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Autore: Sai Sama    17/10/2010    4 recensioni
Breve storia horror sulla nascita di una creatura sovrannaturale di cui nessuno parla mai, tra leggenda e realtà. Ci sarà scampo dalla caccia del Wendingo? Terza Classificata al Concorso "Fantastico Peccato" Indetto sul forum di Efp da Addison89
Genere: Drammatico, Horror, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Nascita di un Wendingo

 

Anno Domini 1798

 

Francis Drake, mezzosangue francese e inglese, chiamato uccisore dell'orso dalla feroce tribù degli Uroni del Nord, era un cacciatore straordinario.

Qualsiasi preda decidesse di cacciare non aveva scampo, finiva uccisa sotto i colpi del suo moschetto o sgozzata dal suo coltello dal manico d'avorio, ricordo di un viaggio nell'Africa centrale.

Ma le sterminate foreste del Canada erano il suo territorio di caccia preferito, la selvaggina era abbondante e furba, i cervi erano così grandi che anche solo trascinarli al campo per spellarli era un'impresa, e gli orsi, oh, gli orsi canadesi potevano da soli costituire il motivo del suo amore per quel territorio.

I grizzly di quel territorio erano imponenti e, soprattutto, aggressivi, cosa che rendeva la sfida ancora più piacevole per Drake.

Nei villaggi indiani nei quali a volte soggiornava durante le sue battute di caccia, si diceva che il suo cuore fosse di ghiaccio, non sembrava conoscere pietà o compassione, era capace di uccidere una bestia gravida solo per il piacere di sventrala per tirare fuori i cuccioli e poi mangiarne le carni tenere, cosa che faceva inorridire i suoi connazionali come i pellerossa.

Il più grande punto debole di Francis non erano le belle donne, come per la maggior parte degli uomini, né i bei ragazzi, no, il suo punto debole era la gola: amava mangiare le parti più prelibate delle sue prede, come il cuore, simbolo del coraggio e della forza vitale, o il cervello.

Non amava la cucina complicata o sofisticata, come quella francese, né, tantomeno, amava quella più pesante tipicamente inglese, lui mangiava solo ciò che era capace di cacciarsi da solo, e non era raro che, dopo una caccia più difficile delle altre, mangiasse parte della carne della preda ancora calda.

Tutti lo temevano, ma non osavano cacciarlo dai villaggi, le pelli da lui portate per la vendita erano le più belle e ricercate, le più rare e costose, non potevano permettersi di perderlo.

I negozianti aspettavano con ansia il disgelo, per vederlo arrivare, la bionda barba lunga fino quasi al petto, i capelli sporchi e intrecciati alla maniera indiana per tenerli lontano dal viso, e i cavalli da soma pieni di fantastiche pelli.

Drake, come i più grandi cacciatori era un solitario, amava il silenzio dei boschi, capitava, a volte, che passasse anche un intero anno senza parlare con nessuno, tutto ciò di cui aveva bisogno era l'adrenalina della caccia e il sapore caldo della carne nella sua bocca.

Capitava, però, a volte, che andasse a caccia con dei compagni, scelti per la loro bravura e per il loro carattere, che doveva essere schivo e aggressivo come quello degli animali che sarebbero stati loro prede.

Un inverno molto molto freddo dell'anno del signore 1798 Drake e un paio di altri cacciatori erano ancora fuori, per le ghiacciate foreste canadesi, cercando di riuscire a trovare qualche altro orso polare, spintosi pericolosamente in basso, e qualche leone di montagna, in particolare qualcuno dal manto grigio perla.

Se fossero riusciti nell'impresa sarebbero stati a posto per un anno con i soldi.

Un giovane cervo alzava il muso, impaurito dai rumori prodotti dagli stivali del cacciatore, ma non aveva di che preoccuparsi, quello che Drake voleva non era lui, ma il felino appostato sull'albero alle sue spalle.

Il leone di montagna, vedendosi sfuggire il suo pasto, era saltato giù dal ramo, ringhiando di rabbia, e fronteggiando la minaccia impersonata da Francis.

Drake aveva risposto al ringhio mostrando i denti, acquattandosi sulla neve candida, il fucile poggiato a terra, e il temibile coltello dalla lama lunga nella mano, voleva che fosse una battaglia il più pari possibile, la sua forza contro quella dell'animale.

Drake aveva aspettato, con calma, che l'animale facesse il primo passo, e fu ricompensato da un balzo del coguaro verso la sua gola, l'uomo lo aveva schivato facilmente, rotolando per terra e rimettendosi in posizione di guardia, prima che l'animale facesse una seconda mossa.

La lotta era durata solo qualche minuto, ma per i due gladiatori sembrava essere durata una vita.

Il coguaro aveva trovato la sua morte per mano di Drake, la lama del coltello aveva brillato, per un raro raggio di sole e poi era affondata nel petto dell'animale, passando attraverso le costole e raggiungendo il cuore, spaccandolo.

