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Autore: Per_Aspera_Ad_Astra    07/10/2010    4 recensioni
Diversi i personaggi. Diversi gli avvenimenti. Diversi gli addii.
Genere: Malinconico, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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“So I run, hide and tell myself I'll start again with a brand new name And eyes that see into infinity”

 

“Allora, mi dica cosa vuole fare, è una proposta che le capita una sola volta nella vita e lei può essere uno di quei fortunati a cui viene proposta questa cosa… la sua carriera è nelle sue mani, la sua fama e la sua popolarità.”
“ E gli altri? Io… ho costruito tutto insieme a loro. Io non solo”
“ Gli altri sono solo polvere davanti a lei… sono inutili”


In mio sguardo riflesso in quello specchio..mi dava la nausea anche guardarmi solamente, mi facevo schifo. Io dovevo farmi schifo. Quella stanza di quel motel sperduto nelle strade americane, l’avevo pagata pochi dollari e non aveva nulla di lussuoso. Il piccolo bagno aveva una misera vasca da bagno arrugginita e non pulita da chissà quanto tempo, il lavandino era forse l’unica cosa decente e pulita di quel bagno: era di un bianco candido e le manopole per l’acqua erano lucide e brillavano a causa della luce dello specchio, quello invece era sporco e lo rendeva ancora di più quell’umidità che formava un piccolo alone nero sul soffitto, provocando delle crepe su quasi tutto il muro sottostante. Il pavimento invece era una lastra di acciaio luccicante e scivolosa. Tutto era come un misero incubo che non voleva neanche impegnarsi di far paura, come un soffio di vento caldo arrivato dritto in faccia…tutto cosi fastidioso e senza una presa decisiva da farmi perdere la voglia di combattere per rimettere tutto a posto, e farmi sentire di nuovo come prima. Mi appoggiai di peso al water, che conteneva una pozzanghera nera e nonostante avessi scaricato più volte non veniva via. Tutto mi girava, tutto sembrava prendere la piega sbagliata, tutto aveva cominciato a rendersi ingiusto..verso di me e a chi volevo bene. Avevo fatto del male e non avrei potuto fare niente per riconquistarmi la grazia e le braccia di quel dio che credevo esistesse da proteggermi nelle brutte pieghe della mia vita, non poteva fare nulla per salvarmi adesso… tutto questo era colpa mia e della mia stupida e irrefrenabile curiosità di andare avanti.

“E’ come uno stupido gioco signor Leto, lei è il giocatore e può muovere le sue pedine come vuole; può farle morire e può toglierle di mezzo in ogni momento che vuole…”
“ Io sarei..solo in tutto questo?”
“ Lei diventerà il re del rock. Trasmesso in tutte le radio, TV e trasmissioni internazionali e nazionali, avrà donne a palate e soldi il doppio.”
“ Se accettassi?”


Infilai per la seconda volta due dita in gola, sentivo bruciarmela da fare cosi male… le dita sfioravano le tonsille e queste per un istinto naturale facevano risalire su nell’esofago tutto quello che avevo nello stomaco. Il rosso cupo del sangue colava piano sulle mie dita bianche e quella pozzanghera nera cambiava piano colore. Il sapore di sangue si espandeva per tutta la bocca sentendo nel naso quel odore di ferro da farmi rimettere di nuovo quella sostanza rossastra. “Cosi ti fai solo del male, e non risolvi nulla. Devi dare una svolta decisiva se vuoi cambiare le cose” Le parole di mio fratello, che mi ripeteva sempre quando da giovane ripetevo sempre quello stupido gesto, mi ripiombavano nella mente da farmi ancora più male di quanto riuscivo a farlo io con due dita. Sputai quel po’ di sangue che rimaneva in bocca e mi alzai cosciente di quello che stavo per fare. Mi pulì la bocca con il dorso della mano lasciandomi delle piccole sfumature di sangue, su quella pelle ancora più bianca del solito. Pulì la vasca con l’acqua corrente che usciva violenta dal telefono per doccia, pulendo via quelle tracce di scuro dando di nuovo il colore vivo. Speravo anche io di lavare via tutto quello che avevo fatto, e c’è l’avrei fatta anche a costo della mia vita, dei miei ricordi e dei miei precedenti stupidi momenti. Riempì fino all’orlo, la vasca, con dell’acqua gelata e mi ci misi dentro facendo uscire oltre il limite l’acqua, che si sparse per tutto il bagno facendo una piccola patina lucida. I brividi si accumulavano tutti su per la schiena, i muscoli si erano induriti e i riflessi si erano abbassati, le mani mi tremavano diventando turgide e irrigidite, i denti stridevano facendo piccoli rumori sordi che rimbombavano per la stanza. Come un pugno dritto nello stomaco, riuscì a sedermi in quella vasca; lo stomaco sembrava una lavatrice in piena funzione che sobbalzava, i polmoni li sentivo più stretti del solito e mi procuravano meno ossigeno facendomi respirare più velocemente. Emisi un gemito, inaspettato, di dolore facendomi sorridere poco dopo; stavo arrivando al mio scopo: quello di provare la stessa cosa che avevo fatto provare a tutti quelli che mi stavano vicini, tutti quelli che mi volevano bene e tutti quelli che credevano in me.

