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Autore: Strega_Mogana    03/11/2005    2 recensioni
La vita scombussolata di una testolina buffa molto particolare!
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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La sveglia suona da cinque minuti, qualcuno la spegne a furia di sberle... ma non sono io... apro gli occhi e subito una fitta alla testa mi costringe a richiuderli, eppure non mi sono ubriacata al matrimonio di Rei. Mi alzo con quello schifo di sapore in bocca che si ha solo dopo una nottata brava in qualche pub londinese, o, eventualmente, quando io e le mie amiche festeggiamo a casa mia. Eppure sono certa di non aver bevuto... o, comunque, non abbastanza per ridurmi in questo stato. Mi guardo i vestiti, indosso ancora quello schifo di vestito lilla, lancio un’occhiata al mio letto e quasi scoppio a ridere, Ami, Minako e Makoto stanno russando. Ami dorme completamente storta con i piedi sul torace di Makoto che ha messo in bocca una mano a Minako che dorme stringendo a sé un piede di Ami. Se non fosse impossibile giurerei che hanno giocato a twister mente dormivo e che poi si sono addormentate in quelle posizioni ridicole.

Ora, in compenso, ricordo quello che é successo, appena finito il ricevimento siamo venute a casa mia per festeggiare per conto nostro. Abbiamo riso come matte, la vecchia signora dell’appartamento di sotto ha perfino picchiato sul soffitto con il manico della scopa per farci stare zitte. Non abbiamo bevuto ma eravamo talmente stanche che fu come se avessimo ingurgitato una botte di rum a stomaco vuoto. Ci siamo addormentate come sassi sul mio letto, ancora vestite da damigelle.

Non le sveglio, loro non devono andare al lavoro stamattina io, per mia sfortuna, si!

Mi faccio una doccia cercando di togliermi di dosso la stanchezza e quella sensazione di essermi appena risvegliata da un lungo coma.

Lascio un biglietto appeso allo portello del frigo e mi reco al lavoro.

Dopo varie imprecazioni contro gli automobilisti impazziti entro nel mio ufficio che sono le nove spaccate... un miracolo! Stranamente puntuale questa mattina, non faccio in tempo ad appoggiare la borsa sulla scrivania che una voce mi giunge alle orecchie.

- Usagi Kagome Tsukino!

Sospiro chiudendo gli occhi, c’é una sola persona che mi chiama usando il mio nome al completo e proprio quella mattina non ho voglia di sentirmi le sue richieste ridicole.

Preannunciato da una violenta scossa di terremoto e da un odore terrificante di sigari scadenti, Jérome Cupiet entra nel mio ufficio.

Jérome é il mio capo, mezzo francese e mezzo maiale, tanto largo quanto viscido, già alle nove di mattina ha le ascelle e il colletto della camicia bagnati di sudore, i capelli sono pochi e grigi, gli occhi piccoli neri, spiritati e perfidi, ti osservano e ti studiano da dietro le lenti rotonde degli occhiali con la montatura di corno di rinoceronte, una pacchianata che piace solo a lui.

Jérome boccuccia di rose lo chiamo.

- Dove cazzo sei sparita?

Ecco appunto… boccuccia di rose…

- Sono le nove, - ribatto tranquilla, ormai sono abituata alle sue sfuriate – sono perfettamente in orario oggi!

- Ti avevo lasciato un messaggio chiedendoti di venire qui alle otto! – urla lui diventando paonazzo dalla rabbia.

Socchiudo gli occhi ripensando alla lucetta rossa dei messaggi in entrata che lampeggiava sulla segreteria da sabato mattina, avevo immaginato che fosse lui con per qualche sua richiesta assurda e non avevo premuto il pulsante. 

- Mi dispiace, - dico fingendomi addolorata – la segreteria é rotta.. Artemis l’ha fatta cadere. – Artemis... il mio amato gatto, l’unico essere di sesso maschile che sopporta la mia compagnia da oltre cinque anni senza mai lamentarsi!

