Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
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Autore: harinezumi    12/10/2010    7 recensioni
Il ragazzo biondo con quell’aria da svampito rimase a fissarlo, e per quei lunghi –troppo lunghi- istanti, Kurogane sentì che probabilmente l’avrebbe odiato. C’erano già moltissime cose che non gli piacevano del nuovo arrivato: i suoi occhi, di un blu così glaciale, i suoi lineamenti nient’affatto giapponesi, il suo sorriso, un gesto che al di là dell’apparenza pareva essere vuoto.
Il professore invitò Fay D. Flourite a sedersi. Che nome eccessivo e pretenzioso, tanto da sembrare falso, pensò Kurogane, distogliendo con una smorfia di disappunto lo sguardo dal nuovo studente. Non che quell’individuo dovesse interessargli. Perciò, tentò di non prestargli attenzione quando si sedette sul banco dietro al suo, sfortunatamente l’unico libero a disposizione nella classe.
{fic conclusa ^^ oh yeah!}
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Fay D. Flourite, Kurogane, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Cap 15

Hello Goodbye

 

You say yes and I say no
You say goodbye and I say hello

«Sono così fiero di te, Kuro-tan!» miagolò Fay, cingendolo con dolcezza il collo del compagno, seduto a studiare alla propria scrivania. «Ti impegni tanto! Diventerai un bravissimo insegnante, ne sono sicuro…».

Fay aveva smesso dopo pochi giorni di sentirsi tormentato dalla faccenda avvenuta con Ashura, anche se ovviamente non aveva voluto parlarne e aveva fatto finta che nulla fosse successo. Tuttavia, sembrava che in qualche modo si fosse ripreso realmente, e non mancava mai di dimostrare la sua rinnovata allegria a Kurogane.

«Se sei qui per scocciare puoi anche alzare i tacchi» rispose quest’ultimo, non particolarmente entusiasta di venire costantemente interrotto dal biondo. Ogni dieci minuti di ogni giorno, entrava nello studio con una scusa diversa, quali portargli uno spuntino o da bere, aprire la finestra, portargli una lampada migliore, prendere un libro che gli interessava. Ma le sue vere intenzioni erano ben altre: ovunque andasse a parare, si finiva sempre lì.

«Prestami un po’ di attenzioni, ti prometto che poi me ne vado!» si lamentò infatti Fay, senza mollare la presa sul suo collo, ma anzi appoggiando anche il mento sopra la sua testa e chiudendo gli occhi, come per ribadire che lui era più importante di qualsiasi libro stesse studiando.

«Vuoi davvero che io un giorno riesca a laurearmi? Smettila di girarmi attorno quando sei in casa» sbottò però Kurogane, tentando di staccarsi di dosso almeno le braccia dell’altro, purtroppo saldamente avvinghiate al suo collo.

Ma Fay non demorse, anzi si gettò letteralmente in braccio al compagno, improvvisando una serie di miagolii soddisfatti, nonostante Kurogane minacciasse ancora di cacciarlo. «Kuro-pii, dovresti proprio venire a letto con me, è tardi…» mormorò, iniziando a baciargli dolcemente il volto, sulle guance, la fronte, gli occhi, ovunque gli venisse in mente di posare le labbra.

«Sono le dieci. Ho ancora un po’ di tempo, lasciami finire…» cercò di ribattere Kurogane, senza successo. Perché, un attimo dopo, era lui stesso che infilava le mani sotto la maglietta di Fay e lo stringeva a sé, le proprie labbra premute contro le sue. Non avrebbe potuto fare un errore più grande se non quello di cedere così, perché era evidente che ora Fay non l’avrebbe più lasciato in pace. Avrebbe preteso di giocare con lui fino a tardi, anche se Kurogane aveva un estremo bisogno di dormire, dato che ogni mattina si svegliava alle sette.