 

“Angel or demon It came from my soul I'm guilty of treason”

 

Mi immersi piano nell’acqua gelata, mentre nella mia testa ronzava quel pezzo di canzone che avevo scritto prima che tutto questo succedesse. Sembrava già scritto tutto in un foglio che avevo bruciato per non farlo saltare a galla, come se tutte le mie malefatte nascoste si furono stancate di stare dietro un sorriso gentile o una carezza sincera, se tutto quello che volevo saltasse fuori, ce l’aveva fatta, anche se era un pericolo per me e per la mia brutta maschera che portava da vent’anni.

“ Ovviamente tutto il mondo le sarebbe ai piedi, tutti saranno orgogliosi di lei non dovrà più nascondersi come fa adesso dietro una grossa maschera da “BADBOY” perché lei non è cosi, lo sappiamo entrambi”
“ I miei…i nostri FANS?”
“ Lo vede comincia anche a parlare correttamente, i SUOI FANS, non i VOSTRI FANS. Loro non esistono più per lei. Quindi cosa fa questo foglio o quest’altro foglio?”


La testa pulsava freneticamente e il naso faceva entrare un po’ si acqua che la gola inghiottiva prontamente. Non avevo più sensibilità alle mani e i denti avevano smesso di stridere, ormai mi ero abituato alla temperatura fredda dell’acqua limpida che riempiva la vasca. Vedevo il soffitto del bagno attraverso gli occhi immersi nell’acqua e tutto sembrava più bello, tutto era più soffice con delle linee più morbide; niente mi preoccupava in quel momento e niente più lo avrebbe fatto. Chiusi gli occhi tenendoli ben stretti per vedere quello che davvero provavo in quel momento, per vedere davvero se stavo facendo bene a far soffrire gli altri in questo modo.

 

“Lost in the daydream what do you see?”

 

Mi sentivo leggero come una piuma e il vento mi portava via con la sua dolcezza, facendomi sorvolare vasti prati verdeggiati, praterie sconfinate e oceani immensi. Tutto era stupendo, tutto era bello e perfetto…vedevo le persone prendersi per mano, abbracciarci e dirsi parole dolci. Tutti erano contenti. Tutti tranne io. Una vorace prese il mio stomaco facendomi sudare freddo…il volo cominciò a farsi più lento e il mio peso cominciava ad aumentare, cosi mi senti scivolare giù per l’atmosfera…sentivo come se piccoli schiaffi graffiavano la mia pelle troppo delicata per ricevere una cosa del genere. Caddi con un grosso tonfo, procurandomi un male incomprensibile al braccio. La strada sotto di me aveva formato crepe e la gente si chiuse a cerchio di fronte a me. Piangevano, si disperavano e urlavano. Gridavano parole contro di me, urlavano e inveivano. La testa mi girava e il braccio infieriva ancora di più sul mio stato emotivo, non riuscivo ad alzarmi ero come incastrato tra muri, e avevo paura di averli costruiti io con le mie bugie. Pestavano i piedi sull’asfalto, gridandomi di andare via che avevo creato solamente subbuglio e tristezza…
-Fai schifo, tu sei la causa dei nostri mali…-
-Hai ucciso, hai rubato e hai violentato; non ti perdoneremo mai-
- Hai distrutto la mia famiglia, hai distrutto le cose in cui credevo. –
Pestavano ancora di più l’asfalto e questo cominciava a incurvarsi all’ingiù. Pestavano, urlavano. Pestavano e urlavano. Pestavano e urlavano. Fino a quando lo vidi, anzi li vidi. Avanzavano tra la gente..urtandoli e facendoli cadere, erano vestiti con una grossa tunica nera e un copricapo che gli copriva il viso, un nastro argentato gli tagliava la vita..ma era attaccato un foglio.
- Tu hai modificato i nostri destini, tu hai rovinato le nostre vite rendendoci cosi deboli. Tu per questo marcirai nelle fiamme dell’inferno-
Alzarono il loro copricapo quando vidi Shannon e Tomo pestare violentemente l’asfalto
- Brucia nell’inferno e comprendi i tuoi peccati.-
Pestarono ancora più violentemente, facendo creare un’apertura che mi risucchiò cosi velocemente da non avere il tempo di spiegargli tutto, non avevo avuto tempo di aiutarmi a risolvere tutto. Mi lanciarono un foglio e lo vidi cadere prima di me, si carbonizzo al contatto di quella terra rossa e incandescente, toccai la terra con lo stesso braccio con cui caddi sulla terra ferma e vidi troppa, troppa gente che vagava invano urlando nomi. Mi girai di scatto e vidi che dietro di me si reggeva una grossa cascata di liquido incandescente e la gente ci si fiondava dentro gridando di essersi pentito dei troppi peccati commessi, friggevano sotto quel liquido ma a loro non importava volevano purificarsi dei mali compiuti. Una goccia di liquido stava scendendo giù per le mie guance, stavo piangendo quando mi accorsi che quelle non erano lacrime, ma sangue. Denso e caldo scivolava via dia miei occhi; mi sentivo debole e capii che tutto quello che avevo fatto si sarebbe girato contro di me facendomi soffrire ancora di più. Mi accasciai a terra e urlai per il dolore che stavo provando, come se grosse spine si erano infilate nel mio corpo e a poco a poco si facevano spazio nella carne, lacerandone più che potevano. Vedevo tutte quelle persone che correvano, tirandosi il viso o i capelli cercando di non provare troppo dolore, correvano inutilmente in cerca di una via di fuga.. ma non c’è n’era neanche per me. Gridai, e ma voce mi si mozzò in gola, non avevo più fiato la voce era sparita e le mie urla erano coperte dai bisbigli che potevo emettere; ero praticamente in un incubo senza fine…e sapevo che non avevo più scampo.


