Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: TittiGranger    17/10/2010    4 recensioni
Storia partecipante al contest Horror Potter di Vogue91 (quarta classificata, premio speciale originalità).
Scorcio dell'ultima battaglia di Hogwarts, osservata da un punto di vista tutto particolare...
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
-Autore: TittiGranger

-Autore: TittiGranger.
-Titolo: Il Ravanello della Fortuna.
-Personaggio assegnato: Luna Lovegood.
-Altri personaggi: Altro personaggio.
-Genere: Drammatico, Generale.
-Rating: Giallo.
-Avvertimenti: -
-Film (+elemento scelto): Final destination (Elemento: frase tratta dal film- Non si scampa la morte. E se anche ci sei riuscito, non potrai scamparla due volte)
-Trama: Piccolo scorcio della battaglia di Hogwarts, raccontato dal puro e infantile punto di vista di un bambino.
-NdA: Con il titolo, voglio rimandare al significato originale del termine “Fortuna”; nel mondo latino, “Fortuna” stava per “Fato”, quindi non indica necessariamente un evento positivo, ma semplicemente ciò che il destino ci ha riservato.

Inoltre ho scelto quella frase perché mi sembra un pensiero molto vicino al modo di pensare “Lunesco“!

 

 

 

IL RAVANELLO DELLA FORTUNA

 

 

 

La mia mamma diceva che quando la Guerra fosse finita, saremmo tornati a vivere  felici e insieme.

E lei manteneva sempre le promesse.

 

Avevo otto anni, quando ci fu l’ultima Guerra. Li avevo compiuti a Febbraio e mamma e papi, per il mio compleanno, mi avevano regalato un trenino bellissimo. Era rosso.

Però, non avevo potuto portarlo con me, quando eravamo stati costretti a lasciare la nostra casa a Hogsmeade.

Ma tanto a me non importava, perché mi piaceva il posto dove eravamo andati a vivere.

Era un campeggio grande e c’erano anche altri bambini. Era divertente.

E papi mi aveva promesso che poi saremmo andati a riprendere il mio trenino.

Io ci stavo bene nel campeggio; mamma e papi giocavano sempre con me.

Mi avevano anche insegnato un gioco speciale: chi correva più veloce. Quando papi diceva “VAI”, io dovevo correre veloce, velocissimo, senza girarmi mai. Perché se mi giravo, perdevo. *

Vincevo sempre.

Lo facevamo spesso durante il giorno; io, infatti, mi stancavo e non volevo più farlo, ma papi insisteva e diceva che dovevo esercitarmi a correre…

Stavamo per giocare anche quel giorno, ma ci fu un’esplosione.

Un’esplosione vera, non quelle finte di Zonko.

Tutti avevano cominciato a correre e a gridare e qualcuno diceva che quell’esplosione veniva da Hogwarts. Altri urlavano che c’era bisogno di rinforzi… Però, non  so per cosa.

Anche il mio papi disse che sarebbe andato a dare una mano. Voleva che io la mamma ci andassimo a nascondere… voleva sempre giocare, il mio papi. Io però, ero stanco di questi giochi.

Mamma disse che non ci saremmo separati, perché due bacchette sono meglio di una…

 

- Devi rimanere qui, tesoro - mi aveva detto la mamma, facendomi infilare in un piccolo buco, dietro la statua di una strega con un grande cappello.

Hogwarts era proprio come me la ero immaginato. Tranne i muri rotti. E i buchi nel pavimento.

- Ma mamma…

- Devi rimanere qui! - ripetè la mamma. Ci fu uno scoppio e io mi tappai le orecchie con le mani. Anche la mamma tossì, quando un vortice di polvere ci travolse - Verrò a prenderti presto, amore.

- Ma io…

- Promettimi che non ti muoverai, Charlie! - disse la mamma. Sembrava preoccupata e… triste.

Mi veniva da piangere.

Io non ci volevo stare lì.

Hogwarts non mi piaceva.

Ci fu un’altra esplosione.

Lentamente, feci segno di sì con la testa.

- Bravo, il mio bambino - la mamma sorrise e mi diede un bacio sulla fronte.

Forse la polvere le era entrata negli occhi… perché le lacrimavano.

 

Gli scoppi continuarono per un bel po’.

Tanta gente correva avanti e indietro, ma nessuno poteva vedermi  perché io mi ero nascosto bene dietro la statua.

Ci fu un’esplosione più forte delle altre  e un muro vicino a dove ero nascosto io crollò.

Mi veniva da piangere, ma non potevo perché io ero un ometto. E papi diceva sempre che gli ometti non piangono.

Tirai su con il naso, perché non avevo neanche un fazzolettino.

Non volevo più stare lì…

Mamma mi aveva detto che sarebbe venuta a prendermi presto, invece era quasi buio e non era ancora tornata.

Forse si era persa…

Decisi di andarle incontro.

 

Nel corridoio non c’era nessuno, ma si sentivano delle voci e delle grida.

Io camminai, cercando di non inciampare nei pezzi di muro che era crollato.

