidamente scolpito, un po’ delicato, decisamente sensuale. Ma mentre lo guardava, Elena si sentì arrossire lentamente, con ondate di calore in gola e sulle guance. Prima di rischiare di svenire, la ragazza fece un passo indietro, distogliendo lo sguardo dal ragazzo che ancora la stava fissando. Il giovane, non accennò nessuna mossa, così Elena, incuriosita, con la coda degli occhi, lo guardò nuovamente. Si sentì ancora più imbarazzata, quando si accorse che il ragazzo stava sorridendo, così la fanciulla, riabbassò il viso come uno struzzo che cerca di nascondere la testa in qualche buco sulla terra. «Scusate, non volevo spaventarvi». La voce del ragazzo era così melodiosa, da far letteralmente invidia al menestrello che continuava a cantare le sue storie. «Il mio nome è Stefan Salvatore. Voi dovete essere Elena, la bellissima ragazza di cui tutti questa sera parlano». Si presentò chinandosi verso la ragazza, che aveva preso a guardarlo incantata. Elena riuscì soltanto ad annuire con un leggero movimento del capo e a fare un inchino per ricambiare la presentazione del giovane.
«Non vi ho mai visto da queste parti. Siete parente di qualcuno, qui? ». Chiese Elena con finta nonchalance. In realtà le interessava molto sapere se il ragazzo vivesse in zona.
«Vivo qui da parecchio tempo, ma non sono il genere di ragazzo che ama frequentare questo tipo di cose. Oggi sono venuto perché ho sentito parlare di un matrimonio imminente di due giovani ed ero davvero curioso di conoscere gli sposi». Il giovane Salvatore lanciò ad Elena un sorriso ammaliante, che quasi le fece perdere la concentrazione su quello che il ragazzo stava raccontando. Era impossibile che non avesse mai visto un ragazzo così bello, visto che egli viveva lì già da molto tempo, come lei. «A quanto ho capito…la sposa siete voi! ».
Elena non riuscì a non sentirsi in colpa per quello che il ragazzo le aveva appena detto. Non riusciva completamente a capirne il motivo, perché in realtà non avrebbe dovuto sentirsi in quel modo, ma non poteva far a meno di fare o dire qualcosa per “sdrammatizzare”.
«Be’, no,cioè, si…ma…è stato mio padre ad organizzare questo evento, è molto frettoloso, ma in realtà io non sto per sposarmi», all’improvviso pensò a Matt. Lo stava mettendo di lato come un vecchio panno sporco, non poteva,anzi, non doveva farlo. «…non ora! ». Concluse la frase. Il ragazzo continuò a sorriderle.
«Allora, congratulazioni al vostro futuro sposo e alla bellissima ragazza che si è scelto». Fece per andarsene.
«Aspettate! ». Ma cosa le prendeva? Forse stava perdendo la testa? Forse quella canzone di sottofondo la stava facendo sprofondare in qualcosa di insensato? Ma adesso Elena non voleva pensarci, voleva soltanto parlare ancora con quel giovane sconosciuto che l’aveva profondamente colpita. Il ragazzo si voltò nuovamente verso di lei. La luce che proveniva dall’interno, si rifletteva nel suo viso come la fiamma di una candela che illumina fiocamente un punto nascosto. La sua pelle adesso sembrava più pallida di come l’aveva vista per la prima volta poco prima. Il suo sorriso era più condizionato, quasi forzato. «Vi rivedrò? ». Fu l’unica cosa che riuscì a dirgli. Il ragazzo le si avvicinò e si abbassò verso di lei. Elena chiuse gli occhi e socchiuse le labbra, sollevando con levità il viso. Il giovane le diede un leggero bacio sulla fronte.
La fanciulla aprì gli occhi poco dopo, ma il ragazzo non era più lì. Elena si guardò intorno, ma scorgeva soltanto l’ombra degli alberi della fitta foresta che si estendeva al di fuori del giardino. L’oscurità aveva portato via quella poca luce che si elargiva nel buio, come aveva portato via quel bellissimo ragazzo che pochi secondi primi era lì, in quella terrazza con lei, a farle provare sensazioni che mai aveva provato. Emozioni che mai aveva sentito. E quel ragazzo aveva un nome: Stefan.

