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Autore: VaniaMajor    22/10/2010    4 recensioni
La battaglia al Monte Hakurei ha posto fine alla vita di Naraku, la Sfera si è dissolta e il futuro sembra sorridere a Inuyasha e ai suoi compagni. Solo per Sesshomaru nulla è cambiato, almeno finché una donna dai misteriosi poteri non compare per magia, sconvolgendo di nuovo la vita di tutti.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Nuovo personaggio, Sesshoumaru
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Saga di 'Cuore di Demone''
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CAPITOLO 8 - INUZUKA

Le spie tornarono. Non tutte, né troppo in buona salute, ma tornarono, portando con loro ampie notizie riguardo ciò che li attendeva.
Il Signore dell’Est stava facendo sul serio. Non solo stava organizzando ingenti truppe di yokai, ma aveva portato dalla sua parte anche guerrieri umani, miko e monaci, galvanizzandoli alla prospettiva di distruggere il sanguinario Sesshomaru, uccisore di indifesi esseri umani e sterminatore di yokai. Sembrava che il giorno fosse lontano, poiché le forze dovevano ancora organizzarsi e mancava un accordo vero e proprio tra gli yokai e gli esseri umani, ma si poteva star certi che, presto o tardi, il Signore dell’Est si sarebbe mosso.
Sesshomaru non si scompose affatto alla notizia. Accolse le nuove delle spie con volto freddo e calmo, seduto con noncuranza sul trono, mentre Anna stava in piedi alla sua destra. L’unica reazione di lei fu un lieve corrugarsi della fronte, mostra della sua contrarietà. Le spie non poterono trattenersi dallo scambiarsi una occhiata stranita: non era proprio il genere di notizie per cui stare tranquilli, invece sembrava che avessero appena riferito ai due di aver trovato un pesce morto in uno dei laghetti del castello. Giusto una seccatura, nulla più.
In realtà, i due si erano preparati da tempo al peggio. Fin dal giorno successivo alla partenza delle spie, Sesshomaru aveva iniziato a valutare la forza delle armate di cui disponeva, il potere a sua disposizione e gli alleati che poteva vantare. Ad Anna era stato affidato il compito di trascrivere tutti i commenti che Sesshomaru faceva tra sé studiando mappe e carte, per poi farne un resoconto comprensibile, offrendogli una visione unitaria delle riflessioni della giornata.
In un paio di giorni, Anna si era talmente calata nel proprio compito che aveva iniziato a partecipare alle riflessioni di tattica e politica. Sesshomaru aveva trovato le sue parole acute e dirette, e aveva inconsciamente iniziato a discutere con lei di ogni particolare.
Questo lavoro era durato quasi un mese, durante il quale avevano passato insieme ogni momento della giornata e molte notti insonni, a stilare messaggi per gli alleati o a studiare tattiche e fare previsioni. Sia Sesshomaru che Anna, ormai, sapevano bene su cosa potevano contare. In più, ognuno forniva nuove idee all’altro, una fonte inesauribile di soluzioni ai problemi. 
Sesshomaru congedò le spie, quindi rimase in silenzio, riflettendo.
«Mi sorprende che si stia affidando a degli umani.» mormorò. Anna si sedette ai suoi piedi.
«Pare che stia progettando una guerra totale. – disse, alzando gli occhi verso di lui – Se parliamo di poteri spirituali buddisti e shintoisti al suo servizio, la cosa si fa grave.»
«Umani.» disse Sesshomaru, stizzito, facendo un gesto secco con la mano. Anna non replicò, ben sapendo che era un semplice sfogo e che la mente acuta di Sesshomaru stava già lavorando per risolvere il problema. A furia di stare vicini, aveva imparato ad assecondare i suoi tempi. «Comunque sì, questo non era previsto. – disse, infatti, qualche istante dopo – Troveremo una soluzione. Intanto sarà il caso di riunire la Grande Famiglia e discutere sul da farsi.»
