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Autore: Iurin    25/10/2010    1 recensioni
Un probabile seguito de "La fabbrica di cioccolato!" .....propongo di fare una ola a Willy Wonka!!! xD
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Baby_Barby: hai proprio ragione...Willy caro ha capito cosa prova =) Ma mancano ancora un pò di capitoli, prima che i due si...dichiarino, diciamo così! Sono contenta che ti sia piaciuto il capitolo, comunque! Un baciooooooooo

Elly_93: muahahahahahaha* risata mega diabolica*...vabbè il fatto che sono crudele dentro ormai l'abbiamo appurato! XD XD XD Mi viene spontaneo far succedere disgrazie XD XD Ma a quanto pare ciò risquote successo, perciò... u.ù un bacio, mon amour!!!!!!!

 

Soqquadro

Tornai a casa abbastanza serena: quella chiacchierata con Wonka, sebbene corta e poco approfondita, mi aveva fatto bene. Era come se dentro mi sentissi più leggera, senza quel grosso peso che era stao la mia delusione. E poi Wonka mi era sembrato così tenero! Lo vedevo un po’ impacciato…penso che di problemi sentimentali non li avesse, infatti quando parlando delle endorfine io avevo capito che lui era una specie di Don Giovanni, beh…come si era vergognato!
Mentre rincasavo pensai a come il mio giudizio su di lui fosse cambiato più e più volte, e adesso persino la sua eccentrica stravaganza non mi sembrava tanto strana più di tanto… mi ci ero quasi abituata e poi Wonka non riuscirei a immaginarmelo come un serio uomo d’affari, i panni che vestiva, con le loro sfumature viola, erano fatti apposta per lui.
Aprii la porta di casa e dopo aver gettato il cappotto su una sedia, mi levai le scarpe sprofondando poi sul divano.
La mattina successiva mi svegliai di buon ora, preparandomi come al solito per andare in ufficio, anche se forse mi resi leggermente più sexy di quanto fossi normalmente, per far vedere ad Alex che bocconcino si era lasciato sfuggire, e di conseguenza per farlo rosicare…una sorta di piccola vendetta. Naturalmente c’era anche un altro motivo, ovvero dimostrare a Stacy che anche io quando voglio so sedurre qualcuno…e che quindi ero in gara. Per farla breve indossai un paio di jeans a pinocchietto, stivali neri col tacco e una maglietta bianca scollata, con i volants i perfetto stile ottocentesco. Mi guardai allo specchio e mi dissi che non ero niente male, pregustandomi le facce delle miei povere vittime. Andai allora a prendere la borse, e passando davanti all’orologio mi resi conto che ero in mostruoso ritardo! Corsi più veloce che potei verso la porta, e afferrando al volo il cappotto la aprii.
Non vi sto neanche a dire il colpo che mi presi…appena aperta la porta chi mi trovai a un palmo dal mio naso?! Quanto mi irritava quando faceva così!
“Che cosa ci fa lei qui?!” esclamai quasi urlando.
“Io…è successo…le invenzioni…” balbetto Wonka con un fiatone tremendo, così, prima che mi svenisse davanti, lo feci entrare.
“Stavo uscendo di corsa” dissi “ma tanto ormai sono in ritardo, quindi…”
“Sì, lo vedo…” fece Wonka guardando il cappotto che ancora tenevo in mano, solo che poi, beh, i suoi occhi passarono alla mia maglietta, ai pantaloni attillati, poi di nuovo alla maglietta e alla scollatura, sulla quale si soffermarono.
“Signor Wonka?” dissi scuotendo il cioccolatiere dai suoi pensieri – non oso immaginare quali fossero –. Lui allora mi guardò in faccia e arrossì visibilmente.
