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Autore: Sara Saliman    16/10/2010    7 recensioni
"Non c'erano Goblin a brulicare per la stanza, questa volta, non c'erano risatine che facessero vibrare le ombre, nè tuoni fuori dalla finestra. Nessun temporale aveva spalancato le imposte con una folata di vento. Ma lui... al chiarore che entrava dall'esterno, lui costituiva la stessa visione allucinata di allora." A cinque anni dagli eventi narrati nel film, una minaccia grava sul Labirinto e sui suoi abitanti. Jareth e Sarah sono costretti a collaborare: lui per il bene del Labirinto, lei per la salvezza dei propri amici. Ma, come sempre, nulla è come sembra!
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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E anche questo capitolo è andato. Un grazie a Lady Stardust, che lo ha betato, e a Daydreamer, che mi ha permesso di correggere un errore :)

Ovviamente: questi personaggi non appartengono a me ma ai rispettivi proprietari; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro, per il solo divertimento di chi vorrà leggerla.

****


Sarah si guardò intorno per essere certa di trovarsi davvero sola.
Sì, il Corinzio era davvero sparito: la ragazza non sapeva se essere contenta di non averlo più intorno, o innervosita per non aver ottenuto le risposte di cui aveva bisogno.
Sospirò e diede un calcio a vuoto, poi si sedette accanto a Didimus.
-Sai,- gli raccontò -c'erano Jareth e Ludo con me: stavamo attraversando insieme la foresta.-
Il piccolo cavaliere non diede cenno di averla udita. Continuava a dondolarsi piano, il piccolo viso fra le mani. Sarah continuò.
-Ludo è cambiato: lo vedrai! E' diventato enorme e fortissimo: è semplicemente grandioso! Jareth invece... -arricciò il naso e sorrise. -Be' è sempre lo stesso. O almeno così vorrebbe farci credere.-
Sir Didimus continuava a lamentarsi sommessammente, perso nella propria disperazione, e Sarah sospirò di nuovo, scostandogli un ciuffo di peli dagli occhi.
-Li aspetteremo qui, sono certa che arriverenno presto. Vedrai che loro sapranno cosa fare per aiutarti.-
Guardò il cielo del Sottosuolo, che si andava schiarendo.
-Almeno lo spero.-

 

