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Autore: SakiJune    23/10/2010    2 recensioni
In "Fly Little Wagtail" avevamo lasciato Clarissant risvegliata ad una nuova vita e ad un nuovo amore. Qui ritroveremo Bedivere, Lucan, Amren ed Eneuawc; conosceremo Elyan e quel bacchettone di suo padre Bors, Garanwyn e le sue canzoni. E con i loro occhi vedremo il mondo disfarsi, la gloria farsi vergogna, la realtà vacillare."Guardando i propri figli inginocchiati davanti al re, mentre pronunciavano il loro giuramento, Bors e Bedivere sorridevano. Ma non confondete, ecco, questi due sorrisi, badate. L'uno significava dominio, orgoglio, sollievo; l'altro tenerezza, partecipazione, amore."
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Bedivere
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Itonje reloaded'
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Aveva avuto un'altra occasione, doveva ben ammetterlo. Ma buon sangue non mente, e l'aveva deluso un'altra volta.
Re Arthur aveva lasciato il trono in mano a Mordred, ed egli l'aveva tradito; allo stesso modo Melehan, investito della medesima responsabilità, aveva agito in modo impulsivo senza nemmeno impedire la fuga di notizie. Se il nuovo sovrano di Camelot aveva intenzione di riprenderlo tra le sue grazie, questa appariva ora una possibilità alquanto remota. Ma certo, avvelenare Sir Kay era stata un'idea con i controfiocchi! E invece di mandare qualcuno a riprendere i messaggeri che senza dubbio erano stati inviati ad avvertire l'esercito sul continente, se n'era rimasto ad intrattenere gli ospiti e le donnine allegre! Terzo errore: invece di sincerarsi di aver concluso il lavoro, aveva lasciato la sua vittima in compagnia di un chierico che a proposito di antidoti doveva saperne un bel po'. Nulla da fare, nemmeno Melou aveva osato difenderlo, visto che aveva contribuito al disastro generale e temeva di venire diseredato a sua volta.
In pochi giorni, comunque, Mordred era riuscito a organizzare le truppe alleate e a scendere fino allo stretto: credeva di poter respingere facilmente i cavalieri già stremati dalle scaramucce in terra di Francia.

- Vedete? Lui mi disprezza, ma non sono io il suo maggior problema.
Feroce, gli occhi lucidi di follia e le guance gocciolanti di sudore, Melehan si esaltava nelle sue personali imprese trascinando con sé un branco di brigantelli scovati chissà dove, bruciando capanne, trucidando bestiame e strappando all'innocenza le prime roselline della stagione.
- Di grattacapi ne avrà anche senza di me! Eccome! Lo voglio vedere!
E quando seppero che da vedere ci sarebbe stato davvero molto, si erano diretti a loro volta a sud, seguendo le battaglie da non troppo vicino. Le sue stravaganze erano già sulla bocca dei suoi compagni; quando una contadinella atterrita, a cui avevano già strappato i vestiti, si era messa a pregare gridando "Signore, salvami"... lui, che non aveva mai pietà per nessuno, che solitamente gioiva delle urla strazianti e dell'odore di carne bruciata, ecco, quella volta l'aveva lasciata a se stessa ordinando agli altri di risalire sugli arcioni e rimettersi in cammino. Certo, non osavano contraddirlo, ma che occhiate si erano lanciati! E che risatine avevano brillato dietro le sue spalle! Ma non era più in grado di curarsi di cosa pensassero di lui, con la voce di
(sua madre)
quella donna a ripetergli le cantilene dell'infanzia, notte dopo notte, ed il volto deforme del suo nemico a sfidarlo nei sogni fino a colmarlo d'ira bollente.

