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Autore: Evilcassy    10/10/2010    4 recensioni
"Regalare un diario a me per Natale significa non conoscermi bene. Avrei preferito un vestito, una collanina, un paio di scarpe. Invece mi è arrivato un diario, da mio padre. Scommetto che l’ha preso all’ultimo minuto, come sempre. Ho abbozzato un sorriso ringraziandolo comunque. E non è neppure un affare piccolo. Potrei trascriverci tutta la bibliografia di Joyce" Anna Williams, attraverso il suo diario, racconta la sua adolescenza e quella della sorella Nina, Dalla Dublino degli anni '80 al laboratorio di Criogenesi del Dottor Boskonovitch, attraverso la loro rivalità e i primi due tornei di Tekken.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anna Williams, Nina Williams
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Diary of a Scarlet Queen.

2^ PARTE: SUMMER IN COUNTY CLARE.

Chapter 3: July 1984.

 

05 Luglio 1984

Scrivo dal pullman CityLink su cui sono stata coattamente scaraventata, direzione Galway. Precisamente, direzione Williams’s Cottage, Kinvara, 30 miglia da Galway. Desolante, deprimente, così pieno di croci da mettere i brividi.

Il tutto è nato dalla mia vendetta su Nina. Nulla in confronto a quello che lei a fatto a me.

Le ho rifilato del sonnifero nel suo tè pomeridiano –Così la smette con questa abitudine stupidamente inglese- per poi tosarle i capelli come la pecora che è.

Ho fatto un lavoro fine e preciso: Che spettacolo che era la sua testa in versione palla da biliardo!

Ho scattato anche un paio di foto con la Polaroid, e me le sono nascoste qui nel diario: sono un considerevole antidepressivo.

Quando si è risvegliata ho rischiato la vita. Beh, a rimetterci le penne è stato lo specchio di camera nostra, e mentre la invitavo ad uscire ora con il suo splendido  fidanzato per fargli vedere il suo nuovo look ho visto che caricava il fucile di papà e per poco non mi toccava scappare dalla finestra.

E’ stata mamma a fermarla, provvidenzialmente entrata in casa, mentre stava prendendo di mira presumibilmente la mia testa ancora capelluta. Il suo intervento è servito solamente in parte, visto che Nina stava andando di matto e, divincolatasi dalla presa della mamma stava rovistando tra la roba di papà alla ricerca di una qualche arma.

Ho avuto il tempo per battere in ritirata e rifugiarmi a casa di Helen. Le ho raccontato quasi tutto (non di certo il livello della cotta che ho preso per Keith) e abbiamo riso per due ore buone davanti alle foto di Nina pelata.

Mamma è venuta a ritirarmi qualche ora dopo, la promessa che Nina si era calmata e una lavata di capo assurda su come avessi esagerato. Mio padre, a casa, è stato di poche e concise parole, come al solito: “Ora hai ancora bisogno di una spiegazione sul fatto che sia Nina a seguire il mio lavoro e non te?” mi ha domandato, facendomi venire i brividi. “Boh, per la sua forma del cranio?” ho sibilato di rimando.

Mio padre sembrava sull’orlo di perdere il suo proverbiale autocontrollo. “Fila in camera tua. Domani parti per Kinvara e ci rimani per il resto dell’estate. Io e tua madre abbiamo cose più importanti da seguire che i colpi di testa di una quindicenne esagitata.”

Sedicenne, papà. Quasi Diciassettenne.” L’ho corretto, voltandogli le spalle. Ero così furente da non riuscire neppure a guardarlo, e allo stesso tempo così piena di un senso di ingiustizia e impotenza da avere il voltastomaco di tutta quella situazione. La prospettiva di andare a casa di nonna, poi, mi sembrava la stregua di una tortura medioevale.

