"Per me sei un'amica. Una cara amica".

Sto per piangere. Gli occhi mi bruciano, vedo tutto annebbiato. Ho la gola secca, le mani  sudate, sbianco.
Non posso piangere, non voglio. Non DEVO piangere. Non davanti a te.

Mi mordo le labbra. Fa male. Sento il sapore del sangue in bocca.
E questo mi fa venire la nausea, non ho mai sopportarto l'odore del ferro che emana. Tremo.

Con uno scatto repentino ti avvicini.

"Piccola".

Piccola. Piccola. PICCOLA. Che diritto hai ora di chiamarmi piccola? Con che faccia? 

Ti odio. Vorrei non averti mai incontrato. Vorrei non averti mai aperto il mio cuore.
Vorrei non averti dichiarato i miei sentimenti.

Come ho potuto essere così stupida? Così fragile? Eppure una persona dovrebbe imparare dal passato. 

"Non chiamarmi piccola. E non osare toccarmi".

"Non fare così".

"Così come?".

"Non mi odiare. Io tengo molto a te".

"Troppo tardi. Fa come se io non fossi mai esistita".

 

Ti spingo di lato, mi dirigo verso la porta. Devo andarmene, non resisterò ancora per molto.

"Non te ne andare. Ho bisogno di te".

 
Mi volto di scatto. 

"Bisogno di me? Hai bisogno di me? E a che cosa ti servo? Eh? Me lo vuoi spiegare? A che cosa servo?!".

"...".

"Non sai che cosa rispondere vero? Ti servo solo quando non hai niente da fare, ad accompagnarti  nelle tue uscite,
sono solo una ruota di scorta! Quando gli altri non ci sono, ci sono io! E' questo che sono per te! Solo questo!
E sono stata così stupida da credere in qualcosa Di più!".

"Non è così..".

"Non parlare! Non giustificarti! Non me ne importa più nulla! Per quanto mi riguarda puoi anche morire!
Non voglio saperne più niente di te!".

"Io..".

"NIENTE!".

Mi volto, esco e chiudo la porta. Mi appoggio su di essa e mi accascio sul pavimento.

E' finita. 

Le lacrime scendono copiose, finalmente. Piango, urlo senza ritegno.
Non importa se lui può sentirmi.
Tanto non può vedermi, non potrà vedermi mai più.

Angolo autrice: Bèh, penso non ci sia niente da dire. Sta tutto qui dentro.