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Autore: Tomoe Gozen onnabugeisha    20/10/2010    2 recensioni
"Rifiutandosi di guardare il nome, Olivia prese i fiori secchi che stavano nel vaso lì accanto per sistemarci quelli che aveva portato con sè per poggiarli a terra in modo che coprissero almeno in parte il nome di colui che aveva recentemente occupato quella tomba. Lentamente la mano di Olivia strisciò sulla pietra, proprio dove era stato stato inciso il nome del suo amico ma in realtà non lo stava veramente guardando. Chiuse gli occhi, lasciandosi sorreggere da quella mano mentre lasciava che la mente ,come una misera foglia trasportata dal vento, veniva trasportata lontano, nel passato "Mi dispiace tanto" sussurrò mentre una lacrima calda le scendeva lunga la guancia."
(Sono un pò in dubbio se continuare questa storia e quindi inserire il prequel, ditemi voi cosa ne pensate. Spero che Bebbe5 la legga perchè possa dirmi se tutti gli errori da lei riscontrati siano stati eliminati)
Genere: Song-fic, Sovrannaturale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Goodbye my friend "La morte di una persona amata non è mai una cosa naturale: è sempre un omicidio, un vero e proprio furto. È come perdere un arto: non ci si può rassegnare"  (Licia Troisi)

Quando vieni a sapere che l’amico a cui hai voltato le spalle è morto, ti senti malissimo, cominci a sentire il mondo che è contro di te, all’inizio vorresti tornare indietro per cambiare le cose, poi quando realizzi che è troppo tardi, senti di essere pronto alla morte, ma è proprio questo che inganna, non si è mai veramente pronti alla morte e ciò si capisce quando la morte ce la troviamo davanti e senza sapere come, riusciamo a scapparle…(Anonimo)

Addio, amor, ti ho amato con ardor
Ma tu non sei più mia
E allora amore mio
Ti do questo addio
Camminava in silenzio senza proferire parola, nessun rumore era provocato da quella minuscola figura se si escludeva quello dei suoi passi in quel corridoio nero che l'avrebbe portata da lui. Risuonavano sembrando i ticchetii di un orologio.
Tak...tak.
I suoi passi erano tranquilli, lenti e regolari, segno che era perfettamente calma sebbene tale stato d'animo non era del tutto scevro da un involontario tentativo di tardare il più presto possibile l'incontro.
Tak...tak...tak.....
il ticchettio si interrompe ed ecco la figurina immobile, in mezzo a quel corridoio. Immobile, adesso sembra che non voglia più neanche continuare a camminare. La mano sinistra sale al fiocco rosso in testa, controlla che sia sistemato bene anche se non c'è alcun bisogno e lei lo sa. 
Si guarda intorno alternando occhiate a sè stessa, sia per assicurarsi di non aver dimenticato nulla e sia per rimandare il momento tanto temuto e allo stesso tempo desiderato: il mazzo di fiori di rose bianche ,che lui aveva tanto amato, era tenuto ben stretto nella mano destra, in quel momento fasciata da un guantino nero come l'altra mano e come il resto del corpo. Strinse i denti guardando il vestito a lutto che era stata costretta ad indossare: i funerali li detestava, almeno da quando era morta sua mamma e quel funerale in particolare......smise bruscamente di respirare quando i ricordi degli eventi passati ritornarono con tutta la loro violenza alla carica, accapponandole la pelle insieme alla sensazione di essere stata immersa nell'acqua fredda. Si sentì letteralmente soffocare. Senza accorgersene si appoggiò al muro mettendosi contemporaneamente una mano davanti al volto per impedire che le lacrime che aveva già versato abbastanza negli ultimi giorni tornassero a bruciarle gli occhi. Lui non avrebbe certo apprezzato che lei venisse a fargli visita in quelle condizioni, anche se non era mai stato molto espansivo (e come poteva?!) le aveva fatto capire quanto tenesse a lei. Già, proprio. Gliel'aveva fatto capire anche troppo bene in quanto aveva rinunciato a tutto per lei. Strinse ancora di più le palpebre mentre contemporaneamente si costringeva nuovamente a scacciare quei ricordi che la tormentavano di notte, facendola svegliare di soprassalto e poi le lacrime....tante.   
