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Autore: Alydia Rackham    10/10/2010    2 recensioni
Questa storia non appartiene a me ma a Alydia Rackham. L'intera storia di quello che successe a Peter e Sylar durante la loro prigionia dietro Il Muro-la loro lotta per mantenere la loro umanità e sanità mentale mentre realizzano che l'unica via d'uscita è attraverso la penitenza e il perdono.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Peter Petrelli, Sylar
Note: Traduzione | Avvertimenti: Spoiler!
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                                                                                                                            Parte sette

“Penso di avere una scheggia nel pollice.”

“Non hai nessuna scheggia perché la tua mano non è reale.” Mormorò Peter, sospirando mentre piegava la testa indietro seduto nella poltrona a guardare nell’oscurità fuori dalla finestra. Sylar era seduto al suo tavolo, la sua lampada accesa l’unica luce nella stanza. Mise a posto l’ingranaggio di un orologio, poi mise giù quest’ultimo.

“La luce mi sta facendo venire mal di testa.”

“Non hai mal di testa.” Grugnì Peter.

“―perché la mia testa non è reale, lo so.” Finì Sylar. Ma spense comunque la luce, facendo piombare la stanza nell’oscurità. La sedia di Sylar scricchiolò quando si appoggiò allo schienale. Peter si sedette dritto, un po’ teso. Ammise a malincuore che Sylar non voleva farlo davvero, ma quando il sole calava lui emanava un’aura da vampiro intorno a lui. Sentì Sylar prendere fiato.

“Quindi…circa questa Emma…”

“Non parlo di lei.” Disse Peter, studiando la finestra. Sylar rise brevemente.

“Vuoi che io salvi qualcuno e non vuoi neanche dirmi qual è il suo aspetto?”

“Capelli biondi, occhi castani, media statura.” Rispose Peter.

Questo è utile.” Mormorò Sylar.

“Il meglio che posso fare.” Peter incrociò la braccia sul petto.

“È carina?”

“Sì. No.” Peter corrugò la fronte. “Voglio dire…Che vuoi dire?”

La sedia di Sylar scricchiolò come se lui di fosse mosso in avanti.

“Voglio dire, quando la vedi, pensi, ‘Wow, è carina’ ?”

Peter considerò per un momento.

“No. Voglio dire…non sono mai stato un tipo del genere.” Rimuginò Peter. “Forse ha qualcosa a che vedere col mio potere, ma…tendo a guardare dentro le persone per prima cosa. Guardo cosa c’è in profondità.”

“Ed è carina…in profondità?” Azzardò Sylar. La voce di Peter era calma.

“È bellissima.”

Ciò che aveva detto rimase nell’aria per un momento. Peter poteva quasi vedere Sylar corrugare le sopracciglia.

“Glielo dirai?”

“Lo sai, Sylar, al momento sono un po’ distratto dal salvala prima che uccida migliaia di persone.” Ribatté Peter dall’oscurità.

“Comprensibile.” Riconobbe Sylar. Aspettò un secondo. “E dopo?”

“Non lo so, okay?” Abbaiò Peter. “Perché ti interessa?”

“Sono solo curioso.” Replicò placidamente Sylar. “Sono intrigato dal concetto di nascondere cosa una persona sente davvero. Non lo ho mai fatto prima.”

“No, davvero?” Peter roteò gli occhi.

“Ignorerò quel commento.” Disse Sylar, la voce piatta. Peter si appoggiò di nuovo allo schienale della sedia, fissando alla totale oscurità che era il soffitto.

“Beh, Sylar, se mai incontrerai una ragazza con la quale penserai di avere una chance su un miliardo, e non vorrai terrorizzarla, potresti ritenere necessario nascondere qualcosa.”

“Troppo tardi.”

Peter corrugò le sopracciglia.

“Perché? Potrebbe accadere.” Scrollò le spalle. “Non sei ancora morto.”

“No, voglio dire, l’ho già incontrata.”

Peter si sedette dritto lentamente e guardò innanzi a sé, cercando di penetrare l’oscurità nella quale Sylar se ne stava seduto. Ma non poteva vedere niente.

“E…?” Pressò Peter. Sylar sospirò.

Tu ti fideresti di me prima che lei lo faccia.”

