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Autore: ClaudiaSwan    15/10/2010    9 recensioni
La vita matrimoniale non è cosa semplice.Si cresce,si cambia,
o semplicemente non ci si riconosce più.Famiglia,carriera,tempo che passa sono una dura prova per tutte le coppie.Riusciranno Robert e Alessia ad affrontare tutto questo? pare di no.Lui sempre lontano,lei troppo sola pare che l'amore non basti più.Riusciranno a ritrovarsi e a tenere unita la famiglia?E Kellan a trovare l'amore?E Jack a riconquistare Ashley?Beckie e Luke riusciranno a tornare quelli che erano? Di dieci anni più vecchi, tornano i protagonisti di "Photos,love,vips and Kisses. when a photo change your life" in una cornice del tutto nuova in cui protagonista non è più "l'innamoramento", ma la vita insieme, vera avventura e banco di prova di ogni sentimento.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ashley Greene, Jackson Rathbone, Kellan Lutz, Robert Pattinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'ubi tu Gaius, ibi ego Gaia'
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capitolo 1
Eccomi qua. Finalmente, direte voi! Eh si, finalmente. Sono tornata a casa con questa storia, credo lo sappiate già. Ho scritto tutto oggi di getto, ma metto le mani avanti, non potrà sempre essere così. Sono impegnatissima con l'uni e la pausa che mi sono presa oggi per scrivere non potrò prendermela sempre. Però farò il possibile. Chiedo scusa per la intro banale e frettolosa, come la trama buttata giù in fretta giusto per pubblicare con la promessa di arrangiarla meglio al più presto.
Non mi perdo più in ciance e vi lascio all'atteso sequel di "Photos, love vips and kisses. When a photo changes your life"
Buona lettura!