I suoi occhi dilatati per la paura e l'orrore di quanto stesse per accaderle, si stava avvicinando sempre di più e non riusciva a muoversi ..... lo vide correre verso di lei per poi buttarla a terra.....   
Amavi me, amavo te
E per questo il mondo sorrideva a noi
"Nooooo!!!" urlò spalancando bruscamente gli occhi. Tremante in ogni fibra del suo essere, indietreggiò per poi trovarsi a fissare il pavimento ,senza in realtà vederlo, sul quale adesso giaceva il regalo per suo amico, anche quello sulle prime senza essere risconosciuto. Per una frazione di secondo infatti rimase perplessa ad osservarlo:
Che cos'è? 
Si chinò, toccando con un solo ginocchio per terra ,imbrattando la gonna di polvere e terra, lasciando il gemello ugualmente piegato che però premeva piano contro il petto mentre la mano sinistra con delicatezza prendeva da sotto quel mazzo di rose tenute legate da un fiocco rosso.
Quando l' ho lasciato cadere?
Senza alcuna fretta di rialzarsi rimase in quella posizione a guardarle, le osservò bene, con attenzione: sì, erano bellissime, le migliori del negozio. Sorrise.
Quel colore bianco che le rendeva ancora più raffinate insieme a quel profumo che ora le sembrava ancora più dolce rispetto a quando le aveva comprate, come se che le rose solo ora sapessero della sua sventura e volessero a modo loro consolarla. Per un momento si concesse di respirare quel profumo stupendo.
Mhhhh, delizioso!
Guardò dritto davanti a sè, riconoscendo ,nonostante la poca luce emanata dalle torce, la porticina che l'avrebbe portata alla cappella, dove lui l'attendeva. Un brivido le attraversò la schiena: era quasi arrivata. Continuò a guardare quella porticina di ferro, senza adesso alcuna fretta di varcarla. Ora aveva paura di entrare. Inconsciamente si strinse a quel mazzo di fiori, con tale forza che un paio di petali bianchi caddero a terra a pochi cm dalle sue scarpe, nere anch'esse. Pur sapendo che sarebbe stato ancora più penoso per lei aveva deciso di andare a trovarlo da sola, voleva stare un pò con lui senza accompagnatori. Voleva spendere qualche minuto in sua compagnia, magari parlargli e renderlo ancora partecipe della sua vita...ammesso che potesse ancora davvero sentirla ma ora che era così vicina, tutto il coraggio e la determinazione di prima erano scomparse. "Forse avrei dovuto dar retta al dottor Tompson ,si disse a bassa voce più parlando a sè stessa che riferendosi a qualcun'altro che comunque non le avrebbe risposto, non sarei dovuta venire qui sola." "Non sei sola, ti sei dimenticata di me?" gli occhi della giovane si spalancarono increduli: quella voce! No, non poteva essere......
Si voltò di scatto per vederla sorridere quel sorriso che solo lei sapeva sfoderare, appoggiata alla parete, la mano destra che reggeva morbidamente la testa con la sinistra che sorreggeva a sua volta il gomito della destra mentre la coda ,bianca come tutto il resto di quella creatura dalla pelliccia ,bianco perla, che sembrava brillare di luce propria dai capelli, era sollevata di modo che quasi sfiorasse la spalla sinistra mentre la punta si muoveva imitando un pendolo. I capelli bianchi e sottili come i fili che solo i ragni sapevano tessere le incorniciavano entrambi i lati con una frangia che le cadeva sull'occhio destro quasi nascondendolo senza tuttavia rendere impossibile notare quei due bottoni viola che la guardavano amichevolmente. Niente in quella creatura era cambiato, anche l'espressione del volto era