«Hai deciso di convocarla?» chiese Anna. Sesshomaru le aveva parlato della Grande Famiglia della razza inu-yokai, di cui lui era il sovrano. Ne facevano parte tutti gli inu-yokai di sangue puro. Non avevano obblighi l’uno verso l’altro, come Anna aveva dedotto dal fatto che Sesshomaru avesse quasi ucciso quello che poi lei aveva assorbito, ma nei casi di estremo pericolo si poteva convocare un’Assemblea speciale. Tutti i convocati erano tenuti a partecipare e la riunione si svolgeva su un luogo sacro, la collina di Inuzuka, su cui, si narrava, era nato il primo della loro specie e su cui il sangue di nessuno di loro poteva essere versato. Ancora adesso il luogo aveva una forte attrazione per i cani e per gli uomini che li amavano. 
Sesshomaru annuì.
«Non credo che saranno di alcuna utilità, – disse, con aria sprezzante – ma faranno numero e probabilmente potranno fornirmi altri alleati.»
Anna annuì. Sapeva che Sesshomaru detestava la Grande Famiglia, anche se lo yokai non ne aveva mai accennato. Dopotutto, la Grande Famiglia non l’aveva forse deriso quando Inuken l’aveva presentato come proprio erede? 
Quella sera, Sesshomaru uscì da solo e si diresse fuori dal Palazzo. Appena oltre le mura si trasformò, prendendo la sua forma originaria e lasciando che il potere gli scorresse nelle vene. Alzò la testa alla luna, esaltato. Era molto che rimaneva nella propria forma umana. Spesso si chiedeva perché ci tenesse tanto. La luna calante faceva splendere il suo pelo bianco come la neve. Sesshomaru alzò il muso alla luna e ululò con tutto il fiato che aveva in corpo. Gli echi si propagarono ovunque, riempiendo la foresta, la valle, perfino il cielo. Era il richiamo a cui nessuno poteva resistere. Scandì i nomi nella lingua primordiale della loro razza, abbaiando e ululando finché anche l’ultimo non fu chiamato.
«Andrai a Inuzuka?»
Sesshomaru si voltò. Anna era poco distante e lo guardava. Una luce dorata, demoniaca, le brillava negli occhi, evidente nel buio notturno. Si avvicinò di un passo, incombendo su di lei, che nella sua forma umana sembrava così fragile. Sesshomaru si chiese per l’ennesima volta quando Anna si sarebbe trasformata. Ormai stava diventando…curioso. Uno dei pochi sentimenti umani che a volte provava. Si ritrasformò.
«Sì. – disse, chiudendo per un attimo le palpebre – E tu verrai con me.»
Quando riaprì gli occhi, di nuovo due gocce d’ambra, Anna sorrise. Sesshomaru avvertì di nuovo quel fastidioso pungolo all’altezza del cuore.
«Sì.» rispose lei.
***
Il giorno successivo i due partirono per Inuzuka, dirigendosi verso nord, soli e senza bagaglio. Erano due yokai potenti, in grado di badare a loro stessi.
Anna, molto nervosa prima della partenza, si rilassò progressivamente con l’andare del tempo. Correvano in silenzio per tutta la giornata, poi si fermavano al crepuscolo e riposavano durante la notte. Sesshomaru era molto silenzioso durante il giorno e Anna rispettava questa sua decisione, ma nonostante questo lo yokai era ben lungi dall’essere la persona fredda e distante di poco tempo prima. Anna si sentiva vicina a lui anche nel silenzio. Sesshomaru non la stava escludendo.
Durante la notte, parlavano ancora e sempre del Signore dell’Est e delle sue mosse. A volte, uno dei due dormiva e l’altro stava di guardia. Quand’era Sesshomaru a riposare, Anna passava lo ore osservando il suo viso. Il cuore le faceva male per lo sforzo di contenere l’amore profondo che ormai la legava a lui. Il loro rapporto era cambiato, lo sapeva, eppure cos’erano ora? Più che padrone e schiava, naturalmente. Ma meno che amici, non si poteva negarlo. Non avevano mai parlato di argomenti personali. Il tempo che avevano passato insieme li aveva resi più vicini, in grado di anticipare le parole e le mosse dell’altro. Sapeva che Sesshomaru la rispettava e apprezzava il suo appoggio, ma non più di questo.
Grazie agli dei, Sesshomaru non sospettava minimamente che la persona efficiente e disponibile al suo fianco faceva tutto ciò nella speranza di scorgere l’ombra di un pur piccolo affetto nei suoi occhi quando la guardava. Speranza folle, forse.