Il volto di Jérome si è gonfiato come un pallone, le vene gli pulsano pericolosamente sia sul collo che sulla tempia… tra poco scoppia, ci scommetto quello che volete.

- Jérome… ti verrà un’embolia. – dico con finta dolcezza accendendo il mio computer.

- Potrei licenziarti per questa tua mancanza di rispetto Usagi. – ghigna lui pensando di esser minaccioso.

Tiro un sospiro di sollievo, lavoro per lui da ben cinque anni e sa fin troppo bene che ha bisogno di me. Sono io che trovo nuovi scrittori da lanciare, gli ultimi libri che ho pubblicato sono arrivati in cima alle classifiche in poco tempo, sono maledettamente brava in questo lavoro, so benissimo quello che faccio e poi mi piace.

- Hai capito Usagi?- grida il panzone picchiando un pugno lardoso sulla mia scrivania – Ti licenzio se continui su questa strada!

Sorrido, sento chiaramente una luce diabolica nei miei occhi scuri e la vedo riflessa negl’occhi di Jérome.

- Avanti fallo Jérome…- lo assecondo per nulla intimorita – ma quando ti renderai conto che non troverai mai nessuna come me non tornare indietro con la coda tra le gambe.

- Ne posso trovare migliori di te. – sibila lui togliendosi quel nauseabondo sigaro dalle labbra screpolate.

- Io non credo proprio, non so quante donne siano disposte a leggere tutti i manoscritti che arrivano al tuo posto. Quante persone credi che siano disposte a vedere la tua orribile faccia sudata per otto ore di fila? Io sono l’unica che riesce a stare qui con te, ma se non mi vuoi…- pausa strategica e ben studiata, prendo la borsa e lo fisso facendogli capire che faccio molto sul serio - basta dirlo. Forse capirai cosa vuol dire lavorare e io potrò trovare un impiego normale e non uno schifo del genere.

Il viso di Jérome sbianca, so molto bene che le mie minacce sono più credibili delle sue. Rimette il sigaro in bocca, tira una lunga boccata e mi sbuffa in faccia quel fumo schifoso e dolciastro, non mi muovo, rimango ferma in mezzo al mio ufficio, fulminando con lo sguardo il mio presunto capo e attendendo una sua riposta.

- Fai riparare quella cazzo di segreteria. – grugnisce come un maiale prima di tornare nel suo ufficio.

Sorrido e mi siedo alla scrivania prendendo il manoscritto che dovevo visionare per il pomeriggio, effettivamente il lavoro nell’editoria é l’unico che ho trovato, la mia laurea in lettere vale ben poco e non ho nessuna voglia di insegnare ad un branco di adolescenti arrapati, senza contare che questo lavoro mi piace un sacco, Jérome a parte, i miei colleghi sono molto simpatici e gli scrittori, scartando quelli che si credono il dio della narrativa sceso in terra, sono molto cordiali, insomma é un ambiente molto stimolante.

E poi sono brava… non sono un asso nella cucina o nello sport ma nella mia azienda sono il numero uno! So bene che, presto o tardi, la scrivania di Jérome sarà mia, lo sanno tutti compreso il mio capo. E’ per questo che non mi licenzia, ha il terrore che possa andare a spifferare tutti i suoi giri loschi ai suoi superiori o alla moglie.

Perché se quell’obeso dal sesso indefinito é una vera chiavica nel mondo dell’editoria è, invece, molto influente nel campo della televisione, soprattutto quella di terza, se non addirittura quarta, categoria, nel suo ufficio, invece di scrittori, c’é un via e vai di modelle, ballerine, attrici… e tutte, nessuna esclusa, sono disposte a tutto, e sottolineo tutto, pur di sfondare. Quindi per porco depravato ha un gran giro di amanti e la moglie ignora anche solo il fatto che quella palla di lardo sia ancora attivo sessualmente.