quella di sempre: calma ,tipica di coloro che non sono più soggetti al tempo e distaccata ,tipica delle persone o ,in questo caso, entità che sanno. "Uriah, bisbigliò sorpresa, Santo cielo sei tu ,qui ebbe una specie di inchino con la sola testa da parte della creatura, non sei cambiata affatto" era una constatazione che un affermazione, cosa che fece allargare il sorriso della creatura mentre questa si staccava dalla parete e lentamente la raggiungeva mentre quelle che erano ali le spuntavano da dietro la schiena, aprendosi in modo tale da rendere la figura nominata Uriah ancora più maestosa. In pochi attimi la raggiunse, rimanendo a guardarla con quella espressione di puro affetto del tutto priva di qualsiasi altro sentimento che non fosse amore sincero "Olivia Flaversham, le disse accarezzandole la guancia con dolcezza, tu invece sei cambiata molto in un anno." Olivia sorrise tristemente: non si riferiva certo al cambiamento esterno. Sospirò toccandosi nervosamente il fiocco rosso che portava sulla testa vicino all'orecchio destro: quanto era accaduto un anno fa l'aveva resa si più responsabile e seria ma l'aveva anche resa un pò più fragile, sebbene questo fosse una cosa risaputa solo dai suoi familiari, non si permetteva più con gli altri di mostrare questa debolezza. "Sapevo che saresti venuta ,riprese Uriah, e anche il nostro amico. Vieni" circondandole gentilmente le spalle con un braccio avvolto da una manica bianca che le fasciava il braccio mettendone in risalto la magrezza. Come tutta la sua persona, anche il vestito era rimasto uguale a come Olivia l'aveva vista per la prima volta: bianco senza una sola macchia e affatto consunto anche se la gonna arrivava fino ai piedi, l' unica cosa che si differenziava dal resto era il corsetto color pervinca che le circondava morbidamente i fianchi. Era bellissima.
Dimenticando tutto grazie alla presenza della sua amica Olivia si lasciò tranquillamente condurre finchè non arrivarono proprio davanti alla porticina che avrebbe condotto alla cappella. Lì Olivia si fermò titubante mentre stringeva con maggior forza i fiori e la mano di Uriah, il quale senza mai abbandonare il sorriso le strinse di rimando la mano per incoraggiarla ad entrare mentre con l'altra mano ancora sistemata intorno alla sue spalle la spinse leggermente in avanti. "Coraggio" le sussurrò gentile e bastarono queste parole perchè Olivia ,dopo un respiro profondo ed essersi dondolata giusto un secondo sui talloni varcasse finalmente la porta subito seguita da Uriah, la quale trovò la sua protetta vicino ad una tomba che rispetto alle altre sembrava che fosse stata sistemata più o meno di recente infatti al contrario delle altre la pietra non mostrava ancora segni di deterioramento quindi si poteva definire nuova. Rifiutandosi di guardare il nome, Olivia prese i fiori secchi che stavano nel vaso lì accanto per sistemarci quelli che aveva portato con sè per poi poggiarli a terra di modo che coprissero almeno in parte il nome di colui che aveva recentemente occupato quella tomba. Lentamente la mano di Olivia strisciò sulla pietra, proprio dove era stato stato inciso il nome del suo amico ma in realtà non lo stava veramente guardando. Chiuse gli occhi, lasciandosi sorreggere da quella mano mentre lasciava che la mente ,come una misera foglia trasportata dal vento, veniva trasportata lontano, nel passato "Mi dispiace tanto" sussurrò mentre una lacrima calda le scendeva lunga la guancia.  
