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Autore: waytotheend    09/10/2010    10 recensioni
SPOILER 3.04 I due si fissarono a lungo negli occhi e poi lo sguardo del giovane mago lasciò il viso dell’uomo steso nel letto per seguire la linea scolpita del suo torace. “Vedi qualcosa di tuo interesse?” chiede con voce roca il cavaliere.[Gwaine/Merlino; Artù/Merlino]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro Personaggio, Merlino, Principe Artù
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Terza stagione
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Merlino aprì la porta della piccola stanza e si fermò nei suoi passi quando notò che Gwaine era sveglio. Cercando di non fissare il petto nudo dell’uomo, il mago bilanciò il vassoio sulla mano sinistra mentre con l’altra si chiudeva la porta alle spalle.

“Cosa ci faccio in questo letto?” chiese l’uomo.

“Sei stato ferito e Artù voleva essere sicuro che saresti stato curato dal suo medico.”

Gwaine corrugò la fronte, “Artù?”

“Il principe Artù, gli hai salvato la vita in quella locanda.”

Il cavaliere sbuffò voltandosi a sistemare i cuscini dietro la sua schiena e disse, “Se avessi saputo chi era, non avrei fatto lo stesso.” Poi sollevò il lembo del lenzuolo che gli ricadeva in vita e vi guardò sotto prima di ritornare il suo sguardo sul magro e sorridere. “Sono nudo? Mi hai svestito tu?”

Merlino si schiarì la gola in imbarazzo e cercò di non arrossire. “Cosa intendevi dicendo che non lo avresti salvato?” chiese cambiando discorso.

“Che è un nobile.”

Il ragazzo annuì prima di avvicinarsi al letto per posare il vassoio con la colazione sul comodino. “Ma lui è diverso. È una brava persona,” disse prima di voltarsi verso Gwaine rendendosi conto di quanto la distanza tra loro fosse fin troppo piccola.

Il cavaliere guardò Merlino negli occhi e il sorriso di qualche istante prima gli tornò in volto, “Se lo dici tu,” disse ironico.

“Sei un eroe e il Re vorrà ringraziarti di persona,” l’uomo notò come il Mago cambiò ancora una volta l’argomento ma lasciò correre trovando quasi divertente il metterlo a disagio.

Gwaine rise ancora quasi strozzandosi con l’acqua e scosse la testa. “No, grazie. Ho già incontrato dei Re prima d‘ora e una volta che ne hai visto uno, li hai visti tutti.”

“Ma hai salvato la vita di suo figlio, ti verrà data una ricompensa e…”

“Non sono interessato,” disse con voce ferma l’uomo prima di infilarsi un chicco d’uva in bocca. “E poi ho tutto ciò di cui ho bisogno proprio qui,” disse inarcando un sopracciglio e lasciando vagare i suoi apertamente sul corpo del mago.

Merlino distolse lo sguardo. “Perché ci hai aiutato?”

Gwaine scrollò le spalle. “Le possibilità che avevate di uscirne vivi da quella lotta, erano praticamente inesistenti,” incrociò le braccia dietro la testa, “e ho pensato che magari saresti stato abbastanza grato da ringraziarmi,” finì con un sorriso sbruffone in viso.

“Co… cosa?”

“Hai capito bene Merlino.” I due si fissarono a lungo negli occhi e poi lo sguardo del giovane mago lasciò il viso dell’uomo steso nel letto per seguire la linea scolpita del suo torace. “Vedi qualcosa di tuo interesse?” chiede con voce roca il cavaliere.

Il ragazzo non poté fare a meno di ridere. “Sei sempre così sfacciato?”

“Dipende,” rispose Gwaine scrollando ancora le spalle, “sta funzionando?”

“No e adesso devo proprio andare. Artù mi aspetta.”

“Oh il principe,” il cavaliere ridacchiò, “dimmi, cosa c’è tra di voi?”