Sesshomaru, naturalmente, non notò nulla, però era ben conscio di quanto apprezzasse la compagnia della ragazza, invece che quella di Jaken. Anna rispettava il suo silenzio, conversava con lui quando riposavano. La sua voce dolce lo rilassava, spazzando via la punta di nervosismo accumulata durante la giornata al pensiero di dover incontrare quegli inetti della Grande Famiglia.
Una sera, un paio di giorni prima di giungere a Inuzuka, chiese ad Anna di parlargli del suo mondo. Si accorse di averla sorpresa, ma la ragazza si riprese e gli raccontò in breve della sua vita umana, dei genitori e delle abitudini che aveva abbandonato, non proprio di sua spontanea volontà. Quando finì di raccontare, Sesshomaru annuì. 
«Una vita molto…differente. – commentò – Non mi stupisce che tu non riesca ancora a staccarti dalla tua natura umana. Anche se stai facendo progressi.» Le lanciò un’occhiata, ma Anna non fiatò. In realtà, in quel momento era troppo sbalordita per pensare. «Il mio destino era scritto alla nascita. Il tuo è stato sconvolto.» disse ancora lui, toccando distrattamente la Tenseiga al suo fianco.
«Un destino di vita.» disse Anna. Sesshomaru la guardò, perplesso, e Anna indicò la spada. «Un destino di vita. – ripeté – Ma tu cerchi di sfuggirlo dando la morte.» Sesshomaru corrugò la fronte e non parlò.
«Tu non sai molte cose.» disse dopo un po’, con voce dura. Anna sospirò.
«È difficile che le sappia, se non me le dici.» replicò. Il suo tono dolce fece oscurare ancora di più il volto di Sesshomaru.
Non osare giudicarmi. Non sono affari che ti riguardano.” pensò, voltandosi per chiudere l’argomento. In quel momento, Anna sbadigliò molto prosaicamente.
«Scusa. – borbottò – Sono due notti che non dormo.»
Il risentimento di Sesshomaru scivolò via come acqua fresca. Si sentì, anzi, quasi divertito nel vedere l’espressione assonnata di Anna.
«Vieni qui.» le disse. 
«Cosa?» chiese Anna, d’un tratto più presente.
«Sei troppo stanca. Non voglio essere rallentato da te, domani. – disse, sarcastico – Vieni qui e appoggiati alla mia coda. È morbida. Riposerai come si deve.»
Anna faticò non poco a trattenere il rossore che le stava salendo alle guance, ma non fiatò, notando l’occhiata gelida di Sesshomaru. Ostentando una calma che era ben lungi dal provare, Anna accettò e si sedette a fianco a lui, appoggiando il capo sulla morbida ‘cosa’ rosa che gli passava sopra la spalla. 
Kami-sama, non dormirò mai così!” si disse, il cuore in tumulto, mentre Sesshomaru la avvicinava un po’ di più a sé. Invece, forse a causa del calore del corpo dello yokai, forse per la sensazione di protezione che le trasmetteva, qualche minuto dopo Anna era profondamente addormentata, col capo appoggiato sulla spalla di Sesshomaru, il quale, a quel punto, si stava pentendo della decisione azzardata.
Il profumo di Anna gli stava incendiando il sangue. Non aveva mai sperimentato niente di simile, neppure nell’estasi della battaglia. I suoi occhi erano attratti irresistibilmente dai lineamenti fini della ragazza. La sentiva respirare, le labbra appena socchiuse. Avrebbe voluto posarvi le sue. Gli occhi di Sesshomaru si sgranarono per la sorpresa. Ma che diavolo di pensieri gli giravano per la testa? Aveva sempre considerato con fastidio quel genere di cose! Mai era stato preda dei propri istinti in quel modo ignominioso! Era meglio allontanarsi da Anna, prima che…
Quasi avesse intuito le sue intenzioni, la ragazza si accoccolò meglio contro il suo petto, trasmettendogli un calore che lo riscaldò fin nelle ossa.
«In che modo riesci a farmi questo?» mormorò. Appoggiò le labbra sul suo capo. Un’ondata dolce e malinconica che non capì lo invase. Sesshomaru strinse Anna a sé e appoggiò il capo al tronco dell’albero che aveva alle spalle, cercando di decifrare quella strana sofferenza.
Fu così che si addormentò a sua volta.
