Mia madre era una puttanella rimasta incinta a sedici anni. Una di quelle ragazzine con del marcio nel cervello,quelle che sognano una vita sesso droga e rock ‘n roll. Mio padre non l’ho mai conosciuto. Deve essere stato un bastardo,un bastardo che non accettava le proprie responsabilità. Mia madre credo sia morta,caduta in fiume durante una sbronza,o qualcosa del genere. Nessuno l’ha mai cercata,si sono limitati a chiamare la polizia quando mi hanno vista vagare per i marciapiedi. Avevo fame,ed ero come un randagio pronto a mordere,nessuno voleva avere a che fare con me,e i giornali non erano interessati alla notizia di una tossica scomparsa. Il corpo di mia madre non l’hanno mai ritrovato,ed è meglio così. Lei era una deviata mentale,lo so per certo. Ho ancora le cicatrici di quando piangevo,e le mi spegneva le sue fottute sigarette sulla pelle. Adesso mi hanno classificato come una “ragazza difficile” in uno stupido schedario,mi hanno dato questi fogli ed una matita. Non so perché raccontare il mio passato,ma le notti in questa stanza vuota sono opprimenti. Cosa credono,che anche io sono pazza come mia madre? Si,ero un randagio. Ma non uno di quelli non adatti al branco. Ne sottomessa,ne sottomitrice. Avevo fame,e la fame rende ciechi: porta ai gesti più folli. Mi sarei uccisa,avrei ucciso. Poi mi hanno rinchiuso. Mi hanno rinchiuso fisicamente. E cosa me ne faccio del mio corpo? Le mie idee saranno per sempre libere.