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Autore: Frances    24/10/2010    5 recensioni
Accidenti, Strife. l'ex-SOLDIER si passò silenziosamente una mano sul volto, assicurandosi un'ultima volta che nessuno stesse guardando Aerith in maniera poco decorosa Come hai potuto permettere che lei si cacciasse in questo maledetto guaio?
[Cloud x Aerith; Lei è semplicemente Aerith. Lui è fin troppo ottuso per comprenderla]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aeris Gainsborough, Cloud Strife
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Torture #2 // Promise - END





« Congratulazioni! Siete la centesima coppia di oggi!» Cloud si fermò solo dopo che Aerith lo ebbe prontamente afferrato per un braccio. Avrebbe volentieri continuato ad avanzare come se niente fosse, facendo finta di non aver sentito.



Un tizio all'entrata della Event Square li aveva appena scambiati - di nuovo - per una coppietta di innamorati. Questa volta Aerith non sembrava intenzionata a negare la cosa in alcun modo, nonostante Cloud continuasse a lanciare occhiatacce assassine allo strano copricapo a forma di pennuto giallo che l'animatore portava in testa.



E guardando le piume di plastica di quell'ingombrante cappello, Cloud si ritrovò a pensare che, in fin dei conti, quel malinteso non poteva portargli granché fastidio, e che avrebbe potuto tranquillamente continuare per la propria strada - con Aerith - come se niente fosse.



« In quanto centesima coppia....»



Cloud spostò di colpo lo sguardo dritto negli occhi dell'intrattenitore, improvvisamente allarmato.



«...sarete i protagonisti dello spettacolo di stasera!»



«...cosa?» la domanda di Cloud si ridusse ad un sibilo di completa disperazione.



L'animatore sorrise in maniera affabile, e le ali gialle e sintetiche di quel suo osceno copricapo si gonfiarono come se appartenessero ad un vero Chocobo:



« Non è niente di difficile, signore, non si preoccupi.» il pennuto sulla sua testa spalancò il becco mentre lui allungava un braccio verso il palco, anch'esso circondato ovunque da grassi e panciuti uccelli dorati « Faccia e dica semplicemente quello che le viene in mente, ed il resto del cast si adatterà di conseguenza!»



L'espressione con cui Cloud rispose a quelle parole era di pura angoscia.



Che ACCIDENTI di sistema sarebbe questo...? Andando a tentoni alla ricerca di una possibile via di fuga, si voltò titubante verso Aerith, che se ne stava sorridente al suo fianco. La cercò con gli occhi, sperando in una sua parola che potesse giungere in salvo dell'unico briciolo di dignità rimastogli.



Aerith si limitò a battere velocemente le mani, entusiasta:



« Sembra divertente!» lo afferrò di nuovo per un braccio, le gote arrossate per l'eccitazione « Proviamo, Cloud! Quando ci ricapita? Dai!»



...ma in fondo non poteva sperare in nulla di diverso.



Lei era pur sempre Aerith, l'aliena in abito rosa.



Cercò di mascherare il disagio mentre annuiva debolmente e sibilava:



« ...andiamo...», poi si rifiutò di calcolare razionalmente le proprie azioni mentre scendeva assieme a lei le scale degli spalti che lo avrebbero condotto al prossimo supplizio.



 



(***)



 



Aerith osservò la sua opera ancora per qualche istante, chinando il capo prima a destra e poi a sinistra, poi, soddisfatta, mugolò qualcosa mentre si rimetteva diritta e tappava il tubetto di rossetto che aveva in mano.



« Ho finito! » annunciò, a voce alta, alzandosi in punta di piedi.



Cloud rimase stoicamente con gli occhi chiusi, seduto a gambe larghe sulla sedia, le braccia incrociate sul petto. Sentiva il tramestio provocato dagli attori che si preparavano ad entrare in scena, ma tentò di ignorarli. Se solo non fosse stato per Aerith, non avrebbe messo piede in quel camerino, dietro le quinte, neppure se gli avessero offerto una ricompensa in gil. Se solo non ci fosse stata lei, nessuno sarebbe passato vicino a loro informandoli del fatto che sarebbero dovuti entrare in scena tra pochi minuti.