****


Quando Jareth e Ludo raggiunsero la radura, era ormai giorno fatto. La nebbia si era dissipata e la luce arancione filtrava attraverso le fronde e le liane, proiettando ovunque vividi riflessi verdi.
Ludo sbucò attraverso il fogliame, scrollò con un mugolio la grossa testa e corse felice verso Sarah.
Sarah... salva!
Il re dei Goblin comparve subito dietro di lui, silenzioso come un felino. Nel vederlo emergere dalla parete di alberi, Sarah lo scambiò per un fantasma. I suoi abiti erano cambiati di nuovo: indossava un'ampia camicia di mussola bianca, pantaloni grigi e guanti dello stesso colore. I lineamenti puliti e angolari del suo volto erano piuttosto tirati. Sarah lo aveva visto così soltanto una volta, al momento del loro ultimo scontro, e capì che, dietro lo schermo di malia dietro cui si nascondeva, il re dei Goblin era molto provato.
Le sembrò vulnerabile e tuttavia pieno di dignità, con indosso la camicia bianca in cui l'aveva visto morire, gli occhi spaiati terribilmente penetranti, eppure così stanchi.
Sta morendo, pensò Sarah. La degenerazione che ha colpito il Labirinto lo sta lentamente consumando. Se non lo ucciderà il Corinzio, ci penserà tutto questo a farlo.
Non sapeva da dove venisse quella consapevolezza, sapeva soltanto che era tagliente come una lama. Jareth dovette leggerle in faccia qualcosa, perchè le scoccò un'occhiata fredda, come se la sfidasse a dar voce a quei pensieri.
Sarah si limitò ad indicare sir Didimus, seduto sulla pietra piatta accanto a lei.
-Dobbiamo portarlo via di qui. Forse se lo portiamo via tornerà in sè.-
Ludo scrutò il piccolo cavaliere ed emise un mugolio basso e triste, che fece vibrare tutte le pietre presenti nell'area circostante.
Jareth si inginocchiò e studiò Didimus per qualche istante, tamburellando con le dita le labbra sottili.
-Non possiamo portarlo via.-
Sarah lo guardò senza capire.
-Perchè no?-
Il re continuava ad osservare il cavaliere.
-Le paure che lo imprigionano sono l'unica cosa che lo tiene in vita. Se gliele togli, lo shock lo ucciderà.-
-Ma allora come...-
-Dovrà svegliarsi da solo.- concluse Jaret, rialzandosi in piedi.
-Non ce la fa!-
Il re dei Goblin scoccò a Sarah un'occhiata impaziente.
-Si sveglierà, quando avremo riportato le cose alla normalità.-
La ragazza sentì un'ondata di nausea.
-No.-
Jareth continuò a guardarla senza dire nulla. Il volto pallido accuratamente vuoto di qualsiasi espressione, le mani puntellate sui fianchi.
-No.- ripetè Sarah, alzandosi in piedi. -Questo non era nei patti! Mi avevi detto che se ti avessi accompagnato al castello mi avresti aiutato a salvare i miei amici.-
Il re ebbe un sorriso mielato.
-No, mia cara. Questo è ciò che hai capito tu. Se rifletti un attimo, ricorderai che le mie parole erano leggermente diverse. "Torna con me nel Labirinto, aiutami a riprenderlo. Io ti aiuterò a trovare e salvare i tuoi amici."-
-Quindi mi stai dicendo che non è possibile salvare Didimus?-
-Non è esatto. E' possibile salvarlo e lo faremo. Basterà riportare alla normalità il Labirinto.-
Sarah lo guardò senza emozione.
-Mi hai ingannato.-
Si sentiva... come? Delusa? Ferita?
Se giochi col fuoco, non puoi sorprenderti se ti bruci.
Il re socchiuse gli occhi.
-Io non posso mentire.-
-Già. Ma ciò non significa che tu sia sincero.-
La ragazza abbassò lo sguardo su Didimus e pensò alle parole del Corinzio.
Ogni cosa qui è se stessa, e al tempo stesso è ciò che rappresenta.
Valeva anche per lo stesso Corinzio?
Valeva anche per Jareth?