Uscì prontamente dalla vasca, cacciando subito fuori la testa e mettendomi a sedere. Mi toccai il viso, per vedere che tutto quello che avevo pensato era un sogno e che io mi trovavo ancora in quella vasca di quel lurido bagno, di quel disperso motel. Non riuscivo a smettere di respirare freneticamente, i polmoni danzavano facendo andare su e giù il torace provocandomi un piccolo fastidio alle costole, che si aprivano e chiudevano senza sosta. Avevo ancora bisogno di farmi del male, perché non ero morto…non ero riuscito a morire, neanche l’inferno mi voleva. Uscì velocemente dalla vasca, e un brivido mi percorse le ossa, facendomi rabbrividire; cercai di mettere piede su una superficie asciutta..quando riuscì ad arrivare al water che sembrava ormai sapere chi ero, cosa volevo e cosa gli avrei chiesto. Fiondai la testa li dentro e prima di farlo presi un grande respiro, tutto mi avrebbe fatto male, la gola, lo stomaco e l’anima.

“Se lei rifiuta… non farà mica contenti i SUOI AMICI, lo sa? Lei crede che loro non lo sappiano di tutto questo? Lei mi creda, fa la cosa giusta. Firmi qui..e lei potrà avere la SUA band…”Jared Leto” che ne dice? Suona bene no? Hanno stancato SUOI AMICI..lei non stanca mai. Lo tenga, lo firmi…lo faccia per lei”


 

“Unity divides Division will unite”

 

-Questo è perché ho esitato-
Sfiorai le tonsille con un dito, poi con due, le morsi..mi faceva male, troppo male per sopportarlo altre volte. Di nuovo il liquido rossastro che componeva il mio corpo cadde a fiotti dalla bocca.
-Questo è perché ho distrutto la vita di mio fratello e di Tomo-
Feci più pressione per farmi ancora più male, cercando di farmi uscire ancora più sangue ma non riuscì a farcela. Cominciai a tossire convulsamente quando la bocca si riempì di una sostanza amarastra che dovetti sputare immediatamente, il sangue si era mischiato formando una folta patina di un colore cupo ma brillante.
-Questo…è…perché…-
Mi fermai e capì che potevo fare di meglio, potevo farmi più male..potevo soffrire di più. Mi alzai di scatto e svuotai il mobiletto per il pronto soccorso quando trovai una lametta che serviva per togliere una qualsiasi cosa dalla carne cruda. Decisi di non farlo il bagno, cosi mi sedetti sul letto e girai il capo. Erano solamente le cinque del pomeriggio, e il sole brillava ancora in alto nel cielo su quella via sperduta dell’Arkansas. La vegetazione secca ricopriva quasi tutta la visuale e in lontananza si vedeva un vecchio fastfood con accanto una pompa di benzina semi distrutta. Chissà da quanto tempo nessuno veniva a farci visita..forse nemmeno questo posto era sulla cartina, forse nemmeno il governo americano sa che questo posto esista..forse avrebbe costruito chissà quanti grattacieli e chissà quante tasse avrebbe fatto pagare mentendo che anche quella fosse una dogana. Alzai la manica di quella felpa fradicia e chiudendo gli occhi tracciai un segno indelebile sulla mia pelle. La lama fredda si trascinava su quella pelle morbida che si lacerava aprendosi e facendo uscire quel po’ di sangue che macchiava il pavimento verde. Chiusi gli occhi, e lasciai che la mia mano procedesse con quel gioco sadico, sentivo il dolore che si accumulava sotto gli occhi, sentivo la vena aprirsi delicatamente sotto il passaggio di quella lama che cercava di aprire i posti più oscuri di me stesso. Un grido mi mozzò la gola, stinsi forte gli occhi per non vedere quello che avevo davanti..ma la sentivo, il freddo era vicino a me…una lacrima solcò il mio viso e la lametta cadde già a terra provocando un acuto rumore, si era rotta. Avevo paura adesso di morire, avevo paura che aprendo gli occhi lei mi sarebbe venuta a prendere e portata in un oscuro meandro facendomi vedere i miei peccati e le brutte azioni commesse. Iniziai a piangere come un bambino, mentre il sangue continuava a scorrere imperterrito per la sua strada, era caldo e mi ricopriva quasi tutto il braccio, lo sentivo scorrere sulla mia pelle…sentivo un abbraccio forte che il mio corpo mi dava. Riuscì ad aprire gli occhi e come un abbaglio vidi quel maledetto foglio su quel tavolo ricoperto di plastica.