1
Ritardo e ritorno





- rispondi, rispondi, rispondi-
- informazione gratuita. L’utente da lei chiamato non è al momento raggiungibile. La preghiamo di riprovare più tardi. Grazie-
- dannazione!-
- mamma…-
- si, tesoro?-
- sta iniziando-
Con stizza spengo il telefono e lo metto in borsa. Nemmeno il silenzioso. Spento, direttamente.
Irraggiungibile.
- mamma…-
- dimmi amore-
- ma papà quando viene?-
- presto, tesoro. È in aereo-
La verità è che non so se è in aereo. La verità è che non so nemmeno se è in aeroporto o se ci sarà nelle prossime ore.
La verità è che non so mai come rispondere alle domande dei miei figli quando mi chiedono quando il loro papà deciderà di farsi vivo a casa.
Osservo il viso della mia bambina, gli occhi puntati sul campo, fissi sulla figura immobile di Matt. Non commenta, ma so benissimo cosa le passa per la testa. Lui le manca.
Manca anche a me.
Manca anche a Matt.
Ma per Arianne è diverso. Adora, ama suo padre. Ha una spiccata predilezione per lui.
Io e Matt abbiamo imparato a farne a meno in certi casi, abituati alle sue continue partenze e ai suoi improvvisi ritorni. Ma lei no.
Ed è per lei che sono così amareggiata. La mia piccola.
Anche ieri sera, come ogni sera, l’ho spiata dalla porta socchiusa della sua camera tentare di leggere da sola il libro di favole che Robert le ha portato di ritorno dal suo ultimo viaggio. Ho provato a leggerglielo io, qualche volta, ma mi ha categoricamente vietato di farlo. Era il loro libro quello.
Peccato che su venti fiabe Arianne ne avesse ascoltata solo una.
La faccio alzare e sedere sulle mie ginocchia per sentirla più vicina e farmi sentire lì con lei.
Immergo il viso nei suoi capelli biondi e il suo profumo dolce mi invade.
Non saprei descrivere il profumo della mia bambina. Non è solo di pesca, lo shampoo che più le piace, e non è solo di fragola, profumazione del bagnoschiuma racchiuso in una bamboletta di plastica di Mulan, che pretende di trovare sempre in bella vista sul bordo della vasca da bagno.
Il profumo della mia bambina è qualcosa di particolare. Così come quello di Matt.
O forse sono solo le mamme a sentirlo.
- mamma! La partita sta per cominciare!- si ribella ridendo e cercando di sciogliere il mio abbraccio.
L’arbitro fischia e i giocatori iniziano a muoversi correndo per il campo. Arianne è riuscita a sciogliersi dalla mia presa e a scendere i gradoni delle sedute per andare a incollarsi alla rete.
Non posso non sorridere. È legatissima a suo fratello, e così lui a lei.
Quando ho scoperto di essere incinta, ho temuto per Matt. La gelosia per i fratelli più piccoli, così comune nei bambini, non rende mai la vita facile ai fratelli maggiori. Ma Matt è stato bravissimo.
Aveva solo quattro anni quando Arianne ha deciso di venire al mondo. Un puro caso perché non l’abbiamo propriamente cercata, né per noi né per Matt. È semplicemente arrivata, mostrandosi con una faccina rosa sorridente sul cartoncino di un test di gravidanza.
Anche per Robert è arrivata così dal nulla. Tanto per cambiare, il suo volo era in ritardo. Arrivò a casa nel cuore della notte, e io e Matt stavamo dormendo insieme nel nostro letto perché fuori diluviava e Matt aveva paura dei tuoni. Mi raccontò che trovò la scatola vuota del test di gravidanza nel bagno della nostra camera da letto. Io ricordo solo che riuscii ad addormentarmi profondamente solo quando lo sentii stringermi nel letto e dirmi che mi amava.
Da quella notte ho sempre pensato che mia figlia avesse un modo tutto suo di fare le cose. Indipendente e spiccio. Come me. E poi è briosa e sempre allegra. Come suo padre.
La osservo saltellare sul posto e battere le mani gridando forte il nome di suo fratello che sta correndo dritto verso la porta, non permettendo a nessuno di interrompere la sua fuga.
Non ha mai amato veramente il calcio. Si è solo trovato con quella dote.
Un giorno a scuola il suo insegnante di ginnastica gli ha insegnato le regole del gioco del pallone e, improvvisando una partita nella palestra della scuola, ha scoperto il talento di Matt.
È molto bravo, e su questo non ci sono dubbi. Ma resto comunque perplessa dal fatto che giochi senza avere la passione per questo sport. Anche a casa, tifa Manchester United solo perché è la squadra di suo padre; non un poster appeso alla parete, il suo pallone autografato da Beckham fermo sul suo piedistallo sulla mensola della libreria.