Ma a Nina, la fautrice di tutto quel disastro, nemmeno una parola di rimprovero. Anzi, non era neppure a casa. E non c’era neanche questa mattina, mentre mamma mi preparava la valigia, senza smettere di rimuginare ad alta voce su ‘quanto l’avessi combinata grossa’ e su come avessi mandato a monte tutta quella sottospecie di tregua famigliare che aveva costruito negli ultimi mesi con tanta fatica.

Per tentare di smuovere qualche vago senso di colpa ha provato a farmi bere che aveva intenzione di portarmi comunque a Londra per i campionati europei di Aikido, a farle compagnia mentre lei disputava le gare, ma che aveva cambiato idea.

Come se ci credessi davvero.

Beh, ad ogni modo, ora sono su un Citylink, direzione Galway. Precisamente, direzione William’s Cottage, Kinvarra.

Potevano rinchiudermi nella galera di Kilmainham, già che c’erano.

 

Ho fatto una pausa dallo scrivere per sfogarmi e per riprendere la sensibilità nel polso, e ho fatto più che bene. Da tanto che ero arrabbiata non mi ero accorta di un ragazzo davvero carino che mi guarda dal fondo del pullman. Deve avere più o meno la mia età. Occhi chiari, capelli castani tendenti al ramato.

Non ho nulla di meglio da fare, ho un cuore da rammendare e uno stronzo da scordare.

E un’estate intera da passare, in un modo o nell’altro, per sfuggire alla religiosa noia di mia nonna.

Gli sorrido di rimando.

 

Josh. Si chiama Josh ed è di Ballyvaughn. E’ stato tre giorni a Dublino a trovare un suo amico che si è trasferito da poco. E’ simpatico e ha detto che conosce bene la zona.  “Dai, non fare quel broncio. Ti passo a prendere in moto, d’accordo? Tra poco a Galway c’è l’Arts Festival, e poi la Racing ad Agosto… Potremmo anche andare a fare un giro alle Scogliere, che te ne pare?”

Buona idea, non vado alle Cliff of Moher da quando ero piccina. Sono sicura che nonna mi terrà sotto stretta sorveglianza … ma non ho dubbi di riuscire a fregarla alla stragrande.

 

06 Luglio

Come prevedevo, Nonna Mary mi ha segregato in camera, dopo una ramanzina infinita in cui ha elencato tutti i possibili gironi infernali a cui sarò destinata.

Mi è venuta a ‘ritirare’ alla stazione dei Bus facendosi accompagnare da un vicino, sul suo furgone con tanto di pecore sul retro. Che vergogna, davanti a Josh! Almeno qui non possono vedermi Helen e Willow… preferirei morire piuttosto che farmi vedere sul camion di un pecoraro!

Nella camera, oltre a me, una brandina scricchiolante e un comodino sghembo, c’è una bibbia e un rosario a farmi compagnia. Kilmainham Gaol è meno tetra e più consolante.

Eppure questa casa era diversa quando c’era nonno Jim. Quando eravamo piccole, venire a Kinvarra era il motivo per cui attendevamo con trepidazione l’estate. Nonno passava ore a battere il ritmo con le bones (*), ad improvvisare motivetti e canzoni, mentre io e Nina ballavamo sino quasi allo sfinimento.

Per Nonno ero io la più brava. Ero quella che ballava meglio, che teneva sempre il ritmo e che sapeva cantare tutte le canzoni. Lo adoravo e gli dicevo sempre che con lui sarei andata in capo al mondo.

Ci portava alle Cliff ogni anno e noi passavamo il tempo stese sulla terrazza a strapiombo sul mare, gli occhi sulle rocce battute dall’acqua laggiù, a più di duecento metri. Nonno rideva sino alle lacrime quando vedeva Nina che iniziava a strisciare come un verme per raggiungere il bordo mentre io camminavo dritta e spedita sino quasi al limite, sprezzante del pericolo e della vertigine. “Ecco, la mia campionessa!” gridava, battendo una mano sul ginocchio.

