Hey! J ciao a tutti! Eccomi qui con il
capitolo 16, appena sfornato! Ad un certo punto, i miei occhi se ne sono andati
a farsi un giretto a Central City (xD) e non ci ho più capito niente. Quindi, se
la storia comincia a fare schifo, sarà perché mi sono vista 19 episodi di fila
di FMA, appena scaricati e di aver giocato per circa 2 ore a the sims 2. Sì,
oggi non avevo niente da fare xD
Detto questo, ecco a voi il capitolo n° 16!
16. RABBIA E ORGOGLIO
Quel mattino a
Resembool pioveva, anzi diluviava. Nuvoloni neri avevano ricoperto con una
coltre oscura il solito limpido cielo della campagna. Una cascata d’acqua
opprimeva i raccolti, devastandoli, spinta dal soffiare del vento, che era
sempre più impetuoso.
Ogni ricordo
dell’estate era stato spazzato via dalla gelida, che aveva abbassato in modo a
dir poco impressionante la temperatura.
Un lampo squarciò il
cielo e un’assordante tuono rimbombò tra le colline, annullando per una
manciata di secondi il prepotente scroscio della pioggia.
Edward era seduto su
una sedia di legno ruvida e scheggiata. Le braccia, posate con i gomiti su un
lenzuolo bianco tremavano impercettibilmente. Il mento, retto dalle mani, era
immobile, così com’era imperturbabile l’espressione del ragazzo.
Il suo sguardo d’oro
era posato su un dolce viso addormentato, sulla cui guancia sinistra spuntava
un graffio profondo e un pesante livido rossastro. I capelli biondi,
leggermente bruciati sulle punte, ricadevano morbidi ma disordinati sul cuscino
bianco.
L’unico rumore che
risuonava in quella piccola stanza di ospedale, era un irritante BIP che
proveniva da una rudimentale macchina posta a pochi metri dal lettino. Ed
chiuse gli occhi, desideroso di poter trasmutare quell’orribile aggeggio in
tanti inutili pezzettini di metallo.
Sentì dei passi
dietro di lui e si voltò, trovandosi davanti l’alchimista di fuoco, con una
mano nei capelli e un’espressione tra il preoccupato e l’imbarazzato stampata
sul volto.
Ed strinse i pugni,
mentre Roy gli si avvicinava. Il comandante posò una mano sulla spalla del
ragazzo e sospirò.
L’enorme desiderio
di distruzione che Edward nutriva verso quella macchina che riproduceva in modo
del tutto innaturale il cuore di Winry si spostò, incentrandosi su Roy. Digrignò
i denti, maledicendo se stesso per non essere più in grado di utilizzare
l’alchimia, e quindi di non poter ridurre Roy a un cadavere insanguinato
infilzato con tante lame acuminate ricavate dal pavimento.
Strinse la sua
palandrana rossa, un po’ per il freddo, un po’ per l’immensa rabbia che gli
faceva ribollire il sangue nelle vene.
Roy Socchiuse gli
occhi fingendosi dispiaciuto. O forse – meglio per lui se fosse così – lo era
per davvero.
-
Mi... dispiace,
acciaio.
Disse a bassa voce,
guardando con compassione il dolce viso di Winry, e fissando con immenso
disprezzo per sé stesso i tagli e le bruciature sulla ragazza. Ed alzò un
biondo sopracciglio, irritato.
-
Il fatto che tu
sia dispiaciuto non cambia le cose. E poi...
Cominciò,
fulminandolo con lo sguardo.
-
Non chiamarmi mai
più così.
-
Hai ragione.
Scusa, per entrambe le cose.
Edward si alzò dalla
sedia e camminò per la stanza, avvicinandosi più e più volte al letto sul quale
giaceva la ragazza che lo aveva fatto innamorare. Roy seguì ogni suo movimento,
fino a quando il ragazzo non tornò a occupare lo scomodo posto sul quale era
rimasto per tutta la notte.
-
Come sta?
Provò Roy, con voce
flebile. Edward grugnì.
-
Oh, benissimo.
Non lo vedi da te?
