Eccomi
qui! Sono sempre io, ho solo cambiato nick! Ora solo MeggyElric___ ! Ancora con ritardo, ma minore di quello
dell’altra volta!
Un nuovo
capitolo scritto a scuola, questa volta durante le ore di matematica, italiano
e storia dell’arte. Vi chiederete ma questa a scuola non ha mai niente da fare?
beh vi rispondo che avrei MOLTO da fare,
ma quando l’ispirazione arriva, arriva. E non c’è niente da fare. A parte
scrivere, ovviamente!
Bene, vi
lascio a questo lungo capitolo, che a mio parere esce un po’ da quella che è la
trama della storia, ma sinceramente, ho notato anche io che era un po’ tutta
rose e fiori, per cui, ecco qui.
Spero che
sia di vostro gradimento ^^
15. FUOCO
Puoi fare di tutto: puoi
scappare, dimenticare o cercare di cancellare, ma il passato è indelebile, e
per quanto si cerchi di strofinarlo o ricoprirlo con nuovi ricordi, è sempre
lì, che si fa strada e riaffiora nella mente.
E a volte, quel
passato, per quanto indesiderato, può tornare per un’irritante visitina.
Così ci si ritrova a
rivangare vecchi ricordi che ormai si pensavano archiviati, rinchiusi in
polverosi scatoloni e gettati nell’angolo più remoto della mente, e un vortice
di dolore e difficili scelte torna ad avvolgere tutto.
Un enorme confusione
di pensieri, e tutti per una sola irritante persona.
L’aria fresca di
ottobre si faceva sentire, quel pomeriggio, e ormai gli alberi che decoravano
la campagna erano diventati spogli e impotenti.
L’atmosfera era
mutata e i dolci colori autunnali stavano via via
scomparendo per lascia posto alle fredde tonalità un po’ spente più tipiche
dell’inverno.
Pinako entrò in
casa, levandosi la pesante mantella marrone. Posò le buste della spesa sul
tavolo, poi si diresse verso la cucina.
Sul divano, Alphonse
studiava un vecchio libro di alchimia, ripetendo a bassa voce i concetti più
importanti. Accanto a lui, c’era Edward, spaparanzato sullo schienale, con la
metallica gamba sinistra posata su un tavolino a rotelle. Sbuffava seccato,
mandando di tanto in tanto un’occhiata al grosso volume tra le mani del
fratello. Si allungò con il corpo verso Al, che aveva sottolineato un frase sul
libro.
-
Stai fermo, Ed!
Gridò stizzita
Winry, china sul tavolino dove era posata la gamba dell’ex alchimista. Era impegnata
nella manutenzione dell’automail, e detestava dover interrompere il suo lavoro
perfetto per colpa di uno stupido libro di alchimia.
Edward grugnì profondamente
annoiato, incrociando le braccia al petto e tornando alla sua posizione
originaria. La ragazza sbuffò, lucidando con un panno imbevuto di soluzione per
acciaio l’automail alla gamba del suo amico d’infanzia, che ormai era diventato
molto di più.
Improvvisamente, l’abbaiare
furioso di Den fece sobbalzare i tre ragazzi che, stupiti, osservavano la porta
di legno, chiusa. Il cane continuò ad abbaiare e pochi secondi dopo, il
caminetto della stanza si accese, da solo.
Le fiamme
scoppiettavano sul legno, senza che nessuno avesse sviluppato qualsiasi forma
di calore.
L’abbaiare di Den si
fece più intenso e vicino, e dei passi si udirono chiaramente: qualcuno stava
camminando con passo pesante ma perfettamente ritmato sulle vecchi tavole di
legno della veranda.
In quel momento,
qualcuno bussò alla porta, ma nessuno si mosse. Edward deglutì, ben
riconoscendo quel ritmo regolare di passi e ricordando il potere alchemico di
una persona in particolare.
-
Non può essere...
Sibilò l’ex
alchimista, così sottovoce che nessuno riuscì a udire le sue parole. Dalla cucina,
apparve la vecchia, che attraversò con fare piuttosto irritato il salotto –
forse non aveva gradito il fatto che nessuno dei ragazzi si fosse degnato di
rispondere – e aprì la porta, rivelando l’identità dell’ospite misterioso.