Nonna invece era sempre nel cottage, perché una brava moglie deve dividersi tra casa e chiesa, e disapprovava che noi piccole andassimo così tanto in giro, sostenendo che avremmo disimparato le buone maniere e che a stare fuori casa non saremmo mai diventate delle ragazze ‘perbene’.

Il nonno se l’è portato via un infarto in una serata di fine gennaio. E’ stato seppellito con le sue bones e non mi è rimasto neppure questo come suo ricordo, neppure una sua foto.

Di James Michael Williams mi è rimasto da contemplare la lapide al cimitero di Corcomroe Abbey qui vicino.

 

07 Luglio

Sono qui da neppure ventiquattro ore e già mi sono subita una messa e una confessione forzata da un prete che, quando sono uscita dopo un ‘Ego te absolvo molto tirato, sembrava aver perso dieci anni di vita.

Probabilmente quello che ho confessato io – ammetto di aver calcato un po’ la mano ed ingigantito qualche particolare – non l’aveva sentito da parecchio tempo. E da una ragazzina, poi, credo mai.

Nonna  mi ha sequestrato i miei shorts, giudicandoli ‘il vestiario suggerito da Satana’. ‘Fanculo, meno male che ho nascosto il vestito corto, in previsione di un incontro con Josh.

 

09 Luglio

Josh si è fatto attendere, ma almeno è venuto, ieri sera. Verso le dieci ho sentito picchiettare alla finestra della mia camera, giusto mentre stavo aprendo il diario per riempirlo di insulti rivolti a qualsiasi essere vivente presente nella contea di Clare, pecore e galline a cui devo dare da mangiare incluse.

Quindi, dopo essermi cambiata velocemente (solo un quarto d’ora, è record!!) siamo usciti a fare un giro. E’ stato come in un film! Scivolata fuori dalla finestra, percorso il vialetto sino alla strada principale in punta di piedi, raggiunta la sua sconquassata moto dietro al bivio e volati verso Ballyvaughn.

C’erano alcuni suoi amici in un vecchio cottage abbandonato e fuori dal villaggio. Abbiamo ascoltato un po’ di musica sullo stereo portatile di uno di loro e un paio di giri di whiskey casereccio. A dire il vero non ricordo più tanto altro. Forse uno dei suoi amici si chiama Connor O’Connor e la sua fidanzata Jessie Finley, ma forse mi sbaglio e ho invertito nomi e cognomi, chissà. Un altro mi pare si chiami Ronan, che Josh prendeva in giro perché non si interessava alle ragazze. Comunque mi sono divertita.

Stessa scena da film di spionaggio al ritorno, con la variante che Josh mi ha chiesto un bacio di commiato.

Ho trattenuto a stento le risate alla parola ‘commiato’ e gli ho chiuso la finestra in faccia. Un’altra volta, forse. Intanto che roda un po’.

Almeno sino a domenica sera. Mi ha invitata a vedere Poltergeist a Galway.

 

12 Luglio

Poltergeist è una cagata di dimensioni pazzesche. Però Josh bacia bene. E sa dove mettere le mani.

Più che altro le sa allungare, poi è tutto un palpa-palpa cerca-cerca. Non so neppure se lasciarlo fare o meno, se andare avanti o meno, e soprattutto se è quello che voglio o no. In fondo, tra un mese o poco più dovrei tornare nella civile Dublino, e non dovrei più rivederlo, perciò non sarebbe una storia lunga. E poi qui non c’è nulla da fare, e le evasioni da William’s Cottage sono fin troppo facili, dato che Nonna ha il sonno pesantissimo e va a letto presto (ma si sveglia all’alba e mi butta giù dal letto, dannazione!).

Ad ogni modo,sono tre giorni che penso di meno a Keith. Non riesco a dimenticarlo completamente, però. Tanto meno riesco a mettere una pietra sopra a ciò che ha fatto Nina.