Sbraitò, infastidito
dall’inutile domanda del comandante, guardando le palpebre serrate della
ragazza con sguardo dolce e pieno di apprensione.
-
È solo per colpa
tua se ora sta così. Tua e delle tue maledette manie di protagonismo. E poi
sarei io l’egocentrico? Con quell’inutile attacco, hai alzato un mucchio di sassi,
e guarda come l’hai ridotta. Oltretutto, si è mezza bruciata! Mi verrebbe quasi
da ringraziare una divinità in cui non credo, perché se si fosse trovata solo
qualche centimetro più avanti... ah, non ci voglio neanche pensare!
-
Ho davvero
esagerato, lo so. Per quel che può servire, ho ritirato la richiesta a tuo
fratello, e ho inviato una consistente somma di denaro alla vostra famiglia per
riparare al danno.
-
E tu pensi che
con qualche soldo tu possa cancellare ciò che ha fatto? Spero davvero per te che
lei non si sia fatta niente di grave, o ti giuro che ti ammazzerò con le mie
mani, Mustang!
-
Hai ragione.
-
Ti dovrei
ringraziare?
-
No. ho fatto solo
ciò che ritenevo giusto.
-
Eh, grazie lo
stesso.
Roy rimase sorpreso,
e fissò l’ex alchimista. Edward si girò verso di lui e lo fulminò con lo
sguardo.
-
Non ti illudere.
Ti ho ringraziato solo perché è quello che lei vorrebbe. Ma non significa che
non ti riempirò di pugni, appena questa faccenda sarà finita.
Il comandante
sorrise, rassegnato.
-
Non sei cambiato
per niente, Edward.
-
Se è per questo,
neanche tu. Sei solo più vecchio.
-
E tu più alto.
-
Umph.
-
Perché hai
iniziato a darmi del tu?
-
Perché non sei
superiore a me. Comandante supremo finché vuoi, ma sono al tuo stesso livello.
-
Ma...
-
Niente ma. Non
sono più il tuo fido cagnolino.
-
Non lo sei mai
stato, hai sempre voluto fare di testa tua. Sei sempre stato un grande problema
per me e per i miei nervi.
-
Non dirmi che per
un momento hai sperato che io potessi prendere veramente ordini da te, perché
non ci credo.
-
No, ho sempre
saputo che non mi avresti mai ascoltato. L’ho capito dalla prima volta che ti
ho visto: avevi undici anni, e tu e tuo fratello avevate da poco tentato la
trasmutazione umana. Nel tuo sguardo, non vidi terrore, o disperazione, come
sarebbe stato normale. No. I tuoi erano occhi con il fuoco dentro.
Ed non rispose, si
limitò ad osservare le labbra di Roy, leggermente piegate in un sorriso
ambiguo. L’uomo osservò l’oro puro degli occhi dell’ex alchimista, poi
finalmente dischiuse il suo sorriso.
-
Così come adesso.
-
Ah, tu dici? Se
avessi davvero la possibilità di incenerirti con lo sguardo, l’avrei già fatto,
credimi.
-
Lo so, Edward.
Ormai ti conosco bene.
-
E allora, dato
che mi conosci, avrai di certo capito che la mia voglia di spaccarti la faccia
sta crescendo sempre di più.
Roy sorrise
nuovamente e si alzò. Si girò, portando
in alto una mano in segno di saluto.
-
Ok, ok. Ci
vediamo dopo, Edward.
Disse il comandante,
uscendo dalla porta e chiudendosela alle spalle. Ed, dopo essersi ripreso
dall’enorme irritazione portata da Roy, tornò a osservare Winry.
Ancora non dava
alcun segno di miglioramento. Con una mano accarezzò la leggera frangetta
bionda che ricadeva sul viso candido della ragazza. Poco dopo, le prese una
mano, stringendola teneramente tra le dita.
-
Winry...
Sussurrò, con voce
tremante. Non ricevette alcuna risposta.
