Film > Labyrinth
Segui la storia  |       
Autore: Sara Saliman    19/10/2010    8 recensioni
"Non c'erano Goblin a brulicare per la stanza, questa volta, non c'erano risatine che facessero vibrare le ombre, nè tuoni fuori dalla finestra. Nessun temporale aveva spalancato le imposte con una folata di vento. Ma lui... al chiarore che entrava dall'esterno, lui costituiva la stessa visione allucinata di allora." A cinque anni dagli eventi narrati nel film, una minaccia grava sul Labirinto e sui suoi abitanti. Jareth e Sarah sono costretti a collaborare: lui per il bene del Labirinto, lei per la salvezza dei propri amici. Ma, come sempre, nulla è come sembra!
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Mancano ormai pochi capitoli alla fine, per cui, tempo permettendo, cercherò di velocizzare la stesura.
Grazie a tutti per le recensioni, e un grazie particolare a Lady Stardust per avermi betato!


Ovviamente: questi personaggi non appartengono a me ma ai rispettivi proprietari; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro, per il solo divertimento di chi vorrà leggerla.

 

****



 

La grande avventura della nostra vita. Che cosa significa morire quando si può vivere fino alla fine del mondo? E che cos'è la "fine del mondo", se non un modo di dire, perché chi sa anche soltanto cos'è il mondo stesso? (...) sono stato eternamente giovane ed eternamente vecchio, senza possedere illusioni, vivendo attimo per attimo come un orologio d'argento che batte nel vuoto: il quadrante dipinto, le lancette intagliate, che nessuno guarda, e che non guardano nessuno, illuminate da una luce che non era luce, come la luce alla quale Dio creò il mondo prima di aver creato la luce. Tic-tac, tic-tac, tic-tac, la precisione dell'orologio, in una stanza vasta come l'universo.

dal film "Intervista col vampiro" di Neil Jordan

 



Sarah serrò gli occhi, sollevò le braccia per ripararsi il viso.
Un istante, due istanti.
Non accadde nulla.
Riaprì gli occhi: la sfera era diventata una gigantesta bolla di vetro e lei vi era chiusa dentro come un insetto.
Dall'altra parte del cristallo, Jareth la fissava, il mento sollevato, le labbra ridotte ad una linea sottile.
-Hai davvero creduto che lo avrei fatto.-
Sarah contemplò la sfera, nervosa.
-Che cosa significa questo? Che hai intenzione di fare?-
Il re dei Goblin la fissò a lungo, come se cercasse qualcosa nei suoi occhi o volesse imprimersi bene in mente ogni dettaglio del suo viso. Sarah si sentì profondamente a disagio sotto quell'esame. Poi il re dei Goblin distolse lo sguardo e si avvicinò a Hoggle.
Il nano indietreggiò, stringendo i pugni.
-Se osi toccarla con un dito, io...-
La voce di Jareth si sovrappose alla sua.
-Prenditi cura di lei.-
Il re afferrò il pendente che portava al collo e tirò, rompendo il cordone con uno strappo secco. Lo lasciò cadere davanti a sè. Istintivamente, Hoggle giunse le mani a coppa e lo afferrò al volo.
Sgranò gli occhi.
-Ma questo...-
-Se io non dovessi tornare, dallo a lei. E' l'unica persona oltre a me che abbia il diritto di portarlo.-
Jareth si rivolse a Sarah. C'era un'intensità incredibile in quello sguardo, eppure il volto pallido rimaneva composto, la voce modulata.
-Qualunque cosa accada, il pendente non deve cadere nelle mani del Corinzio.-
Sarah poggiò le mani sul vetro, un terribile sospetto cominciò ad insinuarsi nella sua mente.
-Jareth, cosa vuoi fare?-
-Quello che ci si aspetta da un re. Combattere per il mio regno.-
Sarah spinse le mani contro il cristallo, vi battè contro i pugni.
-Andremo insieme. Non ti lascio andare da solo! Ti prego, Jareth! Liberami!-
Lui rise piano. Per un attimo, nel modo in cui inclinò il capo, nel biancheggiare di quei denti appuntiti, Sarah cercò l'espressione beffarda che conosceva, ma non la trovò. Il re dei Goblin era triste, triste: la tristezza lo stava consumando dall'interno come una fiamma.
-Tu che mi preghi?- la guardò con un'ombra dell'antica malizia. -Mia cara, avevo smesso di sperare che sarebbe mai accaduto!-
Sarah deglutì. Non sopportava di vederlo così, come se avesse il cuore spezzato. C'era davvero tutta quella tenerezza nei suoi occhi?
-Verrò con te.- insistette. -Affronteremo il Corinzio insieme! Hai detto tu stesso che posso esercitare un potere su di lui!-
-Non sei pronta. Guardati: non ammetti nemmeno con te stessa che il Corinzio è qualcosa di tuo.-
Jareth si avvicinò, poggiò le mani sul vetro.
Immediatamente, Sarah premette i palmi contro quelli di lui.
-Ho fatto tutte le cose di cui mi hai accusato, e altre che non immagini nemmeno, eppure non mi sembravano orribili mentre le facevo. Sono davvero il mostro che dici?-
Lei lo guardò con un nodo in gola.
-Non so cosa sei. So soltanto che non sei un mostro.-
Il re ebbe un pallido sorriso.
-Dovrà bastare, immagino.-
-Per favore... per favore, non andare!-
-Tutto quello che è accaduto cinque anni fa, è accaduto perchè lo hai immaginato, e nel modo in cui lo hai raccontato. Nella tua storia, il re era innamorato di te.- disse Jareth, guardandola negli occhi. - Per tutto il tempo, e nonostante ciò che ha fatto, questo re è sempre stato innamorato di te. Non dimenticarlo. Non dimenticarmi.-
Per un istante, Sarah pensò di aver sentito male. Poi la portata di quelle parole le crollò addosso, colpendola come un pugno nello stomaco.
Jareth non rimase ad osservare la sua reazione. Fece un passo indietro, le voltò le spalle.
Superò Hoggle.
Sarah lo chiamò, battè le mani contro la sfera, gridando il suo nome come fosse l'unica cosa che, in quel labirinto di specchi, avesse un senso.
Il re non si girò nemmeno una volta.
Solo e disarmato, si avviò verso le porte della città di Goblin.