***

La serata si era conclusa con ballate allegre e canzoni che ancora una volta, raccontavano di avventure cavalleresche.

Chissà quando arriverà il momento in cui qualcuno racconterà di imprese compiute da donne…

Elena era una giovinetta con molta immaginazione, tipica per la sua età, ma aveva anche un forte senso di giustizia ed era molto coraggiosa per essere una ragazza. In tutta la sua vita, era sempre stata una fanciulla forte, anche quando pur essendo piccola dovette affrontare la morte di sua madre, aveva resistito e non aveva fatto uscire nemmeno una lacrima per due intere settimane, ma con l’aiuto delle due sue migliori amiche, Meredith e Bonnie, figlie di una coppia di anziani che vivevano al castello, perché svolgevano servizio lì, era riuscita finalmente a dar sfogo ai suoi sentimenti. Ecco, era questa una fase della sua vita in cui non si era sentita del tutto forte, ma adesso a questa, vi se ne aggiungeva un’altra: la comparsa dello sconosciuto. Il ricordo di quei brevi istanti, l’aveva fatta sentire debole, perché non era riuscita a far chiarezza su quello che stava succedendo dentro di lei e questo non le andava per niente bene. Non aveva raccontato a Matt dell’incontro con quel misterioso ragazzo, che era letteralmente scomparso come la brezza del mattino che si dissolve lasciando dietro di se solo l’umidità, per far si che la sua presenza sia ricordata. Matt non avrebbe preso bene sapere che tra quei due si era creata una sorta di intimità. Ebbene si, Stefan aveva lasciato in Elena un qualcosa che le aveva dato modo di pensare che il suo non era stato soltanto un sogno, perché lui aveva lasciato in lei dei nuovi sentimenti, che Elena non riusciva a reprimere e si sentiva una stupida perché non riusciva a farlo. Un’ingenua, perché provava qualcosa per un ragazzo che molto probabilmente non avrebbe più rivisto. Una traditrice, perché sentiva di non riuscire a provare lo stesso forte sentimento per Matt.
Elena era lì. Seduta di nuovo di fronte quell’enorme finestra, stavolta ad ammirare la luna, circondata da minuscole luci,quali sono le stelle e a chiedersi se sarebbe riuscita a rivedere Stefan.
Si liberò del suo stupendo abito che tutti avevano ammirato alla festa. La maggior parte degli invitati le aveva detto che le stava benissimo e che risaltava la sua singolare bellezza. Complimenti che si era sentita fare da una vita e a cui ormai dava poca importanza, visto che sua madre le aveva sempre insegnato che la vera bellezza è quella interiore. Indossò una camicia da notte,anch’essa di seta come il suo abito, e si distese nel suo letto. Le fu difficile chiudere occhio, perché le si presentava davanti continuamente la figura che poche ore prima l’aveva fatta sentire così…diversa. Voleva vederlo. Voleva parlargli ancora una volta. Voleva accarezzargli il viso. Voleva ammirare la sua rara bellezza. Voleva unire le proprie labbra a quelle di lui.

***

Quando Elena aprì gli occhi, non c’era ancora luce nella sua camera. Ciò stava a significare che era ancora notte. Cercò di riprendere sonno, ma non le fu possibile. La sua mente continuava a creare una serie di immagini, che le impedivano di rilassarsi completamente. Decise così di aprire la finestra e affacciarsi al balcone che era al di fuori. Sentì il vento delicato vezzeggiare il suo morbido viso. I capelli le si erano scompigliati, portando sottili ciocche davanti il volto. Elena sistemò quei ciuffi ribelli dietro l’orecchio destro e si affacciò al di fuori del balcone, poggiando i gomiti sulla ringhiera e tenendosi il viso tra le mani. Ammirava la luna, che pur essendo circondata di stelle, sembrava incompleta.