In realtà, Amren aveva da pensare a ben altro che a lui. Finché era durato l'assedio vero e proprio, c'erano stati pensieri di guerra; e durante la convalescenza di Gawain, pensieri d'amore. C'erano state lunghe conversazioni con suo padre, chiusi in una tenda ad aspettare l'alba,



- Tua madre mi ha raccontato che come lei ricordi... quell'altra vita. Le isole.
- Solo la battaglia. L'orrore.
- Quello che è accaduto, quello che per voi è stato reale... non si deve ripetere per forza.
- Lo so, padre. Ma mi fa male. Lei... non era mia madre, allora. Si chiamava Branwen, mia madre.
- Sì, mi ha detto anche questo.
- Era piccola. Con la carnagione pallida. Anche lei vi amava.
- Sarà questa l'immortalità? Tornare a vivere con le persone che abbiamo amato? Dio è così misericordioso!


e silenzi altrettanto eloquenti, che profumavano di timida speranza. Aveva finito col credere, come tutti loro del resto, che la questione si sarebbe infine risolta tra quei due soltanto, e che sarebbero tornati tutti a casa più o meno interi. Non faceva i salti di gioia al pensiero che suo zio Gawain, già ridotto molto male, avrebbe finito con il soccombere ai colpi di Sir Lancelot, ma capiva che continuare a vivere di rabbia e dolore non avrebbe avuto senso. Perdere uno per uno i propri cari, facendosene ogni volta una ragione, era un'esperienza al di là di ciò che riusciva a concepire. Eppure quell'altra volta lo aveva provato lui stesso. Quell'altra volta a Hrossey.
Ero diventato re, Orkney mi apparteneva, ma ero rimasto solo.
Mio padre era rimasto ucciso negli scontri, la regina si era suicidata
(Fate attenzione alle finestre, madre)
e gli altri non avevano tardato a seguirli nella tomba, schiantati dal cordoglio. Non avevo più un esercito degno di questo nome, eppure non mi ero arreso.
Avevo chiesto aiuto a mio cugino, il re del Galles. Erano giunti cinquecento boscaioli del Cumberland, forse non avvezzi alla vita da soldato ma abili a maneggiare asce, poteva contarci. Avevamo passato il mare cogliendo di sorpresa i nemici nella sua tana, distruggendo i loro villaggi così come essi avevano ridotto le isole a ferite aperte sulle acque. E quando tutta quella terra era stata mia, dai ghiacci perenni ai confini del regno sassone, così come ai tempi del mio avo Thorfinn, di nuovo mi ero guardato intorno e avevo compreso l'inutilità di tutto ciò.


No, non doveva ripetersi qualcosa del genere.

Nulla si ripeterà.