 

****

Per creature come i Sidhe, incapaci di mentire ma bisognose di stimoli per mantenersi sul filo della loro vita immortale, l'inganno non era solo un divertimento: era una necessità, addirittura una seconda natura. E per lui, che oltre ad essere un Sidhe era il re del Labirinto, quella regola valeva ancora più che per gli altri.
Jareth conosceva molto bene le parole: ce n'erano alcune che avevano un solo significato, inciso in loro tanto profondamente da non poter essere aggirato. E poi c'erano altre, come "cambiamento", che anche se avevano un significato preciso, potevano voler dire qualunque cosa.
Jareth ripensò al messaggio della Signora: ne aveva intuito fin dall'inizio l'ambiguità, ma solo attraversando la distesa di lapidi ne aveva compreso il senso profondo.
La messaggera aveva detto: "Perchè il Labirinto torni com'era, tu dovrai cambiare".
Jareth rise senza allegria: "Cambiare".
Che eufemismo!
Il "cambiamento" che lo aspettava era la morte!
La messaggera gli aveva detto "perchè il Labirinto torni com'era"... non "per salvare il Labirinto".
La Signora aveva sempre saputo che il compito di salvare il Dedalo non sarebbe toccato a lui, ma a Sarah! Adesso che lo aveva capito, il re dei Goblin si chiese perchè non ci avesse pensato prima: il Corinzio era nato da Sarah, era logico che solo lei potesse sconfiggerlo.
Andando a sfidarlo -e morendo nel tentativo- Jareth avrebbe solo costretto Sarah a trovare la forza di cui aveva bisogno per fare ciò che doveva fare.
Un sorriso amaro gli incurvò le labbra sottili.
Manipolatore, fino alla fine.
Lui sarebbe morto, ma il Labirinto sarebbe vissuto. Con una regina, invece che un re.
Le mura della città erano fatte di ossa accatastate.
Mummie disseccate erano parte integrante delle pareti; uccelli dalla gabbia toracica esposta volavano sopra i bastioni, lanciandosi lugubri richiami.
Le porte erano aperte, il re dei Goblin le varcò.
La città era silenziosa, ma non vuota. Piccoli animali fuggivano al suo passaggio, figure deformi lo spiavano dagli usci bui delle case, lanciandosi bisbigli sommessi.
-E' il re dei Goblin, quello?-
-E' lui, è lui!-
-No, non può essere! Re Jareth era crudele e divertente, non aveva un viso così serio!-
-E' lui, vi dico!-
-Come può essere lui, con quella specie di tristezza negli occhi?-
-Guardatelo: non ha nemmeno l'amuleto!-
-Forse, prima di notte, vedremo la sua testa penzolare dalle mura. E sarà uno scherzo crudele! E divertente!-
-Come ai vecchi tempi, quando avevamo ancora un re!-
Jareth avanzò per la via principale della città, la schiena dritta sotto il peso di quegli sguardi, il cuore prigioniero di una ragnatela di ombre.
Pensò a Sarah. Gli venne naturale mentre avanzava fra le piccole case chiazzate di muffa. Cercò di immaginare cosa avrebbe fatto lei al suo posto: lei che avanzava nel Labirinto senza chiedersi se la via che aveva scelto fosse quella giusta, lei che pensava ad arrivare al centro e non si domandava come avrebbe fatto a tornare indietro.
Jareth aveva sempre considerato gli umani creature fragili come calici di cristallo, pronte a spezzarsi alla minima pressione. Ma ora, mentre percorreva quella strada da solo, senza il proprio amuleto, senza alcun potere sul proprio Labirinto, si ritrovò a chiedersi cosa significasse davvero essere fragili, e quanta forza avesse avuto Sarah per arrivare fin lì cinque anni prima.
Era stato l'amore per Toby a guidarla?
E che sentimento era mai, questo "amore", per guidarti lungo mille strade, trabocchetti e vicoli ciechi, inesorabile fino al centro di un Labirinto?
Jareth dischiuse le labbra e cantò quell'emozione che non conosceva, sperando, qualunque cosa fosse, di averne abbastanza dentro di sè da sopportare ciò che lo aspettava.