E avrebbe preferito davvero non dover aprire gli occhi per guardarsi allo specchio e scoprire cosa quella ragazza avesse combinato sulla sua povera faccia.



Aerith rimase in silenzio per qualche istante, quasi perplessa:



« Ehi, Cloud, ora puoi aprire gli occhi, sai? Ho finito.»



« ...preferirei non vedere...» ammise, dopo un attimo, sistemandosi in una posizione leggermente più comoda sulla sedia.



« Oooh, dai!» protestò lei, dandogli una leggera scrollata alle spalle « Siamo qui per divertirci!  Non fare il musone come tuo solito!»



Un sopracciglio di Cloud  si inarcò sui suoi occhi chiusi, in silenzio. Rimase zitto e fermo a riflettere per giusto qualche secondo, prima di arrendersi e dischiudere le palpebre.



Quella notte apparteneva ad Aerith, ormai era inutile. Gliela stava regalando. Si era lasciato trascinare e sapeva benissimo che per quanto provasse, non sarebbe mai riuscito a sfuggirle. Tanto valeva non opporsi e assecondare quella sua arcana allegria.



Il trucco che Aerith si era proposta di fargli doveva trasformarlo in un principe azzurro leggermente più credibile di quanto potesse sembrare indossando gli scarponi e la divisa viola della SOLDIER. Ma quello che Cloud vide riflesso nello specchio gli ricordò pericolosamente ciò che aveva visto quel fatidico e nefasto giorno al Wall Market, nella bottega del mercante di abiti. Trasse un respiro molto profondo e deglutì pazientemente, mentre riabbassava con lentezza le palpebre sui suoi occhi azzurri, in una silenziosa e garbata rinuncia. Per un attimo il Cocatolis sembrava aver dato dimostrazione di qualche altro articolato numero di tip tap prima di estinguersi definitivamente.



« Che ne dici allora?» canticchiò lei, mettendosi a sedere graziosamente sul bordo del tavolo stretto del camerino, davanti allo specchio.



«...mi sembrava di aver capito...di dover interpretare il principe...che salva la principessa.» pronunciò quelle parole con voce rauca, con la stessa convinzione con cui - Grazie al Pianeta, abbastanza tempo prima perché potesse fingere che non fosse mai accaduto - aveva farfugliato una risposta affermativa ogni volta che quel pervertito di Don Corneo aveva indagato riguardo l'interesse che quella "carinissima gattina bionda" provava nei confronti dell'ammasso di lardo che rotolava fra le coperte di seta rossa. Rabbrividiva ancora, ogni volta che ripensava a quei pochi istanti che aveva passato da solo nella stanza di quell'uomo.



Ed allo stesso modo, lo percorreva un brivido di soddisfazione quando però gli tornava in mente la faccia terrorizzata e sudata di Corneo mentre, dal bordo del suo schifosissimo letto, lui e Tifa gli avevano fatto sputare l'anima, le informazioni e lo avevano fatto temere ardentemente per tutto ciò che conservava con devozione fra le sue gambe grasse.



Per un attimo gli balenò in mente il ricordo vivido di quel giorno, quando Aerith, con una luce terrificante ad illuminarle gli occhi, aveva piantato il piede sul bordo di quel letto ed aveva sibilato "...te li taglio!" con una durezza ed una decisione che non avevano avuto nulla da invidiare a quelle dimostrate da Tifa e da Cloud stesso.



L'ExSOLDIER sbuffò ancora, scuotendo appena il capo, contrariato.



Riporterò questa ragazza da sua madre. Lo farò appena ne avrò l'occasione. E' quello il suo posto...



« Ehi!» Aerith lo picchiettò su di una guancia « Non azzardarti a dire che trucco male!»



Cloud dischiuse appena un occhio: lei lo fissava tenendo un broncio accennato, le sue spalle e la sua lunga e spessa treccia castana che si riflettevano sullo specchio dietro di lei.