Peter ci pensò, spostando un po’ le spalle, soltanto per il bene della conversazione.

“Beh…potrebbe esserci un’altra ragazza che―”

“No, non c’è.” Disse Sylar. “Ho fatto la mia scelta molto tempo fa, prima ancora di averlo capito. Ma ora che penso a lei…la sceglierei lo stesso, se dipendesse da me.”

Peter inclinò la testa.

“Perché?”

Per un bel po’, Sylar rimase zitto. E quando la sua voce spuntò dall’oscurità, era calma, contemplativa, come se stesse parlando a sé stesso.

“Lei ed io siamo molto simili. Due pezzi dello stesso puzzle. Ma lei è…lei è meglio di me. Più completa. Più forte. Preferirebbe essere desiderata che temuta. Ma so una cosa: se Parkman intrappolasse lei in un incubo, sarebbe uguale a questo.”

Peter fissò intensamente il luogo dove doveva trovarsi Sylar.

“Come fai a sapere tutte queste cose di lei? Voglio dire, se ti odiasse, dubito che verrebbe a dirti cosa la spaventa di più.”

Sylar esitò un momento.

“Ho l’abilità di scoprire i sentimenti più profondi di una persona toccandola.”

“Quindi l’hai intrappolata in un angolo di qualche vicolo da qualche parte?” Accusò Peter.

“No, niente affatto.” Sylar si fermò. “L’ho baciata.”

Peter rimase a bocca aperta. Questo non se l’era aspettato. Peter non aveva mai sentito di Sylar usare certe maniere gentili per trovare le informazioni che voleva. Non sapeva cosa rispondere. E poi realizzò che Sylar stava aspettando, in tensione, il verdetto di Peter. Le sopracciglia di Peter si corrugarono, cercando di scoprire cosa stava pensando Sylar.

“Pensi di amarla?” Chiese infine Peter.

“Non lo so.” Sylar si fermò un momento. “Mi piacerebbe. Ma non credo di sapere come si fa.”

“Non è complicato.” Gli disse Peter, cercando di non pensare al mostro con il quale stava parlando. “Se pensi a lei prima che a te, le la sua salute e la sua salvezza ti interessano più delle tue, e faresti qualunque cosa per proteggerla, allora la ami.”

“Quindi tu ami Emma.”

Peter sbatté le palpebre.

“No.”

La sedia di Sylar scricchiolò.

“Ma hai appena detto―”

“No, è più complicato fra me e Emma.” Lo interruppe Peter, la faccia rossa.

“Um…perdonami ma sono confuso. Pensavo avessi detto che non è complicato.”

“Stavo parlando di te!” Ritorse Peter. “Se l’hai già scelta, devi solo capire come amarla nel modo giusto e vedere se puoi far sì che anche lei ti ami. Tutto qua.”

“Non ne sono sicuro.” Sylar ridacchiò cupamente. “Non sono esattamente il Principe Azzurro. Più qualcosa tipo…La Bella e la Bestia.”

“Sì, beh, l’ultima volta che ho controllato,” disse Peter, appoggiandosi di nuovo allo schienale della sedia “non mi sembrava che la storia finisse ‘E la Bestia visse miserevolmente da solo il resto della sua vita’.”

Sylar non disse niente per molto tempo.

“Sì.” Mormorò alla fine. “Hai ragione.”

Peter tentò di chiudere gli occhi e finire la conversazione. Ma poi una strana sensazione cominciò a strisciargli su per le braccia, e prima che se ne rendesse conto, si sedette eretto di nuovo e si schiarì la gola.

“Quindi questa…tua Bella è….qualcuno che conosco?”

“Non te lo dico.”

Peter sollevò le sopracciglia.

“Quindi lo è?”

“Senti, Peter, questa faccenda dei segreti vale per entrambi.”

“Ti parlo di Emma.” Disse velocemente Peter.

“Non riuscirai a mercanteggiare con me.” Disse Sylar, e Peter lo sentì alzarsi. “Vado sul tetto.”

E se ne andò prima che Peter potesse discutere.

 

Grazie del commento Soarez! Mi fa piacere che tu ti sia interessata ad un’altra delle mie traduzioni^^

  
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