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Autore: Kristel_Keira    03/11/2005    2 recensioni
Aya ama cantare da sempre purtroppo non può farlo perchè suo padre glielo vieta, la sua migliore amica sembra non capirla e un nuovo incontro le cambierà l'esistenza...
Genere: Comico, Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rullo di tamburi…

Rullo di tamburi….!!!! Eh si, siamo proprio noi, Kristel e Keira!! (Chi??:ndTutti) Ma si, noi!! Vi ricordate?? Quelle due pazze!!?? Ora che ci pensiamo, questa è forse la prima volta che postiamo in questa sezione… beh, speriamo che questa nostra storia vi piaccia!! Recensioni ed affini sono ben accette!!!^O^ Mi raccomando fateci sapere che ve ne pare!!!! It’s very important for Us!!

Beh, basta chiacchiere, vi auguriamo buona lettura!!!

 

 

Idol

Capitolo 1:

Il coraggio di decidere

Tutti hanno un sogno.

Ci sono momenti in cui ti sembra

quasi di poterlo sfiorare

 e altri in cui lo senti scivolare

 via dalle tue dita

 

 

«Ho deciso. Lo faccio!» guardo la mia migliore amica da una vita cercando di capire cosa pensa della mia decisione. Finalmente ho deciso di partecipare al programma “Idol” e il parere di Rumiko mi è fondamentale, è l'unica persona in grado di capirmi realmente e ora mi guarda con un'espressione stupita dipinta sul volto, mi prendo una ciocca di capelli corvini in mano e comincio a giocherellarci nervosamente, perchè ci mette così tanto a rispondermi? Mi fa un sorrisino e sussurra:

«Fantastico... davvero, sono felice per te!» e dal tono in cui lo dice a me non sembra affatto, non capisco perchè tutto d'un tratto abbia cambiato atteggiamento verso di me ma faccio finta di non averlo notato. Prende fiato, come se ciò che si prepara a dirmi le costasse una fatica enorme.

«E che canzone intendi portare all'audizione?» e a sentirla dire quelle parole mi nasce un sorriso sulle labbra, forse in fondo è felice per me.

«Ecco, sono indecisa... non so se portare “Walking Proud” di Hamasaki Ayumi o “Final Distance” di Hikaru Utada!» le confido sperando in un suo consiglio.

Posa il dito indice sul mento e inizia a intonare i ritornelli di entrambi i pezzi, poi lasciandosi cadere sullo schienale della sedia,  annuncia soddisfatta che “Final Distance” è la scelta migliore.

Valuto l'opzione... forse ha ragione. E pensare che ero più propensa nel scegliere l'altra! Sicuramente lei sa quale canzone mi si addice di più.. in fondo è la mia migliore amica, mi fido di lei! La osservo mentre si alza e mi guarda con uno strano brillio negli occhi. Appoggia i palmi delle mani sulla superficie di vetro del tavolo e i suoi capelli mossi mori le ricadono sulle spalle dolcemente.

«Ho deciso, questa sera darò una festa in tuo onore!! Annuncerò a tutti che la mia Aya ha deciso di partecipare al programma più in vista del Giappone, riguardo alla ricerca di nuovi talenti in campo musicale!! Ah, inviterò... Karen, poi sicuramente verrà Nagase... te l'ho detto che ora stiamo insieme??»

Rimango un momento interdetta, credevo che Rumiko fosse ancora insieme a Yuya!

«Ma... non eri insieme a Yuya?» le chiedo sinceramente stupita.. e poi chi diavolo è questo Nagase?

«Yuya?? No, l'ho lasciato secoli fa, non te l'avevo detto??» mi chiede come scusandosi.

«No.. non ne sapevo nulla..» replico un po' freddamente.

«Scusami... credevo di avertelo detto.. beh dai.. non è successo niente di grave e poi alla festa conoscerai Nagase, ti assicuro.. è stupendo! Sai che frequenta la tua stessa università??» mi dice sorridendo.