Ti manca qualcosa. Sai di avere tutto, ma ti manca qualcosa che forse non potrai mai avere…

Questi pensieri Elena li rivolgeva alla luna, ma anche a se stessa, perché anche lei si sentiva come ella: circondata da altre piccole luci, ma mancante dell’unica cosa che le serviva davvero…l’amore.

Io ho Matt, che mi ama alla follia. Mi vuole sposare. Vuole stare per sempre con me. Ma…io lo amo?

La giovane non si era mai posta queste domande, forse perché aveva paura della risposta che il suo cuore le avrebbe dato. Forse perché voleva far felice sua madre. Forse perché aveva paura che un giorno sarebbe rimasta sola.

Non posso usare Matt soltanto perché non sono sicura della mia vita! Ma cosa posso fare? È possibile che sposandoci e andando a vivere con lui, i sentimenti che provo per lui crescano. Ma se non fosse così? Se pur essendo sposata con lui, io non riesca mai ad amarlo?

Adesso Elena, sentiva un profondo vuoto dentro se. Tutti i suoi dubbi e le sue paure stavano emergendo e lei non aveva ancora dato una risposta a tutto ciò.

Matt non si merita una donna che non lo ama. Non posso far finta che vada tutto bene. Posso fare la mogliettina per bene, ma non posso ingannare me stessa dicendo di amarlo.

La ragazza stava per lasciar andare un pianto silenzioso, come era ormai abituata a fare, quando sentì qualcuno afferrarle i fianchi da dietro e con delicatezza voltarla. Ad Elena si mozzò il fiato quando vide chi l’aveva stretta tra le braccia…Stefan. Non ebbe nemmeno il tempo di parlare, perché Stefan fu più veloce di lei e le posò un dito nelle soffici labbra calde. Fatto questo si piegò nuovamente verso di lei, come aveva fatto quella stessa sera, ma stavolta Stefan non si era fermato a baciarle la fronte. No, stavolta aveva infilato la mano tra i morbidi capelli oro pallido e delicatamente aveva avvicinato il viso di Elena al suo, mentre con l’altra la teneva stretta a se. Infine un bacio unì i due giovani che,osservati dalla luna, avevano finalmente capito ciò che volevano.
Il bacio fu lungo e appassionato e i due sembravano non volersi mai staccare l’una dall’altro. Ma Elena doveva riprendere fiato, perché sentiva l’ossigeno mancarle, così costernata si staccò dal ragazzo, tenendo però sempre lo sguardo fisso su di lui. I loro occhi non smettevano di specchiarsi tra loro.

Era questo quello che cercavo?

Si domandò Elena. Durante quel momento che sembrava mai finire e che lei stessa voleva continuasse per sempre, aveva sentito finalmente che quello che le mancava, lo aveva trovato. In quel momento, era riuscita a darsi tutte le risposte che si era posta poco prima.

Si. Era questo. È questo quello che cerco.

Adesso Elena si sentiva di nuovo sicura, anche se non riusciva a capacitarsi di come un primo incontro casuale con un perfetto sconosciuto, avesse fatto sorgere in lei tutti quei dubbi. Non si rendeva conto del perché quel giovane, con il semplice sguardo, le aveva fatto provare qualcosa che Elena non aveva mai provato prima. Qualcosa che cercava, ma non aveva mai trovato fino ad ora. Adesso lei sapeva cosa, anzi, chi voleva.

Stefan.