Un giorno tu, ma come fu,
Non tornasti più
E allora addio
Ma come fu, non tornasti più
E mi lasciasti solo
Uriah la guardò in silenzio senza osare disturbarla, la vide farsi un pò indietro mentre una mano saliva al volto, sicuramente ,pensò, per fermare le lacrime e il sospetto venne confermato da due singhiozzi mentre anche l'altra mano ora raggiungeva l'altra. Di fronte a questo Uriah sentì di non poter continuare a rimanere in silenzio. "Dì, per quanto tempo hai intenzione di continuare con questa inutile sofferenza?" "La colpa è mia, solo mia ,singhiozzò voltandosi verso di lei, se ti avessi ascoltata al momento giusto ora ,non riuscì a continuare, ora...non...sarebbe...aveva tutta la vita davanti" disse indicando la tomba senza guardarla "E cosa speri di fare continuando a piangere, di riportarlo indietro? Se è questo che pensi non accadrà ,non venne risposta perciò continuò, non ti pare di essere un pò egoista nel tuo dolore?" questa domanda ebbe l'effetto di una frustata per Olivia la quale la guardò pietrificata "Egoista?" ripetè lentamente con voce roca mentre l'espressione s'induriva ma ciò non fermò l'angelo che continuò imperterrito "Egoismo è il nome della tua azione. Tu non piangi tanto per lui quanto per il fatto che hai perso un amico e ti senti sola, non pensi al fatto che adesso lui è felice, può camminare sulle sue gambe ,cosa che in questo mondo non gli era consentita e che si è liberato dei suoi sensi di colpa. Hai la minima idea di come stava, come si sentiva quando doveva chiedere continuamente aiuto agli altri per fare qualsiasi cosa che voi sani potete fare autonomamente e in poco tempo, cosa che lui invece compiva in un lasso di tempo maggiore? Dover fare ogni cosa ,anche la più semplice come mangiare, aiutato da un altro, sai cosa significa? No? Potresti chiederlo a Basil, lui probabilmente saprebbe risponderti" finì tagliente con il sorriso ora leggermente incrinato mentre gli occhi viola ora senza più quella luce gentile sembravano volerla incenerire. Olivia si sentì tremare guardandola: l'aveva fatta davvero arrabbiare.
Sotto quella veemenza abbassò il capo con le braccia distese lungo i fianchi, ammettendo in silenzio la sua colpa, cosa che spinse Uriah ad addolcire la voce "Lo so che è triste perdere un amico ma pensa a lui. Aveva una prospettiva di vita lunga come tutti voi ma al contrario di voi lui era condannato a stare piazzato su quel letto, immobile finchè non sarebbe morto. Forse è meglio così, non credi?" "Uriah ,l'interruppe la bambina, voglio porti una domanda e devi essere sincera" "Io non posso mentire, lo sai" replicò secca "Sebastian dov'è adesso? Non starà mica pagando per l'unico errore commesso, vero? Era malato, in una famiglia povera ,le parole gli uscivano fuori velocemente ora, senza più controllo, sapeva di essere un peso e voleva oltre alla salute essere utile ai familiari, è vero, ha sbagliato a stipulare un contratto demoniaco ma ,qui fece un sorriso stiracchiato mentre alzava le spalle mentre gli occhi minacciavano ancora lacrime, chiunque nelle sue condizioni avrebbe fatto lo stesso. Lui non sapeva, non avrebbe mai...." non riuscì a continuare mentre guardava quasi supplice Uriah che si limitò a chiederle "Non hai prestato attenzione a quanto ti ho detto prima?" con un sorriso furbetto. Dopo un minuto un sorriso tra tutte quelle lacrime comparve "Lo sapevo" commentò Olivia mentre le lacrime venivano assorbite dal fazzoletto di batista che era stato per tutto il tempo infilato nella manica del vestito "LUI prima di essere giudice è anche padre, non dimenticartelo Olivia. Un giorno comunque rivedrai Sebastian, smetti di piangere adesso e continua ad andare avanti, anche per lui. Solo una cosa ancora, una cosa che Sebastian stesso mi ha pregato di dirti: quando avrai un problema, non maledire la tua sorte ma accettalo con serenità pensando che hai gente al tuo fianco pronta a sostenerti e quando ti sentirai a pezzi pensa a Sebastian e ai tanti problemi che doveva affrontare ogni giorno, problemi che iniziavano la mattina e finivano solo quando andava a dormire. Ricordati sempre di questo perchè Sebastian affrontava una serie di piccoli problemi che formavano l'unico vero grosso problema: l'accettare sè stesso per come era. Malato e condannato ad esserlo per sempre." e detto questo Uriah scomparì, lasciandola sola. Olivia fissò il punto del muro in cui fino a pochi secondi l'angelo stava appoggiato, perplessa. Perchè se ne era andata così bruscamente? Dopo un istante capì: non avrebbe mai più rivisto Uriah, probabilmente era ritornata giusto per consolarla del suo dolore e convincerla ad andare avanti. Una mano salì a coprirle parzialmente il volto: un altro amico se ne era andato.