***
Il mattino dopo, Anna si svegliò sotto l’attacco pressante di un raggio di sole. Aprì gli occhi, schermandosi il viso. Era appoggiata al tronco di un albero. Accanto a lei non c’era nessuno. Anna si alzò a sedere di scatto, guardandosi intorno. Sesshomaru, in piedi poco distante, la guardò con blanda curiosità.
«Sveglia?» chiese.
«Uh…sì.» rispose Anna, stranita, riavviandosi i capelli spettinati. Come sospettava, alla fine dei conti Sesshomaru l’aveva fatta dormire contro un albero, dopo che si era assopita. La cosa non la sorprendeva, eppure, nel dormiveglia, aveva avuto la netta impressione di avvertire il calore del suo corpo e il peso del suo capo sopra il proprio, la bellissima sensazione del suoi capelli tra le dita. Follia, naturalmente. Un bel sogno distrutto dalla cruda realtà. Anna sospirò, alzandosi. Meglio evitare di dormire, d’ora in avanti. Se avesse parlato nel sonno, visti i sogni che faceva, si sarebbe rovinata.
«Possiamo andare?» chiese Sesshomaru. Anna lo guardò, non mancando di notare il tono insolitamente mite dello yokai, quindi annuì e gli rivolse un bel sorriso. Sesshomaru le voltò le spalle e si mise in marcia, ben sapendo che lei l’avrebbe seguito.
Quel che Anna non sapeva era che Sesshomaru stava ancora facendo fatica a credere alla fortuna che aveva avuto. Si era svegliato non più di cinque minuti prima di lei, trovandosi in una posizione decisamente equivoca. Lei gli riposava sul petto, una ciocca dei suoi capelli in una mano. Lui aveva il capo poggiato su quello di lei e la teneva stretta a sé con un braccio. Svegliandosi, era rimasto per un attimo paralizzato sentendo un corpo così vicino al proprio, esperienza nuova per lui, poi era stato di nuovo sommerso da quella strana sensazione che aveva avvertito la sera prima. Inconsciamente, aveva annusato i capelli profumati di Anna e lei si era mossa nel sonno, riportandolo alla realtà.
Se Anna si fosse svegliata, avrebbe creduto che…Che cosa? In ogni caso, questo…qualcosa avrebbe peggiorato la situazione.
Così aveva utilizzato tutto il suo freddo autocontrollo per slacciarsi dall’abbraccio della ragazza e appoggiarla al tronco dell’albero, allontanandosi poi di qualche passo per recuperare la calma. Lei si era svegliata poco dopo. Davvero, davvero una gran fortuna! 
Mentre correva con lei alla volta di Inuzuka, non poté fare a meno di essere conscio della sua presenza in un modo che era quasi doloroso. Sesshomaru non riusciva a capire nulla di ciò che stava provando, se non che tutto derivava dal calore: quello del corpo di lei contro il suo, che gli scorreva nelle vene quando avvertiva il suo profumo, che gli colmava il petto e gli serrava lo stomaco quando lei sorrideva o lo guardava dritto negli occhi. Sesshomaru non aveva mai conosciuto il calore. La sua vita era fatta di ghiaccio fin nel profondo.
Ora, tutti i suoi sensi anelavano quell’esperienza che si era sempre negato più o meno coscientemente. Sesshomaru era sempre stato certo di essere superiore a questo genere di cose e aveva disprezzato coloro che ne cadevano vittime, giudicandoli deboli e schiavi di coloro che desideravano. Suo padre gli era apparso così, quando aveva condotto a casa quella stupida donna umana. Chi ama soffre. L’amore è inutile e debilitante, svia gli intenti e indebolisce il potere. Questo aveva sempre pensato. Eppure adesso soffriva nel privarsi del contatto con quella ragazza. Avrebbe dovuto sentirsi debole, invece avvertiva una sorta di pace dell’anima che lo sconcertava ancora di più. Perché lei riusciva a fargli quell’effetto? Quale malia aveva lanciato sul grande Sesshomaru?
