Ragazze,
se dopo aver letto questo capitolo e il successivo sarete ancora qui a leggere
‘sta roba, vi farò un monumento! E’ che mi sembrano i capitoli più deboli di
tutta la vicenda…ç__ç Uffa! Tra l’altro questo capitolo è un autentico tiro a
segno, muoiono uno dopo l’altro…Non volevo! Perdonatemi! ç__ç
Capitolo
dedicato di cuore a tutte le belle personcine incontrate a Lucca Comics!
Devo
aggiornare “Clamp Work” da una vita, lo so…Mi mancano i due episodi finali,
abbia pazienza chi segue anche quella, che tra poco vedrete la fine!
Vi
amo tutti!!!
yumemi@hotmail.it
VIII
– Desideri che mutano
Non
vuoi tremare per amore,
piangere
perché sei coinvolto,
provare
emozioni, perché sei vivo,
dormire,
perché sei stanco?
(Elisa)
1999
“Non
hai mai pensato che anche tu potresti affezionarti in modo particolare a
qualcuno?”
Eccola
lì, a fissare con gli occhi vuoti lo schermo, che rimandava le immagini di una
lotta, non distante da lei, nelle vie di Tokyo. L’ennesimo scontro in difesa di
una barriera.
“Ho
preso in esame l’idea, concludendo che è altamente improbabile che avvenga.”
Dannata
sicurezza! Eppure se n’era sempre fatta un vanto.
Io
so quello che sono, so quello che voglio. Non ho la debolezza delle idee che
cambiano, la fragilità del dubbio, l’imperfezione dell’incertezza, quella che è
tipica degli esseri umani…
Ma il fatto di preferire delle macchine perfette agli imperfetti esseri umani non faceva sì che, automaticamente, anche lei fosse cambiata in una macchina. Per quanto avesse iniziato a ragionare proprio come una macchina, in profondità lei era una di quelle creature che tanto le apparivano noiose, e nulla avrebbe mai cancellato questa verità.
Un
grido la distolse da quelle dolorose riflessioni. Il grido della persona che le
aveva fatto scoprire il suo lato umano.
Yuto
e Karen lottavano ormai da molto tempo, entrambi erano allo stremo delle forze,
eppure l’eterna lotta tra l’acqua ed il fuoco, che riviveva nello scontro dei
due, ancora non accennava a terminare. A volte i flussi d’acqua di Yuto
parevano sommergere la donna, a volte erano le fiamme di Karen ad insidiare la
vita del dominatore dell’acqua.
-
Arrenditi!- ansimò lei, dopo che il suo ultimo colpo fu andato a segno. Yuto
era a terra, reclinato su se stesso. – Arrenditi. Ti prego, vattene, o morirai.-
-
Sarai tu a morire.- rispose lui, rialzandosi. Ma l’aveva detto quasi per
dovere. Perché una battaglia come si deve la si porta avanti con i colpi e con
le parole. E poi voleva dimostrare, forse più che altro a se stesso, che aveva
ancora forza…
Aveva
attaccato la barriera dell’Istituto Clamp, insieme a Kusanagi, Subaru e Fuuma.
All’improvviso si era trovato di fronte la signora del fuoco, e non se n’era
stupito più di tanto. In fondo si era sempre aspettato che sarebbe stata lei,
la sua avversaria finale. Acqua e fuoco. Prevedibile.
La
cosa che non aveva previsto, però, era che la forza della donna pareva
aumentata, dall’ultima volta che l’aveva incontrata.
-
E’ perché hai qualcuno da proteggere, e ne sei consapevole, vero?-
-
Che cosa?-
-
Lascia perdere…E combatti!-
Lanciò
l’ennesimo attacco, che risultò debole, e fu prontamente respinto da lei. Yuto
si accasciò a terra di nuovo. Sorrise. Forse avevano ragione loro. Una persona
da proteggere contro la sua fiducia nel destino. Ed era lei, che stava vincendo…
Satsuki
premette un tasto, sullo schermo l’immagine della battaglia si ingrandì.
-
Posso raggiungerli?- domandò.
“Yes”.
-
Puoi collegarti ad uno schermo vicino a loro, e interferire nella lotta?-
“No”.
-
Cosa significa?- gridò lei.
“Memory
not enough”.
-
Cosa? Nemmeno una dannata macchina come te può fare una cosa simile? Non c’è
alcun modo?-
“Energy
requested”.