“Niente,” Merlino rispose un po’ troppo in fretta e il sorriso sul viso dell’uomo più grande si allargo. “Assolutamente niente,” aggiunse dopo essersi schiarito ancora una volta la gola.

“Buono a sapersi,” gli disse Gwaine prima di riprendere la sua colazione.

Merlino restò a guardarlo per qualche secondo e poi si affrettò a lasciare la stanza per andare a svolgere i suoi compiti mattutini.

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“Come sta Gwaine?” chiese Artù continuando il suo riscaldamento.

Merlino ridacchiò, “Direi in ottime condizioni.”

Il principe inarcò un sopracciglio voltandosi verso il suo servitore. “E cosa c’è di così divertente?”

“Niente,” il ragazzo rispose scuotendo la testa e andando ad aprire la finestra. “Chi è quello?” chiese quando notò gli uomini a cavallo farsi largo nella piazza.

Artù si avvicinò e guardò fuori prima di sorridere. “Sir Derian. È qui per la giostra.”

Merlino non poté fare a meno di alzare gli occhi al cielo. “La giostra, giusto. Quella farsa in cui i cavalieri giocano a combattere cavalcando e maneggiando armi spuntate.”

Il principe sospirò esasperato prima di voltarsi verso il ragazzo. “Non puoi capire. È una cosa molto più importante della stupidaggine che la fai sembrare.”

“Davvero?” chiese Merlino mentre continuava a sistemare il letto.

“La giostra è la prova più alta di coraggio,” disse Artù cominciando a stringersi la cintura in vita.

Il mago inarcò un sopracciglio, “Sicuramente non stiamo parlando della stessa cosa.”

Il biondo sbuffò. “Cosa vuoi saperne? Non sei un cavaliere.”

“Se questo vuole dire che non finirò con la testa spaccata per una stupida gara, allora ne sono felice,” rispose il moro voltandosi di spalle.

Artù assunse l’espressione di un bambino impertinente e afferrò il bicchiere di metallo dalla sua scrivania e alzando il braccio per scagliarlo verso la testa dell’altro.

“Vuoi davvero essere così infantile?” disse Merlino ridendo e voltandosi. “Credevo che voi cavaliere foste coraggiosi e tutto il resto e vorresti colpirmi alle spalle?”

L’erede al trono corrugò la fronte e abbassò il bicchiere. “Devi pulire tutto quanto per questo pomeriggio,” disse ignorando la domanda che il suo servitore gli aveva appena posto.

“Vado a vedere come sta Gwaine,” rispose il ragazzo ignorando a sua volta quello che il principe aveva detto.

“Credevo avessi detto che stava bene?” chiese Artù ma l’unica risposta che ricevette fu il rumore della porta che si chiudeva.

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Cercando di non cadere a terra sotto il peso dell’uomo che stava trascinando, Merlino sbuffò spazientito e guardò di traverso Gwaine. “Il fatto che tu ci abbia salvato la vita, non vuole dire che io debba venire a riprenderti da una taverna.”

“Merlino, Merlino, non essere un guastafeste,” rispose l’uomo prima di scoppiare a ridere.

Finalmente riuscirono a salire gli ultimi gradini e il mago trascinò Gwaine fino al letto lasciandolo poi cadere. Cosa non aveva previsto era che il cavaliere si aggrappasse al suo braccio trascinandolo giù con sé.

“Sei il mio nuovo migliore amico,” rise, “sempre che tu non voglia essere qualcos’altro,” e con un’agilità che Merlino era certo non appartenesse ad un uomo ubriaco, Gwaine si voltò trascinando il ragazzo sotto di sé e bloccandolo sul materasso con il proprio corpo.

“Vorrei vedere la faccia di Artù quando vedrà il conto,” disse ridendo ancora e passando le dita tra i capelli ribelli del mago. “O adesso per quel che vale.”

“Giusto,” Merlino sospirò. “Ci caccerai nei guai.”

“Mi piacciono i guai, sono divertenti.”

Il mago alzò gli occhi al cielo. “Non ti trovo molto attraente da ubriaco se stai cercando di fare colpo.”

