Videogiochi > Kingdom Hearts
Segui la storia  |       
Autore: LarcheeX    03/10/2010    5 recensioni
Dopo la morte di Xemnas, le istanze dittatoriali di un certo Re cominciarono a farsi troppo ambiziose e avide di potere, portando quello che era un universo che aveva faticosamente guadagnato la pace e la serenità a diventare un oscura distorsione di sé stesso.
Ma come ogni dittatura porta consensi, volenti o nolenti, e dissensi, un gruppo di Ribelli ritornati in vita capitanati dai traditori traditi dal loro migliore amico è pronto a sorgere dalle macerie dei ricordi e farsi avanti per distruggere il Re.
.
Tornata in vita non si sa come, LarcheeX torna alla carica dopo un imbarazzante numero di mesi: qualcuno la seguirà? Boh. Vedremo.
Penumbra is back.
Genere: Avventura, Dark, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Kairi, Naminè, Organizzazione XIII, Riku
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Rieccomi qua!

clicy_clicexia: Ma ciao! Vedo che la mia Fic è apprezzata anche dal tuo misterioso (!) ospite. Bweh, va bene, ti può piacere, ma addirittura darmi della scrittrice... ! sono lusingata^_^

Fantasy is my passion: ehm... per l'Organizzazione ci vorrà un po'...

Ikumi91: sono contenta che ti piaccia! Questa è una delle Fic in cui ho messo tutta l'anima e l'impegno. Yuffie è latitante, è lei che non si vuole far trovare... ma non dico nulla... ehh Cloud, Cloud... non dico niente! Lo vedrai nel capitolo che fine ha fatto! Non l'ho messo nella lista sperando che nessuno si accorgesse di lui per l'entrata a sorpresa... mannaggia mi hai sgamata XDXD Sephiroth e Aerith... mmm... interessante... potrei anche combinarci qualcosa! (ahh, allora essere pazzi non è una malattia che ha colpito solo me XD.. no, apparte questo non ti preccupare, ogni commento mi va bene :) ) Jack... evabbè, non voglio annunciare nulla ù.ù!

 

Missione e fallimento.

 

Lo sbigottimento iniziale delle due ragazze cedette il posto alla diffidenza. Possibile che Riku fosse uscito di senno a tal punto?

Evidentemente il ragazzo capì i loro pensieri, poiché disse, con forza: “Non sono pazzo! Sto solo pensando che, dopo tanti anni, visto che Topolino ha distrutto tutto quello che avevamo, dovevamo ribellarci. Ma se voi non volete me ne andrò da solo a vendicare i nostri genitori.”

Kairi e Naminé si scambiarono uno sguardo timoroso. Avevano voglia di ribellarsi, poiché entrambe erano state ferite nel profondo dal Re, ma al tempo stesso avevano paura per le loro vite.

“Anche volendo, non sai come fare.” Dichiarò la voce limpida di Naminé dal letto più lontano. Riku alzò gli occhi al cielo: si era aspettato una reazione del genere da parte sua. Infondo poteva avere anche ragione, ma non capiva che così ostacolava la loro libertà? Insieme all’Organizzazione avrebbero potuto davvero provare a vincere contro Re Topolino, Sora, Yen Sid e gli altri. Solo loro erano in un numero così considerevole e così potenti da poter contrastare il nemico. Perché quella ragazza permetteva ai ricordi di ostacolarla? Non era lei quella che era abituata a manipolare le memorie altrui?

“Ti ho detto che Malefica lo sa di sicuro, quindi quando andremo da lei le proporremo un patto che non può rifiutare…” cominciò.

“Cioè, intendi patteggiare dicendo che se ci svelerà il rito la lasceremo libera? E Sora come reagirà sapendo della nostra sconfitta? O non intendi aggiornarlo?” chiese Kairi, che già cominciava a comprendere come l’amico aveva intenzione di agire. Lui sorrise, compiaciuto del fatto che avesse capito: “Esattamente.”