-
Per farlo hai bisogno di altra energia?-
“Yes”.
Si
fermò, incerta. Energia? Sapeva che quella macchina era speciale, era diversa
da qualsiasi normale computer, ma…
-
Non hai una dannata riserva di energia?-
“Yes”.
-
E allora?-
Non
si era accorta che stava piangendo. Meglio così, avrebbe avuto vergogna di se
stessa.
“No
access”.
-
Non hai l’accesso alla riserva di energia?-
“Need
your permission”.
-
Che significa? Da dove vuoi prendere l’energia?-
“You”.
Karen
sollevò entrambe le mani, e si preparò a colpire l’uomo. Le ripugnava compiere
quel gesto, ma era guerra, lo sapeva, e così dovevano andare le cose. Dopo
avrebbe potuto piangere, gridare, chiedere perdono. Ora c’era solo la lotta, e
lottare era il suo compito.
Il
colpo non partì mai.
Un’ondata
di energia, proveniente da un luogo imprecisato dietro i due combattenti, la
investì in pieno, scaraventandola lontano. Karen gridò, ma anche Yuto gridò. Si
voltò, sgomento, cercando di capire cosa fosse accaduto…Poi vide il grande
schermo che dominava la strada dietro di loro, e vide il volto che vi era
comparso sopra.
-
Satsuki…- mormorò, incredulo. Il Beast aveva attraversato l’etere e l’aveva
raggiunto per…
-
Per salvarmi?-
Il
volto di lei brillò per un attimo sullo schermo, stranamente bello e dolce,
come mai Yuto l’aveva visto. Poi scomparve, una miriade di simboli, per lui
senza senso, presero il suo posto.
-
Satsuki!- gridò lui, con l’irragionevole speranza che lei lo sentisse.
“Task
completed. Energy over”.
Le
parole lampeggiarono sullo schermo a lungo, prima che la macchina, lentamente,
iniziasse a spegnersi. A morire.
Ma non c’era più nessuno che vedesse ciò che stava avvenendo.
Seiichiro
Aoki aveva combattuto con Kusanagi, finché, all’improvviso, il suo avversario
gli aveva voltato le spalle, scomparendo prima che lui si rendesse ben conto di
ciò che stava facendo l’altro.
-
Ma cos’ha in mente?- ansimò il dominatore del vento, fermandosi un attimo per
riprendere le forze.
Allora
sentì il grido di Karen, e Kusanagi divenne l’ultimo dei suoi pensieri. Corse,
guidato dalla voce di lei, e la raggiunse.
-
Karen!-
Non
lo avrebbe visto piangere per lei, alla fine. Ma di certo ne era consapevole,
ovunque fosse. Ne era assolutamente certo.
Aveva
sempre pensato a lei come a qualcosa di molto bello e prezioso, da proteggere.
In ogni modo, ora stava piangendo per lei, e lei ne era di sicuro felice, dal
luogo in cui lo stava guardando.
Un
luogo bello.
Chi
ha sofferto sarà ricompensato. Lo diceva la religione di Karen, e ci credeva
fermamente il cuore di Seiichiro.
Avrebbe
pianto ancora, se non fosse stato raggiunto da un colpo di Yuto. Lo evitò per
poco, poi scattò in piedi e si dispose alla difesa.
-
E’ morta?- gridò Yuto, riparandosi da un attacco del dominatore del vento.
-
Sì. E’ caduta lottando contro di te?-
-
No. E’ stata Satsuki.-
-
Cosa?-
-
Mi dispiace.- si trovò a dire Yuto, per il suo stesso immenso stupore. – Ma è
guerra. Ed è destino.-
Aoki
non rispose. E’ guerra, purtroppo. Lo sapeva fin troppo bene. Una guerra che
gli impediva addirittura di rendere a Karen il giusto onore, nel momento della
sua morte. Lanciò un altro attacco, e Yuto crollò a terra.
Un’ondata
di panico e terrore, mentre la terra si muoveva. Parte degli edifici
dell’Istituto crollarono. Il Kamui Oscuro sorrise, osservando la perfezione dei
movimenti della rovina.
Poi
si voltò verso Kusanagi, che lo accompagnava.
-
Vai ad occuparti del Sigillo che sta creando la sua barriera qua vicino.-
Kusanagi
annuì, e corse ad incontrare Aoki.