“Vuole forse dire che da sobrio hai una cotta per me?” Gwaine rise e avvicinò il viso a quello di Merlino che con sua sorpresa non cercò di divincolare.

“Che problema hai con i nobili?”

“Cambi sempre argomento quando sei a disagio?” chiese in risposta il cavaliere.

“Rispondimi.”

“Non c’è niente.” Sospirò quando lo sguardo di Merlino cambiò in uno scettico. “Ok. Mio padre era un cavaliere nell’armata di Caerleon. È morto in battaglia lasciando mia madre senza un soldo e quando andò dal Re per chiedere aiuto, lui glielo rifiutò.”

Merlino divenne subito serio e guardò dritto negli occhi di Gwaine. “Non lo hai mai conosciuto?”

Gwaine scosse la testa. “Soltanto attraverso le storie che mi sono state raccontate.”

“So come ci si sente,” rispose il mago distogliendo lo sguardo per qualche secondo. “Non l’ho mai detto a nessuno tranne Gaius, ma ho conosciuto mio padre soltanto poco prima che morisse.”

“Perché?”

“Era stato bandito.”

La mano che Gwaine teneva ancora tra i capelli del ragazzo, cominciò a muoversi lentamente. “Cosa aveva fatto?”

“Niente. Ha servito il suo Re…”

“Ma il Re gli ha voltato le spalle,” finì per lui il cavaliere. “Non sono sorpreso.”

“Artù non è così.”

Gwaine rise, “forse, o forse no. Ma non vale mai la pena di morire per loro.”

Merlino notò qualcosa cambiare nello sguardo del cavaliere; gli occhi castani divennero più profondi e per un attimo ebbe il bisogno di distogliere lo sguardo ma una mano sotto al suo mento, fece re-incontrare i loro sguardi.

“Quando avrà di nuovo bisogno di te quello stupido Asino?” chiese con voce bassa e roca Gwaine e Merlino fece fatica a deglutire.

“E’ già andato a dormire perciò non prima di domani mattina.”

Il cavaliere sorrise. “Allora resta,” disse facendo sfiorare le loro labbra quasi invisibilmente.

Merlino sospirò e a Gwaine sembrò di sentirlo rilassare sotto di lui.

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Merlino aprì gli occhi e cercò di voltarsi nel letto ma si ritrovò bloccato dal pesante braccio che gli ricadeva sul fianco. Non poté fare a meno di sorridere ricordando la scorsa notte. Sospiro scoraggiato però quando, avendo lanciato un’occhiata verso la finestra, si rese conto che probabilmente era in ritardo.

Cercò di alzare il braccio dal suo fianco senza destare Gwaine ma quando che poggiava sul suo stomaco cominciò a scendere più in basso, si rese conto che sarebbe stato inutile.

“Stai andando da qualche parte?” una voce roca gli sussurrò nell’orecchio.

“Devo andare da Artù. Tende ad innervosirsi quando faccio in ritardo.”

Gwaine rise, “capita spesso?”

“Qualche volta,” rispose Merlino sorridendo prima di voltarsi sul fianco. Guardò negli occhi il cavaliere per qualche momento prima di posare un bacio leggero sulle sue labbra. “Il che mi ricorda che siccome avrà ricevuto il conto della scorsa notte, sarà già abbastanza infuriato.” Sospirando scese dal letto. “Devo proprio andare.”

“Ok,” Gwaine rimase steso nel letto osservando il mago mentre si rivestiva, un piccolo sorriso gli incurvava le labbra.

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Merlino entrò in fretta nelle stanze del principe trovandolo già seduto alla sua scrivania.

“Scusa, so di essere in ritardo.”

Artù lasciò perdere le carte che stava leggendo e guardò il suo servitore. “Niente affatto, Merlino.” I suoi occhi studiarono attentamente i capelli spettinati e i vestiti stropicciati e serrò un pugno quando notò un segno rosso sul collo del giovane che sbucava da sotto la sua bandana blu.