Lo yokai, nei due giorni che seguirono, rifletté a lungo sulla cosa, senza che Anna ne avesse il minimo sentore. Arrivò perfino a pensare di soddisfare velocemente il suo desiderio, in maniera da essere poi libero da quello strano fuoco intrigante che lo rodeva, ma qualcosa lo frenò. Non riusciva a trattare Anna come una qualsiasi altra creatura a lui inferiore, il che, nel suo gergo, comprendeva più o meno tutti gli esseri viventi sulla faccia della Terra. Non poteva più pensare di farle del male. Questo lo irritava e lo metteva a disagio. Eppure, sopportava tutto questo per poter provare di nuovo la magnifica ondata di calore quando lei lo guardava con quegli occhi che parevano dirgli: «Tu sei importante.»
Ed era la prima, forse l’unica, che pensava questo di lui in quanto Sesshomaru e non in quanto Signore delle Terre dell’Ovest. Per Sesshomaru era tutto una nuova esperienza.
Iniziò a preoccuparsi. Stava portando Anna al cospetto della Grande Famiglia. Quando gli altri inu-yokai avessero conosciuto la sua origine, avrebbero cercato di farle del male. Lui non aveva mai avuto nessuno da proteggere, tranne se stesso. La piccola Rin aveva parzialmente modificato la sua natura egoistica, ma ora il pensiero delle parole crudeli che i membri della Famiglia avrebbero rivolto ad Anna lo riempì di un gelido furore.
Sesshomaru non voleva cedere alle lusinghe di quegli occhi sorridenti, ma non voleva nemmeno sentirsi in debito. Sarebbe stato lui a proteggere Anna da quei dannati. L’importante era non cedere, non cedere assolutamente. Ci mancava solo che Anna diventasse importante per lui.
***
 «Non è molto diversa dalle altre qui attorno.» considerò Anna, camminando a fianco di Sesshomaru lungo il pendio erboso della grande collina di Inuzuka e osservando i colli circostanti. 
«Lo è abbastanza.» fu il lapidario commento di Sesshomaru, che non aggiunse altro. Anna sospirò. Da quella mattina Sesshomaru era tornato taciturno. Ormai avevano raggiunto Inuzuka e sicuramente la mente dello yokai era concentrata sulla riunione che si sarebbe svolta da lì a poco, ma Anna si sentiva defraudata di quel poco d’attenzione che Sesshomaru le aveva riservato negli ultimi due giorni.
Avevano appena superato un piccolo tempietto la cui aura benefica era stata inghiottita dalla natura demoniaca del terreno circostante. Secondo Sesshomaru, poco più avanti, tra gli alberi, avrebbero trovato una grande casa, ove la riunione avrebbe avuto inizio. 
«Non parlare se non sei interpellata. – le ricordò Sesshomaru per l’ennesima volta – Stammi vicina e non provocarli.»
«Me l’hai già detto mille volte. Ti sembro così stupida?» disse Anna, piccata. Dove stava andando a finire tutta la considerazione di quei giorni? Sesshomaru le lanciò un’occhiata seccata, quindi tornò a guardare di fronte a sé. Anna, però, notò una luce preoccupata in fondo ai suoi occhi e se ne stupì. Che Sesshomaru fosse preoccupato per lei? La cosa sfiorava il miracoloso. «Comunque, non devi preoccuparti. Farò come vuoi.» disse Anna, più mite. Sesshomaru la guardò di nuovo, più a lungo, quindi annuì. Anna ne fu sbalordita. Sesshomaru era davvero preoccupato per lei, perché non aveva sotterrato le sue parole sotto quintali della sua gelida ironia.
Raggiunsero presto una grande macchia d’alberi, tra cui si poteva già intravedere la grande costruzione che li avrebbe ospitati. Le narici di Anna furono immediatamente piene dell’odore di almeno una ventina di inu-yokai, più o meno potenti, che attendevano il Signore Sesshomaru ciondolando nella zona.
«Non allontanarti…» cominciò a ripetere Sesshomaru, con voce assente.
«Da te, lo so. – disse Anna, avvicinandosi a lui ancora di più – Forza, fammi conoscere la mia razza.»
Nella boscaglia tutti i movimenti si fermarono. L’avvicinarsi del Principe dei Demoni era stato avvertito. Sesshomaru e Anna sbucarono davanti all’entrata di una grande casa un po’ rovinata dal tempo, decorata con smalti rossi. Schierati in ordine sparso, più che altro in atteggiamento curioso o impaziente, diciotto inu-yokai accolsero in silenzio la loro comparsa. Anna notò che erano tutti dissimili tra loro. A parte un odore di fondo inequivocabile, nelle loro forme umane gli inu-yokai non si assomigliavano per niente. La maggior parte di loro dimostrava pochi più anni di Sesshomaru, alcuni sembravano di mezz’età, un paio parevano avere la stessa età di Anna. I loro sguardi le scivolarono sopra senza realmente vederla e tutti si concentrarono su Sesshomaru.