Stavano
lottando, quando un pensiero inaspettato attraversò la mente di Kusanagi. Si
fermò, rischiando di essere colpito dal suo avversario.
“Non
potremo vederci per qualche giorno, perché ho il doposcuola! Sai, un
noiosissimo recupero di scienze…”
Allora
lei era a scuola, in quel momento…
“Oh,
sii realista. Cosa ti importa, se è a scuola? Per quanto ti sia cara, prima o
poi dovrà morire, lo sai. Perché tutti moriranno. E’ per questo che combatti.
Quindi, a che serve che tu ti preoccupi per lei? Forse è arrivato il suo
giorno. Forse piangerai per lei, ma…”
-
Non c’è niente che puoi fare!- gridò a se stesso, rispondendo ad un colpo di
Aoki.
Niente?
E
allora, perché sentiva quell’angoscia straziante dentro di sé, al pensiero che
le succedesse qualcosa?
“Non
oggi. Va bene, morirà, ma non oggi…Non so perché, però, vi prego, non oggi…”
Aoki
si fermò, e lui gli volse le spalle. Senza pensare. Sparì in un attimo,
lasciando l’altro a bocca aperta.
“Va
bene, morirà, alla fine, mi basta che non sia oggi…”
Kusanagi
entrò di corsa nel cortile dell’edificio che più somigliava ad una scuola, a
suo dire. L’Istituto Clamp, in realtà, era una specie di cittadella…Un
autentico labirinto. Si guardò attorno, cercò un’indicazione.
-
Oh, dannazione!-
Sì,
era una scuola, ma elementare. Corse via, angosciato. Aveva il vago
presentimento che in breve il loro capo avrebbe dato il colpo decisivo alla
barriera dell’Istituto. E se lei fosse stata lì…
“Da
quando quella maledetta ragazzina ti è tanto cara?”
Ah,
non ne aveva idea. Non sapeva bene nemmeno come considerarla! Sapeva solo
che…Che non voleva vederla morire. Almeno, non oggi.
“Non
essere idiota. Tu non vuoi proprio vederla morire.”
Sì,
ma questo contrastava con il suo desiderio di salvare la natura dalla sua morte
certa…
“Allora,
dì un po’, cos’è che desideri di più?”
E
come mai quelle parole, nella sua mente, erano state scandite dalla voce
crudele del Kamui Oscuro?
Non
se ne preoccupò affatto. Appena vide una cabina telefonica, vi si gettò dentro,
e compose il numero del telefono di lei. E attese, angosciato.
-
Pronto?-
Sospirò
di immenso sollievo.
-
Yuzuriha?-
-
Kusanagi-san?-
-
Ascoltami, devi andartene da scuola!-
-
Che…-
-
Avete avvertito il terremoto?-
-
Sì, ma ora si è calmato tutto.-
-
Lui distruggerà la barriera dell’Istituto, non potete fare nulla! Fuggi da lì,
ti prego.-
-
Kusanagi…- La voce di lei era rotta. – Tu cosa ne sai delle barriere?-
-
Quanto basta per sapere che sei in pericolo!-
-
Cosa significa?- Sentì che lei era sull’orlo delle lacrime.
-
Perdonami per non averti mai detto la verità.- mormorò. – Ti prego, però,
vattene. Non voglio che…-
Tese
la mano, e la distruzione continuò, lenta e dolce alla sua vista.
Il
suo viso era attraversato da un sorriso lieve, che andava pian piano
allargandosi, mentre tutt’intorno a lui l’Istituto diveniva rovine.
Poi
scoppiò a ridere, perché aveva sentito la presenza dietro le sue spalle.
-
Tu! Aspettavo con molta ansia di rivederti.-
-
Voltati.-
La
voce dell’altro pretendeva di essere forte, ma tremava, e lui lo sentì.
Si
voltò, incontrò gli occhi dell’amico di un tempo.
-
Allora, sei in grado di salvare la barriera?-
-
No.- mormorò Kamui.
-
E dove sono i tuoi Draghi?-
-
Stanno tentando di salvare la gente, almeno.- rispose il ragazzo.
-
Ammirevoli. E tu?-
Kamui
alzò le braccia, come per attaccare Fuuma. L’altro lo precedette, e l’attacco
di Kamui divenne una difesa.
-
Kamui, non hai possibilità di vincere, finché miri soltanto a ferirmi.- ripeté
l’altro, ancora una volta, come se si divertisse a ricordare quella sgradevole
verità al suo avversario. Kamui si limitò ad attaccarlo, un colpo tanto debole
che Fuuma non ebbe difficoltà a parare.