Entrai in un altro corridoio.

Questo era più buio e non c’erano rumori…

Andai avanti, anche se a me il buio faceva paura.

Sentii una voce…

“Forse è la mamma…”.

Camminai veloce, verso la voce… e la vidi.

Aveva un cappuccio nero e un mantello scuro come la notte, lungo fino ai piedi.

La Morte.

Allora feci quello che papi mi aveva insegnato.

Corsi.

Corsi veloce, velocissimo, senza guardare dove andavo, senza girarmi.

Intorno a me era ancora un po’ buio, ma io corsi lo stesso. Velocissimo.

Finchè… qualcosa mi bloccò.

- Ahi! - caddi a terra e mi misi le mani sulla testa. La Morte mi aveva preso.

 

Papi non sarebbe stato contento, ma io piansi. E non riuscivo a fermarmi.

- Shh! Zitto, bambino! Non piangere.

I miei singhiozzi rallentarono un pochino. Da quando la Morte aveva una voce così gentile?

Scostai le braccia dalla testa e sbirciai con un occhietto.

Non era la Morte.

Era una signorina, bionda e sporca. Lasciai cadere le braccia e mi stropicciai gli occhi.

- Sei una dei cattivi, tu? - le chiesi.

Non sembrava cattiva. Aveva i capelli arruffati e dei segni neri in faccia e sulle braccia…

Ma i suoi occhi erano buoni.

La ragazza si guardò intorno, come a controllare che non ci fosse nessuno.

Mi afferrò per un braccio e mi portò dietro una montagna di pietre. O di pezzi di muro.

Poi, si inginocchiò accanto a me.

- No, bambino - disse - Non sono cattiva. Mi chiamo Luna.

Aveva la bacchetta in mano e la stringeva forte. Lo avevo capito perché le sue dita erano bianche, come le mie quando tenevo in mano la mazza da battitore. Papi mi stava insegnando a giocare a Quidditch.

- Non dovresti essere qui - continuò, parlando piano. Sembrava tranquilla, ma i suoi occhi azzurri erano sbarrati e vagavano di qua e di là, come se stesse controllando qualcosa - Dove stai andando da solo?

- Io sto andando a cercare la mia mamma - dissi, aspirando con il naso.

- Questo non è un posto sicuro - mi disse Luna, accarezzandomi il braccio - Devi venir via di qui - si passò una mano sulla fronte sudata. Aveva i pantaloni strappati sul ginocchio. Chissà come si sarebbe arrabbiata la sua mamma quando lo avrebbe scoperto.

- Io devo trovare la mia mamma!

- Facciamo così - fece Luna - Ora troviamo un posto dove puoi nasconderti, mentre io vado a cercare la tua mamma.

- Ma tu non la conosci! - dissi io, corrugando la fronte - Non puoi trovarla. Io devo andare da lei.

Luna sospirò, il suo sguardo era come… perso nel vuoto.

- Non è affatto una buona idea. Me lo sento - disse poi, tornando a guardarmi con i suoi strani occhi.

Alzai le spalle. Che strana che era, quella signorina.

- Come vuoi - dissi - Ma tanto io lì - indicai a sinistra, verso un capo del lungo corridoio - Non ci torno.

- Cosa c’è, lì? - chiese Luna, aguzzando lo sguardo, verso quella parte.

- La Morte.

- Cosa?

- La Morte! - ripetei, serio - Io l’ho vista! Aveva un cappuccio e un mantello. Ed era tutta nera!

- Un Mangiamorte, vuoi dire? - disse Luna, allarmata - E’ da quella parte? - strinse ancora più forte la bacchetta.

- No! - feci - Ho detto la Morte! Io l’ho riconosciuta, era lei! E sono scappato.

Luna mi guardò, nuovamente persa nel nulla - Non si scampa la morte - disse lei - E se anche ci sei riuscito, non potrai mai scamparla due volte, bambino. Ecco perché devi rimanere qui.

Luna proprio non capiva.

Io ero veloce.

Ero troppo veloce. Papi me lo aveva insegnato.

La Morte non poteva essere più veloce di me.

- Io devo trovare la mia mamma - ripetei, per la centesima volta - E lei è là, lo so - aggiunsi, indicando l’estremità a destra del corridoio.

All’improvviso si sentì un boato fortissimo proveniente dal lato di sinistra. Quello dove c’era la Morte.

Luna scattò in piedi - Devo andare ad aiutarli - disse - Per favore, bambino. Resta qui, nascosto.

Io scossi la testa - La mia mamma si arrabbierà se vede che non sono dietro la statua. Devo trovarla prima che lei lo scopra! - ero così deciso che Luna si morse le labbra, incerta, ma non disse nulla.

Un altro boato da sinistra.

Urla più forti.

Luna si frugò nelle tasche e ne estrasse un sassetto rossiccio. Me lo porse, accucciandosi di fronte a me.

- E’ un Ravanello della Fortuna - disse, infilandomelo nel taschino della camicia - Ti aiuterà a trovare ciò che stai cercando.

