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Autore: VaniaMajor    10/10/2010    4 recensioni
La battaglia al Monte Hakurei ha posto fine alla vita di Naraku, la Sfera si è dissolta e il futuro sembra sorridere a Inuyasha e ai suoi compagni. Solo per Sesshomaru nulla è cambiato, almeno finché una donna dai misteriosi poteri non compare per magia, sconvolgendo di nuovo la vita di tutti.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Nuovo personaggio, Sesshoumaru
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Saga di 'Cuore di Demone''
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Author's note: Grazie mille a tutti coloro che stanno leggendo e commentando questa fic! Vi amo! Indovinate chi compare alla fine di questo capitolo?...Read and enjoy!

CAPITOLO 5 - UNA GITA

Sesshomaru era esaltato dal combattimento. Finalmente aveva l’opportunità di battersi contro un altro demone maggiore. La cosa lo galvanizzava. Aveva quasi scordato il motivo principale della lite; i suoi obiettivi erano dimostrare la propria forza e cancellare dalla faccia della terra quella seccatura formato rettile. Tetsuya lo squadrò con aria di superiorità, mettendosi le mani sui fianchi.
«Ragazzo mio, pondera le tue azioni. – disse, scrollando il capo – Non sei nemmeno armato e a quanto so la spada di tuo padre non servirebbe comunque.»
«Le tue chiacchiere non mi interessano.» disse Sesshomaru. Tetsuya sospirò.
«Va bene, visto che vuoi morire…sono pronto.» Diventando improvvisamente serio, il demone rettile attaccò.
Tra i due si ingaggiò una lotta terribile, la cui velocità non avrebbe permesso a un comune essere umano di scorgere altro che due confuse sagome in movimento. La loro abilità era tale che nessuno dei due riusciva a infliggere all’altro nemmeno una ferita, pur essendo entrambi in estrema difficoltà. Fu in quel momento che Anna balzò dall’ultimo cerchio di mura sul luogo dell’incontro, senza degnare di uno sguardo le sentinelle che seguivano lo scontro, terrorizzate.
«Non toccarlo!» ringhiò, avvicinandosi di corsa e sfoderando gli artigli. Sesshomaru avvertì la sua presenza. Si distrasse dal combattimento e si volse verso di lei.
«Stanne fuori, la cosa non ti riguarda!» esclamò, guardandola con occhi completamente demoniaci. 
Anna si bloccò dov’era, incerta, poi le sfuggì un grido quando Sesshomaru venne colpito da un’artigliata che tracciò tre solchi sanguinosi sul suo petto. Sesshomaru contrattaccò con la sua coda, che avviluppò Tetsuya e lo spedì lontano, mandandolo a cozzare duramente al suolo. Anna raggiunse Sesshomaru, che non sembrava soffrire per le ferite.
«Sesshomaru-sama!» chiamò, avvicinandosi a lui.
«Ti avevo detto di non venire!» ringhiò Sesshomaru. Anna si accorse che lo yokai era per metà trasformato, ma non si fece intimidire, porgendogli, invece, ciò che aveva recuperato a Palazzo.
«Ho pensato che avrebbe potuto esservi utile.» disse. Sesshomaru la guardò con sorpresa, quindi prese la spada Tokijin dalle sue mani, annuendo. Tetsuya, in quel momento, si alzò da terra, ridacchiando.
«Ho avuto premura per te, Sesshomaru, per rispetto verso tuo padre. – disse – Ma ora non ho più remore! Crepa con la tua piccola strega!»
«Non respirare.» mormorò Sesshomaru ad Anna, comprendendo le intenzioni dello yokai. Difatti, dal corpo di Tetsuya proruppe una nube tossica di enormi proporzioni, che si sparse su una grande area, avviluppando tutto.
Anna fu sbalzata all’indietro, non aspettandosi una tale violenza, e subito l’acido della nube le aggredì la pelle e gli occhi, che la yokai chiuse. Non avrebbe potuto comunque vedere nulla attraverso quella nebbia verde. Le giunsero i suoni ovattati delle grida delle sentinelle, mentre cercava di proteggersi il naso con una manica della veste. Si rese conto in quel momento che Sesshomaru non era più accanto a lei.
«Sesshomaru-sama!» gridò, disperata. L’acido le aggredì la gola, facendola tossire, ma Anna non vi badò. Dov’era lui? Col cuore che le batteva all’impazzata, Anna si inoltrò alla cieca nella nebbia.
Tetsuya frattanto rideva, anche se solo lui poteva udire la propria voce, grazie al potere ovattante della nube.
«Povero caro, cinque minuti qui dentro e sarà morto stecchito.» ridacchiò.
«Cinque minuti sono un tempo sufficiente a ucciderti, Tetsuya.» disse una voce gelida dinanzi a lui. Sesshomaru comparve a pochi centimetri dal suo naso e un dolore atroce gli esplose nel ventre.
«Come…hai fatto a trovarmi…» gorgogliò, fissando con occhi vuoti la spada che gli aveva trapassato il ventre, mentre il sangue gli scorreva a rivoli dalla bocca.
