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Autore: VaniaMajor    27/10/2010    6 recensioni
La battaglia al Monte Hakurei ha posto fine alla vita di Naraku, la Sfera si è dissolta e il futuro sembra sorridere a Inuyasha e ai suoi compagni. Solo per Sesshomaru nulla è cambiato, almeno finché una donna dai misteriosi poteri non compare per magia, sconvolgendo di nuovo la vita di tutti.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Nuovo personaggio, Sesshoumaru
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Saga di 'Cuore di Demone''
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Author's note: Qui le cose vanno peggiorando e a quanto pare la 'cretineria' di Sesshomaru è diventata di dominio pubblico! Secondo voi Anna tornerà sui propri passi? Ecco un nuovo capitolo! Ah, sapete che su YouTube c'è un video con immagini di Cuore di Demone / Heart of Youkai nel profilo di VaniaMajor? Chi lo troverà? ;) Enjoy!

CAPITOLO 10 - DIMENTICARE

«Hentai!»
«No, Sango! Ouch!»
«Ma la finiranno mai?» borbottò Shippo, scuotendo la testa. Alzò gli occhi verso Anna, che era seduta con lui su un ramo d’albero. La yokai seguì la scena tra Miroku e Sango con un lieve sorriso sulle labbra, ma non rispose, continuando a mantenere la sua aria assente.
Shippo sospirò, guardandosi i piccoli piedi volpini. Erano due settimane che Anna viveva con loro al villaggio e in tutto quel tempo non aveva mai raccontato nulla di quanto le era successo. Shippo capiva che doveva essere qualcosa di molto grave, ma non sapeva proprio se fosse il caso di introdurre il discorso. A dispetto della sua espressione fredda e lontana, però, Anna si era rivelata una ragazza gentile, premurosa e disponibile.
Sango, dopo un primo approccio diffidente, l’aveva presa in simpatia, tanto che le aveva regalato uno dei suoi semplici kimono per rimpiazzare il vestito elegante ma rovinato. Miroku aveva iniziato con le sue solite tiritere galanti e le scene di lotta e fuga si erano sprecate. Shippo seguiva Anna dappertutto, visto che lei era così gentile da cantare per lui e raccontargli storie. Un ottimo diversivo, in mancanza di Kagome. In più, Shippo si era reso conto che sotto il ghiaccio Anna doveva essere davvero amabile.
Purtroppo la ragazza, benché sorridesse, non partecipava a nulla di ciò che la circondava. Stava attendendo che Inuyasha e Kagome tornassero, forse perché si sentiva in debito verso la loro gentilezza, ma non era davvero presente nemmeno quando partecipava alle loro conversazioni. Sembrava avesse lasciato la mente e il cuore da un’altra parte, e Shippo non era così piccino da non capire dove. In quel momento, Miroku, con un paio di fantastici bernoccoli sulla fronte, fece la sua comparsa alla base dell’albero.
«Anna! – gridò, a mani giunte – Mia dolce dea dai capelli d’oro, aiutami!»
«Mi dispiace, Miroku, ma Sango ha ragione.» rispose Anna, sorridendo lievemente.
«Ma non avevo ancora fatto nulla!» protestò Miroku.
«Te lo do io, il nulla, brutto maniaco! – gridò Sango, facendolo scappare di nuovo – Sei solo un polipo!»
«Che bambini…» brontolò Shippo.
«Ma quei due non si sono ancora chiariti?» chiese Anna. Shippo la guardò con curiosità. Era la prima volta che Anna gli faceva domande sui suoi amici. Shippo sospirò, dandosi arie da adulto esperto.
«L’hanno capito tutti tranne loro stessi. – disse, faceto – Ci vorrà un miracolo perché si liberino del loro orgoglio.»
«Mmh…» mormorò Anna, pensierosa. Poi, mentre le grida di Sango e Miroku si allontanavano, si mise a cantare e Shippo si accoccolò meglio vicino a lei per godersi la canzone.
Dal canto loro, a furia di correre Miroku e Sango arrivarono fin quasi al Goshinboku. Il monaco, ormai stremato, si voltò a metà verso Sango, che aveva ancora l’Hiraikotsu in mano ma che non sembrava più molto arrabbiata.
«Sango-chan, che ne dici di smetterla? – disse Miroku, sorridendo – Ti prometto che non lo faccio più!»
«Le conosco, le tue promesse. – ringhiò Sango – E non chiamarmi Sango-chan!»
«No, ti prego, Sango…» iniziò Miroku, vedendo Sango prendere la rincorsa per lanciargli il boomerang, ma si fermò quando la ragazza inciampò malamente in una radice. Sango chiuse gli occhi, mentre il terreno le veniva incontro e l’Hiraikotsu le cadeva di mano, ma, invece del duro suolo e dell’erba, sentì attorno a sé delle braccia forti. Aprì gli occhi di scatto. Miroku l’aveva presa prima che cadesse.
«Tutto bene, Sango?» chiese Miroku, preoccupato.
«Certo che sì! Io…» iniziò Sango, aggressiva, cercando di sottrarsi dalle sue grinfie da maniaco, poi alzò gli occhi sul suo viso e l’aggressività sfumò completamente. Lui sembrava così preoccupato…quasi amorevole, mentre la rimetteva in piedi senza fatica. «Io…scusa, Miroku. Forse ho esagerato.» mormorò.
«Scusami tu, Sango. – disse Miroku, cortese – Non riesco mai a fermarmi in tempo.» Le tolse uno stelo d’erba dai capelli e i loro occhi si incontrarono. «Sango, io…» mormorò Miroku, la voce improvvisamente rauca. Senza potersi trattenere, il monaco avvicinò il viso a quello di lei. Sango trattenne il fiato quando capì le intenzioni di Miroku. Doveva fermarlo assolutamente, prima che…