Ma alla fine, Keith è solo un ragazzo come tanti, come Josh e Doug, con la coda davanti e il cervello in cancrena. E’ inutile darsi pena per loro, è assurdo perdere tempo e sprecare energie e lacrime per degli esseri inferiori ed è tanto più stupido sognare qualcuno che ti cambi la vita.

Se la mia vita cambierà, sarà solo grazie a me stessa.

Oggi pomeriggio sono riuscita a chiamare mia madre dal telefono pubblico di Kinvara. (Non esiste il telefono a Williams Cottage). E’ molto soddisfatta di come stia andando la squadra a Londra, anche lei ormai è ad una buona posizione in classifica, come la maggior parte delle altre sue allieve.

Tutto ciò ha aumentato la mia malinconia, in questo giorno nuvoloso.

Ho preso un ghiacciolo al bar e sono andata a sedermi tutta sola su un muretto, mangiandolo mentre fissavo il mare in preda ai pensieri più tetri.

Il rumore di un campanello di bicicletta mi ha fatto voltare e mi sono ritrovata davanti Ronan, l’amico di Josh. Ha un casco di capelli rossi invidiabile e una faccia magra e lentigginosa, su cui spuntano due occhi molto chiari. Si è fermato a salutarmi e a chiedermi se c’era qualcosa che non andasse.

Inizialmente ho fatto spallucce ma…

Dev’essere stata la telefonata con mia madre.

O le ormai due settimane in questo posto.

O le nuvole grigie.

Fatto sta che Ronan me i suoi occhioni chiarissimi mi hanno fatto effetto e ho sentito improvvisamente il bisogno di raccontargli tutto quanto, a discapito del fatto che potessi risultare patetica.

Lui non ha detto nulla, ne fatto altro che appoggiare la bici ed ascoltarmi con aria interessata.

Solo quando le mie parole e il mio ghiacciolo erano finiti ha aperto bocca. “Capisco” ha detto solamente. “E mi dispiace davvero per te. Pensavo fossi qui solo per vacanza – e per tua volontà, ovviamente.”

Tsk! Volontariamente confinata in questo posto? In mezzo al nulla? Ho l,’aria di una con manie da eremita?”

“Il nulla? Qui nel Clare? Ma sei cieca? Innanzitutto sei davanti ad uno dei golfi più suggestivi della contea, e hai davanti una rocca come Dunguaire Castle, quasi unica nel suo genere. L’hai mai visitata dall’interno?”

Ammetto di no.

“Bene. E questa è una cosa che potresti fare. E poi… Beh, quasi tutti a Kinvara hanno una barca, mai pensato di chiedere a qualcuno di farci un giro?”

Sono costretta ad ammettere che non mi era venuta neppure questa, di idea.

“E siamo a due. E poi… domani inizia l’Arts Festival a Galway, e Josh scommetto che ti vorrà portare alle scogliere di Moher.”

“Questo come fai a saperlo? Ci porta tutte quante?”

Ronan inforca la bicicletta, un sorrisetto sornione. “L’hai detto tu, non io” ghigna, salutandomi con un cenno di mano mentre si allontana.

“Prevedibile.” Gli urlo di rimando. Non so neppure se credergli o meno. In ogni caso, quel ragazzo è strano, diverso. E non in senso negativo.

 

 

17 Luglio

Sono stata con Josh alle Scogliere, oggi. Due ore di viaggio tutt’altro che comode sulla sua moto sconquassata, ma ne è valsa la pena.

Con la giornata bigia non c’erano neppure troppo turisti, e ci siamo potuti tranquillamente avvicinare alla terrazza a picco.

Josh si è steso vicino al bordo.

Io, come quando ero piccola, il bordo l’ho raggiunto a piedi. Sino a che le mie punte erano proprio al limite. Lui mi guardava con tanto d’occhi.

E poi il mio sguardo è scivolato verso il basso.