«Al contrario di te, – mormorò Sesshomaru, parlandogli in un orecchio – ho un fiuto che non si fa distrarre da una nube d’acido.»
Detto questo, Sesshomaru gli staccò la testa dal collo. Il corpo di Tetsuya cadde ai suoi piedi.
Ho vinto. – pensò Sesshomaru, stringendo l’elsa di Tokijin nella mano – Ho vinto un demone di poco inferiore a mio padre!
Fu allora che gli effetti di tutto l’acido che aveva respirato si fecero sentire. Il fiato gli si bloccò in gola. Sentì qualcosa di caldo uscirgli dal naso.
Sangue?” si chiese, vedendo a malapena il rosso che gli macchiava le dita. Cadde in ginocchio. «Maledizione, sta facendo effetto.» sibilò. Era al centro della nube, non era in grado di uscire da lì. La vista gli si stava oscurando. Ma…chi era? Anna? Era Anna che lo aveva raggiunto? Aveva detto a quella stupida donna di restarne fuori! Si sentì sollevare da terra.
«Vi porto fuori di qui!» sentì mormorare. Sì, era proprio quella stupida. 
Venne sollevato da terra e portato via. Sesshomaru avvertì che anche Anna stava subendo l’effetto dell’acido. La sua andatura era lenta.
L’importante è che ne usciamo fuori vivi.” pensò. Si stava ancora chiedendo perché avesse usato il plurale, quando perse conoscenza. 
Si svegliò che era notte inoltrata. Aprì gli occhi, conscio di trovarsi nel suo letto. La camera sapeva vagamente di acido e di medicinale. Fece una smorfia, cercando di alzarsi. Non ci riuscì. Evidentemente gli avevano dato un disintossicante, ma subiva ancora la parziale paralisi del corpo. Difatti, non si sentiva le gambe. Sospirò, comunque soddisfatto. Aveva ucciso un potente yokai. Nessuno poteva mettere in discussione il suo titolo di Signore delle Terre dell’Ovest. 
Il respiro profondo gli ricordò che un altro odore permeava la stanza. Si voltò. Alla sua destra, rannicchiata in una posizione che non poteva definirsi comoda, dormiva Anna. 
Sesshomaru corrugò la fronte. Cosa ci faceva lì la yokai? Pensò di chiamare Jaken per farla portare via, poi ci ripensò.
La sua decisione di prenderla con sé aveva iniziato a dare i suoi frutti. Anna non aveva disobbedito ai suoi ordini, se non per portargli la spada. Aveva dimostrato abbastanza fegato e intelligenza. Inoltre, l’aveva salvato a costo della vita. Era sempre utile avere qualcuno pronto a offrire la sua vita per la tua. Tra le mani della ragazza c’era la ciotola in cui aveva versato il disintossicante. Doveva averne assunto anche lei, sicuramente era stata aggredita a sua volta dall’acido. Si era presa cura del suo padrone. Bene, l’accordo che avevano preso funzionava alla perfezione.
Continuò a guardarla per un po’, impossibilitato comunque a muoversi. Di tutti gli sproloqui che Tetsuya aveva fatto nella sua casa, l’unica cosa giusta che aveva detto riguardava la bellezza di Anna. Sesshomaru lo notò solo in quell’istante. Anna era bella. Corrugò la fronte, guardando altrove. Gli pareva strano non essersene mai accorto. Lui sapeva riconoscere la bellezza, ma per quanto riguardava la ragazza aveva sempre pensato solo alla sua funzionalità.
«E ora che lo sai?» si chiese, mormorando.
«Sesshomaru…»
Sesshomaru si voltò di scatto, sentendosi chiamare. Anna dormiva.
«Sesshomaru…» lo chiamò ancora, mormorando nel sonno.
Sesshomaru si incupì. Nessuno, nella sua vita, l’aveva mai chiamato semplicemente col suo nome, a parte i suoi genitori e quel bastardo di suo fratello. Tutti lo riverivano, in quanto principe della potente famiglia inu-yokai, tutti aggiungevano il sama al suo nome. Chi non lo faceva, moriva presto.
Sesshomaru si rese conto che il suo nome, sulle labbra di Anna, gli piaceva. Gli piaceva sentirlo, sapere che lei lo chiamava così quando non era impegnata a discutere con lui con quella sua maledetta testardaggine di donna.
«Perché mi piace?» chiese al soffitto, che, naturalmente, non rispose.
Guardò Anna ancora per un attimo. D’un tratto, il suo profumo gli agitò il sangue. Allungò una mano per toccare il suo viso…e improvvisamente si rese conto di stare per toccarla con la mano sinistra. La mano che non aveva più da quando Inuyasha gli aveva tagliato il braccio.
«Ma cosa…» disse. Un braccio integro e sano gli partiva dalla spalla, completandogli l’arto mancante. La pelle era leggermente verdastra, ma per il resto tutto funzionava alla perfezione. Aveva un nuovo braccio, preso a Tetsuya dalla inu-yokai che gli dormiva accanto. Senza parole, Sesshomaru rimase a guardare il sonno di Anna ancora per molto tempo, con un lieve sorriso di soddisfazione sul volto.

