Diary of a Scarlet Queen.
2^ PARTE:
SUMMER IN COUNTY CLARE.
Chapter
3: July 1984.
05
Luglio 1984
Scrivo dal pullman
CityLink su cui sono stata coattamente scaraventata,
direzione Galway. Precisamente, direzione Williams’s Cottage, Kinvara, 30
miglia da Galway. Desolante, deprimente, così pieno
di croci da mettere i brividi.
Il tutto è nato
dalla mia vendetta su Nina. Nulla in confronto a quello che lei a fatto a me.
Le ho rifilato del
sonnifero nel suo tè pomeridiano –Così la smette con questa abitudine
stupidamente inglese- per poi tosarle i capelli come la pecora che è.
Ho fatto un lavoro
fine e preciso: Che spettacolo che era la sua testa in versione palla da
biliardo!
Ho scattato anche
un paio di foto con la Polaroid, e me le sono nascoste qui nel diario: sono un
considerevole antidepressivo.
Quando si è
risvegliata ho rischiato la vita. Beh, a rimetterci le penne è stato lo
specchio di camera nostra, e mentre la invitavo ad uscire ora con il suo splendido fidanzato per fargli vedere il suo nuovo
look ho visto che caricava il fucile di papà e per poco non mi toccava scappare
dalla finestra.
E’ stata mamma a
fermarla, provvidenzialmente entrata in casa, mentre stava prendendo di mira presumibilmente
la mia testa ancora capelluta. Il suo intervento è servito solamente in parte,
visto che Nina stava andando di matto e, divincolatasi dalla presa della mamma
stava rovistando tra la roba di papà alla ricerca di una qualche arma.
Ho avuto il tempo
per battere in ritirata e rifugiarmi a casa di Helen. Le ho raccontato quasi
tutto (non di certo il livello della cotta che ho preso per Keith) e abbiamo
riso per due ore buone davanti alle foto di Nina pelata.
Mamma è venuta a
ritirarmi qualche ora dopo, la promessa che Nina si era calmata e una lavata di
capo assurda su come avessi esagerato. Mio padre, a casa, è stato di poche e
concise parole, come al solito: “Ora hai ancora bisogno di una spiegazione sul
fatto che sia Nina a seguire il mio lavoro e non te?” mi ha domandato,
facendomi venire i brividi. “Boh, per la sua forma del cranio?” ho sibilato di
rimando.
Mio padre sembrava
sull’orlo di perdere il suo proverbiale autocontrollo. “Fila in camera tua.
Domani parti per Kinvara e ci rimani per il resto
dell’estate. Io e tua madre abbiamo cose più importanti da seguire che i colpi
di testa di una quindicenne esagitata.”
“Sedicenne, papà. Quasi Diciassettenne.”
L’ho corretto, voltandogli le spalle. Ero così furente da non riuscire neppure
a guardarlo, e allo stesso tempo così piena di un senso di ingiustizia e
impotenza da avere il voltastomaco di tutta quella situazione. La prospettiva
di andare a casa di nonna, poi, mi sembrava la stregua di una tortura
medioevale.
Ma a Nina, la
fautrice di tutto quel disastro, nemmeno una parola di rimprovero. Anzi, non
era neppure a casa. E non c’era neanche questa mattina, mentre mamma mi
preparava la valigia, senza smettere di rimuginare ad alta voce su ‘quanto
l’avessi combinata grossa’ e su come avessi mandato a monte tutta quella
sottospecie di tregua famigliare che aveva costruito negli ultimi mesi con
tanta fatica.
Per tentare di
smuovere qualche vago senso di colpa ha provato a farmi bere che aveva
intenzione di portarmi comunque a Londra per i campionati europei di Aikido, a
farle compagnia mentre lei disputava le gare, ma che aveva cambiato idea.
Come se ci
credessi davvero.
Beh, ad ogni modo,
ora sono su un Citylink, direzione Galway. Precisamente, direzione William’s
Cottage, Kinvarra.
Potevano
rinchiudermi nella galera di Kilmainham, già che
c’erano.
Ho fatto una pausa
dallo scrivere per sfogarmi e per riprendere la sensibilità nel polso, e ho
fatto più che bene. Da tanto che ero arrabbiata non mi ero accorta di un
ragazzo davvero carino che mi guarda dal fondo del pullman. Deve avere più o
meno la mia età. Occhi chiari, capelli castani tendenti al ramato.
Non ho nulla di
meglio da fare, ho un cuore da rammendare e uno stronzo da scordare.
E un’estate intera
da passare, in un modo o nell’altro, per sfuggire alla religiosa noia di mia nonna.