“Lei sta facendo un grosso sbaglio..lo sa? Lei non sa quante cose può perdere; ma sa cosa le dico, lei dopo quello che ha fatto avrà perso completamente la stima dei suoi amici e dei suoi complici. La chiudiamo qui. IL GRUPPO 30 SECONDS TO MARS ADESSO NON ESISTE PIU’, il nome è nelle nostre mani. Le auguro una buona fortuna una volta uscito di qui.”

Mi distesi sul letto in posizione fetale, le lenzuola bianche che profumavano di lavanda, avevano ormai una grossa macchia scura che continuava ad ingrandirsi. Le lacrime scendevano caute e senza rumore, i piccoli singhiozzi di rancore sembravano tracce indelebili su quello che era appena accaduto..ma un piccolo sorriso mi si formò sul viso. Ero felice. Per quanto fossi stato meschino, cattivo, sgradevole e maleducato…non avevo approfittato della grande preparazione che avevano gli altri, della grande stima che portavano gli altri su di me. Io non li avevo usati, si gli avevo preso un pezzo della loro vita ma loro non erano stati esclusi dalla mia. Io avevo intrapreso questo viaggio insieme a loro…avevo corso per stargli vicino, non ero scappato, non ero un vigliacco; io gli ero rimasto accanto affrontato un ostacolo che ci avrebbe segnato per la vita. Ero felice perché lo avevo fatto con loro, ero felice perché loro lo avevano fatto con me inconsapevolmente. Chiusi gli occhi, per sentire com’era morire, volevo gustarmi questo momento. Io ero lo spettatore, per la prima volta nella mia vita. Un soffio leggero correva sulle mie spalle..forse sarebbe stato adesso il momento. Un’altra lacrima ancora si trascino via dai miei occhi come stava facendo l’ultima goccia di sangue che usciva dal mio corpo; non sarei stato coraggioso, non mi avrebbero fatto una statua..ma almeno avrei potuto dire che io sono morto felice, che non ho fatto il vigliacco…che non ho lasciato tante cose in sospeso. Non so cosa mi aspetterà quando riaprirò gli occhi, forse mi toccherà quello che ho sognato, o forse potrò aspettare lì dove tu, mio caro fratello, mi raggiungerai.

 

“Under the burning sun I take a look around Imagine if this all came down I'm waiting for the day to come”

Ringrazio tutti quelli che hanno seguito la storia e che l'hanno commentata..chi l'ha messa tra le seguite e chi tra i preferiti. Davvero non so come ringraziarvi perchè non pensavo che questa FF avesse riscosso un modesto successo (poi per le mie capacità pessime che ho xD). Spero che quest'ultimo capitoli non vi abbia lasicato con la bocca amaca, perchè un pò amaro il fianle lo è...ma era tutto cosi triste e caotico nelle loro vite che una concluisione cosi la volevo bramare da tempo. Si lo so sono sadica scusatemi, ma a me i finali tristi piacciono. *.*
Spero di non avervi deluso, perch di solito i finali  sono i più deludenti, spero di ricevere qualcoche commento su questo cpaitolo perchè ci ho lavorato tantissimo per arrivare a questo. Grazie davvero a tutti..mi avete reso davvero felice.
Un grosso bacio e un grande abbraccio.
Mary

  
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