“N-non è che avrebbe…un…un…”
“un?” chiesi incalzandolo.
“…bicchiere d’acqua?”
Lo guardai e forse un po’ gelida risposi:
“Glielo vado a prendere.”
uscii dal salotto e mi diressi in cucina; presi un bicchiere e una bottiglia, e mentre versavo l’acqua mi ritrovai a sorridere per la figuraccia che aveva fatto Wonka.
“Chissà se Alex avrebbe la stessa reazione…” pensai.
Tornai nel salotto e trovai Wonka seduto sulla poltrona intento a guardarsi i guanti viola – per me se li levava solo per dormire –.
“Ecco signor Wonka.” Dissi porgendogli il bicchiere.
“Grazie.” Fece lui, e si mise a bere, mentre io mi sedetti sul divano.
“Allora…” dissi quando Wonka ebbe finito “posso sapere qual è il motivo della sua visita?”
“Dunque…” iniziò lui mentre poggiava il bicchiere sul tavolino che c’era vicino alla poltrona “stamattina mi sono svegliato come mio solito, no? Alle 8 in piedi, mi sono vestito eccetera eccetera e sono sceso di sotto, nella camera delle invenzioni perché volevo controllare se finalmente una cosa aveva finito di cuocere, sa l’ho lasciata sul fuoco tutta la notte, se non si era cotta non sapevo che altro fare! Tutte le ho provate, ma niente! Quella roba è ostinata, non si cuoce, rimane fredda come il ghiaccio…”
“E che cos’era?” chiesi
“Ah non lo so…io prima metto un po’ di ingredienti insieme e poi vedo che viene fuori…”
Vaaaaabbè….
“E…continui.” Dissi
“Sì, allora…” fece “Scendo nella stanza delle invenzioni, apro la porta e a momenti perdo il fiato per quello che ci trovo dentro: tutto, e sottolineo tutto in uno stato confusionale che non si può neanche descrivere! Carte per aria, tavoli rovesciati, bottiglie frantumate, liquidi a terra, fili penzolanti…un macello!”
“Uhm…crede sia stato un ladro?”
“Non lo so…è quasi impossibile entrare nella fabbrica se io non apro la porta, e a meno che io non sia sonnambulo non mi ricordo di aver fatto entrare nessuno.”
Povero Willy Wonka! Se io mi svegliassi la mattina trovando la casa in quello stato mi sarebbe preso un accidente!
“io però,” continuò lui “non ho toccato niente, sono uscito e mi sono precipitato qui.”
“A piedi?!”
“Mh mh…infatti appena arrivato mi sentivo come se mi stesse scoppiando la milza…”
Mi misi a ridere. Poi però mi venne in mente una cosa: io che caspita c’entravo? Non era che magari…ancora quella stupida storia?!
“Senta…” cominciai “ma perché è dovuto venire qui? Insomma…non sospetterà mica di me, vero? Credevo che questa storia fosse completamente chiusa a doppia mandata!”
“Come?!” disse Wonka ad occhi sgranati, allibito “Ma che le viene in mente? Non ci ho pensato neanche per due secondi.”
“Oh…” arrosii per la figuraccia che c’aveva fatto…adesso eravamo 1 pari.
“Allora perché è venuto da me?” chiesi incuriosita.
“Ehm…beh,” fece guardandosi le mani “volevo chiederle se le andava di aiutarmi a mettere a posto…”
Ah…diaciamolo, questo qua mi sa che non sa che pure io c’avevo le mie cose da fare! Già per quel giorno in ufficio mi sarei dovuta sorbire una ramanzina…e se andavo con Wonka me la sarei dovuta sorbire doppiamente dura! No grazie…
Stavo appunto per dirgli che avrei declinato il suo allettante invito, quando Wonka mi guardò dritto negli occhi…non so descrivere quanto mi parvero strani, diversi soprattutto: nonostante il colore violetto sembravano davvero profondi. Non seppi dirgli di no.