«...non l'ho mai detto.»



« Ecco. » lei annuì con decisione, poggiando entrambe le mani sul bordo del tavolino su cui era seduta, stringendosi nelle spalle, mentre faceva dondolare nel vuoto le gambe appena scoperte dallo spacco del vestito « Se dovessi essere una principessa in pericolo, non accetterei che mi venisse a salvare un principe scontato.» rimase un attimo zitta, riflettendo sulle sue stesse parole, poi scoppiò in una risatina « Non che un principe vestito da SOLDIER sia un partito così scontato, certo...»



Cloud la osservò per qualche istante, con la coda dell'occhio, tenendo le palpebre semi abbassate. A lei non serviva certo il trucco per sembrare una principessa. Era già fin troppo bella, senza fronzoli e stratagemmi fatti di ciprie e tinture brillanti.



Una ragazza giovane, minuta ed indifesa che non poteva sopravvivere senza che qualcuno la soccorresse nei momenti di pericolo. Era l'idea che lei dava, quando si muoveva così graziosamente nel suo abito, incespicava e maneggiava impacciata la staffa, come se fosse un'arma finita nelle sue mani per puro caso.



Cloud ormai sapeva benissimo che, per quanto si sforzasse di proteggerla fino allo stremo, in Aerith non si incarnava alcuna principessa da salvare.



« Dopo vorrei andare al Wonder Square...ti dispiace?» domandò lei, alzando lo sguardo verso di lui, con un po' di timidezza. Cloud annuì richiudendo gli occhi:



« Ci andiamo appena finiamo qui.»



« Grazie. Vorrei provare lo zucchero filato di Gold Saucer.»



Cloud annuì adagio, sprofondando maggiormente nella sedia nell'udire gli applausi provenire dall'esterno, dagli spalti - il che non era affatto un buon segno. Stava per recitare su di un palco davanti a chissà quanti spettatori... DOPO la recita le avrebbe anche potuto offrire una seconda cena, sentendosi grato e soddisfatto di essere lontano da quella maledetta Event Square.



Rimasero in silenzio ancora qualche istante,  attendendo che qualcuno venisse a chiamarli, lui seduto e immobile sulla sedia, occhi stoicamente serrati, lei che continuava a far dondolare i piedi nel vuoto. A Cloud parve di sentirla trattenersi dal ridere un paio di volte, soffocando le risate nel palmo della mano. E in maniera abbastanza umiliante pensò che in fin dei conti gli strani ghirigori che attualmente gli segnavano il volto non dovevano essere granché legati al suo improvvisato ruolo di principe.



« Non mi deludere e sii ironico, mio cavaliere!» gli ordinò, balzando giù dal tavolo, mentre un altro tizio vestito da Chocobo appariva ad avvertirli dell'inizio dello spettacolo « Ti voglio valoroso e pieno di coraggio! E non attaccare il re o il giullare, chiaro? Io sarò in braccio al drago, non fra le braccia di un idiota con la barba!» gli sorrise facendogli un cenno divertito con la mano, prima di sparire dietro le quinte.



Cloud si sollevò in un solo gesto, sospirando; evitò di incontrare il proprio riflesso e si avviò direttamente verso la quinta da cui era prevista la sua entrata, chiedendosi quale fosse esattamente il motivo per cui lui ed Aerith fossero arrivati per centesimi in quella maledetta Square di Gold Saucer.



Entrò in scena di corsa, come un perfetto deficiente. Non poteva autoconvincersi e confortarsi dicendo che tutto ciò che stava capitando era necessario, ma tentò in tutti i modi di agire senza pensare a ciò che stava facendo. Così si avviò verso il primo idiota mascherato che trovò appostato sullo sfondo bidimensionale (per Aerith questo e altro, per lei questo ed altro) e diede inizio alla recita.



Inutile aggiungere che rimase abbastanza imbambolato e intontito quando vide Aerith spazientirsi, divincolarsi dalle grinfie del drago e menarle di santa ragione sia a lui che a tutti gli altri.