Il ragazzo la liberò dalla sua amorevole stretta, lasciando ricadere le braccia su di lui e allontanandosi di qualche centimetro da lei.
«No! ». Disse Elena con la voce flebile. «Non pensate male, stavo soltanto riprendendo il respiro. Non voglio che voi ve ne andiate».
Stefan le sorrise, ma era un sorriso spento ed Elena sentiva il cuore farle male, perché non voleva che lui le rivolgesse un sorriso così.
«Non avrei dovuto». Stefan,adesso, aveva abbassato il viso, non riuscendo però a nascondere l’amarezza alla fanciulla.
Elena a quelle parole si sentì il cuore premere. Possibile che lui non avesse provato i sentimenti che pochi istanti prima avevano reso Elena una ragazza completa?
«Perché dite questo? ». Adesso il tono di voce di Elena era più duro, ma a stento riusciva a trattenere le lacrime.
«Io non dovrei essere qui! ». Le rispose il giovane, tenendo ancora il volto verso il basso.
«Volete dire che quello che c’è stato poco fa, per voi non ha avuto alcun significato? ». Elena non era riuscita più a controllare le sue emozioni, così le lacrime cominciarono a bagnarle il viso, scorrendo come sottili ruscelli sulla sua pelle. «Che non avete provato quello che ho provato io? Che…». La ragazza si interruppe. Si ritrovò di nuovo tra le braccia del giovane, ma questa volta la presa non era più delicata come lo era stato poco prima. Stavolta Stefan l’aveva attirata a se con una presa ferrea, come se non volesse mai più lasciarla andar via. Elena si sentì intorpidita, ma subito lasciò scivolare la sua testa nella sua spalla. Il fisico di Stefan era asciutto e muscoloso ed Elena stava benissimo avvolta tra le sue braccia.
«Elena, anche io ho provato quello che avete provato voi e non solo ora, ma dal primo momento in cui vi ho vista». Stefan continuava a stringerla a se, ma aveva allentato un po’ la presa.
«Alla festa? ». Domandò con tono di voce esile, la ragazza.
«No. Io vi ho vista molto prima. Quando eravate ancora una bambina, ma allora il mio interesse per voi era puramente fraterno, perché eravate molto piccola».
«Ma cosa?... ». Elena non riusciva a capire di cosa Stefan stesse parlando, perché non aveva alcun senso.
«Lasciatemi finire, vi prego». Il ragazzo l’allontanò da se, in modo tale che potesse guardarla negli occhi, in cui si sentiva perso ogni volta che vi si specchiava. Elena annuì dolcemente. «Non mi sono mai avvicinato però, perché sapevo che altrimenti vi sareste ricordata di me, ma io c’ero ogni volta che avete avuto bisogno di qualcuno. Ero lì con voi perché non volevo che vi accadesse qualcosa di brutto. Ero lì sempre per proteggervi. Poi siete cresciuta e lo splendore che avevate da bambina, ve lo siete portato dietro». Stefan sorrideva e guardandolo, Elena aveva capito che il ragazzo si stava perdendo nei suoi ricordi. «Non sapete quante volte ho evitato che vi succedesse qualcosa ogni qualvolta uscivate per le strade. Uomini spudorati avrebbero fatto di tutto per possedervi e io non potevo permetterlo ». Elena si sentiva lusingata dalle attenzioni che la gente le rivolgeva, ma pensare una cosa di questa, le aveva fatto venire i brividi. Però, sapere che Stefan era sempre lì, a proteggerla, anche quando lei non sapeva della sua esistenza, la rendeva felice, perché questo stava a significare che a lui importava davvero di lei. Poi, però, pensò che ciò non era possibile, perché Stefan doveva avere più o meno la sua età e quindi non avrebbe potuto fare tutto questo.
«Ma Stefan, questo è impossibile, perché quando io ero ancora una bambina, anche voi lo
eravate! ». Elena si sentì obbligata ad intervenire, perché doveva mettere in chiaro alcune cose che, a rigor di logica, non erano possibili.
«Elena,io ho molti più anni di quelli che dimostro. Io ho vissuto molte più ere di quelle che voi stessa conoscete». La ragazza non riusciva a capire cosa questo stesse a significare.
«Che volete dire? ». Domandò infine, percependo, che la risposta che avrebbe ricevuto, avrebbe cambiato qualcosa dentro di lei.
Stefan liberò un leggero sospiro e poi parlò. «Sono un vampiro! ».
Elena sentì scuotere dentro di se qualcosa. Si sentì diventare fredda come il marmo di una lapide. Una serie di flash-back le riportarono indietro dei racconti che suo padre le aveva sempre narrato fin da quando era piccola. Racconti che molto spesso, l’avevano tenuta sveglia la notte. Ricollegò tutte quelle storie ad alcune scene che le capitava di vedere per strada. Gente che rincasava a casa prima dell’alba. Paura negli stradini non appena fosse calato il sole. Erano davvero tutti fatti da accomunare?
Elena si liberò dalla presa del giovane, che la lasciò andare senza far storie. «Quello che mi avete detto è vero? ». Chiese con voce tremante. Stefan annuì. «Allora come facevate a seguirmi anche di giorno, se i vampiri non possono esporsi alla luce del sole? ». In effetti il suo ragionamento ci stava.
«Vedete quest’anello? ». Stefan mostrò la mano destra ad Elena. Portava un anello sul dito medio. Il chiarore della luna lo illuminava rendendone visibile il colore. «La pietra è un lapislazzuli ed è l’unica cosa che può difenderci dalla luce del sole, se gli si viene fatto un incantesimo».
Elena era concentrata ad osservare quella pietra che dello stesso colore dei suoi occhi, splendeva sotto la brillantezza della luna e anche i suoi occhi assumevano quel tono rilucente quando si trovava ad ammirarla. La ragazza aveva voglia di scappare via, ma il desiderio di stare con quel giovane vinceva sulla paura. Non riusciva più ad allontanarsi di un solo millimetro da lui. Doveva affrontare la sua paura e il suo desiderio apertamente. «Mi faresti mai del male? ». Gli domandò Elena abbandonando i formalismi.
«Che la mia vita da immortale cessi in questo preciso istante…no! Mai e poi mai! », tese le mani verso di lei, aspettando che Elena le afferrasse. Stefan sentiva il suo cuore, ormai spento da secoli, come se battesse alla stessa velocità con cui sbattono le ali delle libellule. Non provava una sensazione del genere da quando aveva conosciuto l’altra donna, di cui secoli fa si era invaghito. Si, perché quell’amore che a quei tempi a Stefan sembrava reale, era soltanto un’infatuazione causata dagli intrighi che quella stessa donna aveva tramato. Con Elena era diverso. Quello che provava per lei era un sentimento puro, autentico. Stefan si era davvero innamorato di Elena.
La ragazza, sollevata, si aggrappò alle sue mani e tutti e due si lasciarono trasportare dagli occhi profondi dell’una e dell’altro. Elena vedeva il riflesso del suo viso negli occhi verdissimi di lui e Stefan ricambiava quello sguardo che vedeva riverbero nei lapislazzuli di lei.
 Un altro bacio li unì nuovamente. Questa volta più casto, ma nello stesso tempo passionale e pieno di amore.