Tuttavia aveva intuito che avrebbe dovuto sopportare quella situazione per un po’. Fay doveva sfogarsi in una qualche maniera, dopo che non era riuscito a respingere Ashura, nemmeno con la presenza di Kurogane. Era probabile che quel comportamento, molto più intraprendente del solito (il che era tutto dire), fosse solo un tentativo del biondo di dimenticare e stare meglio: e questo era un motivo sufficiente per accontentarlo.

L’aveva capito, anche se l’altro non gli aveva detto chiaramente. Ogni cosa in Fay glielo stava urlando: non voglio più sentire la sensazione delle sue mani addosso, voglio che sia soltanto tu a potermi toccare di nuovo.

Kurogane alzò gli occhi sul volto arrossato del biondo, che giaceva sotto di lui, ora sul letto. Probabilmente, rifletté, non c’era qualcosa che davvero non avrebbe fatto per lui. Per quanto stanco anche fisicamente si sentisse ad avere ancora una volta tutto sulle proprie spalle, nulla lo appagava come l’espressione del biondo alla mattina, mentre esibiva quel sorriso ora colmo di ringraziamenti inespressi e inconfondibile amore.

***

«Prima c’è l’amore, è tutto un batticuore, dopo arriva il matrimonio, ma che grande pandemonio!*» canticchiava Fay per il soggiorno, in boxer e maglietta, con tanto di bandana fucsia legata in testa.

Al negozio gli avevano dato un giorno libero, perciò aveva pensato di fare una sorpresa al suo Kuro-pon mettendo la casa un po’ a posto, cosa che di solito considerava meno di niente. Il motivo era che il suo compagno sembrava ogni settimana più scocciato dal caos che spargeva Fay in giro, essendo abituato al suo ordine rigoroso. Meglio non rovinare ulteriormente quella che non era esattamente una tranquilla convivenza in molti campi (specialmente per quanto riguardava le incursioni di Fay sotto le docce di Kurogane).

Occupato com’era, il ragazzo si rese a malapena conto che il suo cellulare, gettato sul divano, stava squillando da un po’. Lo prese, osservando con fierezza che avrebbe potuto fare una pausa ora che era a metà lavoro. Anche se nell’effettivo tutti i loro dvd erano a terra, il tappeto chissà dove, la playstation staccata e gettata sul letto in camera e il divano non più addossato alla parete ma al centro della stanza.
Giocherellando con uno dei buffi oggettini quali graffette e calamite che aveva recuperato da alcuni anfratti, rispose al telefono, sovrappensiero. Rimase impietrito quando sentì la voce dall’altro capo della cornetta.

«Come stai, Fay?» gli aveva appena chiesto Ashura. Sembrava una domanda posta in tutta tranquillità, e Fay avvertì benissimo la preoccupazione paterna in quelle parole, ma faticò a rispondere immediatamente, maledicendosi per non aver dato nemmeno un’occhiata al numero sul display. «Fay? Tutto bene?»

«Si. Scusa» mormorò il biondo, senza aggiungere però un’altra parola. Perché Ashura era così gentile con lui adesso?

«Te ne stavi zitto!» rispose l’altro, ridendo. Possibile che fosse così gentile? «Come sta quel ragazzo con cui stai adesso? Hai ancora lo stesso lavoro? Ti ho proposto tante volte di pagarti ancora gli studi, la mia offerta è sempre valida…»

«Perché hai chiamato?» domandò Fay, interrompendolo. Dubitava, dal modo in cui si erano lasciati l’ultima volta, che ad Ashura importasse molto della salute di Kurogane. Anzi, il suo naso non doveva ancora essere guarito dopo quel colpo in pieno viso. Tuttavia avvertiva un tono strano nella voce di Ashura, come se fosse tornato quello del tutore che quand’era bambino si prendeva cura di lui con mille attenzioni.

«Credevi davvero che non ti avrei più cercato?» gli chiese Ashura di rimando, senza un attimo di esitazione. «Non andiamo molto d’accordo, ma tu sei mio figlio».

Fay rabbrividì, senza sapere esattamente che emozioni avrebbe dovuto provare in quel momento. Amore, affetto? O avrebbe dovuto pensare che Ashura lo stava semplicemente prendendo in giro per avvicinarlo a lui? Se ci fosse stato Kurogane nei paraggi, gli avrebbe sicuramente detto cosa fare.