Rabbrividisco un attimo al pensiero che quel ciccione abbia una vita sessuale più intensa della mia… le ingiustizie del mondo!

- Non posso sopportare un’altra scenata di Jérome stamattina. – mormoro aprendo l’ultimo cassetto in basso.

Dentro ci sono i miei tre rimedi preferiti per calmarmi: una barretta di cioccolata al latte mezza mangiata, un pacchetto di gomme alla fragola e un pacchetto di sigarette al mentolo.

Guardo la barretta di cioccolata… accidenti se la mangio ingrasso, guardo le gomme… con tutte quelle che mastico avrò già uno stomaco bucherellato come il formaggio svizzero, l’ultima occhiata va al pacchetto di sigarette e i miei pensieri volano ai polmoni.

- Al diavolo!- sbuffo prendendo una sigaretta ed infilandomela tra le labbra – Questa è l’ultima.

Già… lo dico sempre… ogni volta è l’ultima, la cosa buffa è che fumo solo al lavoro, Jérome è capace di tirare fuori dalle persone il peggio.

Cedetemi, non tutti ne sono capaci.

Prendo il manoscritto che devo rileggere per il pomeriggio, ho un incontro con questo giovane scrittore, è molto bravo ma dobbiamo ancora parlare di alcuni punti basilari della pubblicazione.

Apro la prima pagina, leggo le prime tre righe e il telefono suona, alzo gli occhi al cielo e maledico lo scocciatore.

- Sì?- ho ancora la sigaretta in bocca mezza fumata e non voglio che nessuno mi disturbi.

- Usagi piantala di cazzeggiare dietro il computer, metti via quelle sigarette di merda e vieni qui.

- Jérome ho una riunione importante nel pomeriggio, non ho tempo con le tue stronzate. – sono esasperata… non sono una ragazza dalla parolaccia facile ma, ve l’ho detto, Jérome tira fuori il peggio dalle persone.

- Muovi il tuo culo ossuto e vieni qui! – sbraita prima di riagganciarmi la cornetta in faccia.

Questo è troppo… una delle cose che non sopporto è quando qualcuno mi butta la cornetta in faccia. Mi alzo in piedi con così tanta furia che la sedia si ribalta, esco dal mio ufficio con il solo scopo di distruggere quel ciccione pervertito e prendermi il suo posto. Sento lo sguardo dei miei colleghi addosso, sanno che sta per arrivare una di quelle litigate che si sentono fino ai piani superiori.

Senza neppure bussare apro la porta del suo mega-ufficio e vi faccio irruzione.

- Senti Jérome… - urlo del tutto incurante di vedere chi ci sia seduto davanti alla scrivania del mio presunto capo – non ti permetto di sbattermi il telefono in faccia come se fossi una delle tue put… - tronco la frase a metà, la persona che c’é  nell’ufficio di Jérome non è il solito regista cinematografico scartato da tutti, é una persona che conosco e che proprio non voglio rivedere – Tu! – grido indicandolo con un dito – Cosa diavolo ci fai qui?

Jérome è perplesso guarda prima me poi il suo ospite.

- Vi conoscete?

- Abbiamo avuto un’interessante discussione sui gamberi proprio ieri. – risponde lui con un sorriso girando la sedia nella mia direzione.

- Bene, -fa Jérome alzandosi in piedi - allora Signor Chiba le presento Usagi Tsukino, Usagi questo è Mamoru Chiba il nuovo capo della sezione.

La mia bocca si spalanca, ho ancora il dito puntato su di lui… le parole di Jérome si fermarono appena nel mio cervello, lo fisso non molto amichevolmente… la storia del gambero ancora non mi va giù.

- Jérome… scusa, ripetimi quello che hai detto.

- Ti ho detto che lui è Mamoru Chiba il nuovo capo.

- Il.. il nuovo capo? – deglutisco a vuoto, ho la bocca secca.

- I grandi capi dell’azienda madre l’hanno mandato per dirigere la nostra piccola filiale.