Si portò la mano sotto al mento e cercò di assumere un’aria disinteressata. “Hai avuto una nottata movimentata?”

“Oh si per il conto…”

“Non mi riferisco a quello,” disse il principe schiarendosi la gola. “Magari dovresti sistemarti la bandana, posso vedere il segno sul tuo collo senza fatica.”

Merlino si fermò di scatto appoggiando il vassoio sul tavolo. “Io…”

“Si?”

“Sono dovuto andare a prendere Gwaine nella taverna e…”

Artù corrugò la fronte, “E? Avanti, Merlino,” disse ridendo, “Se sei abbastanza grande per farla una cosa, lo sei anche per parlarne.”

Gli occhi del mago divennero di ghiaccio. “E ho passato la notte con lui,” disse in tono di sfida. Poi si voltò per andarsene ma la voce di Artù lo fermò e lo fece voltare.

“Quindi hai passato una bella serata, ne sono felice, voglio dire, con quello che ti toccherà fare questa mattina, spero per te che tu sia in forza.” Prese il foglio di pergamena dalla sua scrivania e lo sventolò in aria. “14 quarti di idromele, tre fiaschi di vino, cinque quarti di sidro e quattro dozzine di uova marinate.”

“Come ho detto sono dovuto andare a prendere Gwaine nella taverna e lui non poteva pagare così…”

“Così tu hai detto che lo avrei fatto io?”

Merlino annuì. “Era l’unica cosa che io potessi fare, altrimenti il locandiere ci avrebbe strangolati entrambi.”

“Quindi tu hai avuto la tua bella nottata fuori con il tuo eroe, e io ora dovrei pagarla al posto vostro?”

“Hai detto che gli avresti dato tutto quello di cui aveva bisogno,” disse Merlino scrollando le spalle.

“Già, compreso il mio servo a quanto pare,” Artù non riuscì a fermarsi dal dirlo e qualche piccola parte di sé, desiderò prendersi a schiaffi per averlo fatto.

Il mago si irrigidì e aprì la bocca per rispondergli quando l’erede al trono si alzò dalla sua sedia, fece il giro della scrivania e si fermò dinanzi a lui. Merlino fece un passo indietro e Artù uno in avanti fino a quando non ebbe il suo servitore premuto contro una delle colonne del baldacchino.

“Credi che lascerò correre? Quattro dozzine di uova marinate?”

“Pa… pagherò io per quelle,” balbettò Merlino deglutendo a fatica.

“Oh ne puoi stare certo.”

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Gwaine sbuffò prima che la sua mano cominciasse a sfregare lo stivale con più forza. “Artù è un piccolo sbruffone purosangue.”

“Perché?” chiese Merlino mentre continuava a pulire il suo stivale.

“Perché ci fa fare tutto questo quando invece potremmo intrattenerci in attività sicuramente più piacevoli.”

Il mago rise. “Devi ammettere che ce lo siamo meritati.”

Gwaine si voltò a guardarlo sconcertato. “Tutti gli stivali dell’esercito?”

“Se tu avessi detto che tuo padre è un cavaliere, non saresti stato costretto a farlo.”

“Lo difendi sempre?” chiese il cavaliere accigliato.

“E’ uno dei miei doveri.”

“Ho imparato una cosa nella mia vita; che i titoli non significano niente.”

“Io conosco Artù e so che non è come Uther o gli altri nobili. Lui è giusto e leale e un giorno sarà un grande Re, ne sono certo.”

Gwaine guardò dritto negli occhi di Merlino e sorrise. “Ne sei davvero così certo?”

“Si.”

“Se fa provare a tutti ciò che provi tu, allora sono certo tu abbia ragione.”

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Merlino era grato ad Artù per aver salvato la vita di Gwaine, ma continuava a sperare ci fosse qualcos’altro da poter fare.

I suoi occhi seguirono i movimenti del cavaliere mentre si sistemava la cintura e sospirò, “Mi dispiace che tu debba andare.”