"Non posso! Non posso fermarlo! – pensò, rapita – Desidero da tanto tempo che lo faccia…” Sango chiuse gli occhi, attendendo di sentire le labbra di Miroku sulle proprie…finalmente…
«Ehi, voi due! Che state facendo?»
Sango e Miroku si congelarono a non più di tre centimetri l’uno dall’altro. Rossi come peperoni, si voltarono rigidamente verso la voce, che proveniva dal pozzo. Inuyasha ne stava uscendo con aria perplessa, mentre Kagome, ancora per metà all’interno, sospirava.
«Inuyasha, hai la sensibilità di un elefante. – si stava lamentando la ragazza – Non potevi aspettare ancora qualche minuto per parlare?»
«Uh? E perché?» chiese Inuyasha, ignaro.
«Ehm…bentornati! – disse Miroku, riprendendosi per primo, mentre Sango si scostava bruscamente da lui e andava ad aiutare Kagome – Ce ne avete messo di tempo!»
«Feh! È colpa della dannata scuola di Kagome.» borbottò Inuyasha.
«Sono libera dagli esami di recupero!» annunciò Kagome, trionfante, lanciando un’occhiata impietosita al volto ancora arrossato dell’amica.
«Congratulazioni, Kagome-sama!» disse Miroku, quindi, non appena Sango prese da parte la ragazza per parlare con lei, diede un sonoro colpo sulla testa a Inuyasha.
«Ehi! – ringhiò Inuyasha, prendendolo per la veste – E questo per cos’era?!»
«Per la tua intempestività, deficiente!» ringhiò Miroku allo stesso modo.
«Ma che vuoi, bonzo pervertito?!» disse Inuyasha, alzando un pugno.
«Impara un po’ di sensibilità da Kagome-sama, imbecille!» disse Miroku, alzando il bastone.
«Inuyasha!»
La voce di Kagome li fece voltare di scatto. Inuyasha incassò la testa nelle spalle, aspettandosi un osuwari, ma lasciò andare Miroku quando vide l’espressione preoccupata sul volto della ragazza.
«Kagome, cosa c’è?» chiese, raggiungendola.
«Anna è qui, Inuyasha.» disse Kagome, chiedendo conferma con lo sguardo a Sango, che annuì.
«È venuta a trovarci?» chiese Inuyasha. Gli fu subito chiaro dalle espressioni serie degli altri che non era così. «Sesshomaru… – ringhiò – che le ha fatto?»
«Non lo sappiamo. Non ha voluto raccontarci nulla. – disse Sango – È arrivata fin qui scappando da un luogo chiamato Inuzuka.»
«Sì, lo conosco.» disse Inuyasha, facendo una smorfia e scoprendo le zanne. 
«Anna ha ucciso un inu-yokai sul suolo sacro. Quando l’abbiamo trovata, era in forma demoniaca e aveva fatto strage degli yokai che la inseguivano per punirla. Lei crede che prima o poi ne arriveranno altri, per questo voleva andarsene già da tempo.» spiegò Miroku, serio.
«Kami-sama, Inuyasha… – disse Kagome, preoccupata – Perché Sesshomaru non l’ha difesa?»
«Anna non mi sembra il tipo da agire avventatamente. – disse Inuyasha, corrugando la fronte – Non la conosco bene, ma mi sembra una tipa a posto. Fin troppo, per stare con mio fratello. L’unica persona che può averle fatto perdere il controllo in quel modo è Sesshomaru.»
«Andiamo da lei, Inuyasha.» disse Kagome. Inuyasha annuì e la prese sulle spalle.
«Non so se vorrà parlarne. È…sembra molto distaccata, ma credo che soffra molto.» li avvertì Sango.
«Parlerà, che lo voglia o no.» brontolò Inuyasha, avvertendo l’odore della ragazza nell’aria. Era con Shippo.
«Vedrai che con noi parlerà, Sango.» disse Kagome, fiduciosa. Inuyasha si mise a correre verso il villaggio, lasciando indietro Sango e Miroku.
«Speriamo. – mormorò Sango – Parlare le farebbe bene.»
Nel silenzio che seguì, Sango e Miroku si resero conto di essere di nuovo soli. Imbarazzati, si incamminarono verso il villaggio, fingendo indifferenza.