 



(***)



 



« E' stato divertente!» Aerith ridacchiò, poggiando la schiena alla ringhiera metallica che delimitava la terrazza sopraelevata del Wonder Square « Non avevo mai provato niente del genere!»



Cloud la seguì con lo sguardo, le mani affondate nelle profonde tasche degli ampi pantaloni viola, massaggiandosi lentamente l'incavo del collo. Lo preoccupava appena il modo sconsiderato con il quale lei si sporgeva lungo quella ringhiera, volteggiando su sé stessa in uno svolazzare di stoffa rosa, capelli castani e di zucchero filato, ma poi la guardò silenziosamente mentre gli andava incontro, sorridente, gli occhi verdi e vispi che sembravano volergli trasmettere tutta l'allegria dell'intero Pianeta.



« Sembrava davvero di scivolare sulla neve!» commentò, euforica, afferrandogli disinvoltamente il polso e tirandolo verso di sé, lungo la terrazza « Mi sono divertita tantissimo!»



Cloud lasciò che lei lo conducesse vicino alla balaustra; la guardò ancora un attimo mentre faceva ondeggiare fra le dita il bastoncino di legno a cui era avvolto un enorme batuffolo di zucchero candido; trofeo di una fila che era sembrata interminabile, davanti al carretto di un signore attempato che avvolgeva lo zucchero filato per una folla urlante di bambini. Aerith si era praticamente ripiegata su sé stessa dalle risate, poggiandosi al petto di Cloud mentre insieme commentavano - e, strano a dirsi, ma Cloud si era dimostrato particolarmente partecipe - il pon pon rosso che spuntava in cima alla testa pelata di quel tipo con i baffoni grigi, nella rivisitazione ironica di un Moguri.



« Un giorno vorrei davvero andare alla pista sciabile di Icicle.» aggiunse lei d'un tratto, guardando il cielo notturno con aria sognante, dove la luce delle stelle si confondeva con quella caleidoscopica dei fuochi d'artificio. Diede un'occhiata divertita alla sua guardia del corpo, poggiando giocosamente la testa sulla sua spalla « Mi ci porterai, vero, Cloud?»



Lui rimase a fissarla lì ferma, così piccola, la guancia premuta contro il suo braccio; in un istante gli tornò in mente il momento in cui lei aveva perso l'equilibrio mentre stava sull'asse di plastica del videogioco di Snowboard, dentro l'impianto di Sala Giochi del Wonder Square. Era scivolata all'indietro dopo essersi inclinata eccessivamente in quello che lo schermo luminoso proponeva come un accidentato slalom fra pupazzi di neve e palloncini colorati. Ovviamente l'aveva presa al volo prima che potesse cadere: lei lo aveva ringraziato brevemente, ridacchiando, con un leggero rossore ad imporporarle le guance e poi gli aveva chiesto di continuare la partita. Aveva sentito lo sguardo divertito ed orgoglioso di Aerith alle sue spalle, mentre la gente si affollava intorno a  lui per ammirarlo mentre, inaspettatamente, tagliava il record più alto registrato da quel videogioco.



Beh, di sicuro non avrebbe permesso che Aerith cadesse da sola nella neve, se mai fosse andata ad Icicle Inn. Lei sarebbe stata capace di rialzarsi e riprovare, ridendo della propria imbranataggine, rischiando anche di farsi molto male.



« Ci andremo insieme, prima o poi.» le assicurò, poggiando i gomiti sulla balaustra, vicino a lei. Aerith da sola a fare snowboard. Non sia mai.



« Guarda che l'hai promesso! Ci tengo!» postillò lei, tornando a concentrare l'attenzione sul panorama dorato di Gold Saucer, sfilando un piccolo pezzo di zucchero e portandoselo delicatamente fra le labbra.



Dalla terrazza del Wonder Square si vedevano benissimo i fuochi artificiali: avevano già iniziato a spararli in cielo mentre raffiche di palloncini multicolore si innalzavano e si disperdevano fra le scintille infuocate e fra le stelle.