Drake aveva estratto il coltello e un fiotto di sangue era zampillato dalla ferita, fumando nell'aria gelata.

Ridendo con voce roca Francis aveva poggiato a terra il coltello e, una volta messe le mani a coppa sotto il flusso del sangue, aveva saziato la sua sete con il liquido caldo.

Alla fine, la bocca sporca come quella di un animale, aveva legato le spoglie della preda su una barella improvvisata e l'aveva riportata nella grotta che fungeva da base da campo.

Stavano tutti dormendo, quella notte, quando, per colpa della tormenta che infuriava all'esterno, un blocco di ghiaccio si staccò, andando a chiudere l'unico ingresso della grotta.

Inutili erano stati gli sforzi dei tre cacciatori, l'enorme lastra di ghiaccio compatto non voleva saperne di venire via, e la legna da bruciare stava terminando, sarebbero presto morti di freddo e fame.

Usavano le pellicce ottenute nell'abbondante caccia per cercare di mantenere quel poco di calore corporeo che gli era rimasto e mangiavano la carne che avevano essiccato e quella fresca dell'ultima preda di Drake, anche se lui se ne era preso le parti migliori e più grasse.

Il sibilo dell'ultimo pezzo di legno che andava spegnendosi aveva condannato gli altri due cacciatori, che troppo impegnati a deprimersi, non avevano notato il luccichio feroce negli occhi di Drake.

Li aveva uccisi entrambi, prima che due settimane fossero trascorse, trovando che la carne umana fosse la cosa più buona che avesse mai assaggiato, più prelibata persino di un cerbiatto non ancora nato.

Non riusciva più a farne a meno.

Aveva divorato tutto, tessuti, organi, pelle, aveva rosicchiato le lunghe ossa delle gambe e delle braccia, nei lunghi periodi di noia, e usato quelle più piccole delle dita delle mani come stecchini.

Ad ogni morso, ad ogni movimento della gola che inghiottiva pezzi di carne uguale alla sua, si sentiva più forte, avvertiva di meno il freddo e cominciava a vedere in quello che fino a poco tempo prima non era stato altro che un buio profondo.

Si accorse che il suo corpo andava cambiando, dimagriva, fino quasi a diventare anoressico, e il corpo si andava ricomprendo di fitta peluria scura, totalmente diversa da quella che lo aveva ricoperto prima della prigionia.

I lunghi denti si erano allungati e affilati, ora nella bocca aveva due file di zanne affilate, adatte a strappare la carne da corpi viventi.

E nel frattempo, giorno dopo giorno, ora dopo ora, la fame andava aumentando, sempre di più, sempre di più, e Drake sapeva che nessun altro tipo di carne avrebbe saziato la sua fame se non quella umana.

I ricordi del suo io umano andavano svanendo sempre più velocemente con il sopravanzare della fame, e quando con una sola spinta poderosa buttò giù la lastra di ghiaccio che l'aveva imprigionato per tutto quel tempo, lui non era più Francis Drake, era un Wendingo, un demone cacciatore.

La leggenda che si tramandava nella tribù degli uroni parlava di questi demoni, una volta erano cacciatori e guerrieri, ma poi avevano ceduto alla tentazione, avevano assaggiato la carne dei loro fratelli, e si erano abbandonati al richiamo della caccia, al richiamo del predatore ed erano diventati immortali.

L'unica cosa che era rimasta di Drake era la sua abilità di cacciatore, che il demone conosceva e poteva impiegare.

 

Anno Domini 2009

 

Il bambino si era inavvertitamente allontanato dal suo gruppo, perché si era messo a seguire uno scoiattolo dal manto rossiccio, quando si era accorto che non vedeva la sua famiglia aveva cominciato a piagnucolare, chiamando la mamma.

La voce conosciuta e rassicurante della madre l'aveva chiamato, dal profondo degli alberi e il povero bambino non si era fermato a pensare che i genitori non avrebbero mai lasciato il sentiero in un foresta così grande e pericolosa, così si avviò di buona lena.

I lunghi artigli arrivarono dall'alto dei tronchi e lo infilzarono nello stomaco, sollevandolo da terra, all'altezza del viso mostruoso e della bocca dai lunghi denti.

Che faccia buffa aveva il bambino, non moriva, perché gli artigli ben fissati nel suo stomaco impedivano la fuoriuscita di sangue, ma non riusciva nemmeno a urlare, o addirittura a parlare, quando apriva la sua boccuccia tutto ciò che usciva era sangue.

Il wendingo aveva portato il bambino nella sua grotta, la stessa dove la trasformazione a demone era avvenuta, e si era goduto il succulento pasto.

I bambini erano da sempre il suo piatto preferito, d'altronde, il suo peccato era sempre stato la gola.

 

   
 
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