***

Quando Anna si svegliò, la prima cosa che avvertì fu un pulsante mal di capo.
«Dannato maiale di un rettile…» disse, facendo una smorfia al pensiero dell’acido respirato e girandosi sulla schiena.
«In effetti, non ha dimostrato troppa grazia.» disse una voce. 
Anna spalancò gli occhi di colpo e si accorse che Sesshomaru era seduto sul letto a braccia conserte. La yokai si sedette a sua volta con uno scatto.
«Sesshomaru-sama! – esclamò, cercando di contenere la sorpresa – State bene, ora?» Si maledisse per essersi addormentata sul letto dello yokai. Sesshomaru fece uno strano sorrisetto, poi annuì.
«Noto che hai cominciato a rispettare i nostri patti.» fu il suo freddo commento. Fletté il nuovo braccio, osservandolo con aria critica. «Anche se, forse, dovrei addirittura ringraziarti. Hai avuto abbastanza presenza di spirito, per essere ciò che sei.»
Anna fece una smorfia. Era impossibile che Sesshomaru le facesse un vero e proprio complimento.
«Avreste dovuto svegliarmi. – borbottò, facendo per alzarsi dal letto – Mi dispiace di avere occupato spazio in questo modo.» Non appena fu in piedi, le gambe le cedettero. Non seppe più cosa pensare quando Sesshomaru frenò la sua caduta prendendola tra le braccia.
«Non ha importanza, la tua camera è comunque distrutta e la tua presenza non mi ha arrecato fastidio. – disse Sesshomaru, ignorando il rossore che le stava salendo alle guance – Ho fatto approntare una nuova camera per te. Riposa laggiù per oggi, le due…come si chiamano, baderanno a Rin.»
Sesshomaru la portò fino a una camera agli inizi del quartiere femminile. Lì la depositò sul pavimento, quindi uscì senza una parola, troncando sul nascere qualunque ringraziamento Anna stesse cercando di formulare.
Anna guardò il soffitto con aria inebetita. Cos’era tutta quella gentilezza? Sesshomaru era tutto tranne che gentile, quell’atteggiamento era stravagante per un tipo come lui. Che avesse davvero apprezzato il pensiero di Anna riguardo il braccio di Tetsuya?
«Mi confonde quando fa così.» mormorò, poi si diede della stupida. Se era freddo non le andava bene, se era gentile la confondeva…ma allora che diavolo voleva da lui? Si girò su un fianco, perplessa.
«Non lo so cosa voglio.» disse a nessuno in particolare. Aggrottò la fronte. “E se volessi lui, sarei proprio una stupida. – aggiunse tra sé – Perché mai dovrebbe provare qualcosa di particolare per me?
Qualunque illusione Anna si fosse mai fatta, fu duramente fatta a pezzi nelle due settimane che seguirono. Sesshomaru, infatti, non si fece vedere, nemmeno per continuare la “curiosa chiacchierata” che non avevano mai finito, o per chiedere di Rin. Anzi, quattro giorni dopo la battaglia contro Tetsuya, Rika disse ad Anna che il padrone aveva lasciato il Palazzo durante la notte.
«E chi se ne importa?» fu il suo laconico commento. Dopodiché, lasciò una perplessa Rika con Rin e Misao, si avviò verso la palestra sotterranea e lì si allenò con tale violenza da distruggere tutti gli oggetti disponibili. 
«Non ti va nemmeno di parlare con una creatura come me, vero? – ringhiava nel frattempo – Preferisci andartene, non è vero?!»
Più Sesshomaru restava lontano da casa, più la rabbia di Anna cresceva, senza che lei volesse comunque ammetterla.