Naminé, però, non demordeva e aveva intenzione di convincere almeno Kairi della pericolosità del piano. Ma, oltre il rischio che non voleva correre, c’era anche il desiderio di non rivedere mai più Marluxia, che tanta paura le aveva fatto da bambina. Semplicemente si rifiutava di vederlo. Si stupì di quanto potesse essere egoista, ma quell’impellente voglia di cancellarlo dalla sua mente la costringeva a evitare di far risorgere l’Organizzazione. Quindi chiese: “E dopo aver imparato il rituale di cui stai parlando, dove hai intenzione di svolgerlo? Qui, in seno al nemico?”

Riku spalancò gli occhi. Non ci aveva pensato. Preso dal furore del momento non aveva mai pensato a dove poteva compiere quel rito. No, di sicuro non poteva farlo nel castello. Se ne sarebbero accorti e lo avrebbero imprigionato insieme alle sue complici. “No, lo faremo in un posto sicuro e appartato. Non possiamo permetterci di bruciare l’unico asso nella manica.”

Kairi si convinse che era un buon piano per vendicare i genitori. La vendetta era passata anche nella sua mente pura, perché da tempo serbava nel cervello l’idea di ribellarsi, e ora che aveva anche un motivo realmente valido era il momento di muovere la resistenza.

“Non ci aiuteranno. Noi abbiamo causato la loro morte, non ci aiuteranno per nulla al mondo e recupereranno da soli i loro cuori, utilizzando di nuovo Kingdom Hearts.” Disse Naminé, cercando di dissuadere una Kairi ormai determinata.

“Kingdom Hearts non esiste più.” Disse all’improvviso la rossa. I due, alla notizia, sobbalzarono, stupiti: “Cosa!?” Kingdom Hearts… distrutto?

Lei arrossì: “Beh, stavo camminando per il corridoio quando l’ho sentito… c’era il Re che ne parlava con qualcuno che non sono riuscita a vedere, non ho riconosciuto nemmeno la voce.” I due si fecero attenti: “Continua.” Le disse Riku. Doveva assimilare ogni minimo dettaglio a suo favore per conquistarsi la fiducia dell’Organizzazione. “Parlavano del vecchio progetto di Diz, quello di trasformare in dati i cuori, ricordi?” Riku annuì. Il progetto consisteva nel rendere il cuore astratto un qualcosa di concreto, trasformarlo in dati. Però era andato tutto in fumo perché Ansem, ovvero Diz, non aveva calcolato l’instabilità di ogni cuore. E Ansem era morto nel tentare la datificazione.

“A quanto ho sentito ora il Re è riuscito a portare a termine il progetto. Ora c’è una grande stanza piena di scaffali dove ci sono miliardi di cubetti verdi pieni di numeri che pulsano proprio come un cuore. Il Re ha aggiunto che quelli dell’Organizzazione, di cuori, sono in un nascondiglio segreto che nessuno a parte Sora è in grado di trovare.” Concluse il discorso guardando fuori dalla finestra.

“E ci sei entrata nella stanza dei cuori, vero?” chiese Naminé un po’ sconcertata dal fatto che la sua amica fosse così curiosa. Lei annuì arrossendo un poco.

“Quindi se i loro cuori ce li ha Topolino credi che siano disposti a darci una mano?” chiese Riku a Naminé, visto che, dopo Roxas, era quella che li conosceva meglio. “Chi lo sa? Forse sì, forse no… o magari cominceranno di nuovo a litigare e tradirsi a vicenda e qualcuno ci seguirà e qualcun altro no… non so.” Disse il Nessuno a labbra strette, come se non fosse d’accordo.

“E se in un fortunato caso riusciremo a far rinascere l’Organizzazione, dove andremo?” chiese ancora Naminé. “Non lo so, però penso che sarei il primo a dirci di cercare una specie di covo dove nasconderci.”

Il silenzio si materializzò tra loro come una nebbia notturna, e gli unici rumori a romperlo erano i sospiri esasperati del Nessuno e i colpetti di tosse di Riku che cercava di far parlare le altre due.

“Ehm… allora io vado a dormire, domani ci dobbiamo svegliare presto, sapete, la missione…” e, farfugliando qualcosa del genere, se ne andò in camera sua, sperando che Naminé si convincesse e li aiutasse.