***

«Non ne vedo l’utilità.» disse Anna, fredda, osservando con occhi distratti le mani della vecchia Kaede, che stava rintuzzando il fuoco.
«Non me ne frega un accidente se non ne vedi l’utilità. – disse Inuyasha, cocciuto – Diccelo e basta!»
«Inuyasha!» lo sgridò Kagome. Anna sospirò, guardando la platea in attesa seduta attorno a lei con il fantasma di un cipiglio seccato sul volto.
Era tramontato da poco il sole ed erano tutti in casa di Kaede. Inuyasha e Kagome erano tornati al villaggio quel pomeriggio. Anna era stata felice di vederli. Quasi. Se fino a poco tempo prima provava cose così intense da doverle nascondere, dall’episodio di Inuzuka non sentiva davvero quasi più niente. Si chiese vagamente se agli occhi degli altri avesse qualche somiglianza con Kikyo…o con Sesshomaru stesso, perché no?
«Sfogarti ti farebbe bene, Anna.» La voce di Kagome si insinuò nei suoi pensieri e Anna spostò lo sguardo sulla ragazza. 
Non si erano quasi nemmeno salutati. Sia Kagome che Inuyasha le avevano immediatamente fatto il terzo grado sui motivi che l’avevano spinta fin laggiù e Anna, benché apprezzasse la preoccupazione evidente di Kagome e quella più criptica di Inuyasha, non aveva una gran voglia di scavare nelle sue memorie di quella brutta giornata.
«Forse è meglio lasciarla stare, no? – chiese Shippo – Ce lo dirà se ne avrà voglia…Ouch! Kagome, Inuyasha mi ha picchiato!» strillò Shippo, tenendosi la testa.
«Perché dici delle bestialità, scemo!» ringhiò Inuyasha, il pugno pronto a colpire ancora.
«Inuyasha! – lo sgridò Kagome, prendendo Shippo in braccio – Shippo ha solo espresso la sua opinione!»
«Che è anche la mia, Kagome-sama. – intervenne Miroku, seduto con la schiena contro la parete – Non mi pare appropriato costringerla, benché le vostre domande siano dettate da affetto e preoccupazione.»
«Miroku, non cominciare anche tu…» lo avvertì Inuyasha.
«Credo anch’io che sarebbe meglio dare tempo al tempo, Kagome-chan.» disse Sango, ignorando Inuyasha. Kagome abbassò gli occhi, riflettendo.
«Oi! Non è stata richiesta la vostra opinione!» disse Inuyasha, indispettito.
«Ragazzi…» borbottò Kaede, mentre si accendeva una discussione fra i membri del gruppo. Anna osservò la scena che aveva davanti agli occhi, mentre un lieve sorriso le compariva sulle labbra. Quel gruppo di amici era meraviglioso. Anche quando litigavano, il che, se ben rammentava, succedeva spesso. Da quando era giunta al villaggio, le stavano dando un posto tra loro. Forse era giusto estinguere il debito che aveva nei loro confronti.
«Parlerò.» mormorò. Immediatamente tutti tacquero. 
«Cosa?» chiese Inuyasha, convinto di non aver sentito bene. Anna fece un altro sorriso, che lo yokai non poté che giudicare un pallido fantasma di quelli che aveva visto in altri momenti.
«Parlerò. – ripeté Anna, abbassando gli occhi – Ve lo devo.»
«Feh! Era ora che lo capissi!» esclamò Inuyasha, sedendosi pesantemente a braccia conserte. Kagome lo tirò per il rosario, contrariata. Anna sorrise di nuovo, quindi iniziò, sotto lo sguardo attento di sei paia d’occhi, di cui un paio ambrati come quelli che avrebbe voluto dimenticare per sempre.
«Dopo che Sesshomaru mi permise di restare a Palazzo…»
Anna raccontò tutto, partendo dal lungo mese di collaborazione per i preparativi di guerra, seguitando poi con la decisione di partire per Inuzuka. Spiegò loro come Sesshomaru avesse convocato la Grande Famiglia e come avesse preso la decisione di portarla con sé. Non si soffermò molto sul loro viaggio; passò immediatamente alla riunione e allo scontro con Kima. Descrisse la leggerezza che aveva commesso e la conseguente scenata di Sesshomaru.
«Mi disse di non voler più vedere la mia faccia. Per lui, ero morta. – disse Anna, talmente assorta da non rendersi conto della profondità del silenzio dei suoi ascoltatori – Io non riuscivo a reggere il suo disprezzo per me, così decisi di confessargli ciò che provavo prima di andarmene. Lo colsi in flagrante mentre mi stava vendendo a uno degli altri inu-yokai.»
«Kami-sama…» mormorò Kagome, lanciando un’occhiata a Inuyasha. Lui era mortalmente serio. Anna fece un mezzo sorriso.
«La rabbia che provai mi tolse il senno. Mi trasformai in inu-yokai per la prima volta, uccisi colui che avrebbe voluto comprarmi e fuggii, con quella marea di demoni dietro di me. Questo è tutto.» finì Anna.
«Come, è tutto? E Sesshomaru?» chiese Sango, sorpresa.
«Sesshomaru? – chiese Anna, perplessa – Cosa vuoi dire?»
«Voglio dire…non ha cercato di intervenire in nessun modo? Non ha tentato di fermarti?» continuò Sango.
«Io… – mormorò Anna, concentrata – non so, non mi ricordo. So che era presente sulla scena e forse mi ha anche detto qualcosa, ma non ricordo. Comunque, non è importante.»
«Potrebbe esserlo.» disse Kagome, agitata. Anna sorrise.
«Non cercare l’oro dove non c’è, Kagome. Io ho smesso di farlo.» Si alzò da terra con un solo movimento. «Ora, se permettete, parlare di quei giorni mi ha disgustata abbastanza. Esco a prendere una boccata d’aria.» Ciò detto uscì, lasciando il gruppo dietro di sé. Shippo lanciò un’occhiata di scuse a Kagome, quindi uscì a sua volta, seguendo Anna. Non gli andava che restasse da sola con i suoi pensieri. Dopotutto, erano stati loro a costringerla a parlare.
«Povera Anna…» mormorò Kagome, triste.
«Mi dispiace dirlo, ma avevo un brutto presentimento sin da quando ci menzionaste la cosa, Kagome-sama. – disse Miroku, serio – Quel poco che conosco di Sesshomaru non si adattava a una relazione di qualche genere con Anna.»
«È riuscito a farla diventare fredda quasi quanto lui. – disse Kagome, arrabbiandosi al pensiero – Avrebbe potuto almeno venire a cercarla, per sapere cosa ne è stato di lei!»
«Non hai sentito, Kagome? – disse Inuyasha, acido, parlando per la prima volta – Per lui, Anna è morta. Quando fa affermazioni di quel tipo, puoi star certa che corrispondono a verità.»
Tirando un pugno frustrato al pavimento, Inuyasha si alzò e si diresse a grandi passi verso l’esterno. Fece sbattere la stuoia dietro di sé, quindi si sedette accanto alla porta, fuori dalla stanza. Gli altri osservarono in silenzio la sua uscita di scena, quindi Kagome abbassò gli occhi.
«Reagisce così perché, in fondo, si era illuso anche lui. Non riesco a immaginare cosa significhi avere un fratello che, allo stesso tempo, è la persona che ti odia di più al mondo.» mormorò.
«Anna non poteva fare miracoli, Kagome-chan. – cercò di confortarla Sango – Ora che è qui con noi, dimenticherà e vivrà più serenamente.»
«Sempre che gli altri demoni non la trovino.» disse Kagome, scuotendo il capo. Non credeva che Anna sarebbe più tornata quella di prima.
«Fortunatamente, ha piovuto molto durante la fuga di Anna. Le sue tracce dovrebbero essere state cancellate, quindi sarà difficile che riescano a trovarla.» disse Sango, cercando conferma in Miroku. Il monaco annuì.
«Fortunatamente sì, anche perché sospetto che Anna ci lascerà non appena avrà sentore che i suoi inseguitori le siano alle calcagna. Non vuole metterci in pericolo.» disse, alzandosi.
«È da lei.» annuì Kagome. Anche Sango si alzò.
«Noi ci congediamo, per stasera abbiamo parlato abbastanza e l’atmosfera non è delle migliori. – disse Miroku – Buonanotte, Kagome-sama, Kaede-sama.»
«Buonanotte a tutti e due.» disse Kagome, in coro con Kaede.
«Ci vediamo domattina, Kagome-chan.» salutò Sango, uscendo dalla casa insieme a Miroku. «’Notte, Inuyasha.» Inuyasha rispose con un grugnito.
«Si trovano bene qui, non è vero?» chiese Kagome, mentre Kaede preparava i letti per sé e per lei. La vecchia miko annuì.
«Sì. Ma Sango ha voluto una casa all’estremità opposta del villaggio rispetto a quella di Miroku.» Kagome sorrise, mentre dall’esterno venivano ancora le voci dei due.
«Lascia che ti accompagni, Sango. Non è sicuro che una donna giri di notte…» 
«…con te.»
«Sango! Questo è un colpo al cuore!»
«Va bene, fai quello che ti pare.»
«Non vedo l’ora che si chiariscano. – mormorò Kagome, stendendosi – Se solo anche Anna e Sesshomaru…»
Kaede spense il fuoco e il buio cadde nella stanza.