Mi sono innamorata?
Si, mi sono innamorata.
Come?
Non lo so neanche io.
Inaspettatamente?
Si, inaspettatamente.

Finalmente Elena aveva risposto a quelle insistenti domande che le perforavano il cervello. Non riusciva a capacitarsi di come un incontro fortuito avesse cambiato la sua vita, perché lei era sempre stata una ragazza razionale e non aveva mai creduto all’amore a prima vista. Adesso però doveva ricredersi, perché quello che non si sarebbe mai aspettata, le era successo e avrebbe dovuto anche affrontarne le conseguenze, nel bene e nel male.

Mi sono innamorata di un vampiro.


Note d'autore:

Salve! Questa è la mia prima FF e lo so, non c'è ancora molto, ma questa è soltanto una specie di "introduzione" dei personaggi.
Come avete potuto capire, la storia è ambientata nel Medio Evo e riporta alla luce alcuni fatti accaduti agli antenati della vera Elena Gilbert e dei veri fratelli Salvatore.
Spero di non avervi annoiato con questa piccola creazione, ma ho ancora molto da scrivere, quindi se volete potete continuare a seguirmi =)
Volevo ringraziare la mia Marselyn, in quanto grazie a lei ho cominciato a scrivere FF e volevo ringraziarla per la sua disponibilità nell'avermi aiutato su alcune cose. 
Inimova, senza di te non so come farei XD
Vi lascio al prossimo capitolo...ciao e grazie per aver perso del vostro tempo in queste pagine ^.^
 
   
 
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