«Davvero non c’è un altro motivo per cui stai chiamando?» cercò di sillabare alla fine, dandosi dello stupido per quanto riusciva a sembrare emotivo anche per telefono. Persino Kurogane doveva averne davvero abbastanza dei suoi lamenti isterici.

Dall’altro capo della cornetta ci fu per un po’ silenzio di tomba. Poi un: «Se ti dico come stanno le cose, prometti che starai lontano da me?», che fece immediatamente allarmare Fay. Senza bisogno di tante parole, aveva già intuito dove Ashura volesse arrivare.

«Stai molto male?» mormorò, mentre in quei momenti il suo amore verso il suo tutore prendeva totalmente il sopravvento.

«Domani partirò per Seattle, e probabilmente è per sempre. C’è una buona clinica laggiù. Non voglio che ti preoccupi per uno come me. Fino alla fine, non sono stato capace di non coinvolgerti nei miei problemi, ti ho costretto a fare troppo…». Ashura si interruppe, lasciando quella frase in sospeso.

«Già domani?» La voce di Fay era totalmente spenta. Per quanto odio a volte avesse provato per Ashura, lo aveva anche amato. Perché da lui era stato trattato come una persona, da lui aveva ricevuto affetto, prima che l’ossessione dell’altro per il trovare una cura alla sua malattia si facesse così acuta. «C’è qualcuno che ti accompagna, vero? Quella tua assistente… dimmi che c’è qualcuno che verrà con te».

«C’è qualcuno che verrà con me. Fay, non piangere».

Ma Fay non era riuscito a controllarsi, e singhiozzava ormai al telefono, coprendo i propri singulti come poteva con una mano premuta contro la propria bocca. «M-mi dispiace, tu sei quello che sta morendo… e tutto ciò che so fare io per te è piangere! È-è tutta… colpa mia…».

«Non avrei dovuto chiamarti. Ma non potevo non parlarti ancora, desidero partire con un bel ricordo di te, Fay… perciò non fare così. Mai, in nessuna maniera al mondo, sono stato scontento del tuo comportamento, anche se so di averti detto il contrario» gli disse dolcemente Ashura. «Sembra che alla fine, anche se sono stato un pessimo padre, tu sia cresciuto meravigliosamente bene. E parto tranquillo sapendo che hai qualcuno che ti ama».

«Dimmi che aereo prendi! Devo vederti» supplicò allora Fay, intuendo che l’altro non aveva intenzione di parlare ancora a lungo.
«Partirò alle dieci e trenta. Ti saluto, Fay» rispose infatti Ashura, in tono sbrigativo per quanto ancora molto gentile. «Ricordati che non sei costretto a venire solo perché me l’hai chiesto. Sono già contento di te».

Prima che Fay avesse modo di dire una parola, Ashura riattaccò, e il ragazzo si ritrovò in un soggiorno mezzo demolito, distrutto e sconvolto.

***

«Hai saltato il lavoro per venire qui stamattina. Che amico hai tanto importante da correre a salutarlo con un giorno di preavviso?» domandò Kurogane, parcheggiando la moto davanti all’aeroporto. Avevano staccato il sidecar, perché Fay sosteneva che viaggiava meglio accoccolato contro di lui.

«Non ti preoccupare, Kuro-bau. Faccio in un attimo, tu aspetta qui» rispose il biondo, scendendo dalla moto e slacciandosi il casco con un sorriso. Lo porse a Kurogane perché glielo tenesse, ma prima di entrare solo nel terminal si rivolse ancora al suo compagno. «Grazie per avermi accompagnato!»

Una volta fuori dalla vista di Kurogane, il suo sorriso si spense e Fay cominciò a correre nella hall dell’aeroporto, senza staccare gli occhi dal tabellone delle partenze. L’aereo per Seattle stava già imbarcando, perciò doveva veramente sbrigarsi. Passò i metal detector nel limite della legalità, schizzando via non appena la guardia gli fece un cenno, e corse anche lungo le scale mobili. Nel salone d’aspetto, i suoi occhi cercarono sperduti ovunque, finché non trovarono una figura ben precisa.