Duecento e più metri in basso. Il mare era mosso, e si infrangeva sulle rocce scure rombando. Era bellissimo, ipnotizzante. E ad un tratto mi sono ritrovata ad essere attratta da quel vuoto. La vertigine era piacevole, tranquillizzante. Il rombo del mare mi sembrava quasi un invito, il canto di una sirena.

Con una leggera spinta del mio baricentro in avanti sarei potuta cadere. Fare un volo di duecento metri, avere quasi l’illusione di volare, prima di finire contro le pietre nere e terminare tutto quanto in un istante.

Tutto quanto.

La malinconia, l’inadeguatezza, i miei pensieri contorti e le mie visioni distorte. I litigi con i miei e mia sorella. Quest’estate noiosa e il rientro peggiore.

E’ incredibile con quale facilità si poteva far finire il tutto.

Hey, Anna, non potresti fare un passo indietro?” mi ha domandato Josh, la voce un po’ tremante. L’ho guardato, come emergendo da un sogno. Nonostante l’aria fresca che proveniva dal mare pareva sudato. “Mi fai un po’ effetto in piedi sul bordo.”

“Rilassati, ho un grandissimo senso dell’equilibrio” spiego sforzandomi di sorridere leggermente. “E poi, se scivolassi non cercheresti di salvarmi?”

Josh deglutisce. Guarda ancora al di là del bordo di pietra e poi me. “C’è da domandarsi se io sia abbastanza veloce per farlo.”

Non ha detto di si. L’avrei voluto. Avrei desiderato un SI, secco, deciso, senza tentennamenti. Ma non importa. Mi allontano, ormai la magia della vertigine è finita, e ci dirigiamo verso Kinvara.

Ci siamo fermati sulla strada, nel cottage abbandonato dove sono uscita la prima volta con lui, mentre fuori stava iniziando a piovere. Mi sono appoggiata ad un tavolo, l’unico mobilio di quella catapecchia e l’ho invitato a venire verso di me.  

Ho fatto sesso con Josh per dimenticare la vertigine. E per mettere una pietra sopra al nome Keith.

Da qualche parte dovevo pur ricominciare, no?

 

 

20 Luglio

Siamo stati a Galway e mia nonna ci ha scoperti. Ramanzina incredibile, scene isteriche, chiamate nel cuore della notte ai miei genitori e minacce di convento.

Non ho fatto una piega. Io sono intoccabile.

Come Nina, nulla mi scalfisce. Mi sto corazzando. Verso tutto e tutti. Quando tornerò a Dublino, voglio essere una persona diversa.

Una stronza senza rivali e senza punti deboli.

Se è questo che è richiesto da me, lo si avrà. E si pentiranno di avermi voluta così.

 

30 Luglio      

Ho un ritardo di 3 giorni e vorrei sbattere la testa contro il muro. O uscire in barca con Josh e affogarlo.

E adesso cosa faccio? La fine di Ann Lovett(*)? Non oso pensare neppure alla reazioni dei miei. Complimenti Anna, ecco che ne hai combinata una grossa, finalmente. Se lo scopo del tuo gioco era rovinarti la vita, congratulazioni, hai vinto.

 

31 Luglio        

Tutto è bene quel che finisce bene. Non sono incinta! Tutto questo però mi deve insegnare a star più attenta a quello che può succedermi. O forse è un segnale (divino?) che dai ragazzi devo starci lontana.

Stavo già meditando di lanciarmi da qualche scogliera qui vicino dopo aver staccato la testa dal corpo di Josh, seduta sul solito muretto che da sul mare, quando ho rivisto Ronan. Abbiamo parlato un po’, anche se lui cercava di punzecchiarmi per farmi confessare cosa non andasse, data la mia faccia. “So che tua nonna ha dato di matto quando ha scoperto che siamo andati a Galway. E’ per questo?”