Gli sorrido di
rimando.
Josh. Si chiama Josh
ed è di Ballyvaughn. E’ stato tre giorni a Dublino a
trovare un suo amico che si è trasferito da poco. E’ simpatico e ha detto che
conosce bene la zona. “Dai, non fare
quel broncio. Ti passo a prendere in moto, d’accordo? Tra poco a Galway c’è l’Arts Festival, e
poi la Racing ad Agosto…
Potremmo anche andare a fare un giro alle Scogliere, che te ne pare?”
Buona idea, non
vado alle Cliff of Moher da quando ero piccina. Sono sicura che nonna mi terrà
sotto stretta sorveglianza … ma non ho dubbi di riuscire a fregarla alla
stragrande.
06
Luglio
Come prevedevo,
Nonna Mary mi ha segregato in camera, dopo una ramanzina infinita in cui ha
elencato tutti i possibili gironi infernali a cui sarò destinata.
Mi è venuta a
‘ritirare’ alla stazione dei Bus facendosi accompagnare da un vicino, sul suo
furgone con tanto di pecore sul retro. Che vergogna, davanti a Josh! Almeno qui non possono vedermi Helen e Willow… preferirei morire piuttosto che farmi vedere sul
camion di un pecoraro!
Nella camera,
oltre a me, una brandina scricchiolante e un comodino sghembo, c’è una bibbia e
un rosario a farmi compagnia. Kilmainham Gaol è meno tetra e più consolante.
Eppure questa casa
era diversa quando c’era nonno Jim. Quando eravamo piccole, venire a Kinvarra era il motivo per cui attendevamo con trepidazione
l’estate. Nonno passava ore a battere il ritmo con le bones (*), ad improvvisare motivetti e canzoni, mentre io e Nina
ballavamo sino quasi allo sfinimento.
Per Nonno ero io la più brava. Ero quella che ballava
meglio, che teneva sempre il ritmo e che sapeva cantare tutte le canzoni. Lo
adoravo e gli dicevo sempre che con lui sarei andata in capo al mondo.
Ci portava alle Cliff ogni anno e noi passavamo il tempo stese sulla
terrazza a strapiombo sul mare, gli occhi sulle rocce battute dall’acqua
laggiù, a più di duecento metri. Nonno rideva sino alle lacrime quando vedeva
Nina che iniziava a strisciare come un verme per raggiungere il bordo mentre io
camminavo dritta e spedita sino quasi al limite, sprezzante del pericolo e
della vertigine. “Ecco, la mia campionessa!” gridava, battendo una mano sul
ginocchio.
Nonna invece era
sempre nel cottage, perché una brava moglie deve dividersi tra casa e chiesa, e
disapprovava che noi piccole andassimo così tanto in giro, sostenendo che
avremmo disimparato le buone maniere e che a stare fuori casa non saremmo mai
diventate delle ragazze ‘perbene’.
Il nonno se l’è
portato via un infarto in una serata di fine gennaio. E’ stato seppellito con
le sue bones e non mi è rimasto neppure questo come
suo ricordo, neppure una sua foto.
Di James Michael
Williams mi è rimasto da contemplare la lapide al cimitero di Corcomroe Abbey qui vicino.
07
Luglio
Sono qui da
neppure ventiquattro ore e già mi sono subita una messa e una confessione
forzata da un prete che, quando sono uscita dopo un ‘Ego te absolvo’ molto tirato, sembrava
aver perso dieci anni di vita.
Probabilmente
quello che ho confessato io – ammetto di aver calcato un po’ la mano ed
ingigantito qualche particolare – non l’aveva sentito da parecchio tempo. E da
una ragazzina, poi, credo mai.
Nonna mi ha sequestrato i miei shorts, giudicandoli
‘il vestiario suggerito da Satana’. ‘Fanculo, meno
male che ho nascosto il vestito corto, in previsione di un incontro con Josh.
09
Luglio
Josh si è fatto attendere, ma almeno
è venuto, ieri sera. Verso le dieci ho sentito picchiettare alla finestra della
mia camera, giusto mentre stavo aprendo il diario per riempirlo di insulti
rivolti a qualsiasi essere vivente presente nella contea di Clare,
pecore e galline a cui devo dare da mangiare incluse.
Quindi, dopo
essermi cambiata velocemente (solo un quarto d’ora, è record!!) siamo usciti a
fare un giro. E’ stato come in un film! Scivolata fuori dalla finestra,
percorso il vialetto sino alla strada principale in punta di piedi, raggiunta
la sua sconquassata moto dietro al bivio e volati verso Ballyvaughn.