Ashura era come sempre impeccabile in un completo giacca e cravatta, anche se il suo viso gli apparve subito più pallido e scavato. Del resto, non poteva aspettarsi altro, ma non si immaginava certo di rimanere così impressionato al manifestarsi della sua malattia. Seduta accanto a lui, fortunatamente, c’era veramente l’assistente che lo avrebbe accompagnato, quindi almeno su quel punto non aveva mentito come aveva temuto Fay.

«Fay! Stavo per andare» esclamò Ashura con un sorriso, notandolo prima che il biondo potesse parlare. Era rimasto imbambolato a fissarlo pochi metri più in là, ansimando leggermente per la corsa.

A quel punto, Fay gli si avvicinò, inginocchiandosi lentamente al suo fianco e appoggiando la fronte contro un suo ginocchio, senza dire una parola. Sarebbe rimasto lì anche per diversi minuti, se l’altro non avesse parlato.

«Ti prego, non fare così… alzati» gli disse Ashura, in tono leggermente autoritario. Ma dai suoi occhi era ben visibile quanta tristezza aveva provato a quella vista, e fu solo lo sguardo che Fay incrociò che lo indusse a sollevarsi da terra; tuttavia, Ashura non rinunciò a quel contatto, perché gli prese una mano nella propria. «Non ero sicuro che venissi. Vorrei scusarmi con te… mi perdoni, Fay?»

Fay annuì senza pensarci due volte, ma la sua espressione rimase tetra. «Certo che si».

«Oh, lo so benissimo che non me lo merito. Ma è bello sentirtelo dire» mormorò l’altro, a bassa voce. «Ora fammi un sorriso, ti prego. Così posso andare». Ashura si alzò in piedi, accarezzandogli i capelli con la mano libera e sorridendogli dolcemente. La sua segretaria aveva preso le valige, e si stava dirigendo all’imbarco, dopo aver annunciato con discrezione che era l’ultima chiamata.

«Non morire» gli chiese Fay a bassa voce. Poi, abbozzò un sorriso sul volto, che sembrò persino spontaneo, perché nessuno sapeva sembrare allegro forzatamente quanto lui. «Sarei più contento se non morissi, e tornassi a vivere felice». Cercò di non notare l’ematoma violaceo appena visibile che Ashura aveva sul naso e in parte sulla guancia.

 «A me basta che queste cose le abbia tu» rispose Ashura, baciandolo sulla fronte e lasciandogli la mano. «Addio, Fay».

Fay non emise un suono, nemmeno respirò. Rimase a fissare Ashura mentre si allontanava da lui e raggiungeva la donna, senza più riuscire a sorridere. Ma doveva cercare di riprendersi, altrimenti Kuro-tan all’uscita avrebbe notato che era triste e si sarebbe preoccupato. A quel pensiero, il sorriso gli tornò un attimo alle labbra, e si concentrò su quella prospettiva per riuscire a mantenere un’espressione normale mentre usciva.

Ma Kurogane aveva un fiuto eccezionale nel capire quando Fay mentiva, così lo accolse immediatamente con aria dubbiosa quando lo vide uscire ed esibire uno dei suoi falsi sorrisetti. Gli passò il casco, salendo sulla moto, ma non lasciò correre. «Chi sei venuto a salutare che ti ha ridotto così?» gli chiese, studiando gli occhi azzurri dell’altro, mesti e leggermente bassi.

«Non ti sfugge nulla, eh, Kuro-sama?» mormorò Fay, cercando di allargare il proprio sorriso. Tuttavia, in quel momento non aveva voglia di resistere ancora allo sguardo di Kurogane. «Ashura è partito per gli Stati Uniti, e non tornerà più, perché è andato a morirci. Scusa se non te l’ho detto. Ma anche se penserai che non fosse sincero, io preferisco ricordarmelo com’è stato oggi».