 «Sesshomaru-sama. Siete puntuale. – osservò uno di quelli più anziani – Spero ci abbiate convocati per un buon motivo.» 
«Non sono solito sprecare il mio tempo. – disse Sesshomaru, gelidamente – Come non sono solito tollerare che si usurpi il controllo che mi spetta su queste faccende. Non ti è stato chiesto di parlare.» Le sue parole sferzarono le facce indolenti dei presenti come frustate. Di colpo, tutti abbassarono gli occhi e il silenzio tornò a regnare. «Andiamo dentro.» ordinò Sesshomaru, osservandoli con aria sprezzante.
La riunione della Grande Famiglia Inu-yokai si protrasse per tutta la giornata e la notte successiva. Gli yokai, seduti a un enorme tavolo, ascoltarono le ultime nuove dall’Est e, come Sesshomaru aveva previsto, reagirono con sdegno. Nessuno dei presenti gradiva la sua presenza in qualità di capo della Famiglia, ma allo stesso tempo erano così orgogliosi della propria razza che un affronto tale li avrebbe uniti come nient’altro avrebbe potuto fare. Così, ognuno di loro si impegnò a offrire al gelido Principe tutti gli alleati e le forze di cui disponeva. La cosa fu lunga, poiché Sesshomaru pretese una lista puntigliosa e precisa. Anna, seduta accanto alla porta scorrevole che dava sull’esterno, prese nota di tutto, come era suo compito da quando quella storia era cominciata.
Verso l’alba, la lista venne ultimata e il clima si rilassò. Gli inu-yokai iniziarono a chiacchierare tra loro, chiedendo solo sporadicamente l’attenzione di Sesshomaru, che in quel momento era preso dalla lettura delle note che Anna gli aveva passato.
«E quando intendete attaccarlo, Sesshomaru-sama?» chiese lo yokai di mezz’età che l’aveva provocato al suo arrivo.
«Intendo aspettarlo, non attaccarlo. – disse Sesshomaru, senza alzare gli occhi dal foglio e suscitando silenzio nei presenti – È preferibile combattere su un territorio conosciuto. Non abbiamo ancora rimedio contro gli esseri umani con potere spirituale.»
«Avete ragione, Sesshomaru-sama. – commentò una donna yokai con i capelli rossi e l’aria arrogante – Uomini, feccia del cosmo! Non c’è macchia peggiore dell’essere umani.»
Qualcuno rise, altri ripresero a chiacchierare, ma Sesshomaru non rispose. Anna rimase impassibile e continuò a guardare il mutare del cielo nel sorgere del sole. Avrebbe dovuto essersi abituata a questi discorsi da yokai, ma le davano ancora fastidio. La sua anima, dopotutto, era ancora dolorosamente umana. In più, se pensava a quello che aveva dovuto sicuramente subire Inuyasha da quegli stessi yokai, le ribolliva il sangue dallo sdegno.
Gli occhi della donna dai capelli rossi, però, in quel momento si focalizzarono su di lei. Con un sorriso vago ma maligno sul volto, si alzò con un movimento fluido e superò Sesshomaru, avvicinandosi ad Anna. Sesshomaru si tese, avvertendo nella donna un’aura combattiva intensa. Si voltò a metà, gelido, pronto a squartare la yokai in due se solo avesse sfiorato Anna…che in quel momento gli parve bellissima, con i capelli dorati fluttuanti sulle sue spalle e l’aria vagamente malinconica con cui guardava il cielo.
Anna si accorse dell’avvicinarsi della yokai, ma non le diede peso. Quella donna era una stupida. Non ci voleva un genio per capire che aveva intenzioni aggressive. 
«Sesshomaru-sama, avete portato una bambolina davvero carina. – tubò la yokai, mettendosi le mani sui fianchi e piegandosi per guardare Anna in volto con aria canzonatoria – Sembra una inu-yokai, ma non è della Famiglia, giusto?»