C’erano alcuni
suoi amici in un vecchio cottage abbandonato e fuori dal villaggio. Abbiamo
ascoltato un po’ di musica sullo stereo portatile di uno di loro e un paio di
giri di whiskey casereccio. A dire il vero non ricordo più tanto altro. Forse
uno dei suoi amici si chiama Connor O’Connor e la sua fidanzata Jessie Finley, ma forse mi sbaglio e ho invertito nomi e cognomi,
chissà. Un altro mi pare si chiami Ronan, che Josh prendeva in giro perché non si interessava alle
ragazze. Comunque mi sono divertita.
Stessa scena da
film di spionaggio al ritorno, con la variante che Josh
mi ha chiesto un bacio di commiato.
Ho trattenuto a
stento le risate alla parola ‘commiato’ e gli ho chiuso la finestra in faccia.
Un’altra volta, forse. Intanto che roda un po’.
Almeno sino a
domenica sera. Mi ha invitata a vedere Poltergeist a Galway.
12
Luglio
Poltergeist è una
cagata di dimensioni pazzesche. Però Josh bacia bene.
E sa dove mettere le mani.
Più che altro le
sa allungare, poi è tutto un palpa-palpa cerca-cerca.
Non so neppure se lasciarlo fare o meno, se andare avanti o meno, e soprattutto
se è quello che voglio o no. In fondo, tra un mese o poco più dovrei tornare
nella civile Dublino, e non dovrei più rivederlo, perciò non sarebbe una storia
lunga. E poi qui non c’è nulla da fare, e le evasioni da William’s
Cottage sono fin troppo facili, dato che Nonna ha il sonno pesantissimo e va a
letto presto (ma si sveglia all’alba e mi butta giù dal letto, dannazione!).
Ad ogni modo,sono
tre giorni che penso di meno a Keith. Non riesco a dimenticarlo completamente,
però. Tanto meno riesco a mettere una pietra sopra a ciò che ha fatto Nina.
Ma alla fine,
Keith è solo un ragazzo come tanti, come Josh e Doug,
con la coda davanti e il cervello in cancrena. E’ inutile darsi pena per loro,
è assurdo perdere tempo e sprecare energie e lacrime per degli esseri inferiori
ed è tanto più stupido sognare qualcuno che ti cambi la vita.
Se la mia vita
cambierà, sarà solo grazie a me stessa.
Oggi pomeriggio sono
riuscita a chiamare mia madre dal telefono pubblico di Kinvara.
(Non esiste il telefono a Williams Cottage). E’ molto soddisfatta di come stia
andando la squadra a Londra, anche lei ormai è ad una buona posizione in classifica,
come la maggior parte delle altre sue allieve.
Tutto ciò ha
aumentato la mia malinconia, in questo giorno nuvoloso.
Ho preso un
ghiacciolo al bar e sono andata a sedermi tutta sola su un muretto, mangiandolo
mentre fissavo il mare in preda ai pensieri più tetri.
Il rumore di un
campanello di bicicletta mi ha fatto voltare e mi sono ritrovata davanti Ronan, l’amico di Josh. Ha un
casco di capelli rossi invidiabile e una faccia magra e lentigginosa, su cui
spuntano due occhi molto chiari. Si è fermato a salutarmi e a chiedermi se
c’era qualcosa che non andasse.
Inizialmente ho
fatto spallucce ma…
Dev’essere stata la telefonata con
mia madre.
O le ormai due
settimane in questo posto.
O le nuvole
grigie.
Fatto sta che Ronan me i suoi occhioni
chiarissimi mi hanno fatto effetto e ho sentito improvvisamente il bisogno di
raccontargli tutto quanto, a discapito del fatto che potessi risultare
patetica.
Lui non ha detto
nulla, ne fatto altro che appoggiare la bici ed ascoltarmi con aria
interessata.
Solo quando le mie
parole e il mio ghiacciolo erano finiti ha aperto bocca. “Capisco” ha detto
solamente. “E mi dispiace davvero per te. Pensavo fossi qui solo per vacanza –
e per tua volontà, ovviamente.”
“Tsk! Volontariamente confinata in questo posto? In mezzo al
nulla? Ho l,’aria di una con manie da eremita?”
“Il nulla? Qui nel
Clare? Ma sei cieca? Innanzitutto sei davanti ad uno
dei golfi più suggestivi della contea, e hai davanti una rocca come Dunguaire Castle, quasi unica nel
suo genere. L’hai mai visitata dall’interno?”
Ammetto di no.
“Bene. E questa è
una cosa che potresti fare. E poi… Beh, quasi tutti a
Kinvara hanno una barca, mai pensato di chiedere a
qualcuno di farci un giro?”