«Non ti posso biasimare» rispose Kurogane, dopo qualche minuto di silenzio. Gli passò una mano dietro alla nuca per attirarlo a sé e lo baciò sulle labbra, preferendo quello a tutte le inutili parole che avrebbe potuto dire per impedire all’altro di deprimersi.

***

«A mia sorella piace fare questo genere di follie. Ma non pensavo che sarebbe partita davvero» stava dicendo Kurogane cercando, cosa insolita per lui, di fare conversazione con quella specie di zombie che si trovava in casa da qualche giorno.

Ma Fay non alzò gli occhi dalla sua colazione, ancora intento a fissare con sguardo vuoto la sua tazza di tè. Da quando Ashura era partito, portava sempre con sé il cellulare e ne controllava le chiamate sempre più spesso, non riuscendo a rassegnarsi all’idea che il suo tutore non l’avrebbe più chiamato. Lui ci aveva provato, ma nessuno aveva risposto.

Kurogane non poteva capire del tutto la sua sofferenza, ma supponeva che saperlo probabilmente morto in qualche ospedale oltreoceano doveva essere un duro colpo per Fay, anche dopo che aveva deciso di tagliare i ponti con quel suo residuo di famiglia che gli era rimasto. Tuttavia, come il biondo ripeteva spesso, adesso aveva Kurogane accanto a sé, che cercava persino di fare conversazione.

«Scusami, Kuro-wan, non ti stavo a sentire» mormorò Fay dopo qualche minuto di silenzio. Sorrise al compagno, finalmente riscosso dalla sua contemplazione del tavolo. Fortunatamente, i momenti in cui s’incantava così erano sempre più radi.

«E non farmi ripetere le cose!» sbottò Kurogane, cominciando a sparecchiare dato che almeno lui aveva finito di mangiare. Fay, invece, non toccava cibo da quando si era seduto, ma l’avrebbe presto fatto, a costo di ficcargli la colazione giù per la gola, rifletté Kurogane. «Mia sorella passerà il resto dell’anno scolastico ad Hong Kong, con la sua migliore amica. Non ho capito bene perché quella ragazzina avesse bisogno di trasferirsi in Cina, ma non c’era bisogno che Tomoyo la seguisse! E invece, testarda com’è…»

«Oh, Kuro-amore! Mi dispiace tantissimo!» esclamò allora Fay, alzandosi con uno scatto felino, improvvisamente pieno d’energia, e andando ad incollarsi a Kurogane, stringendolo in maniera che non potesse liberarsi facilmente.

«Ma che ti piglia?!»

«La tua sorellina parte!» spiegò il biondo, senza accennare a lasciarlo. «Così ti sto consolando, Kuro-mii. Sono così dispiaciuto, non voglio assolutamente che Kuro-bau provi il dolore che sono costretto a provare io… con tutta la sua famiglia lontana!»

Kurogane, dopo quelle parole, non ebbe il cuore di scansarlo come aveva pensato, ma anzi gli passò una mano tra i capelli, accennando appena un sorriso. «La mia famiglia non è lontana, è qui con me. È chiassosa e ha un sacco di problemi… mi tiene sveglio a guardare film idioti, mi cucina dei dolci ripieni di zucchero in maniera improponibile e mi salta addosso nei momenti più inopportuni» sospirò, con una smorfia di sopportazione. «Ma l’ho scelta io, e a lei non permetterò mai di lasciarmi, perché la amo».
 