Ronan è troppo carino ed interessato per essere un maschio. “E se ti dicessi di no?”

“Lo sapevo. Non sei il tipo di persona che si offende per un rimprovero. Non sei come le ragazze di queste parti, tutte casa, chiesa e timori.”

“E’ un complimento?”

“Oh si. Sei tosta.”

“Grazie.” Sospiro, guardandolo. Non è proprio carino, magro e allampanato sotto quella chioma ribelle. Però almeno è simpatico. “Tu che dici, devo starci lontana da Josh?”

“Oh, beh. Se pensi che lui ti voglia sposare allora si. Ma se vuoi soltanto passarci l’estate, allora fai pure. Josh… beh, è attratto dalle turiste spigliate.”

Poi mi fa una domanda strana. “Come si vive a Dublino?”

Non afferro bene il senso, ma gli spiego grosso modo che il quartiere dove abito non è dei più sicuri, ma non è nemmeno malissimo, ci sono zone belle e zone meno belle. Ma in generale, non è male, ecco.

“Intendo dire. Ci si sente più liberi?”

Penso ai doposcuola passati con le mie amiche a bigellonare in centro o a casa dell’una o dell’altra, e annuisco. “Diciamo che, essendo una città abbastanza grossa, non ti devi preoccupare molto della gente che mormora e di avere sempre comportamenti… come dire, corretti?”

“Il contrario che a Kinvara.” Sospira lui. “Si trova lavoro facilmente?”

“Che? Non vorrai mica trasferirti, vero? MA come, lasceresti questa splendida Baia… questa maestosa rocca… il mare e i pescatori, le scogliere e le pecorelle?”

Lui alza le spalle. Ha lo sguardo tormentato, non so bene che cosa nasconda, ma è velato di malinconia, tristezza. “La vita qui è abbastanza difficile se aspiri a qualcosa di diverso che portare avanti la pescheria dei tuoi genitori e sentire il sermone domenicale.”

Capisco. “Non so bene come sia il fattore ‘lavoro’ a Dublino. Non potresti chiederlo a quell’amico di Josh che si è trasferito e che lui è andato a trovare all’inizio del mese?”

Ronan sorride ancora. Un po’ tristemente. Mi da dell’ingenua e un po’ me ne risento. “Te l’ho già detto, Josh è attratto dalle turiste. Soprattutto da quelle di Dublino.”

Capito, lo stronzo?

Beh, ora che ho scoperto di non essere stata fregata da lui, è ora di controbattere e dargli il ben servito.

 

Buonaseeeeeeeeeeerah.

In questa parte ci sono un sacco di riferimenti alla Contea di Clare, di cui ne ho vista solamente una piccola parte.

Per non perdermi in spiegazioni lunghe e tediose, vi rimando a qualche link:

Kinvara (sito di un bed and breakfast): http://www.delamainlodge.org/ e http://en.wikipedia.org/wiki/Kinvara

Corcomroe Abbey: http://www.burrenpage.com/Corcomroe.html

Cliff of Moher (awwww): precisazione: sino al 2005 la terrazza a picco sul baratro era visitabile. E’ stata chiusa e giudicata pericolosa data l’erosione delle rocce. Ciò toglie un po’ la spettacolarità della vista. Ma comunque vi assicuro che è mozzafiato…! http://www.thisfabtrek.com/journey/europe/ireland/dublin/cliffs-moher-4.jpg

Galway: http://it.wikipedia.org/wiki/Galway_%28citt%C3%A0%29

 

(*)Ann Lovett  http://en.wikipedia.org/wiki/Anne_Lovett

 

Vi ringrazio sentitamente, voi che continuate a leggere/commentare le mie divagazioni… so che per ora è una storia abbastanza noiosa e assolutamente fuori dal contesto di Tekken… e’ che ci devo arrivare gradatamente…. Spero vogliate scusare il tedio.

Buona domenica!

EC

 

 

 

   
 
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