L’uomo entrò con un
ghigno soddisfatto e i capelli corvini leggermente spettinati dal vento. La divisa
blu si distinse luminosa della buia penombra della stanza.
Si fermò esattamente
davanti al divano, fissando negli occhi Edward con fare di immensa superiorità.
Il ragazzo alzò appena lo sguardo e parlò, annoiato.
-
Colonnello Mustang.
-
Comandante supremo
Roy Mustang, prego.
Ruggì Roy, ferito
nell’orgoglio. Ed non si scompose, né si mosse dal divano. Pinako si avvicinò a
Roy, mentre Winry raccoglieva gli attrezzi per la manutenzione e li riponeva
con cura nello scaffale in basso accanto alla porta.
-
Cosa la porta
qui, comandante?
Chiese la vecchia,
cercando di chiudere la porta. Roy la fermò, mettendo una mano sull’uscio, ma
non rispose. La nonna si allontanò senza capire.
-
Ah, i giovani...
Borbottò,
raccogliendo le buste della spesa che aveva abbandonato poco tempo prima sul
tavolo. Edward fece scendere la gamba dal tavolino e, dopo aver fatto muovere
un paio di volte le giunture del ginocchio, si avvicinò all’uomo, in piedi dritto
davanti a lui.
-
Cos’è venuto a
fare qui?
Chiese, con voce
rozza, seccato. Roy alzò un sopracciglio.
-
Quanto sei
ostile. Porta rispetto, acciaio.
Ed strinse pugni e l’uomo
ghignò soddisfatto. Avvicinò il viso a quello del biondo, chinandosi leggermente
fino ad arrivare a pochi centimetri da lui.
-
Oh, scusa.
Disse sorridendo,
con una punta d’ironia nella voce.
-
Non sei più un
alchimista, Edward.
-
Tagli corto,
comandante. Perché è qui?
-
Motivo molto
semplice acc... ehm, Edward. Motivo molto semplice.
-
E sarebbe?
-
L’esercito, anche
in tempo di pace, ha bisogno di nuove leve, soldati giovani e pronti.
-
E con questo?
-
Come ben sai, l’esercito
ha anche bisogno di... cani.
Ed strinse gli occhi
riducendoli a due fessure. Dove voleva andare a parare quell’irritante
comandante?
-
Ma che cosa va
dicendo? Come lei ha già detto, non sono più in grado di utilizzare l’alchimia.
-
Beh, caro Edward.
Abbassa le ali. Non tutto gira intorno a te. Ci sono altri ottimi alchimisti,
ad Amestris. Ottimi alchimisti che vogliono dedicare la vita allo studio,
magari per capire per quale ragione la trasmutazione della loro madre non è
andata a buon fine.
Sogghignò, volgendo
lo sguardo verso la persona che stava dietro al ragazzo. Edward spalancò gli
occhi e scattò avanti verso Roy. Afferrò con entrambe le mani il colletto della
divisa e strattonò con forza l’alchimista di fuoco.
-
No! non Al! Non lui!
Alphonse, che aveva
da poco lasciato il suo libro, fissava a occhi sgranati le due figure davanti a
sé.
-
Io? Un... un alchimista
di stato?
-
No Al, non voglio
che tu riviva tutte quelle orribili cose che ci hanno afflitto anni fa! Non ricordi
Al? Non ricordi?
-
Fratellone...
-
Ti prego, dimmi
che non vuoi accettare! Ti supplico!
-
Ma... ha detto
che potrei scoprire come mai la trasmutazione della mamma...
-
NO! Sono tutte
sciocchezze!
-
E se non lo
fossero? Se esistesse veramente un modo giusto per compiere la trasmutazione
umana? Non vorresti rivedere la mamma? O il papà? O gli zii Rockbell?
Edward si conficcò
le unghie in un braccio e si morse il labbro inferiore. I suoi occhi si
inumidirono, ma alcuna lacrima scese lungo le sue guance.
-
Al. Ti prego. Non
dire più una cosa del genere. Ovvio che vorrei rivederli! Ma... come puoi non
pensare a ciò che ci è successo?