***

Shippo raggiunse Anna. La ragazza era seduta con la schiena contro un albero e stava mormorando tra sé una canzone che il kitsune aveva già sentito e che gli piaceva molto. Anna si accorse della sua presenza e smise di cantare.
«Shippo-chan. Che ci fai qui?» chiese, mentre il piccolo kitsune le saltava in braccio.
«Non mi piaceva che uscissi da sola. – rispose Shippo – E poi volevo essere sicuro che tu non fossi arrabbiata con noi.»
«Perché dovrei? Eravate solo preoccupati e io lo apprezzo.» disse Anna, sorridendo e accarezzando la testa di Shippo. Il kitsune sorrise, più sollevato. «Mi dispiace solo per Inuyasha.» mormorò Anna.
«E perché? – chiese Shippo, sorpreso – Tanto Inuyasha odia suo fratello.»
«Non abbastanza, credo. Forse ho deluso anche le sue aspettative.» disse Anna, guardando lontano. Shippo la osservò con perplessità. Non riusciva a capire cosa Anna intendesse dire. Sesshomaru e Inuyasha avevano sempre cercato di farsi fuori a vicenda, quindi…D’un tratto, si rammentò delle parole di Totosai, il giorno in cui Inuyasha era riuscito a carpire il segreto del Taglio nel Vento. “Non sei riuscito a ucciderlo senza pietà, non è così?” Shippo spalancò gli occhi, sorpreso, quindi guardò Anna.
«Forse ho capito quello che vuoi dire…» disse, prima che un suono di voci lo facesse voltare.
«Miroku e Sango?» chiese, quando si sentì afferrare per la collottola. Anna lo portò dietro all’albero, nascondendosi a sua volta.
«Anna, cosa…» fece per chiedere il piccolo kitsune.
«Ssh. – mormorò Anna – Sento che questa potrebbe essere un’occasione propizia.» Scambiò un’occhiata d’intesa con Shippo, che si mise una mano davanti alla bocca per non mettersi a ridere.
 «Mi dispiace anche per Kagome-chan. Si è presa molto a cuore la questione.» stava dicendo Sango, mentre camminavano verso la casa che era stata costruita per lei. Miroku annuì, ma non disse nulla. Sango si indispettì. Era da quando avevano lasciato la casa di Kaede che lei parlava e lui rispondeva a monosillabi o con dei cenni del capo. Sango non era affatto dispiaciuta di camminare a fianco di Miroku in una notte così bella, ma il monaco, dopo aver ottenuto il suo permesso, non era stato di grande compagnia. Anzi, sembrava non la considerasse nemmeno. Lanciò un’occhiata al suo volto serio e distante e lo stomaco le si strinse in una morsa. 
Sango guardò altrove alla svelta. Maledizione, a lei il solo guardarlo faceva quell’effetto e lui, invece, non la considerava nemmeno. Eppure quel pomeriggio aveva cercato di baciarla, no? Le guance di Sango si colorirono al pensiero. Bah, un altro dei suoi stupidi trucchi da pervertito. E lei ci era quasi cascata! Ormai arrabbiata, Sango accelerò improvvisamente il passo, lasciando indietro uno sbalordito Miroku.
«Ehi!– chiamò– Ehi, Sango! Aspettami!» Miroku dovette mettersi a correre per raggiungere la ragazza. «Sango, cosa c’è?» chiese. Lei gli lanciò un’occhiata inceneritrice.
«Cosa vuoi?! – chiese, arrabbiata – Visto che ti è fastidioso persino parlarmi, tornatene a casa!»
«Fastidioso…?! Sango, ma cosa stai dicendo?» chiese il monaco perplesso.
«Lasciami in pace.» disse Sango, ma Miroku la fermò per un braccio, facendola voltare verso di lui.
«Sango, cosa - stai - dicendo? – compitò Miroku, guardandola dritto in faccia – Chi ti ha detto che non mi piace parlarti?!»
«Oh, andiamo! Non hai fatto che rispondermi a monosillabi, mentre io cercavo di fare conversazione! – lo aggredì Sango, seccata – Non fai così con Kagome-chan, o con le altre ragazze del villaggio…» Sango si morse la lingua. Adesso Miroku l’avrebbe canzonata per la sua gelosia e lei sarebbe stata costretta a picchiarlo. Miroku, invece, la guardò con aria contrita.
«Perdonami, Sango. – disse – Ti ho ascoltata, ma…ecco, sono molto nervoso, stasera.»
Sango lo guardò con sorpresa. Non capitava spesso che Miroku rivelasse quali fossero i suoi reali stati d’animo. Si sentì d’un tratto stupida a essersi inalberata a quel modo. 
«Ah, capisco. La storia di stasera…» mormorò Sango, abbassando gli occhi.
«Veramente non è per quello.»
Qualcosa nella sua voce la costrinse a guardarlo di nuovo. Poteva sbagliarsi, ma…le sembrava che Miroku fosse arrossito.
«Io stavo pensando a oggi pomeriggio. – confessò Miroku, passandosi una mano sulla nuca con disagio – Più precisamente a…a quello che Inuyasha, con la sua solita grazia, ha interrotto.»
Il volto di Sango andò in fiamme. La ragazza fu improvvisamente conscia che era sola con Miroku, senza nessuno in vista. Il cuore prese a batterle furiosamente in petto.
«Pensavo… – continuò Miroku, schiarendosi la voce – a come recuperare ciò che avevo perso senza che la ragazza coinvolta pensasse che sono solo un lurido pervertito maniaco. Pensavo...a come dirle che…»
«Cosa?» chiese Sango, praticamente senza voce. Era tutto troppo bello per essere vero. Ora Miroku avrebbe detto qualcosa per rovinare tutto, o avrebbe cercato di palparle il sedere come al solito.
«Che io…lei… – incespicò Miroku – Ah, mai avuto tanta difficoltà con le parole.» Prese un bel respiro, quindi tirò Sango a sé e le posò un breve bacio sulla bocca. «Ti amo. – mormorò contro le sue labbra – Ecco, l’ho detto. Che fatica!» La sua bocca venne immediatamente chiusa da quella di Sango, che gli gettò le braccia al collo e lo baciò.
«Era ora che lo dicessi. Stupido.» gli disse Sango, quando finalmente si staccarono l’uno dall’altro. Miroku sorrise.
Non molto distante, tra gli alberi, due involontarie spie si scambiarono un five.

