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Autore: F a i r    14/10/2010    0 recensioni
E se la storia che conosciamo, non sia la vera storia? Se ci fossero avvenimenti di cui ignoriamo l'esistenza o se alcune azioni avessero altri moventi?
La storia di Naminé e Roxas forse non è proprio come ce l'hanno raccontata. O forse sono io che ho sempre voluto che fosse così.
"Alzò il capo e disse al suo migliore amico: «Stalle accanto e prenditi cura di lei, d'accordo?»
La sua era quasi una supplica. Dai suoi occhi traspariva una preoccupazione che non sarebbe dovuta esistere in un Nessuno.
Axel rimase sorpreso dal tanto affetto che Roxas aveva per Naminé.
«Sta' tranquillo» promise. «Lo farò»."

PS: Alcune scene che troverete esistono davvero in KHII, mentre altre sono completamente inventate. Enjoy (:
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Axel, Naminè, Roxas, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Kingdom Hearts, Kingdom Hearts II
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Chapter III: Fotografie
Si sistemarono in una zona discreta vicino ad una fonte.
Arrivava la pseudo-notte di Crepuscopoli e ne approfittarono per riposare e recuperare le forze. Accesero un fuoco discreto, che non attirasse troppo l’attenzione. Ci si sedettero intorno e rimasero ad osservare il fuoco che crepitava.
Mentre guardava la legna ardente, Naminé si ricordò che Axel era ferito. Perciò si alzò senza molte spiegazioni e cominciò a rovistare nella sua borsa bianca.
«Cosa cerchi?» chiese Axel.
Naminé non rispose, rimanendo chinata. Quella sua borsa non le era sembrata tanto piena di cianfrusaglie fino a quel momento. Estrasse del disinfettante, dell’ovatta e delle bende. Li mostrò ad Axel dicendo: «Questi. Voglio medicarti quel taglio».
Axel lanciò un’occhiata alla spalla sinistra e disse: «Ma no! Non ce n’è bisogno».
La ragazza gli girò intorno e cominciò a scoprirgli la schiena. «Lo deciderò io» disse.
Osservò la ferita. Era molto più grave di quanto Axel non volesse far credere. Non voleva pensare a ciò che sarebbe successo se non se ne fosse ricordata. Cominciò a ripulirla mentre parlava: «Non venirmi a dire che questa è una fesseria, Axel».
«Lascia stare, Nam!» protestò lui.
«Non esiste!» ribatté la ragazza.
«Ne ho viste di molto peggio – ah! Hey Nam!»
«Ti lamenti come un bambino».
«Ma fa male!»
«Che fine ha fatto la tua forza, Axel?»
Allora Axel la guardò imbronciato e non ribatté.
Naminé non impiegò molto tempo a medicare la spalla di Axel e quando finì, chiese: «Non ti senti meglio?».
Axel si stiracchiò, mosse la spalla, poi il braccio.
«Fai miracoli con quel disinfettante, lo sai?» disse Axel sorridendo.
La ragazza sorrise, appena imbarazzata e tornò a sedersi vicino al fuoco.
«Che cosa facciamo adesso?» chiese mettendosi le braccia attorno alle gambe.
Axel sospirò. «Non lo so, l’Organizzazione ti da la caccia ora che Roxas non c’è più e io sono un traditore».
«Dà la caccia a me?!» chiese Naminé sopresa e gli lanciò un’occhiata indagatrice.
«Il patto era che tu saresti stata salva finché lui avesse adempiuto ai suoi compiti» rispose Axel. «Ma credo che Xemnas si aspettasse che dopo i primi contatti con te, Roxas sarebbe cambiato e ha cominciato a meditare di eliminarlo».
Naminé restò in silenzio ad ascoltare mentre una sola domanda le frullava in mente: «Da quanto tempo sapete questa cosa?»
Axel esitò. «Il patto esiste da quando sei venuta con me dal Castello dell’Oblio, mentre… eliminazione di Roxas è un progetto recente».
Naminé si portò una mano sugli occhi, mentre pensava che fino al quel momento aveva vissuto sull’orlo di un baratro di cui ignorava l’esistenza, e di colpo si sentì stanca.
«Magari ditemelo la prossima volta che rischio la vita anche solo respirando» sussurrò ancora incredula, ma scoprì di non riuscire ad essere arrabbiata con nessuno dei due anche se non seppe spiegarsi il perché.
Più tardi si coricarono, ma senza stare troppo vicini. Axel non aveva mai avuto problemi a coccolare Naminé, finché erano stati tutti e tre insieme.
Adesso si sentiva strano a starle troppo vicino, soprattutto dopo quello che Larxene gli aveva detto al castello. Voleva bene a Naminé, quanto ne voleva a Roxas e forse proprio perché sapeva quanto l’amico tenesse a lei.
Mentre pensava, la osservava prepararsi il giaciglio freddo.
Si alzò, coprì parte del legname con del terreno ed entrambi andarono a dormire.
Erano passate circa tre ore, quando Axel si svegliò e vide Naminé rannicchiata che dormiva, ma tremava appena.
Anche se si era ripromesso di non farlo, gli sembrava ingiusto farsi condizionare da qualche sensazione infondata. Che ragione aveva di pensarci? Larxene non doveva avere nessuna voce in capitolo in quella faccenda. Perciò si alzò, le si avvicinò e si stese accanto a lei. La abbracciò, cingendole le spalle per riscaldarla.
«Roxas...» mormorò Naminé nel sonno e smise di tremare. Si girò e si sistemò poggiando la testa sul petto di Axel senza svegliarsi e lui rimase a guardarla dormire.