Alphonse indietreggiò,
terrorizzato dall’idea di poter tornare di nuovo ad essere un’armatura, che non
sentiva alcuna sensazione. Rabbrividì, mentre una lacrima gli solcava il viso.
Edward guardò Mustang con occhi di fuoco, poi tornò a osservare il fratello.
-
Al...
-
Hai ragione,
fratellone. La trasmutazione umana è impossibile e proibita. Io dovrei saperlo
bene. Ma... gli studi che si possono fare come alchimista di stato... non c’è
niente che possa eguagliarli! D’altro canto, io non voglio andarmene da qui. È la
mia casa, la mia famiglia. Tornare in quel mondo di guerra non mi piace
affatto. Fratellone, aiutami. Ti prego.
-
Alphonse, ti
prego rifiuta.
-
Io...
-
Decido io.
Si intromise Roy.
-
Ti propongo un
patto, Edward. Una sfida.
-
Parli chiaro,
Mustang.
-
Comandante Mustang.
Ricordalo. Comunque sia, battiti contro di me. Il vincitore avrà diritto di
scelta.
-
Non posso... non
posso!
-
Mi pare che tuo
fratello sia d’accordo.
-
No... no...
-
Beh, a quanto
pare, ho vinto in partenza. Peccato, sarebbe stato divertente battermi con te. E
ora, tuo fratello viene con me.
-
NO!
Gridò, al culmine
della rabbia, afferrando un braccio del comandante e facendolo voltare verso di
sé. Non poteva dargliela vinta così, doveva salvare Al, così come aveva sempre
fatto, da bravo fratello maggiore.
-
Ok.
Disse, rassegnato,
ma con chiaro tono di sfida.
-
Accetto.
Il comandante
sorrise, soddisfatto. A quel punto, Winry, che era rimasta zitta e in disparte
fino a quel momento, corse verso Ed e s’intromise tra i due.
-
No! non
combattete, vi prego!
-
Winry, togliti, o
ti farai male.
Raccomandò Ed, con
fare affettuoso ma duro. La spinse un po’ troppo violentemente verso destra, e
lei quasi cadde a terra. Afferrò un braccio dell’ex alchimista e lo pregò
ancora.
Richiesta negata.
Una lacrima si fece
strada silenziosa sul suo viso arrossato. Edward se ne accorse, e fu come se la
lama affilatissima di un coltello gli avesse trafitto il cuore. Distogliendo lo
sguardo da Roy, strinse tra le braccia Winry, che scoppiò a piangere.
-
Smettila di
piangere, Win. Scusa.
La ragazza
singhiozzò rumorosamente e si strinse tra le braccia del biondo. Edward le
stampò un bacio sulla testa e arrossì un po’. Le alzò il mento con un dito, e
la guardò negli occhi, ancora colmi di lacrime salate e cristalline.
-
Non preoccuparti.
Al rimarrà qui. Costi quel che costi.
-
Ma...
-
Niente ma. Rimani
qui, al sicuro.
-
Ed, io...
-
No. promettimelo.
Promettimi che non farai sciocchezze.
-
Lo prometto.
-
Brava, Win.
La baciò velocemente
sulle labbra, quasi a premiarla per quella promessa, anche se già sapeva che
difficilmente sarebbe stata mantenuta. S’imporporò, accorgendosi che tutti gli
sguardi dei presenti erano puntati su di lui.
Deglutì, poi si girò
verso Roy.
-
Mi batterò con
te, ma a una condizione.
-
Quale?
-
Si tolga i
guanti.
-
Sei furbo,
Edward. Che peccato. E va bene. Riza, vieni.
Riza? Tutti,
stupiti, si voltarono verso la porta, dalla quale apparve una donna dai lunghi
capelli biondi, raccolti in una comoda coda. Indossava un maglioncino beige e
dei morbidi pantaloni neri.
Niente divisa. Poco dopo,
scoprirono il perché.
Il tenente Hawkeye –
tutto pareva, in quel momento, a parte un soldato – teneva una mano posata sul
ventre, gonfio e perfettamente rotondo. Lo sguardo, addolcito da quando aveva
visto i ragazzi, ora era posato sulle mani del comandante, che le stava
porgendo con gentilezza i suoi fidati guanti con i cerchi alchemici.
-
Tenente lei è...
incinta!