Sesshomaru corrugò la fronte, ma Anna gli lanciò un’occhiata che comprese immediatamente. Aveva ragione, meglio mettere le cose in chiaro.
«Anna è una nuova creatura. – disse, gelido, appoggiando le note sul tavolo – Era una donna umana con del potere. Per questo è stata attaccata da uno della Famiglia, che ha tentato un incantesimo di fusione. Lei, invece di essere assorbita, è riuscita a sopraffarlo. Ora è una demone quanto te.»
Bisbigli e occhiate disgustate vennero lanciati ad Anna, che non cambiò espressione di una virgola. Sesshomaru si chiese cosa fosse cambiato in lei. Possibile non provasse più molto? Da quando l’aveva colpita, le emozioni di Anna non erano mai realmente avvertibili. 
«Beko è scomparso qualche mese fa. – disse l’anziano, corrugando la fronte – Si tratta di lui?»
Sesshomaru annuì. La donna coi capelli rossi rise.
«Beh, che io sia dannata se non è molto più carino a vedersi, ora! – sogghignò – Sei una bella bambolina. Non mi sorprende che Sesshomaru-sama ti tenga con sé. Davvero un soprammobile grazioso! Non parla, non si muove…»  
«Una femmina gelosa. – mormorò Anna, guardandola con aria annoiata – Ridicola.»
La donna dai capelli rossi rimase basita e divenne paonazza. 
«Co…sa?!» chiese, senza fiato. Aprì e chiuse la bocca un paio di volte, incapace di digerire tanta impudenza, quindi sbottò: «Come osi, feccia umana?!» 
«Insulto noioso e prevedibile. – commentò Anna, volgendo il capo dall’altra parte – L’odore della tua gelosia è così intenso e nauseante che l’avrei avvertito perfino da umana.»
Sesshomaru non poté trattenere un sorrisetto. Anna non si sarebbe mai fatta mettere sotto da una sciocca yokai impulsiva come la rossa.
«Strega!» ringhiò quella, allungando le mani artigliate verso il collo di Anna. La ragazza scomparve da sotto le sue grinfie e ricomparve alle sue spalle senza scomporsi.
 «Non è colpa mia se Sesshomaru-sama non si è mai accorto della tua esistenza. – commentò Anna, scacciandosi i capelli dalla spalla – Non sono io ad averti creata così inutile.» 
«Kima, adesso basta.» la riprese qualcuno. 
«Io ti sfido, brutta strega!» sbraitò quella. Anna alzò le spalle, accettando. 
«Kima! – la sgridò uno dei più anziani – Sai bene che non si può spargere sangue su questo terreno!»
«Non c’è problema. La mangerò in un boccone e il terreno non avrà di che lamentarsi.» ringhiò la yokai.
«Sesshomaru-sama, fermatele!» disse qualcuno. Sesshomaru si alzò.
«Se Anna vincerà, voi la accetterete nella Famiglia.» furono le sue uniche parole, accolte da un silenzio attonito. Kima divenne ancora più furiosa. 
«Usciamo da qui, ragazzina. Scoprirai chi è Kima.» ringhiò.
Anna seguì con noncuranza la rossa all’esterno. Le due si fronteggiarono su un terreno aperto, circondate dagli inu-yokai.
«Ora scoprirai cos’è il terrore, mocciosa!» ringhiò Kima, prendendo forma canina. Anna la guardò con sufficienza. Era nemmeno la metà di Sesshomaru. Se Kima voleva impressionarla, avrebbe dovuto sforzarsi un po’ di più.
«E tu non ti trasformi, ragazza?» chiese uno degli spettatori.
«Un umano basta a sconfiggere un cane del genere.» fu la risposta gelida di Anna. Il cane rosso ringhiò, scavando solchi nel terreno con gli artigli. Kima si gettò su Anna con le fauci spalancate. Anna saltò con noncuranza e atterrò a braccia conserte sul dorso di Kima, che si voltò di scatto, sorpresa.
«Sei lenta.» disse Anna, saltando via di nuovo, mentre la yokai si voltava sulla schiena per schiacciarla. Sesshomaru seguiva lo scontro con aria inespressiva, sordo alle grida di incitamento degli altri yokai, che si stavano facendo prendere dalla battaglia. Il comportamento di Anna non era normale. Non avvertiva il minimo istinto combattivo e questo non era possibile. Era stata insultata e Sesshomaru conosceva bene quanto la ragazza fosse portata ad arrabbiarsi. Aveva sperimentato di persona la sua rabbia. Ora, questo suo comportamento sembrava lo specchio del proprio. Qualcosa non andava.