(dimmi cosa sono, ed io potrò diventarlo)
Sarah trasse un profondo respiro, sfiorando dolcemente il capo di sir Didimus.
-Cosa sta succedendo realmente al Labirinto?-
Il re dei Goblin incrociò le braccia al petto.
-Dimmelo tu, Sarah. Ragiona. Comprendi. Hai tutti gli elementi che ti servono.-
Lei lo guardò in quegli occhi così stanchi. Piccoli indizi cominciarono a combaciare come i pezzi di un puzzle.
-Quello che sta accadendo è cominciato cinque anni fa. Dal primo momento in cui vi ho messo piede, il Labrinto ha cominciato a cambiare: tu lo avevi previsto, anzi, mi avevi attirato qui perchè volevi che accadesse.-
Sarah deglutì, riformulò quel concetto per fissarlo con più forza nella mente. Era tutto incredibilmente contorto, eppure più ci pensava, più acquistava un senso.
-Cinque anni fa il tuo obiettivo non era mio fratello. Lui era solo un mezzo per attirare qui me. Non capisco bene come, ma tu sapevi che avrei pronunciato quelle maledette parole e che dopo sarei venuta nel Sottosuolo a riprendermi Toby. Ci contavi.-
Jareth ebbe un sorriso di scherno.
-Io "sapevo"... io "prevedevo"... quali assurdi poteri mi stai attribuendo, Sarah? Io ti ho osservata a lungo, e poi ho semplicemente fatto in modo che tu trovassi un libro. Un libro con una storia molto speciale, creata apposta perchè tu potessi identificarti. Poi ho aspettato... sperato... che tu la rendessi reale. E tu lo hai fatto.-
-Perchè volevi attirarmi qui?-
Perchè il Corinzio mi vuole?
-Non è ovvio?-
-Sì, forse lo è, ma ho bisogno di sentirtelo dire.-
-Volevo un poco di ciò che tu possedevi in abbondanza. Ciò su cui si regge il Labirinto e tutto il Sottosuolo. La tua immaginazione, la tua capacità di credere.-
Sarah si passò una mano tra i capelli.
-Ero una bambina, Cristo! Ero sola e sperduta e pensavo che il mio mondo stesse andando in pezzi. Volevo solo che tutto tornasse come prima.-
Jareth sollevò un sopracciglio, sarcastico.
-Essere di nuovo il centro del mondo?-
La ragazza lo fulminò con lo sguardo.
-Avere un padre, una madre. Avere una famiglia. Essere amata. Tu hai preso tutto questo e lo hai usato per costruire una trappola su misura per me!-
-Una trappola che sarebbe rimasta in piedi solo per tredici ore, poi saresti tornata al tuo mondo. Avresti potuto persino riavere tuo fratello, se fossi riuscita a riprenderlo in tempo. Avresti ceduto al Labirinto solo un po' della tua immaginazione, quel tanto che bastava per dargli nuovo splendore, e la tua vita sarebbe andata avanti come prima.-
Sarah sollevò le sopracciglia.
-Ma non è andata esattamente così, non è vero? La bambina viziata si è proclamata pari a te e ti ha battuto. Il Labirinto, che prima ti obbediva ciecamente, all'improvviso non ha più saputo chi fosse il suo legittimo re. Mio caro ingannatore, come ci si sente a restare vittime del proprio inganno?-
Il sorriso del re era beffardo mentre avvicinava il volto a quello di lei, fin quasi a sfiorare le sue labbra con le proprie.
-Non darmi tutta le responsabilità, Sarah. E' vero: ho dei doveri verso il mio regno e ho usato te e tuo fratello per assolverli. Ma non ti ho mai costretto a fare nulla, sai che non ho questo potere. Leggere il libro, recitare le parole, chiamarmi. Persino sfidarmi per riprenderti Toby. Ogni cosa è accaduta solo perchè tu lo hai permesso, e nel modo in cui l'hai raccontata.-
La ragazza si sentì avvampare ma non indietreggiò di un millimetro mentre lo guardava negli occhi.
-Io volevo soltanto essere amata.-