* non ricordo in che telefilm ci fosse questa canzone.. e più ci penso meno mi viene in mente *-* sorry




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l’ultimo discorso di Kurogane è stato ispirato da “Lilo & Stitch” *-* io AMO quel cartone, e la scena in cui Stitch dice che la sua famiglia è “piccola e disastrata, ma bella.. si, molto bella” è semplicemente strappalacrime T_T

nessuno sta morendo dalla voglia che arrivi Lucca Comics&Games?! ç-ç (in mancanza di cose intelligenti da dire xD)

 
to Shyray: Fay è ancora molto bravo a recitare e a mentire, non ho dimenticato che è la sua natura in fondo! diciamo che per quanto ami Kurogane vuole lo stesso che la sua vita non cambi di una virgola.. della serie, viva le contraddizioni!! spero che la fine della storia ti stia piacendo :D è stata scritta un po’ a casaccio, lo ammetto xD a presto ^^ e grazie, sei sempre gentilissima!

to Emily00: i tuoi commenti mi fanno davvero contenta xD perché il mio scopo è proprio farvi coinvolgere!! io cito sempre tantissimo il manga, a volte non si capisce forse u.u’ l’idea di un seguito ha preso forma già il mese scorso ^^’ ed è a metà della sua realizzazione. spero che mi riesca bene, così potrò farvelo leggere :D mi interessa molto esplorare il rapporto tra Kurogane e Fay in un AU, cercando di mantenere i personaggi sempre uguali a sé stessi! ti ringrazio per l’idea che mi hai dato in ogni caso :D è stata provvidenziale o non avrei avuto più voglia di continuare!

to Julia_Urahara: quanti complimenti.. troppi *-* se continuo a scrivere è soprattutto perché ci sono tante belle persone come te che mi dicono certe cose, oh sì!! secondo me Kurogane in moto ci sta un sacco, lui è un vero uomo u.ù della serie motociclista con giubbotto in pelle.. ecco perché è ancora più figo quando picchia Ashura xD a oggi pomeriggio cara! (non ci credo di poterlo dire *O*)

to li_l: Kurogane è troppo perfetto xD e Fay invece è così imperfetto! Ashura è solo incompreso, secondo me davvero ci teneva al povero Fay, anche se ha un modo un po’ strano di dimostrarlo u.u’ (lezioni da Seishiro x°D tutti dovrebbero prenderle, peccato lo considerino un maniaco) ti auguro un buon tè anche se ormai l’avrai bevuto da quattro giorni °-° a presto, grazie davvero :D

to Ne_chan: era lungo il capitolo, sì? meglio! xD questi ultimi capitoli sono un po’ strani, devo dire che ero un po’ perplessa mentre li scrivevo.. probabilmente perché mi avviavo verso la fine e non sapevo come metterla.. però dai spero non siano tanto tristi! penso che Kurogane sia una specie di superuomo, ora me lo sogno di notte *W* un superuomo che fa tutto, ma proprio tutto, per la sua principessa.. ehm, principe *-* alla prossima spero :D ti ringrazio tanto ^^

to beal95: la pistola è stata eliminata per difficoltà di scrittura della scena xD ma io tendo davvero al tragico in questi casi! comunque anche tu non scherzi, è vero!! Fay e Kurogane sono tutto un programma, non mi stancherei mai di scrivere su di loro! è bello immaginarli litigare come una coppia, visto che le quattro sadiche megere ci hanno privato di questi momenti ç-ç purtroppo oggi non ho mangiato pasta :° ma rimedierò! PASTAAAAAA :D e grazie!

to shiya_euphie: anch’io adoro il lato di Fay che cerca di ribellarsi senza riuscirci (Kurogane è l’uomo u.u)! Ashura mi sta simpatico, davvero, non volevo che per lui la storia finisse male.. ho cercato di risollevarlo un po’ xD sono così contenta che ascolti i Beatles ç-ç purtroppo “Hey Jude” non la potevo inserire (non c’è nessuno che si chiama così °-° ed è tutta cantata al femminile xD), ma l’adoro. so che c’è bisogno di più yaoi in questa fanfic u.ù m’impegnerò nella prossima, promesso! ciao ciao grazie :D (era meno sconnessa comunque sì u.u ma le apprezzo tutte le recensioni!)

harinezumi


 
*Stitch chiude il libro de “Il brutto anatroccolo” e lo lancia via con un ringhio, allora arriva Lilo che lo prende in braccio coccolandolo allegra* il prossimo capitolo è “All you need is love” ed è l’ultimo! ma perché invece l’autrice non ha scritto sulle canzoni di Elvis Presley?!
  
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