«Nagase?? Mai sentito e nemmeno mai visto mi sa.. sicura che frequenta l'università??» chiedo guardandola perplessa.

«Ma certo!! Sicuramente lo conosci, almeno di nome.. Nagase Otomiya!»

Otomiya?? Oh no.. è quel presuntuoso che segue il mio stesso corso di letteratura! Come non lo sopporto... si prende sempre gioco di Eiko, una mia compagna... Ma proprio di lui doveva innamorarsi, Rumiko? Yuya era molto meglio... La mia migliore amica mi guarda curiosa di sapere se conosco o no il suo “ragazzo”  e io, facendo un sorriso tirato, le rispondo che si, so chi è e che poteva trovarsi di meglio. Come sempre, quando qualcosa non le va, cambia argomento chiedendomi se ci sarò stasera alla sua festa in mio  onore, sto per rispondergli di si quando mi viene in mente che ho già un impegno. Scuoto la testa e lei non capendo cosa mi è preso rimane con la mano a mezz'aria.

«Che c'è? Perché scuoti la testa?» la guardo rassegnata e le rispondo:

«Rumiko, lo sai che stasera ho la lezione privata... non posso di certo saltarla!». Mi guarda con finta aria dispiaciuta... vorrei proprio sapere cosa le prende! Perché si comporta in questo modo?!

«Non mi ricordavo, scusa... allora facciamo un'altra volta, vorrà dire che questa sera me ne rimarrò a casa da sola!» sono sinceramente dispiaciuta, ma ne era a conoscenza...

«Mi dispiace, beh, ora vado sono già le sei e mezza! Ci vediamo domani, ok?» annuisce distrattamente, chissà cosa sta pensando! A volte mi sembra così enigmatica... Chiama la sua governante che mi accompagna fino alla porta. Era così pensierosa che non mi ha nemmeno salutata... probabilmente si sente un po' sola... Magari passerò da lei dopo la lezione, solo per assicurarmi che stia bene.

***

Sono le sei e quaranta e alle sette comincia la mia lezione privata con il signor Otomiya... Otomiya... non sarà mica.. no.. scaccio questi pensieri dalla mia mente e mi incammino verso la fermata dell'autobus, il cielo è completamente coperto, mi sa che fra poco viene giù un acquazzone! Non ho nemmeno con me l'ombrello, mi bagnerò sicuramente. Passo davanti alla vetrina di un negozio e  il mio occhio cade sulla mia immagine riflessa. I miei capelli corvini mi ricadono lisci ed ordinati sulle spalle, una molletta colorata mi raccoglie la frangia da una parte scoprendomi buona parte della fronte candida che risalta i miei occhi color ghiaccio... sono l'unica cosa che ho di simile a mia madre, che non ho mai conosciuto, una delle poche cose che so è che aveva una splendida voce ed amava cantare, proprio come me... mi sento terribilmente egoista e crudele a pensarlo, però a volte mi piacerebbe fosse morto mio padre al posto suo. Chiudendo gli occhi e mordendomi le labbra carnose, mi sistemo meglio la cartella sulla spalla e comincio a correre verso l'autobus che ormai è arrivato alla fermata. Davanti a me, un'anziana signora indossante un Kimono dai colori sgargianti, mi chiede se gentilmente la posso aiutare a salire sul mezzo. Sorrido brevemente e le porgo la mano che afferra per salire il primo gradino che si sa.. è sempre il più alto. Io sono subito dietro di lei, mostro al conducente l'abbonamento che ha ogni studente universitario e mi dirigo verso il sedile più lontano. Mi siedo di fianco al finestrino e guardo i marciapiedi pieni di gente che corre al riparo dalla pioggia che come ben pensavo ha cominciato a cadere. Dallo zaino che ho con me, tiro fuori il mio inseparabile lettore mp3 portatile e faccio scorrere la mia playlist preferita fino ad arrivare alla canzone che cercavo “Final Distance” di Utada, sono contenta che Rumiko mi abbia consigliato anche perchè non riuscivo proprio a decidermi. Premo il tasto “play” e delle dolci note cominciano a invadere la mia testa, sono completamente in balia della musica.. è sempre così, ogni volta che ascolto una canzone, riesco a dimenticarmi di tutto e tutti ed essere finalmente me stessa, lontana dalla mia consueta timidezza, è una sensazione stupenda! Comincio a canticchiare il motivetto e quasi mi dimentico di scendere quando l'autobus, giunge finalmente alla mia fermata. Poggio entrambi i piedi sull'asfalto completamente bagnato, giusto qualche secondo prima che le porte del bus si chiudano dietro di me, per fortuna il Sempai Otomiya non abita molto distante da qui, perchè mi sto completamente lavando!! Corro verso una tipica villetta giapponese, riparandomi il capo con la cartella. Giungo di fronte al citofono e premo il pulsante, un suono metallico precede la voce suadente del professor Eguchi:

«Chi è?»

«S-sono Murray Aya... si ricorda? Per le lezioni private...» ma com'era possibile che riuscivo ad essere timida anche con un professore? Mi ha interrotto rispondendomi bruscamente:

«Si, si, ho capito!! Vieni...» il portone d'ingresso si apre, poso la mano sulla maniglia e la spingo in avanti... tutte le volte che vengo a casa del professore mi stupisco di quanto sia bella! È davvero splendida e ben curata.

Arrivo di fronte alla porta, busso due volte, poi entro togliendomi le scarpe che lascio di fronte a quelle del Signor Eguchi. Questa casa mi lascia un senso di inquietudine ogni volta che ci metto piede, è sempre così silenziosa che pare disabitata... appena salgo il gradino per dirigermi verso lo studio di Otomiya sento una porta sbattere da un'altra parte e una voce di ragazzo urlare:

«Beh, io me ne vado!».

Incurante proseguo lungo il corridoio, svolto l'angolo poi apro un'altra porta e mi ritrovo nel corridoio esterno, alla seconda stanza busso.

«Entra, entra...» la voce mi giunge ovattata, apro lentamente la porta e me lo ritrovo seduto di fronte a un tavolo con dei libri di testo pronti per essere utilizzati.

«Salve!» gli dico mentre poso la cartella sulla sedia alla mia destra tirando fuori il materiale necessario. Un uomo sui quarant' anni si volta verso di me, porta un paio di occhiali che coprono i suoi occhi neri come la pece, i capelli brizzolati sono legati in un codino ordinato, indossa una camicia azzurra con un paio di pantaloni blu scuro. Mi sorride e mi fa cenno di avvicinarmi. Mi siedo di fronte a lui, posando i libri sul tavolo.

«Ciao... Aya, giusto? Scusa ma con tutta la gente che viene qui, mi dimentico spesso dei nomi, ma sarebbe impossibile dimenticare una così bella ragazza con dei meravigliosi occhi color ghiaccio!» Mi imbarazzo un po', non mi hanno mai lodato, soprattutto per gli occhi... anzi, di solito mi disprezzano sempre tutti, cerco di non far caso a ciò che ha detto anche se è difficile. Cerco di cacciare via questi pensieri perchè devo fare la mia lezione. Sorrido imbarazzata, spero che inizi presto a illustrarmi qualche spiegazione su costumi e la tradizione inglese, mi sento a disagio. Grazie al cielo prende in mano la penna, aprendo il libro con la mano libera alla pagina 587, inizia a spiegare...

***

Sto tornando a casa, la lezione finalmente è terminata, dico finalmente perchè è stata l'ora più lunga di tutta la mia vita, il professor Otomiya ha trascorso tutto il tempo a fissarmi e a lodarmi per ogni minima cosa... mi sentivo così in imbarazzo che durante la pausa ho rovesciato il bicchiere d'acqua sul pavimento e quando mi sono abbassata per raccoglierlo, casualmente ha posato la sua mano sulla mia. L'ho ritratta subito sentendo il mio viso andare in fiamme, lui si è scusato alzandosi in piedi, offrendosi di andare a prendere qualcosa per pulire dove io avevo sporcato. Scuoto la testa... non voglio pensarci ulteriormente.