***


Accettò dopo pochi secondi, e mi propose di prendere la sua macchina per andare alla fabbrica, per non dovercela fare tutta a piedi. Uscimmo di casa, quindi, e ci dirigemmo verso la mia adorata dimora.
Mentre stavo seduto sul sedile anteriore e guardavo fuori dal finestrino mi venne in mente quanto fosse stato stupido e poco originale il mio invito: sistemare un’enorme stanza totalmente a soqquadro! Ma non mi potevo inventare nient’altro? Se l’avessero proposta a me questa cosa mi sarei inventato qualche scusa, perché se fossi stato al posto di Julia non mi sarei neanche sognato di passare la mattinata a faticare per una cosa che comunque non mi riguardava minimamente. Eppure aveva accettato, quindi…boh! Eppure un motivo ci doveva essere.
“Semplice cortesia, no?” mi disse il mio cervello.
Certo…semplice cortesia…eppure…eh…mi sa che lavoro troppo di fantasia...mi metto in standby che faccio prima, và!
Arrivammo davanti ai cancelli, e appena sceso dall’auto già l’odore di cioccolato mi pervadeva: gli Umpa Lumpa si erano già messi al lavoro. Tirai fuori le mie chiavi e aprii i cancelli, dopodiché entrammo e ci dirigemmo subito alla stanza delle invenzioni. Anche lì aprii la porta e quando mostrai a Julia il suo contenuto lei fece una faccia molto, ma molto sgomenta, e non aveva tutti i torti: i pavimento non si riusciva a vedere per tutte le carte che c’erano, la vasca con l’acqua che serviva a produrre i confetti era stata rovesciata, i tavoli erano stati capovolti con tutto quello che c’era poggiato sopra, l’esperimento che tenevo sul fuoco, manco a dirlo, e a terra tutto impastocchiato, e poi ancora ancora, disordine da tutte le parti.
“Mamma mia…” commentò Julia.
“Gliel’avevo detto che la situazione era critica.” Dissi io.
“E lei non si è accorto per niente che qui stava avvenendo questo?” chiese.
In effetti c’aveva pure ragione…
“Ehm…io dormo a vari piani di distanza, e dubito che chiunque possa accorgersi di cosa avviene qua sotto…e poi la camera è pure insonorizzata.”
“Ah sì?”
“Eh già…non può immaginare quante…ehm…esplosioni ci sono state qua dentro…” rabbrividii al ricordo “ho dovuto insonorizzarla per forza.”
“Capisco…” fece lei “beh, che ne dice se iniziamo subito?”
E detto fatto ci rimboccammo le maniche e prendemmo gli spazzoloni.
Appena cominciato, poi, vedemmo le ombre degli Umpa Lumpa che si stagliavano contro la porta. Immaginai che fossero venuti per aiutarci, invece, tzè! Si misero a cantare:

Tic Toc, Tic Tac
Il tempo passava nel suo solito tran tran,
poi però è successo un macello
e il tran tran se n’è andato dal cancello!


Avanti, su! Mettetevi al lavoro!
Non fate le cozze!
se unite le forze
il risultato sarà un capolavoro.


Chissà cos’è successo!
non ci capita spesso
Di trovare ‘sto macello:
è peggio di un bordello!


“Ehi!” feci richiamandoli. Ma che razza di parole usavano?

Pulisci qui, rassetta là,
la fabbrica di nuovo splendente sarà!
Avanti, forza, non disperate…


“Ma intanto voi mica aiutate!” fece Julia in rima. Ahah!

Devi sapere, carissima Julia,
che questa è un’occasione davvero speciale,
perché se avviene ciò che osiamo sperare,
il mondo finalmente dirà alleluja!


“Oddio…vi prego non ve ne uscite come l’altra volta…” pensai.
“Perché che sperate?” chiese Julia agli Umpa Lumpa, ma quelli non le risposero, e così lei di girò verso di me con aria interrogativa, e io di tutta risposta arrossii…mannaggia a me!

Rassetta lì, pulisci qua,
la stanza di nuovo perfetta sarà!


La canzone finì e Julia per fortuna non fece domande.
Dopo qualche ora finimmo veramente di fare ordine: certo, non era tutto lindo e luccicante come prima, ma poteva andare.
Come ultima cosa misi a posto le buste che contenevano le mie invenzioni: le controllai, me le rigirai tra le mani per vedere se andava tutto bene, le contai…e con mio grande spavento mi accorsi che c’era qualcosa che non andava…c’era qualcosa che non andava affatto.
“Che succede?” mi chiese Julia vedendo la mia faccia preoccupata.
“E’ sparita la busta della WONKAVITE.”

   
 
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