-
Che hai, non rispondi?- insisté.
-
Non voglio sentire le tue parole.- rispose il ragazzo. – Fanno male e basta, e
io finisco per crederci. Tutto quello che tu fai è un’altra arma nei miei
confronti. Ormai ho capito.-
-
E che vuoi fare, allora?- rise Fuuma.
“Se
solo lo sapessi…”
Si
fermò, a quel pensiero. Non aveva la minima idea di cosa fare, ecco la verità.
Perché se né l’amore né il desiderio avrebbero risolto la situazione, beh,
allora non gli rimaneva altro. Forza, non ne aveva, per contrastare Fuuma. Non
ancora. Ma quando l’avrebbe avuta? Forse mai.
-
Non lo sai, cosa fare, vero?- mormorò Fuuma, avvicinandoglisi. – Allora…Perché
non ti intrattieni con il Sakurazukamori, mentre io completo l’opera?-
-
No…- mormorò Kamui, alla vista della figura che gli si avvicinava. Tutto, ma
non quello. Non voleva trovarsi a lottare anche con lui!
Ma
Subaru avanzava, col volto privo di espressione. E quando fu a pochi passi da
Kamui, estrasse i suoi sigilli – sigilli neri, con un simbolo che non
era quello dei Sumeragi – e li scagliò contro il ragazzo.
Intanto
l’altro aveva ripreso la sua opera di distruzione. In un lampo il mondo riprese
a tremare.
Sorata trovò Aoki chino sul corpo di Yuto.
-
Non avevo mai pensato…che avrei dovuto…- balbettò l’uomo, quando il monaco gli
fu vicino.
-
Andiamo, Aoki-san. Dobbiamo tentare di innalzare una barriera, per salvare
almeno le persone. Temo che nessuno di noi abbia la forza per fare di più.-
-
Kusanagi!- urlò la ragazzina, ma dall’altra parte del telefono non c’era più
nessuno, e la terra aveva preso a tremare. Lei ripeté il nome, ancora e ancora,
ma nessuno le rispose. Sentiva le urla della gente, e il rumore del terremoto,
e i tentativi di fuga…
“Devo
fare il mio dovere, devo…”
Innalzò
la sua barriera, mentre le lacrime continuavano a scenderle sul viso.
Quando
tutto crollò, Kusanagi pensò che era stato davvero un pessimo Angelo. Morire in
un terremoto provocato dal suo capo!
“Beh,
almeno alla fine ho capito cos’era che desideravo di più…Anche senza il suo
aiuto”.
Fu
il suo ultimo pensiero.
Così
era crollata la penultima barriera. Kamui si avvicinò lentamente agli altri tre
sigilli, riuniti insieme. Fuuma lo aveva lasciato andare. Non è ancora il
momento, aveva detto. Subaru lo aveva seguito, in silenzio. Li aveva visti
andare via, e non aveva trovato la forza nemmeno di piangere. L’incubo era
divenuto completo, aveva avvolto ogni cosa.
Karen
non c’era. Kamui desiderò poter sparire per sempre da quella terra, da quel
mondo colmo di disperazione. Gli occhi degli altri erano fissi su di lui.
-
Kamui, stai bene?- gridò Yuzuriha. Non l’aveva mai vista così pallida. La sua
voce aveva una nota isterica che faceva paura.
-
Sì. Mi hanno lasciato andare.- rispose, quasi non credendo alle proprie parole.
Avrebbe
voluto chiedere loro come stavano. Cos’era successo a Karen. Ma gli mancarono
le forze, e crollò a terra. Sorata si precipitò a sorreggerlo, e lui si lasciò
sollevare.
-
Molte persone si sono salvate.- gli sussurrò il monaco. – E loro sono stati
tutti sconfitti.-
-
Lo so, l’ultima parola è mia.- balbettò Kamui, rimettendosi in piedi.
L’ultima
parola…Chi l’avrebbe scritta davvero?
Il
luogo che un tempo ospitava i Draghi della Terra era vuoto e gelido. Fuuma si
guardò attorno, e represse un moto di rabbia, stringendo i pugni.