Inaspettatamente, mi abbracciò - Che i Nargilli ti proteggano, bambino.

E corse via, verso il lato di sinistra.

Verso le urla.

 

Camminai per un pezzo.

Il corridoio era più lungo di quanto avessi immaginato.

Mi stavano anche facendo male i piedini. Io glielo avevo detto, quella mattina, a mamma che volevo indossare le scarpe rosse, ma lei aveva detto che quelle blu si abbinavano meglio.

Tra le montagne di mattoni e cemento, d’improvviso, vidi una luce.

Corsi, scavalcando una colonna che era crollata.

E la luce mi inondò.

Al tempo stesso, il mio respirò sembrò spezzarsi.

Una figura nera, incappucciata, era lì, avanti a me.

La Morte.

Io volevo scappare.

Lo volevo.

Correre come papi mi aveva insegnato…

Ma stavolta, non fui abbastanza veloce.

Quando la Morte mi vide, sorrise.

Alzò la bacchetta…

E questa fu l’ultima cosa che vidi, prima del buio.

 

Un piccolo sassolino ramato rotolò lentamente, tintinnando sul pavimento impolverato.

“Ti aiuterà a trovare quello che stai cercando”.

E anche stavolta, il Ravanello della Fortuna non aveva fallito il suo compito.

 

 

La mia mamma diceva che quando la Guerra fosse finita, saremmo tornati a vivere  felici e insieme.

E lei manteneva sempre le promesse.

 

 

 

 

*L’espressione verbale è volutamente scorretta: ritenevo che desse meglio l’idea del parlato di un bimbo di otto anni.

 

 

 

 

Salve a tutti!

Allora, questa storia si è classificata quarta al contest HORROR POTTER di Vogue91, vincendo anche il premio originalità.

Questo è il giudizio della giudicia, che ringrazio tantissimissimo:

 

Quarta Classificata
TittiGranger “Il Ravanello della Fortuna”
-Grammatica e sintassi:8.5
-Lessico e stile:9.5
-IC:9
-Originalità:10
-Attinenza al tema:18
-Giudizio personale:9
Totale: 64/70

Dal punto di vista grammaticale, la storia presenta qualche imprecisione (non veri e propri errori, comunque). Primo fra tutti, l’accento grave anziché acuto in parole quali ‘finché’ o ‘ripeté’. Vi sono inoltre alcuni dialoghi che vengono aperti e non chiusi, e mancata elisione di vocali (ad esempio ‘si inginocchiò’) che non è propriamente un errore, ma sicuramente una forma più elegante. Altro piccolo appunto, non preso in considerazione ai fini della valutazione, è che il nome del villaggio è “Hogsmeade”, non “Hogsmade”.
Ho apprezzato la particolarità del lessico, in quanto si nota come tu abbia voluto renderlo consono ai pensieri di un bambino, che di certo non richiede termini troppo altisonanti. Perfetto, insomma. Buono anche lo stile, sebbene i punti che ti ho fatto notare poco sopra abbiano influito leggermente sulla scorrevolezza del testo, rendendola a tratti poco fluida.
Ottima la caratterizzazione del bambino, in quanto hai delineato alla perfezione le sue reazioni in un contesto che, alla sua età, e quantomeno atipico. Meno mi ha convinta Luna, poiché mi è parso che le mancasse quel certo non so che, tipico del suo personaggio. Ma non ti ho penalizzata troppo in quanto è il contesto stesso ad influenzare i modi d’agire del personaggio.
Originale al massimo, su questo ho davvero poco da dire. Che poi è anche il motivo per cui ho accettato la storia, nonostante la presenza di un OC. L’idea è ben strutturata e ben sviluppata, e usare il bambino come occhio esterno su una battaglia che non comprende fino in fondo è una delle prospettive migliori sulla battaglia di Hogwarts che io abbia mai letto.
L’inserimento della frase non mi ha convinta del tutto. Ossia, ha un suo senso in relazione a tutto il contesto, eppure nel punto in cui è inserita mi è parsa un po’ forzata. Poi può anche darsi che sia solo una mia impressione, ma così mi è sembrato. Mi complimento comunque per la scelta dell’elemento da utilizzare che, inserimento o non inserimento, ho trovato consono al tipo di storia.
E mi complimento anche per la fic nel suo complesso, perché mi è piaciuta davvero. Ribadisco che l’ho trovata davvero particolare, e l’ho letta tutta d’un fiato. Triste perché il punto di vista di un bambino su qualcosa di così insensato come la guerra non può che far venire un groppo in gola, eppure dolce nel momento in cui incontra Luna, e lei tenta in qualche modo di distogliere la sua mente da quanto sta accadendo sotto i suoi occhi. Ciliegina sulla torta l’elemento che dà alla storia il suo titolo, il ravanello della fortuna. Una cosa che mi ha fatto sorridere e che ho trovato adeguatissimo al modo di pensare della stessa Luna. Insomma, una bella storia, complimenti!



 

 

   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: TittiGranger