Jareth si raddrizzò, una strana intensità negli occhi spaiati.
-Nella storia che hai raccontato, il re era innamorato di te.-
-Oh, per favore! Non mi sembravi innamorato mentre alternavi le lusinghe alle minacce, o mentre mi offrivi i miei sogni, omettendo il piccolissimo dettaglio che erano già miei!-
-Io ho...-
-Dei doveri, certo.- Lo guardò senza astio. -Come faceva quella frase, Jareth? "temimi, amami, fai ciò che ti dico e sarò tuo schiavo". Te la ricordi? Io sì. Sei stato sublime, davvero. Hai detto tutto e il contrario di tutto, sperando che io capissi "amore".-
Il re la fissava in silenzio, pallidissimo.
-Sai qual è il bello?- continuò la ragazza. -Non avevo capito la differenza. Credevo che tu mi stessi davvero offrendo il tuo amore.-
Jareth sollevò una mano verso di lei: per un attimo Sarah pensò che stesse per sfiorarle il viso. Invece si bloccò a mezz'aria, le dita aperte, come non osasse toccarla.
-Allora perchè hai rifiutato? L'hai appena detto: era la cosa che desideravi più di ogni altra. Essere amata.-
Sarah distolse lo sguardo: lui non stava fingendo; non capiva davvero. Diceva di sapere tutto dei sentimenti umani, eppure ne capiva così poco!
-Dovevo salvare Toby. Un amore che pretenda in cambio la vita di qualcuno non può essere giusto.-
Jareth chinò leggermente il capo da un lato. Ciocche bionde gli obreggiavano il viso e Sarah si premette le mani contro i jeans per soffocare il desiderio di scostargliele dalla fronte.
Nonostante tutto non riusciva ad essere arrabbiata con lui. Era un essere malizioso e imprevedibile, eppure c'era qualcosa di innocente nella sua crudeltà, come anche nella sua gentilezza.
La ragazza scrutò quel viso senza tempo, lo studiò come un enigma da decifrare.
Il re aveva l'aspetto di un uomo bellissimo, sì, e certamente lo era, ma era anche qualcos'altro. Solo che lei non riusciva a capire cosa.
-Parlami del Corinzio.- lo esortò. -Che aspetto aveva prima che io mettessi piede nel Sottosuolo?-
Jareth sbuffò.
-Il Corinzio non esisteva, prima che tu mettessi piede nel Sottosuolo.-
-Ancora con questa storia? Non l'ho creato io!-
Jareth volse gli occhi verso il cielo e non rispose.
Sarah guardò sir Didimus.
-Che dobbiamo fare con lui?- domandò semplicemente. -Non voglio lasciarlo qui da solo. -
Ludo... resta. Didimus... fratello.
Sarah trasalì. Si era completamente dimenticata del suo gigantesco amico. Gli si avvicinò e gli prese la grossa testa fra le mani, vide la propria immagine catturata e riflessa nei suoi sei occhi.
-Te la senti, Ludo? Te la senti di restare qui con Didimus? In questa foresta spaventosa?-
Ludo non ha paura. Ludo... aspetta... Sarah.
La ragazza gli posò un bacio sulla fronte.
-Torniamo presto. Te lo prometto.-
Con un agile movimento delle mani, Jareth evocò una delle proprie sfere.
La lanciò e quella rimase sospesa a mezz'aria, incendiandosi di una luce splendente. Per la prima volta si rivolse direttamente a Ludo.
-Terrà lontani gli incubi.- disse laconico.
Il mostro seguì la sfera fluttuargli davanti agli occhi. Fece un lento, goffo inchino, un movimento che mise in moto una massa impressionante di muscoli e artigli.
Re Jareth... amico!
Jareth sgranò gli occhi per un istante, poi si allontanò tutto impettito, fermandosi ai margini della radura.
Sarah si sforzò di non sorridere.
Che essere assurdo, pensò.
Anche se era un ingannatore affascinante e pericoloso, le sembrò impossibile di aver mai avuto paura di lui.
Lo raggiunse e uscirono, l'uno di fianco all'altra, fuori dalla selva.