Now, I've heard there was a secret chord
That David played and it pleased the Lord
But you don't really care for music, do you?
It goes like this: the fourth, the fifth
The minor fall, the major lift
The baffled king composing Hallelujah


Hallelujah Hallelujah
Hallelujah Hallelujah

Il canto eruppe limpido dalle sue labbra.
Le note erano taglienti come vetro, bruciavano in gola ma vibravano di una dolcezza struggente. Le parole erano gli occhi verdi e limpidi di Sarah, i suoi capelli scuri, la luminosità radiosa dei suoi sorrisi.

Maybe I've been here before
I know this room, I've walked this floor
I used to live alone before I knew you
I've seen your flag on the marble arch
love is not a victory march
it's a cold and it's a broken Hallelujah


Hallelujah Hallelujah
Hallelujah Hallelujah

Jareth ricordò il calore della sua mano, la dolcezza tenace della sua stretta.
(Non ti lascio!)

You say I took the name in vain
I don't even know the name
But if I did, well really, what's it to you?
There's a blaze of light
In every word
It doesn't matter which you heard
The holy or the broken Hallelujah


Hallelujah Hallelujah
Hallelujah Hallelujah

Le porte del castello erano spalancate: un susseguirsi di solidi archi si intravedeva nell'oscurità che regnava all'interno.
Sui gradini dell'ingresso era seduta una fanciulla, avvolta in un ampio manto azzurro.
Aveva lunghi capelli d'argento e un sorriso da lupo: Jareth la riconobbe dagli occhi ciechi e dal fatto che aveva una mano bruciata e l'altra integra.
La messaggera aveva accanto a sè una grossa clessidra: nella camera superiore c'era un uovo, nella parte inferiore il teschio di un uccello. Jareth vide che nella parte superiore era rimasta ormai pochissima sabbia: scendendo lenta ma inesorabile, si era quasi tutta raccolta in basso.
Il re salì i gradini e si fermò accanto alla messaggera.
-Hai qualcosa da dirmi?-
La fanciulla gli piantò in faccia gli occhi bianchi.
-Solo buona fortuna.- disse senza ironia.
Jareth varcò le porte del castello. Il corridoio era privo di finestre, le torce fissate alla pareti erano così distanziate che l'illuminazione restava scarsissima e la sommità degli archi si perdeva nel buio.
Il re avanzò, sentendo il pavimento stranamente cedevole sotto gli stivali. Ebbe la sensazione che il corridoio che stava percorrendo prendesse forma mentre lui passava e si disgregasse nel buio subito dopo.
Non si voltò indietro a controllare.
Quando raggiunse la sala del trono, vide quanto era cambiata. L'aria era umida e fredda come quella di una segreta, le finestre ridotte a strette feritoie. Il soffitto era basso e lunghe catene munite di ganci pendevano fino ad altezza d'uomo.
Nella vaca al centro della stanza erano ritti due pali; fra di essi, simili a serpenti, erano attocigliate altre catene.
E' diventata una sala per la tortura.
Il trono era una catasta di teschi bruciati.
-Così sei arrivato, alla fine.-
Jareth si voltò di scatto, in tempo per vedere l'essere che Sarah chiamava "il Corinzio" emergere dall'ombra. Era la prima volta che lo incontrava, e studiò con freddo interesse l'individuo che aveva portato la rovina nel suo regno. Aveva un aspetto umano, un po' più alto del re dei Goblin, un po' più robusto. Non era nè bello nè brutto: con l'eccezione di quei capelli bianchissimi e quello strano modo di tenere gli occhi bassi, aveva un aspetto ordinario, del tutto anonimo. Che non ingannò Jareth nemmeno per un istante.
Il re sollevò il mento.
-Ora capisco perchè Sarah non può ammettere che tu sia parte di lei.-
L'essere si mosse verso il centro della sala.
-Dov'è?- chiese, guardandosi intorno con una punta di impazienza.
Jareth socchiuse gli occhi.
-Al sicuro. Lontano da te.-
Per il momento.
