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Autore: MeggyElric___    10/10/2010    6 recensioni
Prima fanciction su fullmetal Alchemist ^.^
La mia storia inizia alla fine dell'ultimo episodio di FMA Brotherhood, il numero 64 (capitolo 108 del manga). Quindi, se qualcuno non volesse... ecco... rovinarsi il finale, non dovrebbe leggere questa fanfiction.
DALLA STORIA:
" - Tornerò indietro.
Quelle parole uscirono con difficoltà dalla sua bocca, che si chiuse in una smorfia. Il cuore di Winry ebbe un tuffo. Era già arrivato quel momento, quel momento che temeva tanto. Era arrivato troppo presto.
Non voleva lasciarlo andare, non in quel momento. Era sempre stata innamorata di lui e non riusciva a capacitarsi di non vederlo più. Non voleva che quell’abbraccio fosse il loro ultimo addio.
Forse, però, c’era ancora una speranza. “Tornerò indietro”, aveva detto. Aveva paura a credergli. Aveva paura di rimanere delusa, troppo delusa.
Aveva paura, ma voleva credergli. L’avrebbe aspettato anche tutta la vita, se fosse stato necessario.
Avrebbe atteso il suo ritorno, appoggiata al balcone della finestra.
- Sì.
Disse Winry, quasi senza accorgersene. Edward mosse le labbra, senza dire nulla.
- Fai attenzione. "
comunque sia, spero vi piaccia. E' una storia molto lunga, quindi preparatevi ^.^
se non si fosse capito, è sulla coppia Edward/Winry!
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alphonse Elric, Edward Elric, Winry Rockbell
Note: Lime | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Hey! J ciao a tutti! Eccomi qui con il capitolo 16, appena sfornato! Ad un certo punto, i miei occhi se ne sono andati a farsi un giretto a Central City (xD) e non ci ho più capito niente. Quindi, se la storia comincia a fare schifo, sarà perché mi sono vista 19 episodi di fila di FMA, appena scaricati e di aver giocato per circa 2 ore a the sims 2. Sì, oggi non avevo niente da fare xD

Detto questo, ecco a voi il capitolo 16!

 

16.  RABBIA E ORGOGLIO

Quel mattino a Resembool pioveva, anzi diluviava. Nuvoloni neri avevano ricoperto con una coltre oscura il solito limpido cielo della campagna. Una cascata d’acqua opprimeva i raccolti, devastandoli, spinta dal soffiare del vento, che era sempre più impetuoso.

Ogni ricordo dell’estate era stato spazzato via dalla gelida, che aveva abbassato in modo a dir poco impressionante la temperatura.

Un lampo squarciò il cielo e un’assordante tuono rimbombò tra le colline, annullando per una manciata di secondi il prepotente scroscio della pioggia.

Edward era seduto su una sedia di legno ruvida e scheggiata. Le braccia, posate con i gomiti su un lenzuolo bianco tremavano impercettibilmente. Il mento, retto dalle mani, era immobile, così com’era imperturbabile l’espressione del ragazzo.

Il suo sguardo d’oro era posato su un dolce viso addormentato, sulla cui guancia sinistra spuntava un graffio profondo e un pesante livido rossastro. I capelli biondi, leggermente bruciati sulle punte, ricadevano morbidi ma disordinati sul cuscino bianco.

L’unico rumore che risuonava in quella piccola stanza di ospedale, era un irritante BIP che proveniva da una rudimentale macchina posta a pochi metri dal lettino. Ed chiuse gli occhi, desideroso di poter trasmutare quell’orribile aggeggio in tanti inutili pezzettini di metallo.

Sentì dei passi dietro di lui e si voltò, trovandosi davanti l’alchimista di fuoco, con una mano nei capelli e un’espressione tra il preoccupato e l’imbarazzato stampata sul volto.

Ed strinse i pugni, mentre Roy gli si avvicinava. Il comandante posò una mano sulla spalla del ragazzo e sospirò.

L’enorme desiderio di distruzione che Edward nutriva verso quella macchina che riproduceva in modo del tutto innaturale il cuore di Winry si spostò, incentrandosi su Roy. Digrignò i denti, maledicendo se stesso per non essere più in grado di utilizzare l’alchimia, e quindi di non poter ridurre Roy a un cadavere insanguinato infilzato con tante lame acuminate ricavate dal pavimento.