« Vuoi assaggiare?» chiese Aerith d'un tratto, facendo riscuotere Cloud da pensieri contorti che tentavano di ricapitolare in breve quante pazzie avesse compiuto fino a quel momento, da che quella ragazza assurda era entrata nella sua vita. Voltò appena gli occhi verso di lei, e vide il suo volto pallido ed i suoi occhi sereni riflettere a tratti le luci policromi dei fuochi. Gli stava porgendo la nuvola di zucchero, sistemandogliela perfettamente sotto il naso.



« E' buonissimo come ho sentito dire...prendine un po'.»



Aerith Gainsborough. Che creatura sconosciuta.



« Non mi piacciono molto i dolci.» rispose lui con tono obbiettivo, brevemente, senza battere ciglio. Lei sembrò intristirsi e prese ad offrirglielo con maggiore impeto, strappandone un pezzo ed avvicinandoglielo al volto:



« Avanti, solo un pezzetto! Non sai cosa ti perdi, Cloud!»



Si fece pregare solo qualche altro istante prima di cedere. Si avvicinò titubante alle dita zuccherate di Aerith e lasciò che lei lo imboccasse, poi tornò immediatamente a guardare dall'altra parte, mentre lasciava che lo zucchero gli si sciogliesse in bocca.



Ancora. Gli stava ricapitando quella cosa non più così tanto sconosciuta. Il volto gli divenne più caldo del solito e non a causa di un semplice surriscaldamento da Mako.



La fioraia mugolò qualcosa in approvazione, poi si sporse appena verso l'exSOLDIER.



« Com'è? Ti piace?»



Cloud si schiarì appena la voce, stringendo le mani attorno alla balaustra con tanta forza che per un attimo gli parve di sentire il metallo piegarsi contro i suoi palmi:



«...molto.»



Aerith gli indagò il volto, sospettosa:



« Che hai alla faccia?»



Cloud mandò giù tutto lo zucchero:



« E' la luce dei fuochi...»



Cloud Strife. ExSOLDIER. Imbecille.



Riuscì a ritrovare il controllo di sé stesso in un solo, difficoltoso istante. Aerith non sembrava del tutto convinta, ma tornò al suo dolce, adagiandosi di nuovo sulla balaustra.



« Eeeh, lo so, poverino...» bisbigliò, fra un piccolo morso e l'altro « Il primo appuntamento è sempre scioccante per chiunque.» fece una pausa nella quale sembrò studiare un'altra piroetta artificiale, sopra di lei, sollevando un dito « Soprattutto se ti tocca portare una ragazza graziosa come me sulle montagne russe del Gold Saucer. Mica capita a tutti...» lo aggiunse con aria divertita, accennando una smorfia complice nella sua direzione.



Cloud non riuscì a rispondere con niente di meglio che un mugolio soffocato.



Che gli succedeva quando stava con lei? Che succedeva al suo autocontrollo? Se ne andava tutto a farsi benedire come un lavoro miseramente fallito? Si passò ancora la mano sul volto, massaggiandosi stancamente l'attaccatura del naso fra due dita.



Ricordi come ti comportavi quando lei non c'era, Cloud Strife? Riesci a ricordare quante volte hai riso, prima che lei arrivasse? Quante volte ti è stato detto che eri un uomo insopportabile?



E ora cosa ti dicono gli altri? Cosa ti dice lei?



« Sai una cosa, Cloud?» il tono di Aerith era improvvisamente cambiato; le sue parole fecero voltare la sua guardia del corpo nello stesso istante in cui il botto seguì l'esplosione di una nuova pioggia di scintille colorate.



« Io ho sempre sognato, fin da piccola, di poter vivere in una città luminosa.» i riverberi del neon assunsero improvvisamente un'ombra malinconica lungo le sue guance « Dai bassifondi di Midgar non si vedeva mai il cielo, solo le luci fioche che filtravano oltre le piastre dei settori.» addentò piano, con delicatezza, l'ultimo pezzo di zucchero



« Com'era Nibelheim?» glielo domandò gratuitamente, all'improvviso, voltandosi appena verso di lui « Si vedevano le stelle?»