Un'ombra di disappunto passò tra le pallide sopracciglia dell'uomo, ma svanì quasi subito.
-Arriverà. E' il suo destino.-
-Tu saresti il suo destino?- Jareth ebbe uno sbuffo di derisione. -Non hai capito nulla di quella ragazza!-
-Non ha importanza cosa credi tu. E nemmeno cosa crede lei.-
E Jareth sentì il cuore tremare, perchè sapeva che, se Sarah non fosse riuscita ad affrontarlo, la profezia di quell'essere si sarebbe avverata.
Il Corinzio gli si avvicinò, la tenebra lo avvolgeva come una cosa viva.
-Hai dei begli occhi, re dei Goblin. Occhi spaiati, occhi da gatto, occhi che brillano al buio come monete d'argento. Vi leggo tristezza, ma non paura. Questo mi sorprende.-
-Ma davvero?- Jareth lo guardò con disprezzo. -Se non vedi paura, forse è perchè non ho paura di te.-
-Oh, dovresti averne. Io sto per ucciderti.- Il Corinzio esitò un istante. -E tu lo sai: nei tuoi occhi leggo anche questo.-
L'uomo fece un gesto: un clangore cupo riempì la sala. Jareth vide le catene sfrecciare fuori dalla vasca, strisciare sul terreno come serpenti. Corsero verso di lui e gli balzarono addosso, ma il re non si difese. Aprì le braccia e le catene si chiusero intorno ai suoi polsi.
Erano di ferro, il metallo che per i Sidhe costituiva un veleno letale.
Le catene gli si avvilupparono alle gambe, lo fecero crollare in ginocchio.
-Un re nella polvere.- commentò il Corinzio con voce incolore. -Che visione straziante.-
Jareth sollevò il capo, il volto esangue, i capelli incollati alla faccia.
-Un re nella polvere resterà sempre un re. Come un cane resterà sempre un cane, sebbene porti una corona e stia seduto su un trono!-
Il Corinzio sollevò le sopracciglia e sorrise appena, con macabra ironia.
-Attento a come parli, re dei Goblin. Come faceva? "Finora sono stato generoso, ma so essere crudele".-
Fece un piccolo gesto e le catene reagirono immediatamente: trascinarono Jareth sul pavimento, lo scaraventarono nella vasca. Infine si tesero, sollevando il re per i polsi e tenendolo sospeso tra i due pali.
Nonostante il dolore, Jareth sentì una risata sommessa vibrargli in gola e non fece nulla per trattenerla.
Il Corinzio lo afferrò per i capelli e lo costrinse a guardarlo in faccia.
-Perchè ridi?- sibilò.
Jareth sogghignò.
Il ferro delle catene gli bruciava i polsi e lui cominciava a sentire la debolezza insinuarsi sotto la pelle, ma la situazione era grottesca.
-Gioca pure a fare dio, piccolo mostro, ma non puoi ingannare un ingannatore: non puoi ingannare me!- Jareth vide l'altro impallidire e seppe di aver fatto centro. -Lascia solo che Sarah capisca chi sei, e ti ridurrà in polvere!-
Il Corinzio lo guardò con odio. Ma forse guardare non era il termine giusto, visto che dietro quelle palpebre non c'erano occhi, ma solo oscurità senza fondo.
-Lei non può fermarmi.- sibilò. -Non sa cosa sono, non vuole saperlo, e non sa nemmeno cosa sei tu. Sono così indifesi questi mortali! Ma io mi prenderò cura di lei.-
-Tu? Prenderti cura...?-
Jareth ebbe voglia di ridere di nuovo, ma non riuscì. Il petto gli faceva troppo male, le gengive cominciavano  a sanguinare, impastandogli la lingua di un sapore sgradevole.
Dannato ferro, pensò, sbattendo le palpebre per snebbiarsi la vista.
Il Corinzio fu comprensivo, addirittura premuroso.
-Shhh, non sforzarti di parlare, sire.-
Afferrò Jareth per i capelli, lo costrinse a rovesciare la testa all'indietro mentre lo scrutava con quelle orbite vuote. Schioccò la lingua, gli sfiorò le ciglia con la punta delle dita.
-Trovo ingiusto che tu abbia occhi così belli, mentre io non ne possiedo nemmeno uno. Lo trovo profondamente ingiusto.-
Sorrise, fece un gesto del polso.
Quando vide dei lunghi chiodi comparirgli nel palmo della mano, Jareth si sforzò di non gridare.