Così fu. Tra le mura umide del castello di Dover non ci fu più spazio per la speranza o il ricordo, e vita e morte si dischiusero nuove e fragranti ai loro occhi.
Non era soltanto il funerale di un uomo, ma la chiusura di un capitolo della loro Storia. Anche il rancore verso Sir Lancelot e i suoi alleati s'era attutito fin quasi a sparire. Il nemico da combattere non era più un estraneo; la serpe, il re, se l'era allevata in seno, era sangue suo! E almeno a Barham Down, per un poco, seppero di nuovo che cos'era importante e cos'era urgente - combattere, combattere per la patria e per il trono del grande Arthur Pendragon. Fu una battaglia vera, quella, e l'ultima a cui Amren fu consentito partecipare in quella vita.
Dopo, ci furono le trattative, i paroloni, i tira e molla finché non sembrò di nuovo scongiurata la possibilità di nuovi scontri. Bedivere sapeva come parlare a Mordred, fingendo che nulla fosse successo, come se si fosse trattata di un'allegra schermaglia familiare. Lucan, a sua volta, cercava di guardare in faccia il traditore il meno possibile per non lasciar trapelare il dispetto, ma era pur contento di avere una possibilità di portare a casa la pelle, considerati gli ultimi sviluppi della sua vita sentimentale.
Una volta che i duchi di Lindsey furono tornati a Salisbury con le buone notizie, il re scelse quattordici tra i nobili di più alto rango che si prepararono all'incontro decisivo, in cui l'accordo sarebbe stato siglato ufficialmente. Era la migliore prospettiva a cui si potesse giungere, a seguito di vicende tanto travagliate e dolorose, eppure qualcuno era scontento.
- Sono pur vostro cugino! Non vi ho sempre dimostrato la mia fedeltà? Volete gettare in pasto ai lupi le mie terre, come se mio padre non fosse morto per difenderle, come se io non avessi un posto alla vostra Tavola e nella vostra famiglia!
Qualcuno sogghignò e ci furono varie gomitate e strizzate d'occhi. Nessuno prendeva mai sul serio Sir Costantine di Cornovaglia. Sarebbe stato un membro influente del Consiglio, se qualche volta si fosse degnato di presentarsi alle riunioni. Era un cavaliere valoroso e cortese, ma il suo restare in disparte, a badare agli affari suoi - dote molto rara, e ahimé fraintendibile - l'aveva reso lo zimbello delle lingue affilate di Camelot. L'avevano soprannominato "Il Grande Assente", e persino quando c'era stata una ridefinizione nei confini tra il suo ducato e il Devon (parliamo di una decina d'anni prima, in tempi gagliardi) il re aveva fatto una battuta di spirito sull'eventualità di "andare direttamente a portargli corde e paletti per delimitare le terre acquisite, visto che non si degna di ringraziarmi del favore".
Insomma, a tutti sembrava che l'accordo fosse dignitoso, in quanto il Kent era da tempo un covo di Sassoni rabbiosi. E la Cornovaglia, appunto, si poteva ben sacrificare, se non altro per fare un dispetto a Constantine.
- Voi avrete molto più di prima, quando tornerò sul trono. E sarete il mio erede, non certo Mordred, è chiaro. È una promessa solenne - rispose Arthur, quando l'atmosfera riuscì a tornare seria. - Ma ora dobbiamo raggiungere un compromesso, fargli credere...
- Non gli basterà! Ha i Sassoni dalla sua parte! Lascerà passare un po' di tempo, e poi attaccherà insieme da est e da ovest, ci chiuderà in una morsa... siamo decimati, non avremmo scampo se gli lasciassimo terreno ora! Ma come non vedete? Dite che un giorno sarò re, ma re di che cosa? Preferisco di gran lunga rimanere ciò che sono, conservare ciò che ho, e aiutarvi oggi. Ma se preferite agire da vigliacco, fatelo pure. Io non firmerò nessun accordo, tornerò con i miei soldati in Cornovaglia dove ci accingeremo a difenderla da chiunque voglia invaderla, anche se avrà il vostro vile permesso.
Erano parole fiere, che in altre occasioni Arthur avrebbe punito con la spada, ma dentro di sé sapeva che il cugino, da parte sua, aveva ragione. Non fece più nulla per trattenerlo, e quella sera stessa Sir Constantine e i suoi uomini partirono verso ovest.
Non erano ancora cessate le chiacchiere prima ironiche, poi via via più preoccupate, che si era udito uno scalpiccìo di cavalli in arrivo, ed erano truppe fresche, che portavano i colori di Estangore. Dunque il vecchio Brandegoris aveva infine preso posizione, e a loro favore! Arthur provò un enorme senso di gratitudine, e anche se contava di evitare ulteriori scontri, gli faceva comunque piacere ricevere un aiuto concreto dopo essere stato abbandonato persino dai parenti più stretti.