-
Apri gli occhi,
Win. Ti prego. Siamo tutti qua ad aspettarti: Al, la zia, Den, Riza e anche
quel bastardo di Mustang. E poi... ci sono anche io. Andiamo, mi hai aspettato
per anni, e ora che finalmente sono qui con te, e siamo insieme, non puoi
abbandonarmi.
Sorrise malinconico,
stringendole di più la mano.
-
Guarda... guarda
che la manutenzione non l’hai finita, quando è arrivato Roy. Devi completare la
lucidatura della parte inferiore. Non è da te lasciare un lavoro a metà, lo
sappiamo bene entrambi. Win, io devo a te la mia vita, perché tu mi hai dato la
forza di andare avanti. Facciamo così, se tu ora apri gli occhi, ti prometto
che non romperò più il mio automail. O almeno, ci proverò.
Disse sorridendo,
socchiudendo gli occhi, che cominciavano a inumidirsi. Guardò verso l’altro,
per evitare che le lacrime riuscissero a oltrepassare quella barriera che stava
cercando di formare con tutte le sue forze.
Non ce la fece.
Una goccia cristallina
e solitaria percorse la sua guancia destra e cadde a terra, silenziosa.
Veloce, Edward si
passò una mano sul viso, come a nascondere le prove. Non doveva piangere,
doveva essere forte. Winry ce l’avrebbe fatta, ne era più che sicuro.
Subito però si
rattristò, pensando a quante volte lei era stata in quella situazione, in ansia
per la sua vita. Chissà quante volte, inconsapevolmente, l’aveva fatta
piangere, chissà quante lacrime aveva versato per la sua lontananza.
La guardò con
dolcezza, avvicinandosi di più lei.
Quanto era bella.
Sempre, sempre lo
aveva pensato, fin da quand’erano piccoli. Mai però, a quel tempo, avrebbe
potuto dirglielo. Prese tra le mani una biondissima ciocca di capelli e
l’accarezzò dolcemente, mentre osservava quel viso così dolce.
Era in quei momenti
di – in un certo senso – solitudine che capiva veramente quanto fosse
innamorato di lei. Non desiderava altro che rivedere i suoi occhi color del
mare, che lo guardano sognanti, la sua voce delicata ma decisa, che gli dice di
amarlo o lo sgrida per come tratta l’automail.
Ripensò a tutte le
volte in cui Winry gli aveva esternato a parole i propri sentimenti e lui non
era stato capace.
Tutto per colpa del
suo imbarazzo e del suo stupido orgoglio. Eppure, non doveva essere così difficile
dire quelle due paroline.
Doveva dimostrarle
che anche lui era innamorato di lei, e che era abbastanza forte da dirglielo.
-
Winry io... ti
devo dire una cosa. In questo momento, spero contemporaneamente che tu possa
sentirmi, sia che tu non riesca a farlo. Tu mi sei sempre stata accanto, anche
solo con il pensiero. Ho sempre avuto una parte di me che desiderava
ardentemente mollare tutto e tornare qui a Resembool, tornare anche da te,
trascorrere la mia infanzia – la mia adolescenza – come un ragazzo normale. Ma
non potevo. Ero obbligato a studiare, a combattere, a cercare un modo per fare
tornare come prima me e Al. Soprattutto Al.
Sorrise tristemente,
ripensando a quei tempi.
-
Ma lo sai? Ora
sono qui, e non ci sono più guerre, né stupidi colonnelli, o pericolose
alchimie. Ci siamo soltanto io e te, dopo forse dopo troppo tempo. Dobbiamo
vivere fino in fondo il tempo che abbiamo perso, pensare come se ogni momento
fosse l’ultimo. Non sai quante volte ho abbracciato questa filosofia, negli
anni in cui sono stato un alchimista di stato. Ancora non mi ero reso conto del
perché in quei momenti i miei pensieri volgessero a te. Finalmente, l’ho
capito. Io non volevo lasciare questo mondo senza averti visto un’ultima volta,
senza averti ringraziato come davvero meriti. Non desideravo affatto che tu
fossi il mio ultimo desiderio in punto di morte. Perché il mio cuore sapeva di
voler rivelarti tutto, un giorno.