E allora addio
Una lacrima ,l'ultima per quel giorno, le cadde sulla guancia ma la fermò con l'indice con determinazione mentre sussurrava con un timido sorriso senza distaccare gli occhi dal punto in cui la sua amica era scomparsa "Addio Uriah e grazie" mentre una mano andava istintivamente al crocefisso d'argento, regalo dell'angelo a cui aveva appena dato l'addio, in quel momento coperto dall'abito. Senza attendere oltre, Olivia lasciò la cappella ,non prima di aver salutato il suo amico facendo passare nuovamente le dita sulla pietra, stavolta guardando il nome. Fatto questo, con calma si girò ed uscì, direzione Baker Street in cui Basil e gli altri la stavano aspettando. Un nuovo sorriso le si affacciò in volto: pur contrari al fatto che andasse da sola lì, avevano rispettato la sua volontà, comprendendo il suo desiderio di rimanere sola con Sebastian. A questo pensò mentre saliva le scalette che l'avrebbe riportata all'aria aperta insieme al chiedersi come facevano le persone claustrofobiche ad infilarsi in quello stretto corridoio che anche lei pur non soffrendo di tale fobia aveva attraversato con una certa difficoltà. Era davvero...soffocante!
Guardò il cielo, che cominciava a riempirsi di stelle. Dunque il sole era appena tramontato. Corrugò le sopracciglia: era stata davvero tanto tempo giù? Pensava che ci fosse stata si e no dieci minuti. Le guardò con attenzione:com'erano belle, luminose come diamanti e splendevano su quel manto che passava sempre più dal blu chiaro al blu notte mettendole in maggior risalto. Si, erano davvero meravigliose. Forse tra tutte quelle c'era Sebastian ad osservarla, chissà....
"Ovunque tu sia ,Seby, spero che tu abbia realizzato il tuo desiderio più grande: correre" disse sempre guardando verso l'alto e una stella ,quasi come se l'avesse sentita, si fece improvvisamente più luminosa, come una strizzatina d'occhio. Sorridendo, Olivia riprese a camminare,passando tra le file di tombe fino a raggiungere l' ingresso del cimitero, rappresentato da un enorme cancello di ferro battuto davanti al quale la stava aspettando il guardiano, il quale vedendola aprì le porte per poi scostarsi per lasciarla passare. Sorridendogli di rimando chinando impercettibilmente la testa, lo superò per poi portare due dita alla bocca lanciando una specie di trillo che ripetè due volte prima che in risposta le arrivasse un abbaio lanciato da un basset hound bicolore che in un attimo la raggiunse. Scodinzolando festoso, la salutò con una leccatina affettuosa alla guancia prima di accucciarsi per terra quel tanto da permetterle di salirgli in groppa. Dopo essersi aggrappata al collarino blu che gli cingeva il collo lanciò un ultimo sguardo al cimitero senza riuscire ad  impedire che la tristezza le entrasse nel cuore, nuovamente. Comunque siano andate le cose, Sebastian non aveva affatto meritato quel che gli era successo ma d'altra parte in che altro modo poteva finire?
Incapace di rimanere lì un altro minuto "Portami via,Ugo" più che dirlo urlò l'ordine e il cane partì a razzo, desideroso a sua volta di lasciarsi alle spalle quel luogo triste "Spero che la signora Placidia abbia preparato qualcosa di caldo, stasera fa molto freddo".   
Addio, amor, il tempo vola via
Il cuore soffrirà
Ti cercherò amore
Ed io ti troverò amor


Credo infine che la morte sia troppo sopravvalutata. Essa altri non è che la fine di un ciclo, la nostra vita. Temerla è da egoisti, aver paura di soffrire è umano, rifletterci troppo sù fa male. Non pensarci per niente è sbagliato. La data precisa è ‘già scritta’ anche se non lo sappiamo. Accettare di vivere senza sapere è da uomini. Lasciamo che il tempo scorra o avremo vissuto senza motivo d’esistere. (Anonimo)

La morte altro non è che la fine di un ciclo.
L’uomo è già morto in vita se non ha la speranza della rinascita. Poichè la morte è certa per colui che nasce, la rinascita è certa per colui che muore, perchè lamentarsi dell’ineluttuabile?
Quindi vivi la vita in ogni suo momento e soprattutto spera.(Anonimo)

















 


  
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