Gwaine si voltò e guardò Merlino ancora steso tra le lenzuola e sorrise. “Non rimango mai a lungo nello stesso posto, non preoccuparti. La gente tende a stancarsi molto in fretta di me.”

“Non io…”

L’uomo si chinò e prese il visto del mago tra le mani, portando le loro labbra assieme in un bacio dolce amaro. Merlino portò le sue mani tra i capelli del cavaliere e cercò di tirarlo più vicino a sé, di approfondire il bacio e trascinarlo di nuovo nel letto.

Ridendo, Gwain si tirò indietro lasciando un ultimo bacio leggero sulle labbra del giovane. “Non penso sia il caso. Devo andare prima di finire ammazzato, ricordi?”

“Ma è colpa mia. Tu hai cercato di salvarmi e…”

“Merlino,” lo interruppe lui. “Non importa se non posso tornare, ma almeno so che sei al sicuro. E poi ho causato così tanti problemi che è meglio io lasci la città.”

Il mago sorrise. “Hai ravvivato le cose.”

Gwaine rise per un attimo prima di tornare serio. “Prenditi cura di Artù.”

“Sempre,” Merlino sussurrò. “Pensavo che non ti piacessero i nobili però.”

“Hai ragione su di lui, è diverso, conosce la compassione e ripaga i suoi debiti. Sarà un grande Re un giorno, se riuscirà a vivere abbastanza a lungo da vedere quel giorno. E forse vale la pena di morire per lui.”

Il mago si morse il labbro e annuì. “Già.”

“Lo sa?”

“Cosa?”

“Che tu lo ami.”

“Io non…”

“Andiamo, me ne sto andando, non c’è bisogno di mentirmi.”

Merlino annuì. “Non potrebbe mai funzionare.”

“Perché lui è un nobile?”

“E perché gli servirà un erede per il suo regno.”

Gwaine annuì e fece qualche passo per allontanarsi dal letto. “Dovresti comunque dirglielo.”

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Merlino sollevò la spada con cura e si voltò a guardare il Principe che finiva di sistemarsi la divisa. “Hai presente quei momenti in cui ti dico che qualcosa non è una buona idea?”

Artù lo guardò annoiato. “E poi io ti ignoro? Si.”

“E poi ho ragione io.”

Le mani del biondo si fermarono e il suo sguardo trovò quello del giovane. “Merlino, la tua preoccupazione per il mio benessere è commovente,” finì con un sorriso che non fu ricambiato dall’altro.

“Sono serio,” lasciò la spada sul tavolo e si avvicinò ad Artù. “Dovresti ritirarti.”

L’erede al trono si fece serio. “So che pensi che questo sia tutto uno stupido gioco, ma c’è di più. Si tratta di dimostrare al popolo che sono adatto a guidarli.

“Lo so.”

Artù si schiarì la gola e abbassò lo sguardo per un attimo. “Mi dispiace non aver potuto fare di più per Gwaine.”

Merlino scrollò le spalle. “Hai fatto del tuo meglio. Artù,” il mago fece qualche passo avanti e sospirò. “Cerca di stare attento, va bene?”

“Sei stato di nuovo con lui?” chiese in risposta il principe avvicinandosi.

“Cerca di non farti ammazzare,” rispose elusivamente il mago.

I due uomini sostennero lo sguardo dell’altro per interminabili istanti prima di che Artù scattasse in avanti, afferrando la maglietta leggera del mago e tirandoselo contro. Le loro bocche si incontrarono con rabbia e passione e con paura.

Le mani di Merlino afferrarono i capelli biondi di Artù e strinsero con forza.

Il biondo fu il primo a tirarsi indietro lasciando che i suoi occhi si fissassero in quelli altrettanto blu del suo servitore. “Io…”

“Non farti ammazzare ok?” chiese Merlino sorridendo e Artù non poté fare altro che annuire prima di lasciare le braccia del ragazzo e la stanza.

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Merlino alzò lo sguardo quando sentì il rumore dei passi di Artù nel corridoio.