E pensare che eri così piccola quando ti trovai…

Ricordava bene quel momento. Xemnas l’aveva inviato al Castello dell’Oblio insieme ad altri membri dell’Organizzazione. Voleva che conducessero delle ricerche all’interno di quel labirinto di stanze bianche.
Axel non aveva mai avuto molto da fare lì. Non era uno studioso e la ricerca dell’Organizzazione non gli interessava più di tanto. Piuttosto era curioso di sapere cosa ci fosse in quel castello di tanto importante e perciò gironzolava a caccia di indizi. In realtà non aveva un vero interesse, era solo per passare il tempo. Gli piaceva credere di essere alla ricerca di qualcosa di nuovo e misterioso.
In una di queste sue esplorazioni raggiunse la stanza più alta dove trovò una ragazzina bionda con un blocco da disegno in mano. Era intenta a disegnare tutto ciò che le veniva in mente, seduta su una sedia bianca come il resto del castello.
Non si spaventò quando lo vide, cosa che lo sorprese molto. Piuttosto sorrise e gli mostrò il disegno che stava facendo.

 

Sorrise. Ricordò di essersi sentito strano, osservando quel gesto.
Alzò lo sguardo al cielo rosso fuoco. Se si osservava bene si intravedeva anche qualche stella. Pensò di nuovo a Roxas.
Chissà dove sei ora, amico pensò. Ho fatto la cosa giusta, vero?
Non passò che qualche minuto che si addormentò anche lui.
La mattina seguente, Naminé aprì gli occhi e si ritrovò davanti gli occhi verdi di Axel che la guardavano. Non se ne accorse subito, d’istinto si alzò a sedere e andò a sbattere la fronte contro la sua.
Axel si spostò dolorante con il volto fra le mani.
«Scusami, Axel!» esclamò Naminé.
«Tu!» disse Axel indicandola. «Tu sei l’alter ego gentile di Roxas!» sbottò.
Lei rise appena ripensando a quando Roxas le aveva raccontato l‘episodio e a come Axel interrompesse continuamente per giustificare quello che Roxas raccontava. «Ti rispose così solo perché non ti perdonava di averlo fatto entrare nell’Organizzazione» gli fece notare. «Se non fosse stato per te avrebbe vissuto sempre a Crepuscopoli senza tutti questi problemi».
«Se non fosse sto per me» ripeté Axel. «Voi due non vi sareste mai conosciuti» precisò puntandole l‘indice. «Non hai altro disinfettante?».
«Solo in caso di necessità» rispose Naminé sorridente.
Subito dopo, sistemarono la zona in cui avevano dormito, per non lasciare tracce molto evidenti. Cercarono di far restare l’Organizzazione senza indizi su dove avessero intenzione di andare.
Passarono molti giorni tranquilli durante i quali i ragazzi ebbero anche modo di visitare altri mondi. Prima di lasciare Crepuscopoli, si procurarono una macchina fotografica. Utilizzarono quasi tutti il rullino, ma Naminé volle conservare gli ultimi due o tre scatti per quando avrebbero trovato Roxas.