 

****

(*) Hallelujah. La versione che ho in mente e che amo alla follia è quella di Leonard Cohen, ma ne esistono altre versioni, più vicine al timbro vocale di Bowie. La traduzione la trovate qui.

Lady Stardust: grazie per i complimenti e il supporto, cara!

Misfatto: il tuo commento m'ha fatto morire! X) Cmq no, come vedi Jareth non è rincoglionito: lui sa sempre quello che fa ;) Grazie per i complimenti!

Fleur de Lys: Grazie per i complimenti, cara! Per il parallelismo tomba di Jareth/tomba di Scrooge... in realtà mentre scrivevo non ci pensavo affatto, però considerando che "il canto di Natale" è uno dei miei romanzi preferiti non posso escludere che a qualche livello la mia fantasia ne sia rimasta influenzata :)
Jareth secondo me non sbaglia il nome di Hoggle, lo storpia di proposito! Il fatto che il confronto fra i due ti abbia fatto ridere mi piace: Hoggle è un grande, c'è poco da fare!
In realtà non sono previste gare di rutti in questa FF, anche se non nego che l'idea abbia un suo perverso fascino dissacratore X)
Sono anche contenta che il finale sia stato una sorpresa :)

Shinigami Noir: essì, Jareth ha preso Hoggle per i fondelli per un intero film, secondo me ci stava che finalmente lui gli rispondesse a tono! XD E poi sembra davvero una pannocchia di mais, guardare qui per credere!

Cappellaio Matto: sì, ci stiamo davvero avviando alla conclusione! Sono contenta che la storia ti abbia preso tanto, spero che il finale sia all'altezza delle aspettative :)

Daydreamer: nelle mie intenzioni Sarah non era arrabbiata per la situazione in sè, ma per il fatto che Jareth non sia stato del tutto sincero con lei fin dall'inizio (le ha fatto credere che l'avrebbe aiutata a salvare i suoi amici, mentre in realtà lui vuole solo ripristinare l'ordine nel Labirinto: la salvezza degli amici di Sarah è solo una conseguenza, peraltro secondaria). Ma forse non l'ho resa tanto bene nel testo :P
Per la madre di Sarah hai assolutamente ragione! Mi affretto a correggere! :)
Grazie!

Devilcancry: E aggiornamento fu ;)

   
 
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Labyrinth / Vai alla pagina dell'autore: Sara Saliman