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Autore: Dean Lucas    06/10/2010    2 recensioni
Ian riabbraccia Isabeau ma scopre il prezzo del perdono di Ponthieu: i ragazzi si vedono costretti a ritornare con Isabeau nel presente in cerca dell'unico manufatto che può convincere Guillaume. Nel passato, una donna mette alla luce una bambina, senza sapere che avrebbe scritto alcune delle pagine più importanti della storia di Francia. Il suo destino si intreccerà con quello di Ian, Daniel, Isabeau e Ty, tra guerre e assedi, sconfitte e vittorie e soprattutto un nuovo amore più forte di ogni cosa. E quando tutto sembrerà ormai perduto, e la vita della misteriosa ragazza e il segreto stesso di Hyperversum saranno in grave pericolo, una donna dovrà prendere la decisione forse più importante nella storia dell'umanità. Chi c'è dietro Hyperversum? I ragazzi forse l'hanno sempre saputo, ma quando arrriverà finalmente il momento di conoscere la risposta, questa li sorprenderà più ancora delle loro incredibili avventure.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’aria della boscaglia, che fiancheggiava a poca distanza la sponda meridionale della Loira, era pregna dell'aroma penetrante della resina che colava dalle cortecce degli alberi, dell'odore di umido che saliva dalle foglie marcescenti sul terreno e del sapore piacevolmente fresco del muschio. Rovi e felci erano dappertutto, intralciando il passo di Ty appesantito dall’armatura. Non dovette tuttavia attendere molto prima di trovarla: a tradirla fu un riflesso che filtrava dalla corazza di cui si era liberata e che ora giaceva abbandonata a terra.

Jeanne, appoggiata con la schiena ad un grosso tronco, sembrava assorta in preghiera. La fasciatura leggera dov’era stata colpita dalla freccia trasudava ancora sangue.

Ty si avvicinò in silenzio e attese che lei notasse la sua presenza.

“Cosa ci fate qui, Monsieur Thierry? Vi avevo già detto che intendevo pregare da sola…”

“Siete ferita, io non vi lascio da sola nemmeno un minuto finché non vi rassegnate a farvi curare come si deve!” la rimproverò il ragazzo. Ian gli aveva spiegato che la ferita non sarebbe stata fatale, ma non poteva sopportare di vederla soffrire e non poter fare nulla per lei.

“Se morirete adesso per aver trascurato di curarvi, chi ci guiderà? Come farò io senza la vostra guida?”

“Tutti dobbiamo morire prima o poi, signor conte, è solo questione di sapere quando e dove… Io non pretendo di conoscere la volontà del Signore, ma di una cosa sono sicura: so che Egli mi proteggerà finché non avrò assolto il compito che mi ha affidato.”

Ty non poteva dimenticare nemmeno per un secondo la sorte crudele che il Signore aveva predestinato a quella sua giovane figlia ma cercò, una volta di più, di non farsi sopraffare da quel pensiero. Jeanne, tuttavia, dovette cogliere qualcosa dal suo sguardo poiché aggiunse serena:

“Voi vi preoccupate per me e io vi ringrazio, ma non ne avete ragione. Guarirò presto, abbiate fiducia in Dio, Monsieur Thierry.”

“Voi sanguinate ancora e mi chiedete di non preoccuparmi. Voi sfidate l’esercito invincibile di Glasdale e mi chiedete di non preoccuparmi… Eppure, sapete bene che non posso, perché già conoscete ciò che provo per voi…” Jeanne gli afferrò il braccio con forza, impedendogli di continuare.

“Vi prego Monsieur, non ditelo!” Si ribellò Jeanne. “Pure se sapessi di cosa state parlando, anche voi conoscete qual è il mio compito, vi prego, andate via!”

“Sono sicuro che non è davvero ciò che volete... Madame…”

“No!” lo interruppe ancora Jeanne. “Non adesso, vi prego, andate via!” lo scongiurò.

Ty aveva il terrore di doverle tacere per sempre i suoi sentimenti e allo stesso tempo temeva il momento in cui le avrebbe parlato con sincerità, confessandole tutto.

Non poteva sapere che una paura persino maggiore tormentava anche lei.

“Per l’amor di Dio, andate via! Vi prego!” lo supplicò ancora Jeanne mentre cercava di ricacciare indietro le lacrime.

“Sapete che non posso, dunque non chiedetemelo più.”

Jeanne ristette.

Ty si avvicinò ancora di più. Sfiorò con le dita il braccio e poi  la spalla nuda di lei, percorrendola delicatamente fino alla base del collo, indugiando dove la fasciatura era intrisa del sangue ancora fresco che filtrava dalla ferita. 

Inaspettatamente, chiudendo gli occhi, lei piegò il capo proprio da quella parte, fino a strofinare con infinita dolcezza la guancia contro la mano del ragazzo. Dopo qualche momento, quando infine lei risollevò il capo e socchiuse gli occhi, una sola lacrima che Jeanne non era riuscita a trattenere, le imperlava il viso.

Incredulo, Ty lasciò che le sue dita toccassero quella lacrima: gli parve cristallo liquefatto e credette che fosse la cosa più preziosa che avesse mai visto. Era la prova dell’amore di Jeanne per lui.

Quella goccia che adesso si scioglieva tra le dita, gli donò finalmente il coraggio di vincere ogni remora e di pronunciare dinanzi a lei, le parole che fino ad allora aveva ripetuto mentalmente solo a se stesso.

“Dal primo momento che vi ho vista ho saputo che eravate parte del mio destino, Madame… ed è da quello stesso istante che io so di amarvi.” Jeanne, con un’espressione di muto sgomento dipinta sul viso, scuoteva il capo come per negare quelle parole e più cercava di negarle, più le lacrime scorrevano ora numerose a rigarle il volto.