 

****


La foresta finì bruscamente, lasciando il posto ad una pianura arida e battuta dal vento. In lontananza si scorgevano le mura della città di Goblin e, sopra la città, la massa incombente e contorta del castello.
Sarah osservò il panorama e trattenne il fiato.
La discarica in cui cinque anni prima si era svegliata era stata sostituita da un unico, immenso cimitero.
Scrutò il viso di Jareth: anche lui contemplava in silenzio la distesa di lapidi; la ragazza intuì che, nonostante l'espressione composta, provava il suo stesso sgomento.
Come aveva fatto davanti agli Squig, Sarah cercò la mano del re: intrecciò le dita alle sue e strinse forte. Dopo un istante, Jareth ricambiò la sua stretta e si incamminarono insieme.
Un vento impietoso soffiava tra le tombe, sollevando manciate di polvere; i marmi sbrecciati e chiazzati di muffa sembravano erosi da secoli di intemperie. Il cielo privo di astri aveva una cupa sfumatura rossiccia. Cumuli di nubi color cenere si ammassavano sopra quell'impressionante distesa di lapidi: fra le varie tonalità di grigio, Sarah avrebbe giurato di poter distinguere il pulsare di misteriosi cervelli o lo scintillare di giganteschi, orribili occhi.
Il paesaggio alla fine del mondo dev'essere proprio così.
Jareth rimaneva altero in mezzo a quella desolazione. Il suo profilo era di un candore quasi scintillante nella penombra color ocra.
-Di chi sono tutte queste tombe?- domandò Sarah, guardandole mentre passava.
Sui marmi non c'erano nomi, però vi erano impresse delle figure. Immagini di Goblin, dei minuscoli folletti presenti nel secondo livello del Labirinto, dei Fireys... c'era persino il signor Verme.
Andando avanti, le immagini diventavano sempre più strane.
Su una lapide, Sarah riconobbe il ritratto della propria madre, ma non si trattava di Linda così per com'era davvero: era piuttosto raffigurata come una madre ideale, quale poteva esistere nell'immaginario di una bambina di pochi anni.
Su un'altra lapide era raffigurato suo padre: somigliava ad un cavaliere scintillante e giusto, come Sarah lo considerava nella prima infanzia, prima di capire che era un normale essere umano con pregi e difetti.
Su una delle tombe era ritratta Karen, vestita come la matrigna di Biancaneve; su un'altra lapide c'era Toby, rappresentato come un piccolo mostro usurpatore.
Su una lapide Sarah vide persino se stessa, raffigurata come una principessa delle favole.
-Sono tutte parti di me.- esclamò meravigliata. -Tutti i punti di vista, i modi di vedere il mondo che, crescendo, ho abbandonato!-
Alcuni marmi erano anneriti.
Li indicò a Jareth.
-Cosa è successo lì?-
Il re socchiuse gli occhi.
-Lì il cambiamento è stato più drastico e doloroso.-
-Sembrano bruciati.-
-Questo è il tuo Labirinto, Sarah. Forse tu vedi il cambiamento come un fuoco che brucia e distrugge tutto.-
Sarah pensò al disfacimento della propria famiglia, a come si era sentita quando tutte le sue certezze erano state messe in crisi.
-Non proprio.- riflettè. -Il cambiamento è come un fuoco, sì, ma non divora tutto. Ci porta via le certezze che abbiamo, ma non può distruggere quello che siamo davvero, e così lo riporta alla luce. E alla fine, quando il fuoco ci ha tolto tutto fuorchè noi stessi, è da noi stessi che ripartiamo.-
Arrossì, rendendosi conto di aver parlato a ruota libera. Aspettò una battuta sarcastica, che non venne mai. Jareth la guardava con attenzione, sembrava piuttosto colpito.
-Sembri saperne molto.-
-Di cosa, di cambiamenti?-
Jareth annuì e Sarah arrossì ancora di più.
-Noi umani ne viviamo un bel po' nel corso della vita.-
Il re si guardò intorno.
-Ci sono anche vecchie rappresentazioni del Labirinto.-
All'improvviso le lasciò la mano e si fermò di fronte ad una fossa.
La tomba era ancora aperta e vuota, ma aveva già la sua lastra di marmo. Jareth rimase ad osservarla per qualche istante, poi passò oltre senza dire nulla.
Sarah sbattè le palpebre, incredula: il disegno sulla lapide rappresentava il re dei Goblin!
No!
Jareth si era già allontanato e lei gli corse dietro.
-Aspetta!-
A pochi metri dalle mura c'era una piccola casa: il re dei Goblin avanzava in quella direzione senza voltarsi indietro.
Qualcuno era seduto sulla soglia.
Quando li vide avvicinarsi, si alzò in piedi, ma la sua figura era così minuta che l'altezza non variò di molto. L'ometto aveva mani sottili, simili ai baccelli di una pianta, e gli occhi scintillavano malevoli fra le folte sopracciglia simili a tralci di vite.