Adesso ti concio per le feste. – pensava ogni tanto, spesso sconcertando Rin per l’espressione assassina che le solcava il volto – Fai il bello e il cattivo tempo solo perché riesci a leggere le mie emozioni. Beh, caro mio, non sei il solo ad essere capace di nasconderle!
Sapeva che questo trasgrediva gli accordi che avevano preso, ma Anna era talmente furiosa che non le importava nulla. Certo, doveva agire d’astuzia, nasconderle un po’ alla volta in maniera da inscenare una perdita progressiva del suo animo umano. Era più che certa che ce l’avrebbe fatta. Una sera, mentre raccontava una storia a Rin per farla addormentare, la bimba fece la domanda fatidica.
«Anna nee-chan, ti manca Sesshomaru-sama?» chiese. Il viso di Anna non cambiò espressione, ma le sue mani artigliarono il vestito che portava.
«Certo che no, Rin-chan.» rispose, con un sorriso finto quanto una moneta di stagno. Perché mai avrebbe dovuto mancarle quel maledetto? Lei si faceva in quattro per fargli capire cosa era giusto e cosa sbagliato, lo aiutava nei combattimenti, gli offriva su un piatto d’argento un maledettissimo braccio nuovo e lui se ne andava via senza quasi ringraziarla. Perché diavolo avrebbe dovuto mancarle?! Rin si intristì e si tirò le coperte fino al naso.
«A Rin-chan, invece, Sesshomaru-sama manca molto.» mormorò. Anna, sorpresa, le accarezzò la fronte.
«Sesshomaru-sama tornerà presto, Rin.» le disse, con un sorriso. Rin annuì.
«Era bello, sai, – disse, piano – viaggiare sempre con lui, e poi ancora più bello quando sei arrivata tu, nee-chan. A Rin sembrava proprio una bellissima famiglia.»
Anna rimase in silenzio. Non avrebbe comunque saputo come replicare. Rin sbadigliò, accoccolandosi sotto le coperte.
«Da quando siamo qui, è tutto più freddo. – mormorò ancora la bimba – Sesshomaru-sama non sta mai con noi e tu sei triste…e anche Rin è triste.»
Anna sospirò. Non credeva che a Rin pesasse la situazione, invece la bambina aveva capito molto più di quanto lei si aspettasse.
«Rin-chan…» iniziò, prima di rendersi conto che la bimba era profondamente addormentata.
Anna passò una notte insonne, seduta con le braccia attorno alle ginocchia davanti alla finestra aperta, riflettendo sulle parole di Rin. Era vero, tutta quella aggressività le derivava dal fatto che Sesshomaru le mancava. Probabilmente stava accadendo la cosa peggiore di tutte: si stava innamorando di lui.
«Kami-sama…» mormorò, affondando la testa tra le ginocchia. Tra tutte le cose terribili che le erano accadute, forse questa era la peggiore. Non aveva possibilità di penetrare il cuore gelido di Sesshomaru. Se non voleva soffrire maledettamente, nell’eternità di quella sua nuova vita da yokai, era meglio soffocare quel sentimento prima che avesse tempo di crescere e radicarsi in lei.
«Sono davvero, davvero una stupida…» mormorò, al cielo grigio del primo mattino. Rimase così per un po’, la mente ancora confusa, poi un suono di passi e un odore familiare le si insinuarono nella mente, riportandola sulla terra.
«Cosa…» disse, prima che la porta della sua camera venisse aperta con naturalezza. La figura che si stagliò sulla soglia era quella di Sesshomaru. «Ses…» cominciò Anna, sbalordita, facendo per alzarsi.
«Prepara Rin. – furono le parole dell’inu-yokai – Andiamo a fare una gita.»
Sesshomaru si voltò e se ne andò, lasciando Anna a fissare la porta con espressione sbalordita.
«Una gita?!» chiese la yokai alla stanza vuota.