 

Fortezza Oscura, ore 09.30.

 

“Allora?” chiese Riku, spazientito, perché aveva rivolto a Naminé la stessa domanda più volte nel giro di due ore e lei ancora non si era degnata di rispondergli. Lo guardava con i suoi occhi azzurro cielo e emetteva un piccolo sospiro, quasi esasperato. Avrebbe dato qualsiasi cosa per leggerle nei pensieri, anche solo per qualche secondo, per capire cosa pensasse in quel momento.

Naminé stava pensando dalla notte precedente a cosa avrebbe fatto, visto che Riku sembrava così risoluto e deciso a portare a termine la sua vendetta. Non aveva voglia di rimanere sola ancora mentre i suoi amici rischiavano la vita, ma, se avesse dovuto decidere tra il rivedere il numero XI e il numero XII e darsi una pugnalata al cuor… stomaco avrebbe preferito di gran lunga la seconda opzione.

Camminava un po’ timorosa di farsi vedere in giro, poiché ormai in tutti i paesi l’avevano bollata come ‘la strega’ ed aveva la stessa fama di Malefica di quando era all’apice del potere. Quando passava la gente faceva gli spergiuri e gli scongiuri e rinchiudeva i bambini in casa, perché, si sapeva: “Che quella ragazza era una strega in grado di manipolare la persone.” Naminé non era così. Non lo era mai stata ed essere trattata come un qualcuno di cattivo e pericoloso la faceva soffrire. Non come soffrono gli umani, piangendo o disperandosi. Quello lei non lo poteva fare, non le era permesso piangere per un gioco del destino in cui lei perdeva in partenza. Lei soffriva come i Nessuno, crogiolandosi nel vuoto che premeva nel petto e sperando in una morte che tardava ad arrivare, forse deridendola del fatto che non avesse un cuore.

“Allora?” chiese Riku ancora una volta, alzando gli occhi al cielo quando lei si rifiutò di rispondere, usando come scusa il fatto che dovesse controllare la strada per evitare di essere vista.

Fece per muoversi verso il crepaccio, Malefica abitava nei pressi dell’Abisso Oscuro, ma l’albino la prese per un braccio e lasciò andare avanti Kairi: “Kairi, vai intanto da Malefica, ti raggiungiamo dopo.” Disse, mentre il Nessuno fissava attonita il vuoto, sapendo che quello era il momento per la verità.

“Allora?” chiese strattonandola leggermente, ma lei non diceva nulla: c’era qualcosa di molto simile alla paura che la bloccava. Buffo… lei che controllava le memorie degli altri era colei che si faceva spaventare da un ricordo, un ricordo dai capelli rosa. “Naminé, mi vuoi rispondere?” chiese ancora Riku, strattonandola piano. Lei posò gli occhi tra i suoi, poi sul braccio che lui stringeva con una presa salda. “Oh, scusa.” Disse lui, e la lasciò.

“Non so cosa fare Riku. Se avessi un cuore avrei paura.” Lui la guardò, quasi ferito: “E la tua paura ti impedisce di aiutare i tuoi amici a salvarsi?”

Naminé fissò lo sguardo su un’ape che ronzava pigra nonostante l’atmosfera carica di tensione. In quel momento avrebbe voluto essere quell’ape: nessuna scelta, nessun amico che cercava di farsi aiutare, nessuna paura, un cuore. Avrebbe davvero permesso a un ricordo di ostacolarla?

“Va bene, ti aiuterò.” Disse infine. L’amico si illuminò: “Ma non intendo intraprendere nessun tipo di discorso su Marluxia. Non ho intenzione di parlargli né di compiere missioni con lui, e lo stesso vale per Larxene. Sono stata chiara?” disse, come se quelle fossero le condizioni di un contratto. O forse lo erano davvero. Lui annuì: “D’accordo. Grazie Naminé!” disse, e l’abbracciò. Lei rimase stupita di quanto potesse esserle grato, infondo non aveva fatto nulla di speciale, ma quell’abbraccio era piacevole e confortante. Quasi fosse l’abbraccio di due fratelli che si vogliono molto bene.