È l’opposto di Arianne. Spesso è taciturno, abbastanza solitario. Casa nostra è un via vai di bambini che entrano ed escono, tutti compagni di scuola, ma non lo vedo mai veramente felice. Forse solo quando gioca con sua sorella. Da lei si fa fare di tutto. Quando siamo tutti a casa, solo allora riesco a vedere mio figlio come vorrei, sorridente e sereno. Non so come mai sia così, posso solo immaginarlo, ma è probabile che, al contrario di Arianne, abbia preso tutto da me. Non è un gran chiacchierone ma è molto recettivo al mondo esterno. Estremamente sensibile.
Non lo ammetterebbe mai perché ormai, alla veneranda età di dieci anni, si sente grande, ma sono la sua mamma. Certe cose le so e basta.
- tutto suo zio, non c’è che dire! È tutto me!-
Il vocione di Kellan arriva alle mie spalle, alto e orgoglioso.
- ciao Kell. È appena iniziata, siediti- gli dico spostandomi sul lato di Arianne che tanto non tornerà mai ad occupare il suo posto.
- Grazie, Ale. Ti ho portato del caffè- mi risponde sorridente tendendomi un enorme bicchiere di cartone dello Starbucks. - Ancora zero a zero?-
- è iniziata solo da pochi minuti, Kell -
- ma il mio figliastro è un centravanti da sfondamento! Dovrebbe già aver messo in rete almeno una palla!-
Nemmeno a dirlo che Matt, con un’azione di cui non saprei dire il nome ma che sembra parecchio complicata, va in rete in mezzo ai festeggiamenti dei suoi compagni di squadra.
- lo sapevo, io! Lo sapevo che qualcosa da me doveva aver preso!- gridò Kellan alzandosi in piedi per applaudirlo e salutarlo mentre correva verso gli spalti.
Mi ritrovo a sorridere guardando Kellan. È pazzo di Matt e prende molto sul serio il suo ruolo di padrino. Non è per niente cambiato con gli anni, eccetto quella leggera brizzolatura che lui dice faccia molto George Clooney. Sempre imponente e in formissima, sempre alla ricerca della sua anima gemella che ancora non ha capito non troverà mai nei backstage delle sfilate di moda. Sempre imprevedibile, grintoso e infantile. Quarantuno anni portati come se fossero trenta, e un grado di serietà che non sorpassa i diciassette.
- Zio Kell! Mi hai visto?- gli grida Matt mettendosi le mani davanti alla bocca per amplificare il suono.
- certo che ti ho visto, campione!-
Il suo vocione fa girare di scatto Arianne, che finalmente sembra essersi resa conto del suo arrivo. Tempo due secondi, che si è già catapultata tra le sue braccia riempiendogli la faccia di baci.
- ecco Ale, la donna della mia vita sarà così. Dove ne trovo un’altra che mi da tutto quest’affetto, vero Kolly?-
Kolly da Koala. Quando era più piccola, Arianne aveva il vizio di appendersi letteralmente al braccio di Kellan. Una sera si era addormentata aggrappata al suo braccio mentre era seduto sul divano a parlare con Robert e da quel momento è diventata Kolly per lui.
Kellan è parte integrante della mia famiglia, così come Jackson, Beckie e Maicol. Una famiglia non legata dal sangue ma semplicemente dall’affetto profondo che nutriamo l’uno per l’altro. Affetto che non è cambiato assieme al cambiare delle nostre vite.
Kellan ormai si è ritirato a vita privata dal mondo delle scene, preferendo lavorare dietro le quinte come commediografo per il teatro. Di tutte le possibili vie che mi aspettavo prendesse Kellan, quella dello scrittore di commedie teatrali era l’ultima che mi aspettavo avrebbe mai intrapreso. Jackson, invece, aveva scelto una via già più prevedibile, visti e considerati i suoi talenti. Dopo aver fatto ancora qualche film in costume, decise che era ora di cambiare vita, svolta che prese del tutto quando venne lasciato da Ashley per via della sua gelosia smodata. Che io sappia, lei continua ancora a calcare le scene del mondo del cinema e qualcuno dice sia diventata la nuova Kim Basinger, per via di qualche film in cui la ricordava vagamente. Lui è diventato un discografico abbastanza importante. Ha iniziato alla EMI prima di aprirsi una casa discografica tutta sua che ha faticato un po’ a partire, ma che ora va alla grande. Proprio in questi giorni è impegnatissimo a lanciare una nuova cantante che sembra abbastanza promettente. Per me è solo la brutta copia di Britney Spears, ma se lui ci vede del talento chi sono io per dire il contrario??