Sono costretta ad
ammettere che non mi era venuta neppure questa, di idea.
“E siamo a due. E poi… domani inizia l’Arts
Festival a Galway, e Josh
scommetto che ti vorrà portare alle scogliere di Moher.”
“Questo come fai a
saperlo? Ci porta tutte quante?”
Ronan inforca la bicicletta, un
sorrisetto sornione. “L’hai detto tu, non io” ghigna, salutandomi con un cenno
di mano mentre si allontana.
“Prevedibile.” Gli
urlo di rimando. Non so neppure se credergli o meno. In ogni caso, quel ragazzo
è strano, diverso. E non in senso negativo.
17
Luglio
Sono stata con Josh alle Scogliere, oggi. Due ore di viaggio tutt’altro
che comode sulla sua moto sconquassata, ma ne è valsa la pena.
Con la giornata
bigia non c’erano neppure troppo turisti, e ci siamo potuti tranquillamente
avvicinare alla terrazza a picco.
Josh si è steso vicino al bordo.
Io, come quando
ero piccola, il bordo l’ho raggiunto a piedi. Sino a che le mie punte erano
proprio al limite. Lui mi guardava con tanto d’occhi.
E poi il mio
sguardo è scivolato verso il basso.
Duecento e più
metri in basso. Il mare era mosso, e si infrangeva sulle rocce scure rombando.
Era bellissimo, ipnotizzante. E ad un tratto mi sono ritrovata ad essere
attratta da quel vuoto. La vertigine era piacevole, tranquillizzante. Il rombo
del mare mi sembrava quasi un invito, il canto di una sirena.
Con una leggera
spinta del mio baricentro in avanti sarei potuta cadere. Fare un volo di
duecento metri, avere quasi l’illusione di volare, prima di finire contro le
pietre nere e terminare tutto quanto in un istante.
Tutto quanto.
La malinconia,
l’inadeguatezza, i miei pensieri contorti e le mie visioni distorte. I litigi
con i miei e mia sorella. Quest’estate noiosa e il rientro peggiore.
E’ incredibile con
quale facilità si poteva far finire il tutto.
“Hey, Anna, non potresti fare un passo indietro?” mi ha
domandato Josh, la voce un po’ tremante. L’ho
guardato, come emergendo da un sogno. Nonostante l’aria fresca che proveniva
dal mare pareva sudato. “Mi fai un po’ effetto in piedi sul bordo.”
“Rilassati, ho un
grandissimo senso dell’equilibrio” spiego sforzandomi di sorridere leggermente.
“E poi, se scivolassi non cercheresti di salvarmi?”
Josh deglutisce. Guarda ancora al di
là del bordo di pietra e poi me. “C’è da domandarsi se io sia abbastanza veloce
per farlo.”
Non ha detto di
si. L’avrei voluto. Avrei desiderato un SI, secco, deciso, senza tentennamenti.
Ma non importa. Mi allontano, ormai la magia della vertigine è finita, e ci
dirigiamo verso Kinvara.
Ci siamo fermati
sulla strada, nel cottage abbandonato dove sono uscita la prima volta con lui,
mentre fuori stava iniziando a piovere. Mi sono appoggiata ad un tavolo, l’unico
mobilio di quella catapecchia e l’ho invitato a venire verso di me.
Ho fatto sesso con
Josh per dimenticare la vertigine. E per mettere una
pietra sopra al nome Keith.
Da qualche parte
dovevo pur ricominciare, no?
20
Luglio
Siamo stati a Galway e mia nonna ci ha scoperti. Ramanzina incredibile,
scene isteriche, chiamate nel cuore della notte ai miei genitori e minacce di
convento.
Non ho fatto una
piega. Io sono intoccabile.
Come Nina, nulla
mi scalfisce. Mi sto corazzando. Verso tutto e tutti. Quando tornerò a Dublino,
voglio essere una persona diversa.
Una stronza senza
rivali e senza punti deboli.
Se è questo che è
richiesto da me, lo si avrà. E si pentiranno di avermi voluta così.
30 Luglio
Ho un ritardo di 3
giorni e vorrei sbattere la testa contro il muro. O uscire in barca con Josh e affogarlo.
E adesso cosa
faccio? La fine di Ann Lovett(*)?
Non oso pensare neppure alla reazioni dei miei. Complimenti Anna, ecco che ne
hai combinata una grossa, finalmente. Se lo scopo del tuo gioco era rovinarti
la vita, congratulazioni, hai vinto.