“Vi amo adesso e non importa se voi mi amerete oppure no, se vivrò o morirò, se voi vivrete o morirete, io amerò per sempre solo e soltanto voi.”

Jeanne non disse nulla. Ma una forza irresistibile la attirò ancora di più verso il ragazzo.

Terrorizzati com’erano, di stare così vicini, nessuno dei due osò più parlare.

 Ormai erano così vicini che sarebbe stato assurdo persino guardarsi ancora. Lei chiuse gli occhi per prima e Ty non ebbe il tempo di pensare ad altro, che già si accorse che la stava baciando.

 

 

***

 
 

Il tempo si arrestò e riprese a scorrere solo quando le loro labbra si disgiunsero.

Fu allora che ebbero il coraggio di guardarsi ancora negli occhi, a lungo, increduli di quanto era accaduto. Finché Jeanne, stringendo tra le dita la mano di lui che la sfiorava, pronunciò la sua promessa.

“Nulla accade senza che Dio non voglia, Monsieur Thierry, il Signore ha sempre una buona ragione per ogni cosa. Sarà Egli stesso a indicarmi quando non sarò più utile ai suoi scopi e sarò libera di dedicarmi ad amare un uomo”. Adesso i suoi occhi verdi e arrossati, brillavano lucidi ma non piangevano più. “Quando quel giorno arriverà, se mi amerete ancora, sarò vostra e voi sarete quell’uomo.”

Dunque era questo l’amore, pensò Ty mentre udiva le parole che aveva sempre desiderato ascoltare da lei e prometteva:

 “Quando quel giorno arriverà, se mi amerete ancora, sarò vostro e voi sarete la mia donna.”

Quando gli fu finalmente chiaro il significato di ciò che si erano detti, l’emozione si agitò così violentemente in lui, che gli sembrò di percepire con chiarezza un brivido diffondersi dall’addome a tutto il suo corpo. No, ammise, questo era più dell’amore che si era sempre figurato: era amare scoprendo di essere amati.

La baciò sui soffici capelli castani, l’aiutò a indossare l’armatura e si avviarono mano nella mano verso l’accampamento, dove l’esercito di armati e la cavalleria pesante di Chatel-Argent capeggiata da Ian li aspettavano.

Le aveva appena detto di amarla, rimuginava mentre si incamminavano, eppure adesso quelle parole gli apparivano già insufficienti, deplorando che non ne esistessero di migliori per esprimere appieno alla ragazza i suoi sentimenti. In fondo tutti gli innamorati, di qualunque epoca, si ripetevano da sempre quelle stesse parole e a lui sembrava che il suo amore per Jeanne dovesse essere unico, diverso dagli altri milioni di amori che esistevano in quel momento. “Giuratemi solo di sopravvivere finché non arriverà quel giorno”, udì invece aggiungere dalla sua stessa voce. Jeanne non seppe mai perché Ty le strinse così forte le dita, pronunciando quelle parole.

Jeanne non aveva paura della morte, né di morire in nome del suo Signore, ma per la prima volta conobbe la paura di morire senza aver amato un uomo.

Ancora non sapeva che la Morte aveva già posato gli occhi su di lei.

 

 

***

 

 

“Dov’è? Dov’è quella cagna francese! Portatela qui”, tuonò Glasdale fuori di sé, “ADESSO!”

“Perdonatemi, Milord, dobbiamo liberarla? L’abbiamo incatenata allo steccato di uno dei roghi, come vostra signoria aveva ordinato”.

“La voglio sgozzare io stesso! Voglio gettare la sua graziosa testa ai piedi di quell’infame francese che ha bruciato questa fortezza, obbedite!”

“Perdonatemi se insisto, mio signore, il fumo che sale dalle chiatte incendiate e dal bastione non consentono un agevole passaggio verso il ponte”, proferì il cavaliere inglese, non osando alzare lo sguardo oltre gli stivali del suo comandante,  “non sarebbe più semplice bruciarla insieme a tutte le altre sgualdrine francesi?”

Lord Glasdale, inferocito, avanzò di un passo verso il suo luogotenente.

 “Quale parte del mio ordine non vi è ancora chiaro, sir Falstolf?”, sibilò con un sorriso sardonico dipinto sul volto e poi, senza alcun preavviso, scagliò verso l’ufficiale un brutale calcio in pieno ventre che lo piegò in due senza fiato e lo fece inginocchiare a terra, mentre boccheggiava nel tentativo di respirare.

“Non permettetevi di discutere una seconda volta un mio ordine. Ora andate e portatemi quella donna! Avete compreso le mie parole, adesso?”

L’ufficiale, mentre ancora tossiva e non riusciva a raddrizzarsi dal dolore, annuì e con passi incerti sparì dalla vista del comandante inglese.

Oltre il portone posteriore della fortezza di Les Tourelles, le fiamme salivano alte, ammorbando l’aria intorno e rendendola irrespirabile. La cancellata posteriore si affacciava direttamente sul ponte di pietra lungo circa quattrocento metri, eretto per congiungere la sponda meridionale della Loira alla città di Orléans.

Poco prima del punto in cui gli assediati avevano interrotto il ponte durante la ritirata, si ergevano una dozzina di rozze impalcature sovrastate da palizzate, alle quali erano state incatenate le donne francesi catturate. Gli abitanti della città, con orrore, avevano subito compreso che si trattava di roghi collettivi, che avrebbero presto offerto il loro macabro spettacolo ben visibile dalle mura di Orléans.

Ma più di questo, ogni cittadino avrebbe ascoltato le urla disperate di quelle disgraziate: sarebbero state le grida delle loro mogli e delle loro figlie.

  
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