***

Kagome uscì dalla casa di Kaede. Tutto era buio e silenzioso, la notte era ormai fonda. Si diresse senza indugio verso la forma seduta accanto alla casa, a braccia conserte. La luna era piena e colpiva la figura di Inuyasha, facendo luccicare i suoi capelli argentei e soffermandosi sulle belle linee del suo volto. Kagome sospirò, notando la serietà del viso di Inuyasha. Aveva ingenuamente sperato che tutti i loro problemi fossero finiti con Naraku, ma Inuyasha aveva ancora molte faccende in ballo. Una di queste era senza dubbio suo fratello. Inuyasha si voltò verso di lei, avvertendo la sua presenza.
«Non dormi?» le chiese. Kagome scosse la testa, sedendosi accanto a lui.
«Non posso. – mormorò, accoccolandosi accanto a lui – Tu non sei accanto a me.»
Inuyasha sorrise leggermente, ma non rispose. 
«Avevano torto e io avevo ragione.» disse, dopo qualche istante di silenzio.
«Mmh? Cosa intendi dire?» chiese Kagome, perplessa. Inuyasha appoggiò la testa alla parete e chiuse gli occhi.
«Anna e mio padre. Avevano torto riguardo a Sesshomaru. – spiegò il demone, riaprendo gli occhi e respirando profondamente – E io avevo ragione.»
«Ti dispiace aver avuto ragione?» chiese Kagome. 
«Non lo so. – mormorò Inuyasha, rabbuiandosi – Non lo so.»
Kagome gli spostò i capelli dalla fronte con mano gentile, guardandolo con preoccupazione. Inuyasha si voltò verso di lei e le sorrise, quindi le posò un bacio sulle labbra.
«Meno male che ci sei tu con me, Kagome. – sussurrò, stringendola a sé e annusando il suo profumo – La mia vita si può chiamare tale, da quando ci sei tu.» Le diede un altro bacio sulla fronte, quindi appoggiò la testa su quella di lei. Fu così che i due si addormentarono.

***

Il demone era ormai alle strette.
Aveva cercato ovunque, senza risultato. Perfino la pioggia aveva giocato contro di lui. Erano settimane che girava a vuoto, seguendo le chiacchiere di quegli insulsi esseri umani.
Il grande cane dorato. Sembrava fosse stato ovunque e in nessun luogo. Non ci si poteva fidare degli esseri umani. C’era una guerra che si stava preparando, ma il pensiero non lo toccava.  Il suo primo compito era trovare il cane dorato prima di loro.
Gli altri erano sulle sue tracce. Speravano li conducesse all’obiettivo. Sciocchi, se credevano di approfittarsi di lui in quel modo. I demoni serventi non erano stati in grado di trovarlo. Bene, meglio. Sapeva che il grande cane dorato aveva fatto strage dei precedenti inseguitori e la cosa non lo stupiva.
Si chiese come sarebbe stato il loro incontro. Pensieri futili, prima doveva trovarlo. Trovare lei.
«Dove sei, Anna?» mormorò, spazzando con lo sguardo il territorio attorno a sé. Aveva cercato dappertutto. Dove poteva essersi nascosta? Sicuramente non era più in forma canina, poiché lui avrebbe avvertito la sua aura anche a grande distanza. La conosceva bene…ma forse non così bene come pensava. Infatti, se l’era fatta scappare e ancora non l’aveva ritrovata.
«Dove sei? – mormorò ancora, ascoltando il vento – In quale luogo hai trovato rifugio?»
Spalancò gli occhi di colpo. C’era un luogo in cui non si era ancora avventurato, un luogo che avrebbe preferito evitare ma che ora gli sembrava più che plausibile. Lei non aveva forse un debole per quel bastardo?
Lascia stare tuo fratello!” gli aveva gridato una volta.
«Sei con Inuyasha, Anna?» ringhiò, mentre una collera che raramente aveva sperimentato gli bruciava nelle vene. Quella era forse…gelosia? Era così che la chiamavano? Non aveva importanza. Inuyasha si sarebbe pentito se avesse anche solo sfiorato Anna. 
Accertatosi che i suoi inseguitori fossero ancora lontani, Sesshomaru partì di corsa verso il villaggio di Inuyasha.