31
Luglio
Tutto è bene quel
che finisce bene. Non sono incinta! Tutto questo però mi deve insegnare a star
più attenta a quello che può succedermi. O forse è un segnale (divino?) che dai
ragazzi devo starci lontana.
Stavo già
meditando di lanciarmi da qualche scogliera qui vicino dopo aver staccato la
testa dal corpo di Josh, seduta sul solito muretto che
da sul mare, quando ho rivisto Ronan. Abbiamo parlato
un po’, anche se lui cercava di punzecchiarmi per farmi confessare cosa non
andasse, data la mia faccia. “So che tua nonna ha dato di matto quando ha
scoperto che siamo andati a Galway. E’ per questo?”
Ronan è troppo carino ed interessato
per essere un maschio. “E se ti dicessi di no?”
“Lo sapevo. Non
sei il tipo di persona che si offende per un rimprovero. Non sei come le
ragazze di queste parti, tutte casa, chiesa e timori.”
“E’ un
complimento?”
“Oh si. Sei tosta.”
“Grazie.” Sospiro,
guardandolo. Non è proprio carino, magro e allampanato sotto quella chioma ribelle.
Però almeno è simpatico. “Tu che dici, devo starci lontana da Josh?”
“Oh, beh. Se pensi
che lui ti voglia sposare allora si. Ma se vuoi soltanto passarci l’estate,
allora fai pure. Josh… beh, è attratto dalle turiste spigliate.”
Poi mi fa una
domanda strana. “Come si vive a Dublino?”
Non afferro bene
il senso, ma gli spiego grosso modo che il quartiere dove abito non è dei più
sicuri, ma non è nemmeno malissimo, ci sono zone belle e zone meno belle. Ma in
generale, non è male, ecco.
“Intendo dire. Ci si
sente più liberi?”
Penso ai
doposcuola passati con le mie amiche a bigellonare in
centro o a casa dell’una o dell’altra, e annuisco. “Diciamo che, essendo una
città abbastanza grossa, non ti devi preoccupare molto della gente che mormora
e di avere sempre comportamenti… come dire, corretti?”
“Il contrario che
a Kinvara.” Sospira lui. “Si trova lavoro facilmente?”
“Che? Non vorrai
mica trasferirti, vero? MA come, lasceresti questa splendida Baia… questa maestosa rocca… il
mare e i pescatori, le scogliere e le pecorelle?”
Lui alza le
spalle. Ha lo sguardo tormentato, non so bene che cosa nasconda, ma è velato di
malinconia, tristezza. “La vita qui è abbastanza difficile se aspiri a qualcosa
di diverso che portare avanti la pescheria dei tuoi genitori e sentire il
sermone domenicale.”
Capisco. “Non so
bene come sia il fattore ‘lavoro’ a Dublino. Non potresti chiederlo a quell’amico
di Josh che si è trasferito e che lui è andato a
trovare all’inizio del mese?”
Ronan sorride ancora. Un po’ tristemente.
Mi da dell’ingenua e un po’ me ne risento. “Te l’ho già detto, Josh è attratto dalle turiste. Soprattutto da quelle di Dublino.”
Capito, lo
stronzo?
Beh, ora che ho
scoperto di non essere stata fregata da lui, è ora di controbattere e dargli il
ben servito.
Buonaseeeeeeeeeeerah.
In
questa parte ci sono un sacco di riferimenti alla Contea di Clare,
di cui ne ho vista solamente una piccola parte.
Per
non perdermi in spiegazioni lunghe e tediose, vi rimando a qualche link:
Kinvara (sito di un bed and breakfast): http://www.delamainlodge.org/
e http://en.wikipedia.org/wiki/Kinvara
Corcomroe Abbey: http://www.burrenpage.com/Corcomroe.html
Cliff of Moher (awwww):
precisazione: sino al 2005 la terrazza a picco sul baratro era visitabile. E’
stata chiusa e giudicata pericolosa data l’erosione delle rocce. Ciò toglie un po’
la spettacolarità della vista. Ma comunque vi assicuro che è mozzafiato…! http://www.thisfabtrek.com/journey/europe/ireland/dublin/cliffs-moher-4.jpg
Galway: http://it.wikipedia.org/wiki/Galway_%28citt%C3%A0%29
(*)Ann Lovett http://en.wikipedia.org/wiki/Anne_Lovett
Vi
ringrazio sentitamente, voi che continuate a leggere/commentare le mie divagazioni… so che per ora è una storia abbastanza noiosa
e assolutamente fuori dal contesto di Tekken… e’ che
ci devo arrivare gradatamente…. Spero vogliate
scusare il tedio.
Buona
domenica!
EC