Beckie ha aperto una scuola di make up e hair style a Manhattan, ma ogni suo momento libero lo passa andando a fare terapia di coppia con Luke. Lysa, ormai quindicenne, è esasperata dai suoi genitori. Un po’ litigano, poi si amano di nuovo, poi si lasciano, poi vanno in terapia… per non sentirli litigare durante il “periodo no” si trasferisce direttamente a casa mia, cercando un po’ di tranquillità per i suoi studi. È diventata una bellissima adolescente, ormai. Una capo cheerleader intelligente e brillante contro ogni cliché che bolla le agitatrici scatenate di pon-pon come delle squinternate deficienti. Ha già deciso che andrà ad Harvard e che diventerà un chirurgo. A volte penso solo che veda troppi telefilm med, ma se quella è davvero la sua strada lo scoprirà non appena metterà piede in ospedale per il tirocinio. Tra molti anni.
Quanto a me… io e Maicol siamo ancora li, nel nostro studio a realizzare foto per la Dantey West. Per noi nulla è cambiato, così come per Rob, ancora ad andare avanti e indietro per il paese, con una residenza speciale negli aeroporti e la tessera fedeltà negli alberghi di tutto il mondo.
I suoi impegni sono sempre più numerosi e ogni volta più pesanti. Un colossal in costume su un personaggio storico svedese, tale Birger Magnusson, qualche commedia romantica, qualche film tratto dai classici (l’ennesimo Orgoglio e Pregiudizio, con lo scontatissimo ruolo di Mr Darcy, ma in versione moderna) e ora pare sia diventato il nuovo Clive Owen dei film d’azione. Certo, se anche lui prendesse a fare sesso con la Bellucci durante una sparatoria gli direi di cambiare mestiere, ma finché fa la parte di un giornalista a caccia di uno scoop sul narcotraffico può avere ancora una qualche sorta di credibilità.
Ha appena finito di girare un film con Leonardo di Caprio, roba di spionaggio, e teoricamente dovrebbe essere di ritorno oggi dal Giappone, ma non risponde al telefono. Non so se sia già sull’aereo o no, sta di fatto che doveva essere qui stamattina, ma sono le sette di sera e di lui nemmeno un piccione viaggiatore esausto per il lungo viaggio.
Per essere sicura che non ci sia, perlustro le finestre di casa, non appena mettiamo piede nell’appartamento, non si sa mai che il suddetto piccione si sia schiantato contro una portavetro.
- mamma, vado a farmi una doccia- mi grida Matt mollando come suo solito il borsone esattamente al centro del salotto allontanando da sé in maniera definitiva l’incombenza di svuotarsela da solo.
Appesa la giacca di Arianne all’attaccapanni, mi preparo mentalmente alla tortura di dover sopportare l’odore nauseabondo che accompagna ogni borsone sportivo che si rispetti. Quasi ho pietà per quell’ecosistema che sta nascendo tra una maglietta umida e i calzini un po’ puzzolenti, ma imperterrita svuoto il borsone mettendo tutto a stendere sulla terrazza in attesa di un carico più pesante per poter fare la lavatrice.
- zio Kell, ti va di vedere la mia nuova Barbie?- cinguetta Arianne, varcando la porta di casa assieme a Kellan. Aveva insistito per farsi accompagnare a casa da lui, la monella, e siccome l’orso non sa dire di no, me lo trovo a camminare piegato quasi a novanta gradi per mettersi all’altezza di mia figlia.
- certo tesoro, corri a prenderla- le risponde guadagnandosi un sorrisone sdentato da parte della bambina.
- notizie del disperso?- mi chiede tirandosi su e massaggiandosi la schiena dolorante.
- è disperso, l’hai detto. I dispersi non danno notizie, sono dispersi- ribatto stizzita cacciando il borsone ormai vuoto nello sgabuzzino.
Appena finisco di parlare, il suo telefono prende a suonare insistentemente.
- toh! Parli del diavolo…- dice guardando il display del suo cellulare.
- pronto?- risponde premendo il tastino per il vivavoce.
- Kell dimmi che sei a casa mia- parla la voce gracchiante di mio marito dall’altro capo del telefono.
- sono a casa tua-
- bene, puoi dire a quella vipera di mia moglie di accendere il telefono?! È un’ora che cerco di chiamarla!-
Kellan mi lancia uno sguardo divertito mentre mi giro dall’altra parte pur di non rispondere al telefono. L’ho chiamato e richiamato, aspettato e aspettato e aspettato ancora. Dormo con il telefono acceso e in ogni caso quello fisso è perfettamente funzionante. Io non mi sono persa la prima di campionato di mio figlio questo pomeriggio.
- qualcosa mi fa intuire che non sia disposta a parlarti, Rob-
- ma che novità. Comunque, verresti a prendermi all’aeroporto? Pare che tutti i tassisti di New York siano andati in sciopero e l’unica cosa che vedo qui sono file e file di auto che non danno l’impressione di essere dei taxi travestiti da macchine normali-