***

«Ma è bellissimo!» esclamò Rin, estasiata.
Erano in viaggio da quattro ore e la mattina ormai era inoltrata. 
Anna aveva preparato Rin come richiesto e Sesshomaru, senza una parola di spiegazione, le aveva ordinato di seguirlo, dirigendosi verso sud-est. Avevano corso in totale silenzio, mentre Rin giaceva, ancora piuttosto assonnata, tra le braccia di Anna, nascondendo il viso nella sua spalla per sottrarsi al vento. Quando Sesshomaru aveva annunciato che erano arrivati, Anna era troppo turbata per guardare veramente il luogo che era loro meta, ma l’esclamazione di Rin la costrinse a prestare attenzione.
«Kami-sama… – mormorò, abbacinata – È davvero meraviglioso!»
Si trovavano in una piccola valle fra le colline, un prato di erba alta e rigogliosa, pieno di fiori e di farfalle. Un torrente lo attraversava, nascendo da una cascata fra le rocce alla loro destra. Il sole splendeva alto e il cielo era di un azzurro purissimo. Sembrava un grande quadro, perfetto in ogni dettaglio.
Anna lasciò libera Rin, quindi guardò Sesshomaru con una certa sorpresa. Gli pareva strano associare lo yokai a quel paesaggio così solare.
«È… – la voce di Anna incespicò – è meraviglioso, Sesshomaru-sama.»
Lo yokai annuì e procedette, mentre Rin, ridendo gioiosa, dava la caccia alle farfalle. Anna entrò nella valle, ancora stupefatta. Si rese conto che in quel luogo l’odore di Sesshomaru era molto presente. Non poté trattenersi dal chiedergli se fosse rimasto laggiù in quei giorni d’assenza.
«Sì. – rispose lui – È un luogo che conosco da tempo. Mi aiuta a pensare.»
Anna annuì, sentendo quasi scemare tutto il suo risentimento, quindi raggiunse Rin, che la stava chiamando per giocare con lei. Rimasero là a lungo, le due a rincorrersi e Sesshomaru seduto sull’erba, a guardare alternativamente loro e il cielo. Rin fece tante collane di fiori per poi disfarle, insoddisfatta del risultato. Alla fine ne creò una per sé, una di fiori azzurri per Anna e una di fiori bianchi per Sesshomaru. 
«Sesshomaru-sama, questa è per voi!» esclamò Rin, correndo dallo yokai. Anna sospirò, scuotendo il capo e sorridendo. Non credeva proprio che Sesshomaru avrebbe apprezzato. Prima di arrivare allo yokai, però, Rin inciampò e la coroncina di fiori finì giusto in testa allo yokai, sghemba e in una nuvola di petali caduti.
Di fronte all’espressione perplessa di Sesshomaru, Rin e Anna non poterono fare a meno di scoppiare a ridere.
«È così divertente?» chiese Sesshomaru, prendendo la coroncina fra due dita e guardandole come se fossero impazzite. Rin annuì, sempre ridendo, e Anna si asciugò una lacrima. La sua faccia gelida in contrasto con i capelli ricoperti di petali era esilarante. Sempre ridacchiando, si avvicinò a Sesshomaru.
«Rin-chan, dovrai farne un’altra. – disse alla bambina, che si allontanò ancora ridendo – Sesshomaru-sama, se volete che noi si smetta di ridere sarà meglio che vi facciate levare questi petali dai capelli.»
Sesshomaru le lanciò un’occhiata storta, quindi annuì. La cosa prese diverso tempo ad Anna, perché districare i petali dai bei capelli d’argento dello yokai non era roba da poco. Il sorriso, a poco a poco, venne sostituito da un’espressione malinconica. Le piaceva toccare quei bellissimi capelli…un po’ troppo, per la sua salute mentale. Decise di fare conversazione per distrarsi.
«Funziona bene il nuovo braccio, Sesshomaru-sama?» chiese. Non le giunse risposta. «Sesshomaru-sama?» chiamò ancora.
Sesshomaru faticò a destarsi dalla trance in cui era caduto sentendo le dita di Anna passare tra i suoi capelli. Non permetteva mai a nessuno di toccarli, quindi non aveva previsto una simile reazione da parte sua.
«Sì?» chiese, un po’ seccato. Anna scosse il capo e si affrettò ad ultimare l’operazione di eliminazione dei petali.
«Niente di importante, Sesshomaru-sama.» disse nervosa, facendo cenno di alzarsi. Sesshomaru le afferrò una mano, bloccandola.
«Sesshomaru.» disse. Anna, attonita, rimase immobile. «Io mi chiamo Sesshomaru.» ribadì, fissandola negli occhi, che si stavano facendo sempre più grandi per lo sbalordimento. Si voltò di nuovo, lasciandole la mano. «E ora, finisci di pettinarmi. Non mi piace che si lascino i lavori a metà.» ordinò.
Veramente non ti stavo pettinando. – fu il pensiero semi coerente di Anna – Ma chi sono io per contraddirti?
«Sì…Sesshomaru.» rispose lei, affondando di nuovo le dita in quei meravigliosi capelli d’argento. “Non darmi speranze, ti prego…