Axel rimase sorpreso da quella richiesta. Per quanto ne sapeva potevano anche non rivedersi mai più.
«E dai, Axel!» pregò Naminé, mentre erano di nuovo intorno ad un falò crepitante.
Axel sospirò fingendosi esasperato e le diede la macchina fotografica. Lei la prese e la ripose nella borsa bianca dove conservava tutto quello che aveva preso come souvenir da ogni mondo.
Più il tempo passava, più la ferita di Axel si rimarginava e i ragazzi dimenticavano di essere in fuga. Quasi sembrava che si fossero in vacanza, si fossero presi un periodo di pausa.
Era come voleva farlo sembrare a Naminé. Qualcosa che non le pesasse. Non voleva addossarle la tristezza e la paura. Perciò la trattava sempre con gioia e spensieratezza, per non farle pesare quella situazione.
Forse anche Axel si stava abituando a quel modo di vivere e cominciò ad abbassare la guardia. Se all’inizio del viaggio aspettava due o tre ore prima di coricarsi, ora aspettava solo mezz’ora o un’ora e poi andava a dormire con Naminé.
Non controllava più se fossero seguiti, stava sottovalutando la possibilità di essere rintracciati.
Era notte fonda quando si svegliò perché aveva sentito un rumore di foglie calpestate. Si alzò lasciando Naminé sola e si allontanò nella boscaglia.
Era buio e la visibilità era scarsa. Axel camminava lentamente esaminando ogni particolare.
All’improvviso il silenzio della notte fu squarciato da un urlo. «Axel!» diceva.
Idiota, perché l’ho lasciata sola?! si rimproverò il ragazzo mentre correva verso il fuoco.
Lo raggiunse solo per avere il tempo di vedere un uomo incappucciato, che portava il suo stesso soprabito, sparire in un corridoio oscuro.
Era arrivato tardi. Che razza di protezione aveva dato? L’unica cosa che Roxas gli aveva chiesto era di proteggere la persona a cui teneva di più al mondo. Con quale scusa si sarebbe giustificato? No, non voleva giustificarsi, né con se stesso, né con gli altri.
Era tutto e solo colpa sua.
Con questi pensieri per la mente, si diresse malinconico verso il fuoco quasi spento a sguardo basso. Mentre lo raggiungeva gli cadde l’attenzione sulla borsa di Naminé. La prese con un gesto gentile, quasi fosse una parte di lei. L’aprì e cominciò a vedere cosa c‘era dentro. Trovò la macchina fotografica , il disinfettante, l’ovatta e tanti altri piccoli oggetti che Naminé aveva raccolto tra cui anche la stecca dell‘ultimo ghiacciolo che avevano preso tutti e tre insieme. Pensò ancora a lei e si sentì come se avesse qualcosa nel petto: quel cuore che non aveva. Era la stessa sensazione che aveva quando tempo prima pensava che Roxas sarebbe potuto andar via.
Ma lasciamo Axel a sé stesso. Cosa stava succedendo a Roxas?

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