- ok… va bene. Arrivo.-
- fai presto, ho già ritirato la valigia!-
- ti sembra che io abbia un jet?-
- no, ma hai un suv! Sono praticamente la stessa cosa-
- e su questo hai anche ragione -
- dai omone, muoviti-
Non lo saluta nemmeno e chiude la chiamata.
- vado a prenderlo- sospira Kellan recuperando le chiavi dell’auto dalla tasca del giubbotto.
- puoi anche lasciarlo li- commento acida già tirando fuori ingredienti dal frigo per preparare la cena e preparando già mentalmente tutta la serie di improperi che gli scaglierò contro non appena varcherà la soglia di casa.
- su Ale, non essere così acida. È il suo lavoro-
- il suo lavoro principale è fare il padre e il marito, Kellan. Se tarda, chiama. Come tutte le persone normali-
Kellan alza gli occhi al cielo e mi saluta con un bacio sulla guancia, prima di gridare ad Arianne e a Matt che sta andando via e loro, a loro volta, gridano il loro “ciao” rispettivamente dalla mansarda e dal bagno.
- Kell, resti a cena?- riesco a chiedergli prima di vederlo sparire dietro la porta.
- No, Ale. Ho un appuntamento stasera- mi risponde guardandomi con un sorrisetto furbo stampato sul viso da eterno ragazzino.
- e quanto porta di reggiseno l’appuntamento?-
- Ale, non essere sempre così prevenuta. Ha una normalissima seconda!- mi risponde ancora ridacchiando mentre chiude il portoncino alle sue spalle.
È sempre lo stesso, non c’è niente da fare.
Per un attimo lascio vagare lo sguardo per l’intera sala, valutando quante altre cose siano rimaste le stesse oltre a lui. A parte i soggetti nuovi delle foto appese alla parete e nelle cornici sul pianoforte, tutto è rimasto uguale, con l’aggiunta di una nuova consolle di videogiochi sotto al tv, una cesta di giochi vicino all’ingresso e un tutù da ballerina fresco di lavanderia appeso al gancio della porta aperta dello sgabuzzino.
Casa mia è diventata casa nostra a tutti gli effetti qua a New York, così come casa di Robert è diventata casa nostra a Los Angeles. Il via vai è continuo, in qualsiasi stagione. Non importano le quasi cinque ore di volo. Ci piace Los Angeles, piace ai bambini. Non riesco mai a farli entrare in casa dalla spiaggia prima del tramonto, qualsiasi sia la temperatura all’esterno. Li hanno anche più spazio per loro, ognuno una cameretta tutta per sé, mentre qui dividono la mansarda che avevo sempre usato da ripostiglio prima del loro arrivo.
In bella mostra al centro del piano, la mia foto preferita attira la mia attenzione. Cornice spessa scura, sfondo bianco, stampa in bianco e nero. Io e Robert all’altare il giorno del nostro matrimonio sotto alberi carichi di petali rosa. Ci teniamo le mani, guardandoci sorridenti negli occhi. Dietro di noi, coprendo quello che doveva essere il prete, un’intensa luce bianca, una sagoma.
Mi è sempre piaciuto pensare che sia Matt quella luce. Eravamo felici quel giorno. Avevamo tutto quello che potevamo desiderare al mondo.
Non che ora le cose siano veramente cambiate, però… non è più come prima. La vita vera è entrata nel sogno. Ora siamo stressati. Siamo spesso lontani. Fisicamente, ma anche mentalmente. Sembra quasi che abbiamo iniziato a volere cose diverse, senza renderci veramente conto di quando tutto questo sia cominciato.
Tutte le volte che torna a casa dopo un tour pubblicitario per un film, inizio a tremare ad ogni squillo del suo telefono. Sentire la sua voce entusiasta che risponde al suo manager mi spacca dentro, perché so che se lo porterà di nuovo via. Dai bambini… da me.
Questa volta non dovrò tremare. So già che nel giro di due settimane al massimo sarà con la valigia alla porta per andare a Buffalo per un nuovo lavoro. Più vicino, week end a casa, ma comunque lontano durante la settimana.
Sto ancora preparando la cena quando Matt mi chiama per farsi portare la roba pulita in bagno perché l’ha dimenticata di sopra, proprio come suo padre.
Quante volte gli ho passato la tuta dallo spiraglio aperto della porta per poi finire tirata dentro a quel bagno, sotto la doccia, perché lo scroscio dell’acqua non ci facesse sentire dai bambini? Non accadeva più da un po’ di tempo ormai.
Espletato il mio compito da mamma e sorvegliato Matt perché si asciugasse i capelli e non andasse in giro con la testa bagnata, decido di riaccendere il telefono. Mentre apparecchio il tavolo, lo squillo ripetuto dei messaggi per chiamata senza risposta risuona un numero pressoché infinito di volte prima che io mi decida a metterlo a tacere andando a leggere i messaggi.