***

«Che cosa?! – esclamò Kagome, aprendo a dismisura gli occhi e sorridendo – Sango, finalmente!»
Sango, imbarazzata, sorrise con aria nervosa e le fece cenno di abbassare la voce.
«Quando è successo? E come? – continuò Kagome, eccitata dalla notizia – Oh, Sango-chan, non sai quanto sono felice per te!» Sango sorrise e arrossì.
«Beh, è successo mentre mi accompagnava a casa, ieri sera…» mormorò Sango, costretta a snocciolare tutta la storia nei particolari. Anna guardò le due e sorrise. Finalmente Miroku si era fatto avanti e Sango non l’aveva rifiutato. Tutt’altro! 
Anna scosse il capo, mentre Kagome costringeva Sango a farsi raccontare tutto, e si allontanò, incamminandosi verso il bosco. Kaede–sama aveva bisogno di altra legna e Anna si era offerta di sbrigare questa piccola faccenda per lei. Dopotutto, era inattiva da parecchio tempo.
«Anna!»
La yokai distolse la propria mente dai pensieri che la occupavano e guardò davanti a sé, mentre percorreva la strada tra le risaie. Miroku la stava salutando sventolando allegramente una mano, mentre accanto a lui Inuyasha aveva la faccia scura.
«Buongiorno.» li salutò Anna, sorridendo. 
«Buongiorno a te, Anna!– rispose Miroku– La luce del mattino ti rende ancora più radiosa.»
Anna rise piano e Inuyasha fece una smorfia.
«Miroku, sei quasi disgustoso.» commentò.
«Anche tu dovresti imparare a fare i complimenti, se non vuoi che Kagome–sama ti lasci per un galantuomo mio pari.» commentò laconicamente il monaco. 
«Oi! Che intendi dire?» chiese Inuyasha, a metà tra l’aggressivo e il preoccupato.
«Dove stai andando?» chiese Miroku ad Anna, ignorando il demone.
«A prendere legna. Ci metterò un paio di minuti. – rispose Anna – Comunque, Miroku, d’ora in avanti sarà meglio che conservi i tuoi complimenti migliori per Sango.»
Inuyasha guardò i due con aria perplessa, mentre la facciata tranquilla di Miroku veniva sostituita per un istante da sorpresa e imbarazzo.
«Ehm…lo sai già?» chiese Miroku, ridendo e passandosi una mano sulla nuca. Anna annuì, con un sorriso.
«Sai cosa? – chiese Inuyasha, irritato di essere l’unico ignaro dell’argomento in discussione – Che è successo di nuovo con Sango?» Si bloccò, poi puntò un dito accusatore su Miroku. «Ho capito! Cosa le hai fatto, stavolta? – esclamò, con aria di superiorità – Sei il solito pervertito!»
«Non hai capito.» disse Anna.
«Non vedi che non ho i connotati rivoluzionati? – chiese Miroku, sospirando con rassegnazione – Hai uno spirito d’osservazione ben povero, amico mio.»
«E allora che è successo?» chiese Inuyasha, perplesso.
«Avrei preferito tenerlo segreto per un po’, visto che siete una compagnia di ficcanaso, ma…beh…Io e Sango ci siamo dichiarati, la notte scorsa.» disse Miroku, rassegnato, rigirandosi tra le mani il bastone.
«Vi siete cosa?» chiese Inuyasha. Miroku gli lanciò un’occhiata astiosa.
«Te lo devo compitare?» ringhiò. Anna notò che il monaco era non poco imbarazzato. Inuyasha si batté il pugno sul palmo, comprendendo.
«Ah, ho capito! Voi… – spalancò gli occhi – Allora Kagome aveva ragione su voi due! Congratulazioni!» Diede una pacca sulla schiena all’amico, che quasi si ribaltò. Inuyasha ridivenne serio e si mise a riflettere. «Anche se non vedo come Sango possa sposare un monaco deviato come te.» disse dopo un attimo.
«Come osi?!» disse Miroku. Anna rise e il giovane si ricordò da dove era nata la questione. «A proposito, Anna, come l’hai saputo? Sango non starà…»
«Kagome l’ha costretta a raccontare tutto.» ammise Anna, sorridendo di fronte all’evidente sconforto di Miroku. Sorvolò sul fatto che lei e Shippo avevano assistito all’anteprima. Inuyasha soffocò una risata e Miroku sospirò di nuovo. Anna passò in mezzo a loro, riprendendo a camminare.
«Ci vediamo più tardi. Vado a sbrigare questa commissione per Kaede-sama.» disse, salutandoli.
Sia Inuyasha che Miroku tornarono seri non appena si fu allontanata.
«Sembra normale.» disse Inuyasha, aggrottando la fronte.
«Ha parlato di me e Sango con tale naturalezza che non sembra abbia avuto una delusione d’amore. – disse Miroku – Mi chiedo cosa pensi veramente.»
«Se avessi qui Sesshomaru gli spaccherei la testa con le mie mani. – disse Inuyasha, stringendo i pugni e voltando la schiena alla figura lontana di Anna – È stato così cieco e stupido da farla scappare.»
«Inuyasha, ma tu…» disse Miroku, osservando la rabbia del demone. 
«Non mi fraintendere. – lo avvertì Inuyasha, seccato, puntandogli un dito contro – Non me ne frega niente di mio fratello. Mi dispiace solo perché il desiderio di mio padre non è stato esaudito.»
«Io non avevo ancora detto niente.» si difese Miroku, ricominciando a camminare verso il villaggio.
«Credi che non sappia cosa ti stava passando per la testa? – ribatté Inuyasha, seguendolo – Ma ora anch’io ho un’arma contro di te! Potrei dire a Sango di quando hai tentato di spiarla…»
«No, Inuyasha! Ti prego, non voglio morire…» gemette Miroku.
«Uhm, vedremo.» ridacchiò il demone.
«Allora io dirò a Kagome-sama di quando…»
«Ehi, io non sono come te! Cosa vuoi insinuare?!»
La discussione andò avanti ancora un bel po’.