 

“Avanti.” Disse la voce della strega, oltre la porta, dopo che Kairi si decise infine di bussare. Aveva serbato un po’ di timore nei confronti di Malefica, poiché lei era ancora molto potente, anche se ormai era vecchia e debole fisicamente. Entrò a passo lento nella baracca che si dimostrò molto, molto più grande di quanto lasciasse intendere dall’esterno. Evidentemente la donna sia accorse della sua espressione curiosa e stupita, perché emise qualcosa di molto simile a una cupa risata: “La magia è sorprendente non trovi?” chiese, forse retoricamente, anche perchè Kairi non si prese il disturbo di rispondere.

Rimase un po’ a fissare gli oggetti che erano riposti in scaffali di legno, dato che erano tra i più strani che avesse mai visto: vinceva la classifica delle stranezze un barattolo con quello che sembrava un gomitolo di pelle che rifulgeva, argenteo come la luna. Le ricordava il colore dei capelli di Xemnas.

“Io…” provò a dire, ma fu interrotta dalla voce di Malefica: “So già tutto. So cosa volete e so perché siete qui.” La voce era amara e piena di odio. Forse odio perché, quindici anni prima, aveva aiutato coloro che poi si sarebbero rivelati traditori. “E cosa pensi di far…”

“No.” Fu interrotta di nuovo, da una sillaba prepotente e secca, così totale che la rossa dovette metterci qualche secondo per comprendere il significato di quella parola: significava ovviamente che nessuna Organizzazione li avrebbe aiutati, nessun modo per scappare, e che le toccava rimanere in quel pozzo senza fondo dal quale stava cercando di uscire.

La porta si aprì ancora prima che potesse replicare, e sulla soglia apparvero Riku e Naminé. Il primo aveva l’aria soddisfatta di chi è riuscito a portare a termine un affare molto vantaggioso, mentre l’altra aveva l’aria seria e inespressiva di sempre. “Buongiorno.” Esclamò l’albino quasi allegro. Allegro? Malefica lo guardò male, l’occhiataccia di chi pensava che non fosse affatto un buon giorno.

“Allora, in poche parole…” cominciò a spiegare Riku, ma fu interrotto di nuovo dalla strega: “So già tutto, e ho anche detto di no.”

Il silenzio dominò la scena per altri lunghissimi minuti, interrotto solo da Naminé che camminava curiosa tra le cianfrusaglie della casa, facendo scricchiolare le assi di legno.

“Non vuoi nemmeno ascoltare la proposta?” chiese lui, fissando la vecchia con cui si era ritrovato a collaborare tempo prima. Lei lo fissò, calcolatrice, forse chiedendosi perché non se ne andavano e lasciavano in pace una vecchia strega caduta in rovina. “Parla.” Ordinò, secca, dopo essersi seduta su una sedia con aria stanca.

“Tu sai che ultimamente Re Topolino sta cercando di tenere ferme le redini dei mondi, anche se cominciano a sorgere vari gruppi di ribelli in tutti i mondi, ma questi piccoli gruppi sono troppo deboli per contrastare una forza composta dagli elementi più potenti della storia.” Cominciò. Sembrava che si fosse preparato il discorso. “Ho sentito che anche Sephiroth si è unito al Re. È vero?” chiese Malefica, inespressiva, anche se cominciava a interessarsi.

“Sì.” intervenne Naminé: “Il Re ha usato me per modificargli la memoria e fargli credere di essere sempre stato fedele alla corona, così come tutti gli altri i tuoi vecchi colleghi che sono stati ritenuti utili.” Furbo davvero, il Topo! Modificare i ricordi… un’idea intelligente, non c’è che dire. “Continua.” Esortò, gelida, e il ragazzo cominciò a parlare: “Ultimamente Topolino ha intenzione di eliminare o soggiogare anche chi non gli è utile o chi non vuole aiutare. Come te. Anch’io e loro due” e indicò Kairi e Naminé: “Abbiamo intenzione di ribellarci, poiché non riusciamo a reggere quindici anni di tirannia. Visto che far evadere qualcuno dalla prigione è letteralmente impossibile abbiamo deciso di ricorrere a un rituale che tu conosci di sicuro.” Lasciò che Malefica avesse il tempo di pensare, poi continuò: “Noi ti garantiamo la salvezza se tu ci sveli il rituale per far risorgere i Nessuno.”