Strinse la sua palandrana rossa, un po’ per il freddo, un po’ per l’immensa rabbia che gli faceva ribollire il sangue nelle vene.

Roy Socchiuse gli occhi fingendosi dispiaciuto. O forse – meglio per lui se fosse così – lo era per davvero.

-          Mi... dispiace, acciaio.

Disse a bassa voce, guardando con compassione il dolce viso di Winry, e fissando con immenso disprezzo per sé stesso i tagli e le bruciature sulla ragazza. Ed alzò un biondo sopracciglio, irritato.

-          Il fatto che tu sia dispiaciuto non cambia le cose. E poi...

Cominciò, fulminandolo con lo sguardo.

-          Non chiamarmi mai più così.

-          Hai ragione. Scusa, per entrambe le cose.

Edward si alzò dalla sedia e camminò per la stanza, avvicinandosi più e più volte al letto sul quale giaceva la ragazza che lo aveva fatto innamorare. Roy seguì ogni suo movimento, fino a quando il ragazzo non tornò a occupare lo scomodo posto sul quale era rimasto per tutta la notte.

-          Come sta?

Provò Roy, con voce flebile. Edward grugnì.

-          Oh, benissimo. Non lo vedi da te?

Sbraitò, infastidito dall’inutile domanda del comandante, guardando le palpebre serrate della ragazza con sguardo dolce e pieno di apprensione.

-          È solo per colpa tua se ora sta così. Tua e delle tue maledette manie di protagonismo. E poi sarei io l’egocentrico? Con quell’inutile attacco, hai alzato un mucchio di sassi, e guarda come l’hai ridotta. Oltretutto, si è mezza bruciata! Mi verrebbe quasi da ringraziare una divinità in cui non credo, perché se si fosse trovata solo qualche centimetro più avanti... ah, non ci voglio neanche pensare!

-          Ho davvero esagerato, lo so. Per quel che può servire, ho ritirato la richiesta a tuo fratello, e ho inviato una consistente somma di denaro alla vostra famiglia per riparare al danno.

-          E tu pensi che con qualche soldo tu possa cancellare ciò che ha fatto? Spero davvero per te che lei non si sia fatta niente di grave, o ti giuro che ti ammazzerò con le mie mani, Mustang!

-          Hai ragione.

-          Ti dovrei ringraziare?

-          No. ho fatto solo ciò che ritenevo giusto.

-          Eh, grazie lo stesso.

Roy rimase sorpreso, e fissò l’ex alchimista. Edward si girò verso di lui e lo fulminò con lo sguardo.

-          Non ti illudere. Ti ho ringraziato solo perché è quello che lei vorrebbe. Ma non significa che non ti riempirò di pugni, appena questa faccenda sarà finita.

Il comandante sorrise, rassegnato.

-          Non sei cambiato per niente, Edward.

-          Se è per questo, neanche tu. Sei solo più vecchio.

-          E tu più alto.

-          Umph.

-          Perché hai iniziato a darmi del tu?

-          Perché non sei superiore a me. Comandante supremo finché vuoi, ma sono al tuo stesso livello.

-          Ma...

-          Niente ma. Non sono più il tuo fido cagnolino.

-          Non lo sei mai stato, hai sempre voluto fare di testa tua. Sei sempre stato un grande problema per me e per i miei nervi.

-          Non dirmi che per un momento hai sperato che io potessi prendere veramente ordini da te, perché non ci credo.

-          No, ho sempre saputo che non mi avresti mai ascoltato. L’ho capito dalla prima volta che ti ho visto: avevi undici anni, e tu e tuo fratello avevate da poco tentato la trasmutazione umana. Nel tuo sguardo, non vidi terrore, o disperazione, come sarebbe stato normale. No. I tuoi erano occhi con il fuoco dentro.

Ed non rispose, si limitò ad osservare le labbra di Roy, leggermente piegate in un sorriso ambiguo. L’uomo osservò l’oro puro degli occhi dell’ex alchimista, poi finalmente dischiuse il suo sorriso.

-          Così come adesso.

-          Ah, tu dici? Se avessi davvero la possibilità di incenerirti con lo sguardo, l’avrei già fatto, credimi.

-          Lo so, Edward. Ormai ti conosco bene.

-          E allora, dato che mi conosci, avrai di certo capito che la mia voglia di spaccarti la faccia sta crescendo sempre di più.