-
Così siamo rimasti in due.- commentò, quando fu di nuovo calmo. – Tre, col
Sognatore.-
-
Ormai non hai più bisogno né di me né di lui.- rispose Subaru, quieto. – Ti
aspetta l’ultima battaglia soltanto.-
-
Già. Ma è sempre meglio scendere in campo con qualche alleato.-
-
Perciò ancora non ci ucciderai.-
-
Ho detto “alleato”…-
Subaru
indietreggiò, cercando di decifrare l’espressione di Fuuma. Era un sorriso? Una
minaccia?
-
Che cosa vuoi dire?-
-
Cos’è, non sei ancora bravo a maneggiare i sigilli dei Sakurazukamori?- gli
chiese l’altro, facendo un passo verso di lui. – Ti ho chiesto di fermare
Kamui, mentre distruggevo la barriera, ma se lui non fosse stato tanto
disperato per il fatto che eri tu a colpirlo, beh, si sarebbe potuto liberare
di te in un attimo.-
-
Non volevo ucciderlo. Lo so che l’ultimo scontro con lui è tuo.- rispose
Subaru, rabbrividendo.
-
Non dire sciocchezze!- gridò l’altro. – Tu non gli hai fatto del male volontariamente!
Perché da qualche parte sei ancora legato a lui. Oppure perché ti sei illuso,
pensando di poter essere libero da ogni legame, e venire da me.- Si fece dolce
di nuovo. – Come sospettavo. Hai ereditato la forza del Sakurazukamori…E le sue
debolezze. Hai perduto la cosa più importante per te, eppure sei legato a
Kamui. Certo non provi per Kamui ciò che il Sakurazukamori provava per te, e
nemmeno succederà mai, ma il legame non l’hai spezzato, e così come lui non era
veramente privo di ogni emozione, non lo sei nemmeno tu! Non puoi essere più né
un Drago del Cielo, né un Drago della Terra.-
-
Cosa stai dicendo?- si ribellò Subaru, incredulo anche lui per le parole
dell’altro.
-
Vattene, ora. Và per la tua strada. Vivi, muori, non mi importa. Tanto tra poco
tutto finirà. Non mi interessa come passi le tue ultime ore.-
Gli
voltò le spalle, e Subaru comprese che era davvero la sua ultima parola
sull’argomento. Si voltò anche lui, ed uscì dall’edificio.
Fuori,
la notte era chiara e di una bellezza malinconica e struggente. Subaru la
maledisse, e maledisse tutto il mondo, per essere ancora così vivo e così
bello, e più di tutto maledisse se stesso, il suo cuore, che si faceva leggere
da tutti tranne che da lui, la sua forza di volontà, così testarda e fragile
allo stesso tempo.
Prese
a vagare per la città, vuoto di pensieri e sentimenti.
Tanto tra poco finirà tutto…
E
allora perché aveva, in qualche modo, protetto Kamui?
Creatura
senza desideri, riprese a vagare nella notte stellata.
Fuuma
entrò nel sogno con tanta violenza da cambiare in un attimo l’aura bianca in un
mondo cupo e freddo. Kakyou sentì che non avrebbe potuto mentirgli ancora.
-
Non ho bisogno di chiederti che cos’hai visto, vero?- ringhiò il Kamui Oscuro,
afferrando l’altro per un braccio.
-
Due futuri, per tutti.- rispose Kakyou, imponendosi di stare tranquillo.
-
Due futuri! E’ una follia…-
-
E’ la verità.-
-
Bene. E allora, dimmi…-
Kakyou
chiuse gli occhi, temendo la domanda successiva.
-
Cos’hai visto per me?-
Ho
visto Kamui con un desiderio.
Ho
visto la sua spada chiamare la tua.
Ho
visto il Kamui Oscuro che realizza il desiderio della sua Stella Gemella.
Ho
visto il mondo che si oscura, il mondo che crolla, il mondo che muore e
rinasce, sterile bellezza e gelido splendore.
Ho
visto Kamui con un desiderio.
Ho
visto la sua spada chiamare la tua.
Ho
visto il Kamui Oscuro che realizza il desiderio della sua Stella Gemella.
Hi
visto gli occhi del Kamui Oscuro cambiare espressione, il mondo che geme e poi
grida di gioia per la liberazione, l’anima della terra che sussulta per il
sollievo, per il misterioso nuovo giorno che è sorto.
-
Se realizzi il suo desiderio, puoi sconfiggerlo.- rispose.
-
E non hai visto nient’altro?-
-…no.-
Continua…