“Il Re è pronto a tralasciare il fatto che hai preso parte alla giostra,” disse diretto a Gwaine e ignorando completamente il giovane mago.

“Fantastico!” esclamò il moretto.

“Grazie Artù,” disse Gwaine e l’erede al trono sospirò abbassando lo sguardo per qualche istante.

“Mio padre è un uomo ostinato, Gwaine, e non intende annullare la sentenza quindi devi lasciare Camelot lo stesso.” Lanciò una breve occhiata a Merlino prima di riportare la sua attenzione al cavaliere. “Mi dispiace. Ho cercato di convincerlo ma non ho potuto fare niente.”

Merlino fece un passo avanti, “Come non ha cambiato idea? Ti ha salvato la vita due volte e ha salvato anche la mia e…”

Gwaine alzò una mano fermandolo. “Va tutto bene.”

“Se fosse stato per me…” disse Artù.

“Lo so, non sono necessarie spiegazioni.”

Il principe guardò prima il cavaliere e poi il mago e sospirò. “Hai…” si fermò e si corresse, “Avete fino al tramonto,” poi si voltò e lasciò soli i due uomini.

“Dove andrai?” chiese Merlino dopo qualche istante di silenzio.

“Pensavo in Mercia.”

“Ma è pericoloso.”

“E la birra costa meno,” rispose il cavaliere con un sorriso.

“Perché non dici al Re chi sei veramente? Ti darebbe la grazie e potresti restare qui.”

“Non potrei mai servire un uomo come Uther e tu non hai bisogno che io resti.” Il tono scherzoso aveva usato fino a quel momento, sparì e Gwaine fece un passo verso Merlino, posando le sue mani sulle spalle magre del ragazzo. “O mi sbaglio?”

Il mago distolse il suo sguardo e sospirò. “Io…”

Gwaine rise, “come pensavo. Allora, chi si è fatto avanti?”

Merlino arrossì. “Diciamo che è stata una cosa comune.”

“Ah capisco.”

“Ma dovresti restare. Potresti diventare uno dei cavalieri di Artù, infondo hai combattuto benissimo con lui.”

Gwaine sorrise, “E magari un giorno lo rifaremo,” disse prima farsi avanti per dare un ultimo bacio al ragazzo e poi andare via.

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Merlino sentì la porta alle sue spalle aprirsi ma non si voltò, continuando a guardare mentre Gwaine si allontanava.

“Sarebbe stato un grande cavaliere,” disse Artù fermandosi al fianco del suo servitore in tempo per guardare il cavaliere alzare lo sguardo verso Merlino e salutarlo.

“Magari un giorno lo sarà,” rispose lui con un sorriso.

“Le regole non lo permetterebbero. I cavalieri devono essere nobili. Lo sono sempre stati e lo saranno sempre. È la tradizione.”

Merlino annuì e si voltò a guardarlo. “Quindi le cose non posso cambiare, giusto? Un povero non può essere cavaliere e un servo sarà sempre soltanto un servo.”

Artù alzò di scatto il suo sguardo per fissarlo in quello di Merlino.

“Ma del resto perché dovrebbe importarti?” il mago si voltò per allontanarsi ma il principe gli afferrò un braccio fermandolo e facendolo voltare.

“Non tutto può cambiare. Dovrò sempre essere il Re che sono destinato ad esserlo e a sposare qualcuno per stringere un trattato e avere un erede che mi succederà.” Si fermò e fece un profondo respiro prima di guidare Merlino contro la colonna in modo che non potessero essere visti.

Premette il mago contro la fredda pietra con il proprio corpo e lo immobilizzò con lo sguardo. “Ma questo non vuole dire che tutto debba rimanere immutato.”

Merlino lo studiò affondo, cercò per la verità negli occhi chiari del suo principe e alla fine sorrise. “Qualcosa deve cambiare prima o poi.”

“Vedo che cominci a capire, Merlino,” disse in un sussurrò prima di chiudere la distanza fra le loro labbra e baciarlo.

   
 
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