Lei parve molto turbata o impensierita dal discorso di Riku, e forse aveva anche deciso di fare, una volta tanto, qualcosa di buono e aiutare delle persone che si rivolgevano a lei.

“Ottimo discorso, davvero.” Aggiunse una voce terribilmente familiare e fatale, considerato il momento in cui fu sentita dai quattro.

Come in un racconto tra i più raccapriccianti, Sora comparve sulla soglia, brandendo i suoi Keyblade. No, i Keyblade che ha rubato a Roxas. Pensò Naminé, quasi con rabbia, mentre si costringeva a guardare ciò che sarebbe successo, impotente.

“Ottimo discorso. Lo dico io che Riku ha ottime doti di oratore.” Disse, freddo e spietato come non lo era mai stato: “Peccato che sia un traditore che ha cercato di corrompere due innocenti.” Concluse, puntando “Lontano Ricordo” contro quello che era il suo migliore amico e indicando le due ragazze con un movimento della testa.

La mente di Riku lavorava spedita: non avrebbe assolutamente potuto battere Sora, perché ormai lui era diventato, grazie agli incantesimi di Yen Sid, molto più forte di lui, e l’unico modo per salvare almeno Kairi e Naminé e, contemporaneamente, permettere loro di farsi svelare il rito, era scappare per prendere tempo. Inoltre avrebbe donato il suo Keyblade, “La Via Per l’Alba” a Naminé, in modo da poterle dare un modo per difendersi.

Accadde tutto in un lampo: “Naminé, dammi la mano!” gridò, cogliendo di sorpresa Sora, che rimase basito per un attimo.

Senza aspettare alcun segnale prese la mano della ragazza, la destra, e la strinse forte. Una luce blu scura si sprigionò dalle mani dei due, segno che il trasferimento era in atto. “Fate anche senza di me. È di vitale importanza.” Sussurrò, teso, mentre l'Eroe Sora, che già stava reagendo a quell’inaspettato movimento, stava lanciando il suo Keyblade “Portafortuna” verso l’albino, che però si scansò e scappò dalla finestra rompendone il vetro.

“Bastardo!” imprecò Sora inseguendolo, mentre non si accorgeva minimamente della traiettoria dell’arma lanciata, che andava proprio a finire contro Malefica che, impotente fino a quel momento, non riuscì a scansarsi data la vecchiaia, venendo colpita a morte. Non gridò. Emise solo una specie di rantolo strozzato, chiedendosi come mai la vita fosse così ingiusta. O, meglio, così meschina da ucciderla proprio quando non se l’aspettava. Avrebbe preferito saperlo, almeno, con anche pochi secondi di anticipo, in modo da rassegnarsi all’inevitabile. Invece no, era stata colpita all’improvviso. Com’era ingiusta, la vita.

La rossa e il Nessuno la guardavano, quasi pietose, cosa che trovò estremamente rivoltante. Lei non aveva bisogno della pietà di nessuno. In quegli ultimi istanti di vita anelava solo a una cosa: vendetta.

“Va bene, vi svelerò il rito. Ma voi uccidete Sora per vendicarmi.” Disse, e cominciò a spiegare, pregando che i minuti che la separavano dalla morte bastassero per parlare.

 

Aveva corso abbastanza, ormai si era addentrato in uno dei tanti corridoi di roccia del crepaccio, e aspettava il suo destino appoggiato al muro cobalto, ansimando. Non aveva mai corso così.

Ma, infondo, quello era solo un diversivo per dare a Kairi e Naminé la possibilità di convincere Malefica. Aveva fiducia in loro ed era certo che avrebbero potuto benissimo svolgere il rituale senza di lui. Farsi catturare era solo un diversivo, tutto qui.