Anna giocò con Kima ancora per un po’, nonostante le urla di incitamento degli altri, che la definivano “debole umana”, “piccola bastarda” e altre amenità del genere, l’avessero già fatta uscire dai gangheri. Era lieta di essere ormai in grado di contenere le sue emozioni. Non avrebbe mai dato a quei dannati la soddisfazione di sentire la sua sofferenza a quelle parole…e alla mancanza di reazioni da parte di Sesshomaru.
«Basta, sono stanca.» mormorò dopo aver evitato l’ennesimo attacco. Anna saltò sul capo di Kima e vi poggiò una mano. Una grande energia passò immediatamente dentro di lei, mentre la yokai crollava a terra, uggiolando, quasi senza vita. Anna la lasciò e il grande corpo rimase riverso a terra, ansimando.
«Non ti ucciderò. – disse Anna, fredda – Ma vedi di imparare a frenare la lingua, grande e potente Kima.»
«È…potente, Sesshomaru-sama. – mormorò uno dei più anziani – Siete stato saggio a tenerla con voi.»
Sesshomaru annuì distrattamente, continuando a osservare Anna. Possibile che…                          
«Sarà potente, ma non è pura. – ringhiò un altro – Non possiamo comunque accettarla nella Famiglia.» 
«Ma non hai visto come ha battuto Kima?!» disse una delle altre ragazze, impressionata. Si generò una disputa sul da farsi piuttosto accesa. Anna, seccata oltre ogni limite, si voltò e si inoltrò nella foresta, ignorando deliberatamente l’ordine di Sesshomaru di non allontanarsi. 
Sesshomaru aveva continuato a fissarla con aria inespressiva, senza dire nemmeno una parola in suo favore. Cos’aveva, era seccato perché aveva avuto l’ardire di combattere contro una yokai pura? E allora? Era stata insultata, era il minimo che potesse fare! Perché nei momenti in cui aveva bisogno del suo appoggio era così maledettamente freddo?!
«Cosa sono ora per te?» sibilò, lasciando per un istante libera la sua ira profonda, ormai al culmine. Fortunatamente non vi era pericolo, Sesshomaru era insieme agli altri yokai, che riempivano l’atmosfera delle loro aure rabbiose. Sarebbe passata inosservata. Frustrata, tirò un pugno a un albero, sfondandone il tronco, quindi continuò a camminare, sigillando di nuovo i propri sentimenti. Anna, però, non sapeva che Sesshomaru aveva lasciato gli altri inu-yokai a discutere e si era alzato in volo per seguirla nel suo cammino. Così, da lontano, aveva assistito al suo scoppio d’ira.
«Mi ha ingannato.» mormorò Sesshomaru, guardandola allontanarsi. Anna sapeva contenere le sue emozioni. Era venuta meno al patto con coscienza. Da quando? Da quanto tempo lo ingannava? Ma certo, era ovvio. Da quando lui l’aveva colpita.
«Mi ha mostrato un volto felice quando le ho detto di restare…» 
Probabilmente era una menzogna.
«Era gentile e calma.»
Mentiva.
«Mi guardava come se fossi importante.»
Sicuramente mentiva.
Anna lo stava ingannando da molto tempo e lui c’era quasi cascato. Nulla di ciò che lei gli aveva mostrato corrispondeva a ciò che provava davvero. Probabilmente lo odiava. Restava con lui perché era tanto stupido da offrirle vitto e alloggio dei più lussuosi. Si stava facendo strada nel suo animo con un’abilità che aveva dello spaventoso.
«Maledetta donna. – sibilò Sesshomaru, mentre stringeva i pugni – Hai osato ingannarmi!»
Gliel’avrebbe fatta pagare cara. Non si faceva questo al grande Sesshomaru senza pagare il prezzo più alto. Il pensiero del calore che la sua vicinanza gli procurava gli causò il solito dolore al petto, ma Sesshomaru lo scacciò. L’unico calore che avrebbe riempito la sua vita d’ora in avanti sarebbe stato quello della rabbia.

   
 
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