Amren se ne stava in disparte, ascoltando distrattamente la discussione, come se si fosse trovato in un'altra stanza. Un ufficiale tra i nuovi arrivati gli si avvicinò, ma anche dopo che si fu presentato e l'ebbe informato che doveva consegnargli una lettera, credette che avesse sbagliato persona. Dopotutto, non conosceva nessuno ad Estangore. Sir Elyan, a cui non pensava più da tempo, era in Francia, e non aveva mai avuto il piacere di incontrare re Brandegoris.
- Ma voi siete Sir Amren di Lindsey, mi dicono... il figlio di Sir Bedivere e della splendida Lady Clarissant di Orkney, che ho avuto l'onore di incontrare dieci anni fa a Gore. - insistette l'uomo, lusinghiero.
- In persona, certo. - Si alzò per stringergli la mano e prese il rotolo che, notò, non presentava alcun sigillo. Non era dunque una missiva ufficiale.
- Vedete, per noi è stata una sorpresa venir spediti qui, credevamo davvero di essere fuori dal conflitto. Nondimeno siamo felici di aiutare re Arthur in questa delicata situazione, e desideriamo che tutto si concluda per il meglio...
- Tutto questo l'avete già spiegato al re e a mio padre - tagliò corto Amren, confuso.
- Perdonate! Mi dilungo troppo. Ciò che volevo dire è che, a convincere il mio sovrano, non sono stati i vostri disperati appelli ma il gioco d'un buffone. Diciamolo chiaramente: è decrepito, è un gran sentimentale, e non si potrebbe dire che bene di lui, se non che si rende ridicolo. Non ha occhi che per quel ragazzino... e-
Amren capì che per dare un taglio alle chiacchiere irrefrenabili dell'ufficiale non doveva fare altro che andarsi a sedere un po' più vicino agli altri. Con la lettera sulle ginocchia, di nascosto la aprì e ne sbirciò il contenuto.
Inspirò bruscamente, sobbalzando un poco, e un paio di teste si voltarono senza che se ne accorgesse. Avrebbe riconosciuto quella calligrafia tra mille, ma se avesse ancora avuto dubbi, la firma li avrebbe dissipati...
- Di che si tratta? Fa' leggere!
Non era la prima volta che suo padre si adirava con lui. Dopo il duello con Melehan, mentre viaggiavano verso Lindsey, egli l'aveva redarguito con dure parole e non aveva nemmeno potuto giustificarsi. Persino Sir Lancelot aveva potuto addurre scuse migliori per le sue azioni, a pensarci bene, perché la regina era pur sempre una donna. Era rimasto in silenzio e la sfuriata si era conclusa lì.
Ma non era mai, mai, mai accaduto - e aveva fatto di tutto perché mai accadesse - che Bedivere avesse dei sospetti sulla sua lealtà. Ne fu come annientato, ancor più che quelle righe potevano contenere davvero qualcosa di compromettente, anche se in un senso in cui la guerra non c'entrava nulla.
Arthur si era allarmato, ma quando Bedivere ebbe scorso la lettera e un sorriso era comparso sul suo volto, si rasserenò.
- Avete nulla in contrario, Sir Amren, a condividere con noi la vostra corrispondenza privata?
Il giovane fece segno di no, sudando freddo.

Mio amatissimo amico,
ti scrivo dal castello di Estangore, e ti invio questa mia per mezzo del nobile Sir Brian.
Se stai leggendo, significa che tutto si è concluso nel migliore dei modi. Se ti hanno convinto che ho avuto chissà quali meriti per l'arrivo delle truppe tra voi, non crederci. Io sono una piccola cosa. È stato mio padre ad accorgersi dell'inganno di Sir Mordred, e per questo è-
Arthur non si accorse che il volto di Bedivere, dapprima divertito, si rabbuiava, e nemmeno che aveva saltato a pié pari un paio di righe.
... e per il resto rendo merito alla generosità di re Brandegoris, che mi ha riaccolto alla sua corte con immutato affetto.
Spero che torni la pace fra voi e i cavalieri di Francia, e che potremo entrambi riabbracciare Sir Elyan. Parlo a nome del re suo nonno, ma credo che ciò si estenda anche a madamigella Eneuawc, se me lo permetti.
A quel punto Bedivere improvvisò una finta collera, che scatenò il buonumore del re:
- Che io finisca infilzato, se darò mia figlia in sposa al rampollo di Sir Bors! Ero stato chiaro su questo punto, mi sembra! - Lucan ghignava alle sue spalle e Amren sospirò di sollievo.
- E perché no? Ci sono uomini peggiori al mondo, sapete. Come quelli che stiamo andando ad incontrare. Finita?
Sento sempre più forte la tua mancanza e credimi, non è più soltanto un soprannome di scherno,
il tuo devotissimo
Garanwyn Hir
- Ha! Gli è rimasto appiccicato addosso! Buon per lui. - concluse Arthur. - Ha stoffa, quel ragazzo, e ora capisco il perché di tanto fervore nel difenderlo. Temo che dovrò soprassedere alle sue mancanze fisiche e concedergli l'investitura, se torneremo sani e salvi a corte. Sempre che a Brandegoris non dispiaccia troppo separarsi di nuovo da lui.
Gli ufficiali di Estangore si scambiarono un'occhiata imbarazzata e preferirono rimanere in silenzio.
- E Kay è sempre la solita volpe! Non solo ha mandato ad avvertirci, ma ha cercato alleati già prima che Mordred radunasse le sue armate!
Bedivere guardava il volto finalmente ottimista del suo re e pianse in segreto per ciò che aveva appreso, e che per nulla al mondo poteva rivelargli prima dell'incontro.