Stranamente trovo una chiamata senza risposta di Kellan. Sto giusto per richiamarlo quando a suonare è il telefono di casa.
- pronto?- rispondo incastrando il cordless tra l’orecchio e la spalla mentre continuo a disporre piatti e bicchieri.
- Ale! Pensavo avessi acceso il telefono!- grida la voce di Kellan sopra l’autoradio acceso.
- ho acceso ora, stavo per richiamarti. Che succede?-
- succede che sono imbottigliato nel traffico, che ho dovuto tirare pacco alla mia seconda di reggiseno e che sono ancora troppo distante dall’aeroporto. A quanto pare c’è davvero sciopero dei taxi!-
- ok, Kellan, non ti preoccupare… anzi scusa, sarei dovuta andare a prenderlo io-
- non ti preoccupare, dai. Lei mi perdonerà, so sempre come farmi perdonare. Tu dai pure la cena ai bambini, io cercherò di fare il prima possibile-
- d’accordo, Kell, grazie-
- di nulla, da un bacio ai bambini-
- ok, ciao-
Perfetto. Senza dire una parola tolgo il piatto per Robert e lo ripongo nel pensile assieme al bicchiere e alle sue posate.
- Bambini, andate a lavarvi le mani che è pronto!- grido alzando il viso verso la porta spalancata della loro cameretta.
- Matt! Dammelo!!!!-
- Dai Ary, voglio solo vederlo!-
- Mamma!!!!! Matt non mi vuole dare il mio libro!!!!!!!-
- Matt dalle quel libro e scendete!!!!-
Un rumore di passi doppio e qualche tonfo sulle scale mi avvisa che i miei figli hanno deciso finalmente di obbedire, richiamati forse dal profumo del pollo con le patatine.
Seduti a tavola e coi piatti pieni attaccano a parlare a voce molto alta di tutti i loro piccoli problemi quotidiani: Arianne del fatto che non ha molta voglia di andare a scuola l’indomani perché certamente Pansy Perkins passerà metà della lezione a tirarle i capelli, Matt a lamentarsi della verifica di geografia che non è stata ancora consegnata, nonostante sia passata una settimana.
Li ascolto distrattamente, guardando di continuo l’orologio a parete, osservando i minuti scorrere lenti mentre la porta d’ingresso resta chiusa.
Divorata anche la loro consueta coppetta di gelato post-cena, si aiutano a sparecchiare, dividendosi a metà la superficie del tavolo perché chi finisce prima potrà scegliere il cartone animato prima di dormire. Ovviamente Matt vincerebbe a occhi chiusi tutte le volte, ma spesso lascia gentilmente vincere sua sorella sottoponendosi volontariamente all’ascolto e alla visione di tutte le canzoni di “Barbie, lago dei cigni” compreso di tutti i contenuti speciali del dvd. Certo, di tanto in tanto si vendica con ore di litigate e bisticci vari, ma le vuole bene.
Stasera però non sembra dell’umore adatto per sopportare una bambolina di plastica che balla per un’ora e mezza in mezzo a fate e farfalle, e si sbriga a passarmi i piatti da mettere nella lavastoviglie. Mi guarda e mi indirizza un sorriso stanco dopo aver guardato anche lui la porta ed essere rimasto deluso dal fatto che non si fosse ancora aperta.
- arriverà, tesoro. Zio Kell è andato all’aeroporto a prenderlo ma è imbottigliato nel traffico- cerco di rassicurarlo. Gli scompiglio i capelli corvini, unica mia eredità chiaramente visibile, e lo stringo per un attimo prima che si divincoli un po’ imbarazzato, come normale per i bambini della sua età. Troppo grandi per le coccole della propria mamma.
Annuisce silenzioso, e altrettanto silenzioso va alla cesta dei dvd per prendere “Cars – motori ruggenti” per infilarlo nel cassetto del lettore.
Una volta su questo divano ci mettevamo sempre io e Rob a guardare film fino ad addormentarci, coccolandoci di tanto in tanto. Ora ci sono solo io a guardare cartoni animati con i bambini.
Prima di far veramente partire il cartone li spedisco a lavarsi i denti, già convinta del fatto che si sarebbero addormentati durante la visione e mi sarebbe toccato portarli in braccio fino ai loro letti, come infatti accadde a circa metà cartone.
Prima Arianne, e subito dopo Matt, decisamente più pesante, li porto nei loro letti, e come sempre passo un quarto d’ora a guardarli dormire.
Matt rigorosamente supino con le braccia fuori dalla coperta e Arianne una massa informe e rosa sotto la quale so benissimo sarebbe stata appallottolata con il sedere per aria. I miei cuccioli.
Chiudo la porta e scendo di sotto, cercando al buio il tasto dell’interruttore che avevo spento per il film.
 