“Ti sei fermato, finalmente, dannato traditore!” proruppe Sora, avvicinandosi a lui e rievocando il “Portafortuna” che era rimasto a casa della strega. L’aveva uccisa, ne era sicuro. Due in un colpo solo. Pensò soddisfatto, guardando la lama chiara rifulgere di un’aura sanguigna.

“Già.” Sorrise Riku, triste. Avrebbe davvero voluto tornare ai tempi in cui faceva le corse con lui per toccare una stella e per decidere il nome di una zattera, o per dividere un frutto di paopu con Kairi. Già… quelli erano i bei tempi.

“Sei riuscito a farti seguire anche da Kairi e Naminé, complimenti, oltre che come oratore sei buono anche come corruttore, complimenti.” Cominciò con voce gelida. Meno male che Sora credeva che avesse costretto le due ragazze a seguire il suo piano, sennò sarebbero state entrambe nei guai.

“Già.” Ripeté, giusto per gustarsi una conversazione allegra con il suo migliore amico. Certo. Come no.

“Bene, visto che non opponi resistenza, non credo che ti dispiacerà se ti sbatto in prigione vero?” chiese Sora, brandendo i due Keyblade e gettandosi su di lui.

Riku provò a schivare i primi colpi, giusto per fargli capire che quello non era un diversivo. Le lame saettavano a pochi centimetri dal suo volto, mentre indietreggiava verso il muro, in trappola.

Quando il primo colpo lo percosse, cadde in ginocchio. Aveva corso troppo, era andato troppo lontano, dove nessuno lo poteva aiutare, e si era stancato. La sua resistenza era a dir poco calata sotto le scarpe. Un attacco arrivò dall’alto, e Riku alzò istintivamente il braccio sinistro per proteggersi, ma si accorse troppo tardi che Sora non si sarebbe mai fermato davanti a quella resa, e difatti l’arma calò sul suo avambraccio, devastante. La prima cosa di cui si accorse fu di un fiotto di sangue che colava giù dalla ferita come una fontana maledetta.

Crollò a terra. L’ultime cose che vide furono le scarpe dell’Eroe avvicinarsi pericolosamente a lui.

 

L’unica cosa che riportò a Riku i sensi fu il fuoco d’inferno che veniva ripetutamente impresso nella sua pelle, come un marchio per il bestiame. E allora, seppur ancora semicosciente, aveva capito dove si trovasse: era nella sala antistante la prigione, dove venivano segnati con la magia i prigionieri, in modo che fossero soggetti alla stregoneria delle celle che impediva di scappare.

Riku emise qualcosa di simile a un debole gemito quando il ferro incandescente bruciò definitivamente il tratto di pelle sul collo, lasciando un segno a forma di un minuscolo Keyblade.

Il ragazzo riprese del tutto i sensi quando un paio di mani rudi lo lanciarono in una cella, sbattendolo al muro con una forza devastante. Grugnì un paio di imprecazioni e di maledizioni, massaggiandosi la testa. Odiava le prigioni.

“Ehi, amico, ci vai forte con le parole.” Disse una voce leggermente strascicata, mentre i suoi occhi misero a fuoco un uomo piuttosto vecchio, o che, comunque, si portava male i suoi anni, vestito con una camicia molto vissuta e un paio di logori pantaloni, infilati malamente in un paio di stivali. Un pirata, considerata la benda che portava sui capelli. “Jack?” Esalò: “Capitan Jack Sparrow?” chiese, ricordandosi di quanto il pirata fosse permaloso in quanto a appellativi. “In persona, o meglio, quello che ne rimane. Tu sei Riku, esatto?” chiese a sua volta. Annuì. “Beh, Riku, era ora che arrivasse un ospite, l’amico silenzioso non è molto loquace.” Disse, indicando con un gesto della mano un ragazzo biondo, giovane, vestito di nero, che guardava inespressivo fuori dalla minuscola feritoia munita di sbarre. Ci mise un po’ per ricordarsi che quel ragazzo così serio era Cloud. Era così pallido e smunto che non lo aveva riconosciuto a primo impatto.

Spero solo che Naminé e Kairi facciano in fretta. Pensò disperatamente. Quella prigione già gli era stretta.

  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Kingdom Hearts / Vai alla pagina dell'autore: LarcheeX