Roy sorrise nuovamente e si alzò.  Si girò, portando in alto una mano in segno di saluto.

-          Ok, ok. Ci vediamo dopo, Edward.

Disse il comandante, uscendo dalla porta e chiudendosela alle spalle. Ed, dopo essersi ripreso dall’enorme irritazione portata da Roy, tornò a osservare Winry.

Ancora non dava alcun segno di miglioramento. Con una mano accarezzò la leggera frangetta bionda che ricadeva sul viso candido della ragazza. Poco dopo, le prese una mano, stringendola teneramente tra le dita.

-          Winry...

Sussurrò, con voce tremante. Non ricevette alcuna risposta.

-          Apri gli occhi, Win. Ti prego. Siamo tutti qua ad aspettarti: Al, la zia, Den, Riza e anche quel bastardo di Mustang. E poi... ci sono anche io. Andiamo, mi hai aspettato per anni, e ora che finalmente sono qui con te, e siamo insieme, non puoi abbandonarmi.

Sorrise malinconico, stringendole di più la mano.

-          Guarda... guarda che la manutenzione non l’hai finita, quando è arrivato Roy. Devi completare la lucidatura della parte inferiore. Non è da te lasciare un lavoro a metà, lo sappiamo bene entrambi. Win, io devo a te la mia vita, perché tu mi hai dato la forza di andare avanti. Facciamo così, se tu ora apri gli occhi, ti prometto che non romperò più il mio automail. O almeno, ci proverò.

Disse sorridendo, socchiudendo gli occhi, che cominciavano a inumidirsi. Guardò verso l’altro, per evitare che le lacrime riuscissero a oltrepassare quella barriera che stava cercando di formare con tutte le sue forze.

Non ce la fece.

Una goccia cristallina e solitaria percorse la sua guancia destra e cadde a terra, silenziosa.

Veloce, Edward si passò una mano sul viso, come a nascondere le prove. Non doveva piangere, doveva essere forte. Winry ce l’avrebbe fatta, ne era più che sicuro.

Subito però si rattristò, pensando a quante volte lei era stata in quella situazione, in ansia per la sua vita. Chissà quante volte, inconsapevolmente, l’aveva fatta piangere, chissà quante lacrime aveva versato per la sua lontananza.

La guardò con dolcezza, avvicinandosi di più lei.

Quanto era bella.

Sempre, sempre lo aveva pensato, fin da quand’erano piccoli. Mai però, a quel tempo, avrebbe potuto dirglielo. Prese tra le mani una biondissima ciocca di capelli e l’accarezzò dolcemente, mentre osservava quel viso così dolce.

Era in quei momenti di – in un certo senso – solitudine che capiva veramente quanto fosse innamorato di lei. Non desiderava altro che rivedere i suoi occhi color del mare, che lo guardano sognanti, la sua voce delicata ma decisa, che gli dice di amarlo o lo sgrida per come tratta l’automail.

Ripensò a tutte le volte in cui Winry gli aveva esternato a parole i propri sentimenti e lui non era stato capace.

Tutto per colpa del suo imbarazzo e del suo stupido orgoglio. Eppure, non doveva essere così difficile dire quelle due paroline.

Doveva dimostrarle che anche lui era innamorato di lei, e che era abbastanza forte da dirglielo.

-          Winry io... ti devo dire una cosa. In questo momento, spero contemporaneamente che tu possa sentirmi, sia che tu non riesca a farlo. Tu mi sei sempre stata accanto, anche solo con il pensiero. Ho sempre avuto una parte di me che desiderava ardentemente mollare tutto e tornare qui a Resembool, tornare anche da te, trascorrere la mia infanzia – la mia adolescenza – come un ragazzo normale. Ma non potevo. Ero obbligato a studiare, a combattere, a cercare un modo per fare tornare come prima me e Al. Soprattutto Al.

Sorrise tristemente, ripensando a quei tempi.

-          Ma lo sai? Ora sono qui, e non ci sono più guerre, né stupidi colonnelli, o pericolose alchimie. Ci siamo soltanto io e te, dopo forse dopo troppo tempo. Dobbiamo vivere fino in fondo il tempo che abbiamo perso, pensare come se ogni momento fosse l’ultimo. Non sai quante volte ho abbracciato questa filosofia, negli anni in cui sono stato un alchimista di stato. Ancora non mi ero reso conto del perché in quei momenti i miei pensieri volgessero a te. Finalmente, l’ho capito. Io non volevo lasciare questo mondo senza averti visto un’ultima volta, senza averti ringraziato come davvero meriti. Non desideravo affatto che tu fossi il mio ultimo desiderio in punto di morte. Perché il mio cuore sapeva di voler rivelarti tutto, un giorno.