Sul volto di Cloud si disegnò un'evidente disorientamento, ma poi non gli fu difficile frugare nella memoria per risponderle: i ricordi legati al suo villaggio d'origine erano fin troppo vividi:



« ...c'era un pozzo, nel centro. Mi ci rifugiavo spesso, prima di andare a dormire.» fece una pausa « ...Mi piaceva contare le stelle prima di tornare da mia madre.»



Aerith sorrise appena, tornando a guardare davanti a sé, senza commentare. Cloud le studiò il volto in silenzio, chiedendosi cosa stesse pensando in quel preciso istante. Ma il volto di lei era insondabile, misterioso come sempre.



Quando lei riaprì bocca, la sua voce era leggermente tremula:



« Cloud, quando saremo vecchi...» iniziò, senza guardarlo «...vorrei davvero tornare qui a guardare questi stessi fuochi d'artificio, insieme a te. Non so se in futuro resteremo in contatto, dopo tutte queste cose che stanno capitando al Pianeta...» un sorriso leggero le increspò le labbra « ...però vorrei venire qui di nuovo, con te che mi tieni per mano come hai fatto quella volta al Wall Market. E poi...»



Il boato di un ennesimo fuoco artificiale sovrastò ed interruppe la sua voce: palloncini di ogni colore iniziarono la loro risalita verso il cielo, mescolandosi in tonalità miste davanti ai loro occhi, lasciati liberi dalla Square sottostante alla terrazza.



Aerith trattenne il respiro per la sorpresa, poi spalancò gli occhi ed allungò le braccia per indicare lo spettacolo al suo compagno, la voce che rasentava l'euforia, leggermente più acuta del solito:



« Hey, hai visto? Cloud, hai...?»



Interrompendosi, sentì la mano grande di Cloud avvolgere la sua, in un gesto delicatissimo; si voltò appena, leggermente stupita, gli occhi gli ponevano una domanda silenziosa.



Che fai, SOLDIER?



Cloud batté le palpebre. Non ne aveva idea.



Si chinò su di lei senza alcun preavviso, lentamente, sfiorando con le dita indurite dalla spada quella mano piccola e pallida abbandonata nella sua. La baciò socchiudendo gli occhi, con impaccio, mentre i palloncini coloravano il cielo ed i botti riempivano loro le orecchie. E quelle di Aerith erano labbra che sapevano di zucchero; gli risposero con quasi la stessa incertezza, giocando timorosamente con le sue mentre lei si stringeva nelle spalle.



Forse non sarebbe davvero mai riuscito a comprendere quella strana creatura.



Ma in fin dei conti, questo non gli impediva certo di amarla con tutto sé stesso.



E poi lei gli sorrise, alzandosi in punta di piedi per baciargli la fronte: nonostante i suoi sforzi per mantenersi impassibile, doveva essere abbastanza evidente la tonalità accesa di cui si stava colorando il suo volto.



« Facciamo un giro in Gondola?» propose lei, tirandolo via dalla balaustra, intrecciando forte le dita con le sue.



Cloud la guardò ancora, chiedendosi quanto potesse essere imbarazzate fare un giro sulla ruota panoramica assieme a lei, senza nessun'altro.



Molto imbarazzante. Ma per sopportarlo gli sarebbe bastato trovare un altro modo per auto convincersi.



«...andiamo.»



Tu la ami, exSOLDIER. La ami, la ami, la ami.



 



 



END.











Nota dell'autrice:
Già, avete capito bene. Aerith non vedrà mai più i fuochi d'artificio.
Grazie per aver letto fino alla fine e aver apprezzato questa fanfiction anziana <3
Alicyana, the onewingedangel, zack_fair, Necrysia e i vostri commenti dell'amore!
Ve ne sono incredibilmente grata ;D

   
 
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