- E perché vuole stare in una filiale così piccola? – domando sinceramente stupita, la casa madre non si é mai interessata a noi.

Mamoru si alza dalla poltrona di simil-pelle nera che Jérome ha nel suo ufficio, si allaccia i bottoni della giacca e sorride credendosi seducente, per me è solo patetico.

- Ho controllato il fatturato, è aumentato notevolmente negli ultimi tre anni e tutto grazie al tuo lavoro Usagi, mi hanno detto che sai riconosce un bravo scrittore, vediamo per questa piccola filiale, come la chiami tu, una grande opportunità per espandersi.

- Quindi siamo tutti tuoi dipendenti ora. – conclusi io incrociando le braccia attorno al petto, non mi piace proprio la piega che sta prendendo la situazione.

- Già, e prima di fare delle modifiche sostanziose, vorrei vedere come lavorate qui. Jérome parla molto bene di te.

Guardo incredula il mio capo, da quando mi fa delle sviolinante che non contengano almeno dieci e quindici parolacce? C’è qualcosa che non mi torna, forse quel panzone vede la sua scrivania in precario equilibrio… molto probabilmente ha paura di restare con le chiappe a terra.

Il manoscritto mi torna in mente, devo tornare al lavoro e Stanlio e Olio mi stanno solo facendo perdere tempo prezioso.

- Si può sapere cosa volete tutti e due da me?

- Hai un appuntamento con un nuovo scrittore vero? – mi chiede Mamoru avvicinandosi di un passo.

Socchiudo gli occhi… non mi fido…

- Nel pomeriggio. – confermo sapendo bene che Jérome gli aveva già elencato tutti i miei impegni della settimana.

- Il signor Chiba verrà con te Usagi. – esordisce Jérome come se fosse la più geniale idea del secolo, per me è solo un’enorme cazzata delle sue.

- Jérome… - inizio cercando di sembrare convincete – non credo che sia una buona idea.

- E perché no?- domanda Mamoru con quel sorriso sicuro di se.

Dio come vorrei spaccagli un vaso in testa.

- Perché sono riunioni noiose… gli scrittori, soprattutto quelli alle prime armi, sono come la nitroglicerina. Se li agiti troppo esplodono e se si trovano davanti il padrone dell’azienda possono montarsi la testa e il romanzo successivo sarà un orrore. – sono nel mio ambiente naturale quindi è meglio farsi trovare pronta ad ogni domanda, soprattutto se stupida e banale come quella.

- Quindi è solo per il bene dell’azienda che non mi vuoi al tuo fianco? – insinua lui con fare suadente.

Sorrido diabolica, quel Mamoru vuole la guerra? E guerra avrebbe avuto.

- No, volevo godermi l’aperitivo senza nessuno che mi rubi i salatini da sotto il naso.

Mamoru allarga il sorriso, vedo come una scintilla compiaciuta nei suoi occhi scuri… possibile che sia soddisfatto della mia cattiveria?

- Facciamo così,- se ne esce fuori lui come colpito da un improvviso lampo di genio– diremo che sono il tuo assistente. Così il giovane in erba non si monta la testa e tu puoi fare l’editore severo.

Ma cosa ha in mente questo?

Si avvicina a me e si china leggermente in avanti catturando il mio sguardo, sono paralizzata, non mi ero mai realmente resa conto che Mamoru é molto più alto di me anche con i miei tacchi vertiginosi.

- Allora… Signorina Tuskino… cosa ne pensa? – mi sussurra con fare vellutato.

Non riesco a non arrossire... maledizione!

- Ma veramente…

- La trovo un’idea eccellente!  - mi interrompe Jérome con lo sguardo luminoso e un sorriso falso stampato sulla ciccia del viso, Mamoru sorride e torna a sedersi sulla poltrona nera – Usagi abbiamo trovato la risposta al tuo problema!

- Ah come sono felice! – mormoro sarcastica tornado nel mio ufficio

 

   
 
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