- Me la ridarete?
Il padre lo guardò con un misto di tenerezza e senso di colpa. Si mantenne però prudente:
- Più tardi, Amren. Capirai perché.
Lui sospirò. Non gli era sfuggita l'esitazione che aveva avuto durante la lettura e questa poteva significare solo due cose: o Garanwyn si era lasciato sfuggire una qualche frase troppo amorosa (il che non era probabile, visto che Bedivere ora non sembrava in collera con lui) oppure raccontava di avvenimenti che egli
(o il re, o entrambi)
non doveva conoscere.
Ma andiamo, non era più un bambino!
- Sì. Mi dispiace averti fatto credere di aver dubitato... in realtà sapevo che non vi poteva essere nulla di compromettente in quella lettera. Mi fido di te come di me stesso. Ma devo essere imparziale agli occhi del re e degli altri. Sei un mio pari, con i vantaggi e le responsabilità che questo comporta.
- Allora datemela, ve ne prego.
- Ciò di cui verrai a conoscenza non pregiudicherà la tua condotta durante l'incontro?
Amren giurò. Non avrebbe distrutto gli sforzi che suo padre e suo zio avevano compiuto nell'intavolare le trattative. Avrebbe rispettato la volontà di Arthur di attendere l'arrivo di Sir Lancelot prima di ogni cosa. Dopotutto, se Garanwyn stava bene, cos'altro avrebbe potuto sconvolgerlo fino a fargli perdere il controllo?


Quando aveva sentito odore di tregua tra i due eserciti, Melehan aveva avuto una reazione simile a quella di Sir Constantine. Suo padre era una donnicciola, nientemeno! Si accontentava di un... niente! Ah, ma ci avrebbe pensato lui a movimentare la situazione.
Il suo piano prese forma durante quelle notti inquiete, le ultime in cui riuscì ancora a formulare pensieri coerenti. La sospensione delle ostilità l'aveva contrariato, ma in qualche modo serviva al suo scopo.
Perché lui- cosa voleva veramente? La gloria di suo padre, o la sua rovina? La sua fiducia, o il suo odio? La pace, o la guerra? Tutto questo insieme, voleva! Imitarlo alla perfezione e allo stesso tempo deluderlo ancor più profondamente, la sua sconfitta e nel contempo quella del vecchio, il potere di distruggere e distruggersi come meritava
(Dio non vuole)
doveva provarci, tornare sui suoi passi
(Dio non dimentica)
e quando sarebbe stato di nuovo dentro al cerchio, avrebbe lanciato la rete a costo di restarci intrappolato.
Ah! Averli tutti in una mano, e schiacciare, schiacciare... spremerli come uva.
Aveva l'arma perfetta. E l'occasione perfetta. Non una vera ragione, ma era forse importante?
Lo so io cos'è importante. Il dolore, le urla, la carne viva. Le voci che si placano.

Così quella mattina Mordred se lo trovò davanti come se quasi niente fosse successo. Chiedeva scusa, e con un certo garbo, anche. Voleva restare al suo fianco e seguire il suo destino, comunque si fossero concluse le trattative. Aveva mollato i suoi compagni di strada e si era persino ripulito nel tragitto per raggiungerlo, tanto che sembrava di nuovo un ragazzo ammodo. Insomma, il bel bimbo di mamma Guinevak.
A Mordred non faceva alcuna differenza perdonarlo oppure no. Gli premeva che non creasse ulteriori scompigli, quindi tra scacciarlo un'altra volta e tenerselo stretto per controllare i suoi ghiribizzi, scelse la seconda opzione. Se avesse rigato dritto, la faccenda era chiusa, altrimenti... aveva pur sempre un altro figlio.
A sua discolpa occorre precisare che non sapeva niente delle stragi, degli stupri e degli altri divertimenti che il suo primogenito si era concesso.
Quando gli toccò decidere se portarlo con sé all'incontro, nicchiò un poco. Era rischioso, ma lo era altrettanto lasciarlo con i soldati e permettere che promuovesse una rivolta o peggio (anche una tale prospettiva gli risultava già parecchio fastidiosa). Perciò ora immaginateli, trenta fiori di nobiltà all'ombra di un padiglione montato appositamente in cima alla collina, a sorseggiare vino e masticare parole come legno, temendo e aspettandosi una mossa falsa.