Un lupo a sei zampe, così magro che gli si potevano contare le costole, era rannicchiato ai suoi piedi: drizzò appena le orecchie e uggiolò, ma non si mosse.
Sarah accelerò istintivamente il passo, senza distogliere lo sguardo da quelle due figure.
-Hoggle.- mormorò. E poi, più forte: -Hoggle! Ambrogio!-
Il nano la guardò con espressione disgustata, poi posò gli occhi sul re dei Goblin, che ormai lo aveva quasi raggiunto.
-Non potevi fare a meno di coinvolgerla, vero?- lo aggredì ergendosi in tutta la propria altezza. -Non potevi tenere almeno lei fuori da tutto questo?-
Sarah li raggiunse in tempo per udire il sussurro minaccioso di Jareth.
-Bada a come parli, Gorgoglio!-
-Altrimenti cosa, pannocchia di mais?- la rabbia del nano sembrava incontenibile mentre agitava le braccia sottili sotto il naso del re.- Mi ucciderai? Mi appenderai a testa giù nella Gora? Sai almeno cos'è diventata? Ne hai anche solo una vaga idea?-
Il re non rispose, le labbra ridotte ad una fessura sottile.
Hoggle si voltò verso Sarah e lei vide che i suoi capelli erano diventati simili a rampicanti.
-E tu!- berciò puntandole conto un dito accusatore. -Tu! Ti avevo chiesto di non chiamarlo, di non permettergli di coinvolgerti. Avevi promesso!-
Sarah sollevò istintivamente le mani per difendersi da quella foga.
-Hoggle...-
Gli occhi del nano, ancora di un azzurro limpido, scintillavano di angoscia.
-No, non dire nulla! Non osare! Quello che sta accadendo è orribile, ma l'idea che almeno tu fossi in salvo lo rendeva sopportabile! Ma ora che anche tu sei qui, ora che anche tu sei in questo inferno...-
Sarah si inginocchiò davanti al nano. Avrebbe voluto abbracciarlo, ma lo vedeva agitarsi con tanto fervore che non osava nemmeno provarci.
-Riporteremo tutto a posto. Siamo qui per questo.-
-Lo so!- Gridò il nano, furibondo. -Lo so che lui ti ha portato qui per questo! Ma ti ha detto come intende rimettere tutto a posto? Ti ha detto cosa si aspetta da te?-
-Andremo al castello. Dobbiamo affrontare l'usurpatore.-
-E in che senso "affrontare"? A scacchi? A botte? A una gara di rutti? Possibile che tu non te lo sia chiesta, piccola sciocca senza cervello!?-
Sarah sgranò gli occhi e si voltò verso Jareth.
-Ha ragione Hoggle. Hai detto che devo aiutarti a riprendere il Labirinto, ma non mi hai mai detto come.-
Il re aveva un'espressione indecifrabile, la posa elastica, quasi felina, contrastava duramente con il pallore del suo volto. Con un gesto distratto, si fece scivolare una sfera sulla punta delle dita e la scrutò come se fosse la cosa più interessante del mondo.
-Avevo contemplato diverse soluzioni- spiegò in tono vago. -Ma quasi tutte si sono rivelate impraticabili.-
Hoggle aveva i pugni stretti: sembrava sul punto di saltare alla gola del re.
-Ma non mi dire!-
Sarah lo ignorò. Si rimise in piedi, le gambe rigide.
-Quali soluzioni, Jareth?-
Il re dei Goblin scrollò le spalle con indolenza. Lanciò la sfera in aria, la fece ricadere sul palmo della mano.
-Avrei potuto sedurti e ottenere pieno potere su di te, e quindi anche sul Labirinto... ma tu sei stata molto chiara in merito: io sono un mostro. Ti ho chiesto di dirmi cosa sia il Corinzio, perchè conoscere la sua natura ci permetterebbe di affrontarlo e sconfiggerlo... ma tu ti rifiuti persino di ammettere che sia nato da te. Ti ho chiesto di dirmi cosa sono io, di mettermi in condizione di affrontare quell'essere... ma non sei stata capace di fare nemmeno questo. Come vedi, tutte le soluzioni che avevo contemplato sono impraticabili. Non posso esercitare un potere su di te, nè costringerti ad esercitare il tuo potere sul Corinzio.-
Sarah allargò le braccia, esasperata.
-Io non ho alcun potere!-
-Già, certo. Appunto.- Jareth lanciò di nuovo la sfera, la afferrò al volo senza nemmeno guardare. -Vuoi sapere che altra possibilità rimane, Sarah?- Sorrise appena. -Posso ancora ucciderti, e sperare che il Corinzio muoia con te!-
Sarah aprì la bocca, ma non ebbe il tempo di fare nulla.
Prima che potesse dire qualcosa, Jareth afferrò la sfera e gliela scagliò contro.

****


Shinigami Noir: grazie a te per essere sempre così tempestiva nel recensire :) Spero che anche questo capitolo ti piaccia. Bacio :*

Daydreamer: grazie cara!

Lady Stardust: ancora grazie per il supporto a questo e alllo scorso capitolo :*

Misfatto: ehilà , ma ciao! Mancano ormai pochi capitoli: piano piano tutti i nodi verranno al pettine :) Grazie per aver recensito!

A Jessica80 e Fleur De Lys ho già risposto via mail, ma colgo l'occasione per ingraziarle delle recensioni anche in questa sede.

   
 
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