My love, leave yourself behind
Beat inside me, leave you blind
My love, you have found peace
You were searching for release...

Una cuffietta nel mio orecchio. Una mano calda sulla mia vita. Un respiro fresco sulla pelle del mio collo. Una superficie solida alle mie spalle.
- scusa il ritardo- sussurra la sua voce all’orecchio ancora libero.
 
...You gave it all, into the call
You took her dancing and
You took a fall for us…
 
Un brivido involontario mi percorre la schiena e mi fa rovesciare la testa indietro. Le note della nostra canzone che continuano a suonare in un orecchio.
- avresti dovuto avvertire- rantolo travolta dallo sconvolgimento che sentirlo così su di me mi aveva sempre provocato. Le sue mani calde vagavano in circolo sul mio ventre al di sotto della mia maglia sbrindellata.
- lo so, scusami- sussurra ancora iniziando a farci muovere in un ballo lento.
- cos’è successo stavolta?- bisbiglio lasciandolo fare, completamente travolta dal suo profumo e dal suo contatto troppo intensi per non farmi dimenticare ogni passato proposito di litigio.
- il solito. Ritardo dell’aereo. Era troppo presto per avvisarti, non volevo svegliarvi. E quando sicuramente eravate già in piedi, sono decollato-
- avresti potuto mandarmi un messaggio. Quando mi sarei svegliata l’avrei letto-
- dormi con la suoneria accesa, amore. Ti avrei svegliata lo stesso-

...You came thoughtfully, loved me faithfully
You taught me honor, you did it for me
to late you will slip away
You will wait for me my love ...