***

La sera dopo gli amici organizzarono una cena all’aperto. Ufficialmente non avevano alcun motivo particolare, ma tutti sapevano che era un’idea di Kagome per festeggiare la nuova coppia. Mangiarono e bevvero, scherzando e riandando con la memoria ai primi tempi della loro caccia agli Shikon no Kakera. Anna si interessò molto ai loro racconti e li confrontò con la storia che aveva letto nel suo mondo, intervenendo quando gli interessati – soprattutto Inuyasha– davano una versione parziale degli avvenimenti.
«Anna ne sa anche più di noi, sembra.» commentò Miroku, impressionato.
«Conosco i vostri più reconditi pensieri.» disse Anna, con voce profetica. Tutti si zittirono, ognuno pensando con terrore a quanto di compromettente avessero mai potuto pensare, e Anna rise. «Dovreste vedere le vostre facce!» disse.
«Vorrei vedere te!» borbottò Inuyasha, mentre gli altri si univano alla risata. Sorrise anch’egli, suo malgrado. Finalmente una risata spontanea da quella ragazza.
Quando finirono di mangiare, Inuyasha e Miroku si misero comodamente sdraiati su un fianco, satolli, mentre Anna, Sango e Kagome cantarono una canzone.
«È molto bella. Cos’è?» chiese Miroku a Shippo, che mormorava la canzone tra sé mentre le ragazze iniziavano il primo ritornello.
«È una canzone del mondo di Anna. Si chiama Mai Wiri, o qualcosa di simile – spiegò Shippo – L’ha insegnata alle ragazze oggi pomeriggio e loro sono state molto liete di impararla.» Shippo fece un sorrisetto malizioso a Inuyasha e Miroku.
«Hai un’espressione terribile, Shippo, per essere un bambino.» disse Miroku, perplesso.
«Parla chiaro, palla al piede.» disse Inuyasha, troppo sazio per essere davvero aggressivo.
«Non sentite che struggente canzone d’amore? – chiese Shippo, facendo gli occhioni luccicanti e giungendo le manine in una posa femminile – Anna ha detto che è stata composta per qualcosa che riguarda la nostra storia, in particolare il rapporto delle ragazze con voi.»
Miroku e Inuyasha rimasero basiti. La canzone finì. Kirara sbadigliò.
«In questo caso…» mormorò Miroku, riprendendosi. Si alzò da terra e si avvicinò a Sango, abbassandosi per mormorarle qualcosa all’orecchio. La ragazza arrossì e annuì.
«Ci scusate, vero?» disse Miroku, aiutandola ad alzarsi con galanteria. Kagome sorrise e annuì, come del resto fece Anna. Miroku si allontanò con Sango sottobraccio. Passando accanto a Inuyasha, gli fece l’occhiolino.
«Approfittane anche tu.» mormorò. Inuyasha ristette per un secondo, poi ebbe una visione di cosa poteva voler dire “approfittarne” nel gergo di Miroku e avvampò. Shippo sbadigliò.
«Io vado a dormire. – disse, mentre Kirara si stiracchiava, pronta a seguirlo – Anna, Kagome, venite anche voi?»
«Fra poco, Shippo-chan.» rispose Anna.
«Buonanotte, Shippo-chan.» salutò Kagome.
Shippo si allontanò insieme a Kirara e attorno al fuoco rimasero in tre. Anna si alzò quasi subito, volendo evitare di fare il terzo incomodo.
«Beh, sarà meglio che vada a letto anch’io.» disse, anche se non aveva sonno. Era meglio lasciare la coppia da sola. Inuyasha andò nel panico. Il cuore gli batteva a mille, avvertiva la presenza di Kagome come un dolore fisico insopportabile. C’era un solo modo di sopire quel dolore, ma Inuyasha non voleva forzare Kagome nemmeno per un solo istante. Meglio non rischiare di perdere il controllo…e maledizione a Miroku e alle sue parole allusive!
Così, sospirando tristemente nell’animo, Inuyasha disse: «Non è meglio se vai a letto anche tu, Kagome? Domani vorrei portarti a vedere un posto speciale e dovremo alzarci presto.»
«Davvero, Inuyasha? – chiese Kagome, entusiasta, non comprendendo il dilemma interiore di Inuyasha – Oh, grazie! Allora vado via con Anna.» Si avvicinò al demone e lo baciò sulla guancia, abbracciandolo forte per un istante. «Buonanotte.» gli disse ancora, con quella voce dolce che lo faceva impazzire.
«’Notte.» rispose Inuyasha, con voce rauca. Colse al volo l’occhiata di Anna, che sembrava volergli dire: “Dovrai trovare il fegato di affrontare la questione, prima o poi.” 
Il demone voltò risolutamente il capo dall’altra parte e Anna si allontanò insieme a Kagome. Inuyasha rimase accanto al fuoco ancora acceso per un po’, quindi lo spense e si diresse a grandi balzi verso la foresta, fermandosi su un ramo del Goshinboku. Appoggiò la testa al tronco, permettendo alla fresca aria della sera di calmargli i bollenti spiriti. Negli ultimi tempi i baci di Kagome non gli bastavano più, ma Inuyasha aveva molta paura di farle del male. Era ormai un demone, però aveva inconsciamente mantenuto il suo aspetto di hanyo. Inuyasha sapeva che il suo aspetto demoniaco era diverso, ma non l’aveva ancora assunto. Non voleva farlo. Non voleva fare assolutamente niente che l’allontanasse da Kagome…o che lo facesse diventare in qualche modo simile a suo fratello Sesshomaru.
Ripensando al modo in cui Sesshomaru aveva trattato Anna e al fatto di avere il suo stesso sangue nelle vene, Inuyasha rabbrividì. Kagome non avrebbe mai dovuto sopportare nulla del genere da lui. Immerso nei suoi pensieri, si rese conto dell’avvicinarsi di qualcuno solo quando questo sbucò dal folto vicino al Goshinboku. Abbassò gli occhi, disturbato.
«Anna.» disse, riconoscendo la ragazza.