***

Fu verso il tramonto che le cose presero una piega negativa. Grosse nuvole oscurarono il cielo, promettendo pioggia.
«Rientriamo.» ordinò Sesshomaru. 
I tre corsero nella foresta, diretti al castello. Anna, però, si accorse presto che l’aria era permeata da una strana tensione.
«C’è qualcosa qui attorno.» disse. Sesshomaru fece un sorrisetto cinico.
«Siamo seguiti.» disse.
«Ma da chi?» chiese Anna, perplessa. Sesshomaru non rispose. Presto le fu pienamente percepibile le presenza di almeno otto yokai di discreta potenza. Correvano attorno a loro, nascosti tra gli alberi.
«Basta, mi hanno seccato.» commentò Sesshomaru, fermandosi. Anna si arrestò accanto a lui, stringendo Rin mentre alcune sagome oscure cominciavano a profilarsi tra le ombre del crepuscolo. «Mi controllano da tre giorni, ma non credevo avessero il fegato di attaccarmi.» disse l’inu-yokai, con aria beffarda.
«Ma chi sono?» insistette Anna.
«Non ne ho idea. – rispose Sesshomaru – Lo chiederò all’ultimo, prima di ucciderlo. Tu porta via Rin.»
Anna si voltò verso Sesshomaru.
«Ma…» disse. Lo yokai la guardò con impazienza.
«Non discutere e portala via. Qui la bambina è d’impiccio.»
Senza attendere la sua risposta, Sesshomaru attaccò con mossa fulminea il primo yokai che gli capitò a tiro. Anna ebbe la tentazione di aiutarlo, poi chiuse gli occhi e scappò, tenendo Rin stretta a sé.
«Cosa succede, nee-chan?!» chiese Rin, spaventata, quando due yokai tentarono di fermarle.
«Tieniti forte, Rin-chan!» disse Anna, allontanando gli yokai con due rapidi colpi e correndo a tutta velocità. Fuggirono, mettendo più distanza possibile fra loro e il luogo dello scontro.
Devo lasciare Rin da qualche parte e tornare ad aiutarlo. – pensò febbrilmente Anna, scandagliando la foresta con lo sguardo – Ma dove potrebbe essere al sicuro? Dove?!
«Ehi, chi sono quelli, nee-chan?» chiese Rin, indicando verso destra. La grande velocità con cui Anna procedeva non le permise di vedere altro che due macchie confuse, ma un odore la colpì subito, facendola fermare. Kami-sama, era così simile a quello di lui! Possibile che fosse…
Fece un balzo verso il punto indicato da Rin e si trovò davanti uno yokai e una donna umana. Lo yokai si mise in posizione difensiva, sguainando un’enorme spada e tenendo nascosta la ragazza dietro di sé.
«Che diavolo vuoi, donna?» chiese, minaccioso e sgarbato.
Ottimo!” pensò Anna, sbalordita da tanta fortuna. «Vi prego di ascoltarmi. Ho bisogno del vostro aiuto.» disse, facendo un passo verso i due.

 

   
 
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