Ed si avvicinò a lei, accarezzandole una guancia. Si rese conto che quello era veramente il momento giusto. Si guardò intorno, per assicurarsi che non ci fosse nessuno, a parte loro due, nelle vicinanze. Sentì il cuore battergli forte e un calore improvviso invadergli il corpo.

-          Winry, io ti amo.

Disse, arrossendo vistosamente. Chiuse gli occhi e inspirò, lasciando che il profumo della ragazza gli riempisse i polmoni. Si alzò dalla sedia, accarezzando per l’ultima volta con lo sguardo il viso di Winry. Fece un paio di passi verso la porta, quando...

-          E-Ed...

Edward si girò, con gli occhi spalancati. Winry aprì di poco gli occhi, e cercò di sorridere, ma quello che uscì fu solo una smorfia di dolore. Il ragazzo si precipitò subito accanto a lei.

-          Ed...

Mormorò lei. Edward sorrise radioso.

-          Winry! Ti sei svegliata! Come stai?

-          Insomma. Ho male dappertutto.

-          Io Mustang lo uccido!

Ghignò lui, stringendo i pugni.

-          Ed tu... hai detto... che mi ami?

L’ex alchimista arrossì.

-          Io... beh, sì.

-          Puoi... dirlo di nuovo?

-          Io... io...

La ragazza abbassò gli occhi, triste. Ed se ne accorse. Con mano tremante, alzò lentamente il volto di Winry e la guardò fisso negli occhi. Oro prezioso nel cielo più limpido.

A cosa serviva trattenersi ancora? L’avrebbe resa felice, era quello che contava veramente. Mise da parte ogni suo pensiero, e prese il coraggio a due mani.

-          Ti amo.

Disse, fermo, deciso, ma in modo estremamente dolce. Gli occhi della meccanica brillarono di felicità, mentre un enorme sorriso si faceva largo sul suo splendido viso. Ed, la cui pelle era ormai diventata rosso cremisi, tenne lo sguardo fisso su di lei.

-          Ti amo.

Ripeté.

-          Non ho più paura di dirlo.

Così dicendo, si chinò verso di lei e posò le labbra sulle sue. Una lacrima lucente scese dal viso della ragazza e andò a posarsi sul cuscino bianco.

L’acuto dolore che sentiva prima sembrava scomparso, ovattato da un calore intenso che proveniva dal profondo del suo cuore, e da un intensissimo profumo di erba bagnato che le inebriava la mente.

Lasciò che ogni pensiero abbandonasse la sua mente, mentre tutto il suo corpo si concentrava in quel bacio che dentro racchiudeva tutto.

Tutta la sua vita e tutto ciò in cui aveva sperato.

Le parole del suo amore rimbombavano nella sua testa, rendendola tremendamente felice.

Desiderò in quel momento che il tempo si fermasse, per permetterle di assaporare ogni singolo istante di quel bacio meraviglioso.

Ma il tempo non si può fermare.

Si accontentò di quei minuti, ritmati dal battito incessante del ragazzo del quale era innamorata. La barbetta incolta le pizzicava il viso, facendola sorridere involontariamente.

Lentamente, Edward si staccò da lei, tornando a seguire i perfetti contorni del suo viso.

-          Ti amo anche io, Ed.

Disse lei infine, prima di perdersi un’altra volta nel più bello dei sogni più belli.

 

E così è finito anche questo capitolo. Non mi è piaciuto particolarmente ma lascio a voi le recensioni, che spero che siano veramente tante!

Kagome123 non vedo l’ora che tu continui la tua storia! Sono curiosissima di sapere il seguito! Comunque, grazie per la recensione!

Fflower89 sì, infatti dopo Al si rende conto che potrebbe essere una scelta sbagliata, ma penso che lui in fondo sia un po’ ingenuo, e comunque la voglia di rivedere la madre è sempre molto forte. Grazie del commento!

Al prossimo capitolo, baci. J

MeggyElric___

   
 
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