Ha smesso di piovere... guardo l'orologio segna le otto e quindici, forse faccio in tempo a passare da Rumiko, aveva detto che avrebbe trascorso la serata da sola.. le farò una sorpresa! Infilo una mano nella cartella e ne tiro fuori il cellulare, mando un messaggio a mio padre avvisandolo che tarderò un po', premo il tasto invio e lo rimetto via, con le mani sfioro lo specchietto che sono solita portarmi dietro ogni volta che esco e decido di darmi un'occhiata, con la pioggia i miei capelli saranno un disastro! Come pensavo, ho ciuffi neri che sparano da una parte all'altra, sbuffo e cerco di sistemarli alla meno peggio, traggo un sospiro e metto via l'oggetto, male che vada mi sistemo un po' a casa di Rumi-chan. Aumento l'andatura e man mano che mi avvicino all'abitazione della mia migliore amica il rumore di risate, musica e urla indistinte mi giunge alle orecchie, stanno.. stanno dando una festa?? Non riesco a nascondere il moto di dispiacere che si fa strada in me, Rumiko, mi aveva assicurato che avrebbe rimandato!! Non che mi interessi molto, ma il fatto che mi abbia mentito mi ferisce. Mi avvicino alla casa completamente illuminata, c'è una marea di gente anche in giardino e il cancelletto d'entrata è aperto, cercando di evitare qualche ragazzo ubriaco mi avvio verso il portone, un giovane mi urla dietro qualche complimento io stupita mi volto e rimango leggermente delusa nel constatare che lo stesso che ha appena affermato di trovarmi bella, ora è piegato in due sul prato a vomitare chissà che cosa. Mi giro nuovamente disgustata e vado a sbattere contro qualcuno, è un ragazzo poco più alto di me, magro e con i capelli castano chiaro con riflessi sul biondo cenere dal taglio spettinato, lo riconosco solo ora.. è Nagase.. che idiota. Non mi degna di uno sguardo e si avvicina invece a quel poveraccio che dopo aver rimesso ora è disteso completamente sul prato e ride come un beota. Scuoto la testa rassegnata e mi dirigo in casa di Rumiko. C'è una folla incredibile e un intenso odore di fumo mi invade immediatamente le narici.. che schifo! La mia migliore amica è talmente ricca che tiene un karaoke tutto suo in casa, ora lo sta utilizzando per annunciare qualcosa alla folla.. oddio.. mi sento sprofondare, non si sarà mica accorta che sono arrivata?? Sto già per dirigermi verso l'uscita quando sento lo stridio del microfono e subito dopo la voce di Rumi-chan invadere l'intera stanza.

«Buonasera a tutti quanti e grazie mille per essere venuti!!! Vi starete chiedendo perchè vi ho fatti venire qui... beh, il motivo è soltanto uno – Non può dirlo davanti a tutti! Per favore Rumiko, non farlo... prego mentalmente che non dica che farò l'audizione, ma rimango interdetta a queste parole – Farò un audizione per il programma Idol e ho deciso che porterò la splendida canzone della regina del J-Pop Hamasaki Ayumi “Walking Proud”» tutta la folla esulta mentre io mi sento solo presa in giro... perchè mi ha rubato la canzone? Se voleva fare il provino avrebbe potuto dirmelo... se non sapeva che canzone portare gliel'avrei consigliata! Sento le lacrime pungermi gli occhi... che stupida che sono... mi faccio largo tra la gente, spingo e non m'interessa minimamente, voglio andare via da questo posto. Mi scontro nuovamente con Nagase, che evidentemente si trova sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato, ma mi scanso in malo modo, cominciando a correre verso l'uscita.

 

 

  
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