Ed si avvicinò a
lei, accarezzandole una guancia. Si rese conto che quello era veramente il
momento giusto. Si guardò intorno, per assicurarsi che non ci fosse nessuno, a
parte loro due, nelle vicinanze. Sentì il cuore battergli forte e un calore
improvviso invadergli il corpo.
-
Winry, io ti amo.
Disse, arrossendo
vistosamente. Chiuse gli occhi e inspirò, lasciando che il profumo della
ragazza gli riempisse i polmoni. Si alzò dalla sedia, accarezzando per l’ultima
volta con lo sguardo il viso di Winry. Fece un paio di passi verso la porta,
quando...
-
E-Ed...
Edward si girò, con gli
occhi spalancati. Winry aprì di poco gli occhi, e cercò di sorridere, ma quello
che uscì fu solo una smorfia di dolore. Il ragazzo si precipitò subito accanto
a lei.
-
Ed...
Mormorò lei. Edward
sorrise radioso.
-
Winry! Ti sei
svegliata! Come stai?
-
Insomma. Ho male
dappertutto.
-
Io Mustang lo
uccido!
Ghignò lui,
stringendo i pugni.
-
Ed tu... hai
detto... che mi ami?
L’ex alchimista
arrossì.
-
Io... beh, sì.
-
Puoi... dirlo di
nuovo?
-
Io... io...
La ragazza abbassò
gli occhi, triste. Ed se ne accorse. Con mano tremante, alzò lentamente il
volto di Winry e la guardò fisso negli occhi. Oro prezioso nel cielo più
limpido.
A cosa serviva
trattenersi ancora? L’avrebbe resa felice, era quello che contava veramente.
Mise da parte ogni suo pensiero, e prese il coraggio a due mani.
-
Ti amo.
Disse, fermo,
deciso, ma in modo estremamente dolce. Gli occhi della meccanica brillarono di
felicità, mentre un enorme sorriso si faceva largo sul suo splendido viso. Ed,
la cui pelle era ormai diventata rosso cremisi, tenne lo sguardo fisso su di
lei.
-
Ti amo.
Ripeté.
-
Non ho più paura
di dirlo.
Così dicendo, si
chinò verso di lei e posò le labbra sulle sue. Una lacrima lucente scese dal
viso della ragazza e andò a posarsi sul cuscino bianco.
L’acuto dolore che
sentiva prima sembrava scomparso, ovattato da un calore intenso che proveniva
dal profondo del suo cuore, e da un intensissimo profumo di erba bagnato che le
inebriava la mente.
Lasciò che ogni
pensiero abbandonasse la sua mente, mentre tutto il suo corpo si concentrava in
quel bacio che dentro racchiudeva tutto.
Tutta la sua vita e
tutto ciò in cui aveva sperato.
Le parole del suo
amore rimbombavano nella sua testa, rendendola tremendamente felice.
Desiderò in quel
momento che il tempo si fermasse, per permetterle di assaporare ogni singolo
istante di quel bacio meraviglioso.
Ma il tempo non si
può fermare.
Si accontentò di
quei minuti, ritmati dal battito incessante del ragazzo del quale era
innamorata. La barbetta incolta le pizzicava il viso, facendola sorridere
involontariamente.
Lentamente, Edward
si staccò da lei, tornando a seguire i perfetti contorni del suo viso.
-
Ti amo anche io,
Ed.
Disse lei infine,
prima di perdersi un’altra volta nel più bello dei sogni più belli.
E così è finito anche questo capitolo. Non mi è
piaciuto particolarmente ma lascio a voi le recensioni, che spero che siano
veramente tante!
Kagome123 non vedo l’ora che tu continui la tua storia! Sono
curiosissima di sapere il seguito! Comunque, grazie per la recensione!
Fflower89 sì, infatti dopo Al si rende conto che potrebbe essere
una scelta sbagliata, ma penso che lui in fondo sia un po’ ingenuo, e comunque
la voglia di rivedere la madre è sempre molto forte. Grazie del commento!
Al prossimo capitolo, baci. J
MeggyElric___