Sorrise Winry,
strofinandosi una mano sugli occhi color del cielo per asciugarsi le lacrime. Si
avvicinò cautamente a lei, osservandola da ogni angolazione e facendole un
mucchio di domande, intenerita e un po’ imbarazzata. Riza, costernata, cercò di
dare una risposta a ogni quesito di Winry, ma senza grande successo.
Edward guardò con
tenerezza Winry, che stava accarezzando con estrema dolcezza il pancione della
donna, che sorrideva felice. Ma dovette distogliere lo sguardo da quella scena
meravigliosa, perché Roy picchiettò una mano sulla sua spalla e lo fece voltare
verso di lui.
-
Allora...
Cominciò il
comandante, passandosi una mano tra i capelli e sorrise divertito. Ed stette
all’erta, seguendo ogni minimo movimento di Roy.
-
Fammi vedere di
cosa sei capace, senza la tua alchimia!
Urlò, scattando
verso il biondo avversario che, con un movimento fulmineo, scansò il pugno. Con
altrettanta rapidità, gli assestò un violento colpo allo stomaco. Roy mugolò di
dolore, posando una mano sulla parte offesa. Riza gli si avvicinò preoccupata,
e gli posò una mano sulla spalla, ma lui gliela scostò dolcemente.
-
Non male acc...
Edward.
-
Proprio non
riesci a eliminare quel nome, vero?
-
Mi dai del tu?
Porta rispetto, sono un tuo superiore!
-
Non più!
Disse Edward, con un
sorriso pieno d’orgoglio, mentre si lanciava di nuovo verso Roy, che era
scattato dalla porta che il tenente Hawkeye aveva lasciato aperta.
L’ex alchimista lo
seguì fuori dall’abitazione.
-
Fermati e combatti!
Roy si fermò nel bel
mezzo del prato, volgendo lo sguardo alle montagne all’orizzonte. Poco dopo,
tornò a osservare il ragazzo.
-
Sei diventato più
altro Edward. Non pensavo sarebbe mai successo!
Gridò l’uomo al
vento. Edward strinse i pugni dall’irritazione.
-
Taci!
-
Come sei
permaloso! Cos’è? ti brucia essere piccolo?
-
Rimangia quello
che hai detto!
-
Hahahahaha! È fantastico
provocarti!
La risata del
comandante si perse nel vento. Edward, accecato dalla raggia, li lanciò
nuovamente verso di lui.
Combatterono
incessantemente per alcuni minuti, poi Ed perse di vista il suo rivale. Si girò
intorno un paio di volte, ma non vide nulla. Solo la solitudine di quel freddo
paesaggio di mezzo autunno.
-
Dove sei?!
Ruggì, ma la sua
voce sparì in una volata di vento, che soffiava sempre più forte. Ad un tratto,
senti una presenza dietro di sé e si girò.
Lo sguardo dorato si
soffermò su una sagoma umana, appoggiata ad un albero. La schiena dell’uomo
aderiva perfettamente alla corteccia ruvida e le gambe, leggermente piegate,
sorreggevano un corpo alto e snello, ma allo stesso tempo forte e virile.
Le braccia
incrociate al petto, e un debole sorrisetto di superiorità dipinto sul volto.
-
Mustang!
Lo chiamò Edward, ma
l’uomo non rispose. Roy alzò leggermente il braccio destro, facendolo ruotare
di novanta gradi, così da trovarselo davanti al viso. Posò il pollice sul
medio, incrociando leggermente le dita e assumendo una posizione che il biondo
ex alchimista ricordava fin troppo bene. Edward socchiuse gli occhi, per vedere
meglio. No, le sue mani erano perfettamente nude. Perché Roy era in quella
posizione? Senza i guanti, non poteva utilizzare la sua pericolosissima
alchimia.
Lo sguardo infuocato
del rivale si fece ancora più rovente. Negli occhi neri un chiaro invito alla
sfida.
-
Ma che cosa sta...
-
Ed!
Ed si voltò
sorpreso, notando la sagoma di Winry che correva a perdifiato verso di lui.
-
Winry?! Cosa ci
fai qui?!
-
Ed! Att...o! Non
avvi...na...i!
-
Cosa?! Non sento!