Eccoli, gli ingenui. Il caro nonnino, che sudava e cercava di imputarlo al caldo di inizio estate; Sir Bedivere, soddisfatto della brillante missione portata a termine, e Lucan, quel gran bifolco travestito da cerimoniere, che fingeva di cercare una mosca caduta nella coppa. E poi lui, l'incubo degli incubi, Amren di Lindsey.
(Ma quest'ultimo non aveva affatto un'espressione ingenua. Lo fissava con odio, e non era la rabbia di quando l'aveva sfidato per aver aggredito Garanwyn... era odio puro, forte almeno quanto il suo)
E quando Mordred invitò tutti, sorridendo ad Arthur con cautela: - Cavalieri, scambiatevi un segno di pace - Ecco. L'occasione.
Fecero entrambi due passi avanti. Melehan guardò dritto davanti a sé, lasciando scivolare lentamente lo stiletto dalla manica. Amren si voltò a guardare suo padre per l'ultima volta, cercando il coraggio che gli impedisse di slanciarsi contro quell'assassino infame.

Hai ucciso Sir Kay. Gliel'hai strappato via nel più atroce dei modi. Garanwyn non ha più una famiglia, ed è colpa tua... non posso credere che tu l'abbia fatto solo per far soffrire me, non posso... 

Lo trovò, quel coraggio; e tese la mano, trattenendo la nausea ed il disgusto. Melehan l'afferrò senza staccare lo sguardo dal suo poi, con un ghigno estasiato, spinse la sottile lama, squarciandogli il palmo.
Amren non gridò. Mosse la testa in un moto di sorpresa e sciolse la stretta. Lo stiletto cadde a terra senza far rumore.
Aprì le dita e guardò il sangue che scorreva sul braccio, sempre più copioso, e sentì il bruciore farsi insistente, infuocato, e risalire fino alla spalla in una morsa paralizzante. Capì solo allora che, a distanza di quasi un anno, Melehan aveva vinto il duello - barando, perché era l'unico modo in cui raggiungeva i suoi fini, ma aveva vinto...
- Tagliala via - sussurrò il cugino tra i denti - Forse riesci a cavartela. Dopotutto era il tuo desiderio, somigliare a tuo padre in tutto e per tutto, non è così?
Gli occhi gli si riempirono di lacrime e pregò che non accadesse, pregò di non diventare un martire, di non essere la causa della rottura della tregua, perché aveva pur giurato... non doveva deludere nessuno.

Devo restare in piedi, fingere di star bene finché non sarà tutto concluso e-

Il fuoco ardeva ovunque, ormai, e non scorgeva più che ombre. La gola gli si chiuse e sentì che le gambe perdevano forza.

Non vendicatemi... non sono poi così importante...

Sentiva la voce di suo padre, adesso, gridare il suo nome; Melehan rideva, rideva come un ossesso, e ad un tratto doveva aver provato a fuggire, perché sentì il rumore di una spada estratta dal fodero.
- Serpe! Serpe assassina!

NO! Non per me...

Ricordò quella notte in cui aveva barattato l'onore per l'amore; e provò ad illudersi che anche questa fosse una piccola, innocente magia, un sogno doloroso da cui ci si poteva ancora svegliare. Ricordò la voce di Garanwyn,

Volano i petali nel vento,
non è più primavera-

e rimase ad ascoltare il proprio cuore che batteva all'impazzata, come se dovesse staccarglisi dal petto, mentre il fuoco diventava ghiaccio ed esplodeva il frastuono dei soldati.

Perdono.


   
 
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