- la prossima volta fallo lo stesso, per favore. Preferisco mandarti a quel paese per cinque minuti che non per l’intera giornata-

...Now I am strong (Now I am strong)
You gave me all
You gave all you had and now I am whole ...

- e se lo facessi apposta? Mi eccita molto trovarti arrabbiata sulla porta di casa- mi provoca mordicchiandomi il lobo dell’orecchio e accarezzandomi la curva del collo con le labbra.

...My love, leave yourself behind
Beat inside me, leave you blind
My love, look what you can do
I am mending, I'll be with you ...
 
- se spunti dal buio così, portando la nostra canzone e queste carezze come offerta di pace, come faccio ad essere arrabbiata?- trovo la forza di rispondergli nonostante il lento risalire delle sue mani sotto il mio seno che mi hanno portato via molta della mia capacità polmonare.

...You took my hand added a plan
You gave me your heart
I asked you to dance with me...

- sarebbe meglio se mi facessi trovare nudo sul pianerottolo offrendoti del sesso sporco sul pavimento davanti casa?-
Voce roca, suadente. Sapeva come farmi dimenticare persino il mio nome e tutto il mio risentimento quando voleva. E voleva praticamente sempre.

...You loved honestly
Did what you could release ...

- certo, come no. Sarebbe un ottimo spettacolo per Ary. Così capirebbe da dove vengono i bambini- cerco di ironizzare per mantenere un minimo di lucidità mentale. La maggior parte se l’è già presa.
- potremmo sempre farne un altro per essere del tutto chiari-
- magari poi, eh?-
- mm-mmm. Dobbiamo tenerci in allenamento per “poi” allora-
Facendo attenzione a non portarmi via la cuffietta dell’Ipod dall’orecchio, lascia che mi giri e ritrovi i suoi occhi azzurri, chiarissimi nonostante la poca luce che filtra dalle tapparelle già abbassate.
Il suo volto conta giusto una o due rughe d’espressione a testimonianza del fatto che il tempo è passato anche per lui. Ma il suo fisico solido è ancora perfetto, maturo. Non è più quello di un ragazzo poco più che smilzo, è quello forte e vigoroso di un uomo nel suo massimo splendore.
Capelli perennemente in disordine, barba lunga di qualche giorno… labbra leggermente screpolate dal freddo. Quel lieve sentore di tabacco che gli aleggia attorno a completare il suo profumo buonissimo. Eccitantissimo.

...Now I am strong (Now I am strong)
You gave me all
You gave all you had and now I am whole
My love, beat inside me...

- tenerci in allenamento, dici?- sussurro completamente rapita dalla vista delle sue labbra schiuse.
- un bel modo di fare pace, non credi?- risponde osservandomi famelico.
Non rispondo. Poso direttamente le labbra sulle sue, lasciandomi travolgere completamente da lui. Dapprima lento e cauto, poi sempre più profondo, mi abbandono a quel contatto che ci scambiamo ormai da più di quindici anni ma che riesce sempre a togliermi il respiro come la prima volta.
Quindici anni di lui. Un battito di ciglia a pensarci in questo momento, un po’ di più quando le sue labbra non sono sulle mie, quando non percorrono con tale brama il mio collo.
- mi sei mancato, Robert- sussurro stringendo le mani nei suoi capelli quando mi sento sollevare da terra.
- anche tu mi sei mancata, amore mio- mi risponde iniziando a salire le scale per andare in camera da letto.
E pace sia.
 
...My love, leave yourself behind
Beat inside me, I'll be with you.





My love- Sia  canzone di Ale e Rob
Ale e  Rob
Kellan
Matt e Arianne





   
 
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