«Ti disturbo?» chiese lei, dal basso. Inuyasha scrollò le spalle, indifferente. Anna sorrise. «Sei un po’ codardo, lo sai?» lo punzecchiò. Inuyasha fece una smorfia. 
«Non sai quali motivi ho per agire così.» disse, seccato, incrociando le braccia sul petto. Anna fece spallucce.
«Posso averne un’idea. Ma tu non sei lui, Inuyasha. Non ti tormentare. Kagome ti ama per quello che sei. Per tutto quello che sei.»
Inuyasha rimase in silenzio, riflettendo.
«Volevo chiederti scusa, Inuyasha.» disse Anna. Inuyasha guardò di nuovo in basso, sorpreso.
«Scusa? Per cosa?!» chiese, perplesso. Lei accarezzò distrattamente la corteccia del Goshinboku.
«Ho deluso tuo padre, ma non ho possibilità di scusarmi con lui. Vorrei farlo almeno con te.» mormorò lei. Alzò gli occhi per guardarlo. «Mi dispiace di non essere stata in grado di arrivare al suo cuore. Ho tentato, ma non ne sono stata capace.»
Inuyasha sgranò gli occhi.
«Feh! Ma sei impazzita?! – chiese, saltando giù dal ramo per guardarla in faccia – Io non c’entro nulla. Per quanto mi riguarda, Sesshomaru si può affogare e tanti saluti! Sei tu, che eri innamorata di lui, a essere rimasta ferita!»
Anna fece uno strano sorriso.
«Volevo solo dirtelo. Ora mi sento meglio.» disse Anna, voltandosi per andartene.
«Tu lo ami ancora?» chiese Inuyasha. Anna si voltò. «Kagome…Kagome crede che nel tuo cuore lui ci sia ancora. – continuò Inuyasha – E crede che anche lui, nel profondo, provi qualcosa per te. Forse ha ragione, perché io non l’ho mai visto nello stato in cui era quando stava con te.»
Anna rimase in silenzio talmente a lungo che chiunque avrebbe potuto prenderla per un altro, strano albero del bosco.
«Io ho tentato. – disse, con voce distante – Ma ora l’unica cosa che voglio è dimenticarmi di lui. Non m’importa cosa prova. Semplicemente, non voglio vederlo mai più.» Il suo viso si addolcì. Anna sollevò una mano e accarezzò il volto di Inuyasha. «Ma ti ringrazio. Sei gentile Inuyasha.»
Ciò detto, si voltò e se ne andò, sparendo verso il villaggio. Inuyasha scosse il capo, quindi alzò il viso al cielo, decidendo che per quella sera aveva riflettuto anche troppo. Fu allora che il cuore gli fece un balzo in petto.
«Che…» mormorò, portandosi una mano al cuore. Sentiva il sangue pulsargli nelle vene, martellargli nelle tempie. Si sentiva…fuori controllo. «Che diavolo sta succedendo?» ringhiò, spaventato. Che il suo sangue demoniaco stesse agendo sul suo corpo per qualche motivo? Inuyasha si costrinse a calmarsi e ad analizzare quelle sensazioni. Il suo corpo agognava la lotta, era teso all’estremo. Perché? Lui non ne aveva motivo, anzi, era addirittura malinconico fino a qualche istante prima. Inuyasha capì che quella sensazione era causata da qualcosa che i suoi istinti yokai avevano avvertito prima della sua mente razionale, qualcosa che lo chiamava e che proveniva dall’esterno del suo corpo.
Con due veloci balzi, Inuyasha fu in piedi, in cima al Goshinboku, aguzzando tutti i suoi sensi.
Ovest.
Quella sensazione proveniva da ovest. Correva verso di lui a grande velocità. Era focalizzata su di lui, ma non sembrava una cosa voluta, quanto una conseguenza dell’avvicinarsi di qualcuno. Inuyasha chiuse gli occhi. Il suo sangue rombava per la vicinanza di qualcuno che aveva quasi il suo stesso odore…la stessa aura…sentiva che si avvicinava.
«Per la miseria, è Sesshomaru.» mormorò, sorpreso.
Sesshomaru si stava avvicinando. I sentimenti che lo spingevano erano tanto intensi da aver trovato risonanza nel sangue del fratello. Gelosia, rabbia, disperazione…Inuyasha riuscì a fatica a riprendere il controllo sul proprio corpo. Non sospettava che Sesshomaru potesse provare sentimenti di tale intensità. Non aveva mai avvertito nulla provenire da lui, se non gelo. Non avrebbe mai immaginato che il sangue di Sesshomaru fosse tanto forte da coinvolgere il suo, nel caso avesse provato qualcosa di intenso. E ora lo provava; oh, se lo provava! 
«Quanto sei stupido. – mormorò Inuyasha – Beh, era ora, fratellone.»
Balzò agilmente giù dall’albero e corse verso il villaggio. Era il momento di prendere in mano la situazione e aveva bisogno dell’aiuto di Kagome. Entrò silenziosamente in casa di Kaede e si chinò sulla ragazza addormentata.
«Kagome!»
Kagome si svegliò a fatica e aprì gli occhi assonnati su Inuyasha, che era chino su di lei.
«Inu…» iniziò a dire, alzandosi, ma Inuyasha la zittì coprendole la bocca con mano gentile.
«Sesshomaru sta venendo qui.» sussurrò Inuyasha, guardando nervosamente la porta. Anna non era ancora andata a dormire e poteva rientrare da un momento all’altro. Kagome spalancò gli occhi. «Avevi ragione, prova qualcosa per lei. La sta cercando, sono riuscito a sentirlo.» Kagome lo spronò a continuare con gli occhi. «Io vado da lui. Voglio dare a quei due testoni un’altra possibilità, a costo di sfasciare la testa a Sesshomaru. Tu copri la mia assenza.»
«E come faccio?» disse Kagome, mentre Inuyasha le toglieva la mano da davanti alla bocca.
«Non lo so, ti verrà in mente qualcosa. – disse, frettoloso, poi le stampò un bacio sulla bocca – Ti amo.» Sorridendo, Inuyasha uscì dalla casa di Kaede. Kagome sorrise, poi si ridistese, cercando di pensare a una buona scusa per giustificare l’assenza di Inuyasha.

 

   
 
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