-
Sca...a! ha vi...o
la ve...tà!
-
Il vento è troppo
forte! Non ti sento!
-
Ha vi...o la
ve...tà!
Il vento soffiava
impetuoso, offuscando ogni suono, e le parole della meccanica si persero prima
gi giungere all’orecchio dell’ex alchimista. Winry accellerò la corsa,
avvicinandosi sempre di più.
-
Non avvicinarti! Ha
visto la verità!
Gridò, con tutto il
fiato che aveva in gola. Edward spalancò gli occhi.
Verità.
È vero, Roy aveva
visto la verità! In un momento gli passarono davanti agli occhi le immagini
dell’ultima guerra., la morte di Huges, e la trasmutazione umana.
Allora... era capace
di utilizzare l’alchimia senza cerchi alchemici!
-
Winry, vattene!
Urlò terrorizzato,
ma la ragazza non lo sentì. Spostò lo sguardo verso l’alchimista di fuoco.
-
Non osare...
Disse, paralizzato
dal terrore. Fece un passo indietro, rendendosi conto che era troppo tardi per
scappare. Roy mosse le labbra in un ghigno vittorioso.
-
Ops!
E schioccò le dita.
Un forte boato
scosse tutta Resembool, mentre una fiamma alta e rovente si faceva spazio
bruciando senza pietà l’erba umida.
Ed rotolò sul prato,
gettato a terra da una spinta provenuta da chissà dove, schivando per non molto
il bruciante attacco del rivale che, probabilmente – anzi, quasi sicuramente, a
meno che Mustang non fosse impazzito completamente – l’aveva mancato di
proposito.
In effetti, da
qualche metrò più in la giunse la risata divertita di Roy, che se la spassava
alla grande. Edward cercò di spostare con le mani il grande fumo che si era
creato, ma non ci riuscì.
Cercò con lo sguardo
la sua amica d’infanzia.
-
Winry? Ti avevo
detto di stare a casa! Ma guarda te se dovevi venire a...
Si blocco, a bocca
spalancata, e con gli occhi totalmente aperti. Davanti a lui, il corpo della
ragazza che amava giaceva sull’erba completamente bruciata.
Alcuni lividi le
ricoprivano il viso, e dai vestiti strappati si intravedevano tagli e bruciature.
Il cuore di Edward
cessò di battere, e il ragazzo si accasciò accanto a Winry. Roy si avvicinò
subito, preoccupato.
-
Che è successo?
-
Mi ha spinto
per... salvarmi.
-
Stupida! Come ha
potuto pensare che ti avrei colpito veramente?
-
Non lo so! Ma lei
è così! Si preoccupa sempre! Avanti Winry, apri gli occhi!
Nulla.
-
Winry ti prego...
-
Vado a chiamare
la vecchia.
Roy scappò tra la
nube di fumo dirigendosi verso casa Rockbell. Edward prese tra le braccia il
corpo esanime della ragazza baciandole la fronte bollente. Si avvicinò a lei e notò con enorme sollievo
che respirava regolarmente.
La strinse al petto,
mentre grosse lacrime cominciavano a bagnargli il viso e a cadere sulle
palpebre serrate di lei.
Desiderò ardentemente
vedere quegli occhi azzurri come il cielo, che lo facevano sentire in paradiso.
Sognò di poter sentire
la sua voce sussurrargli che l’amava.
Posò la fronte
contro quella di Winry e pianse così, stringendola tra le braccia, mentre
quelle lacrime che scendevano dal suo viso cominciavano a corrodergli sempre
più il cuore e la pelle.
Bruciavano.
Bruciavano più del
fuoco.
Sniff
sniff povera Win. Mi è dispiaciuto molto scrivere
questa ultima scena, ma Mustang doveva per forza combinare qualcosa. Insomma,
vuole tanto vantarsi della sua alchimia di fuoco, facciamogli fare un errore
per questa volta.
Anche se,
poverino, non l’ha fatto apposta, voleva solo spaventare il povero Ed! xD
Detto questo,
ho passato quasi quattro ore a riscrivere questo capitolo da carta a computer
modificandolo venti milioni di volte, quindi ora devo correre a fare i compiti.
Risponderò alle recensioni la prossima volta!
Baci.
MeggyElric___