Film > La Fabbrica di Cioccolato
Segui la storia  |       
Autore: Iurin    27/10/2010    2 recensioni
Un probabile seguito de "La fabbrica di cioccolato!" .....propongo di fare una ola a Willy Wonka!!! xD
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Baby_Barby: Ahahahahahah sì in effetti il Willy guardone non se pò vedè! XD XD Ma io sono perversa dentro, quindi un qualcosina dovevo inserircelo per forza xD xD Spero che più in là potrò rispondere a tutte le tue domande.....nel frattempo, gustati questo capitolo!!!! XD Ciaooooooooooo

Elly_93: mon amour che bello ritrovarti sempre anche qui xD xD Mi hai fatto morire quando ho letto come hai definito Stacy con molta non-chalance XD Ahahahahahaha ho riso a crepapelle XD XD XD Comunque stai tranquilla, anch'io Wonka me lo mangerei tutto u.ù ti capisco benissimo u.ù XD XD XD Carino comunque il mio nuovo soprannome xD E dato che da ora sono la "donna blu" mi pare d'obbligo scrivere tutto blu!! XD Un bacio bellaaaaaaaaaaaaa



La febbre del mio sabato sera
 


“Ma se non ha la macchina, come fa a venirmi a prendere?” pensai entrando nella doccia; in effetti prima di quel momento non mi era venuto in mente, ma, oh beh, mi dissi che se lui fosse venuto a piedi avremmo preso la mia macchina.
Feci partire l’acqua e subito un denso vapore caldo appannò i vetri della doccia…chi fosse entrato in quel momento nel mio bagno avrebbe scambiato quella stanza per un’autostrada nebbiosa, ecco perché lasciai aperta la finestra per non morire asfissiata. Lasciai scorrere l’acqua per un po’ e, ah, che goduria: quella temperatura era così piacevole che mi fece venire la pelle d’oca, e così rimasi ad inebriarmi di quel calore per diversi minuti, tanto erano solo le 6 e mezza, avevo tutto il tempo che volevo per viziarmi…anche perché abitualmente ci mettevo sempre mezz’ora per farmi una semplice doccia! Quindi, non appena il caldo divenne insopportabile mi insaponai per bene e mi sciacquai, iniziando a canticchiare tra quelle 4 mura: era una fissa, quella di cantare sotto la doccia, che mi era venuta solo da poco tempo, quando scoprii che quel posto aveva un’acustica formidabile e che quindi era il posto ideale per esercitare le mie elevatissime doti canore. Appena mi fui lavata completamente senza fretta aprii i vetri della doccia per uscire e…non potete immaginare lo spavento, lo shock, che mi prese: appoggiato alla finestra, come se niente fosse, c’era Wonka! E guardava dentro il bagno! E io ero appena uscita dalla doccia! Urlai come non avevo mai fatto in vita mia prendendo al volo un asciugamano e mettendomelo davanti il più in fretta che potei.
“Ah!” esclamò Wonka pure lui quasi urlando “Non ho visto niente! Non ho visto niente!” E la sua testa scomparì sotto il davanzale della finestra.
“Ma questo qua è tutto scemo!” pensai furiosa “Sto facendo la doccia e questo mi sbuca come un guardone?!”
Mi misi meglio l’asciugamano e andai verso la finestra con passi molto lenti. “Stai calma, Julia, se no finisce che lo ammazzi…” mi ripetevo mentre camminavo a piedi nudi sul pavimento.
Mi affacciai dalla finestra e vidi Wonka praticamente rannicchiato a terra. Dio, com’era buffo…Wonka, comunque, alzò la testa piano piano e vedendomi fece col suo solito sorrisetto:
“Ehm…salve!”
“Si può sapere cosa diamine sta facendo?” sbottai.
“Mi…mi posso alzare?”
“Sì, si tiri su.”
Wonka si alzò in piedi, e diventando di un colorito molto acceso mi disse:
“Senza troppi giri di parole…credo di aver fatto una figuraccia.”
“Lei crede? Si mette a guardare dalla finestra! Ma che le è preso?”
“Io…avevo sentito la sua voce e allora mi sono affacciato…” e poi aggiunse “Ma parlava da sola?”
“Cantavo.” Affermai.
“Ah.” Fece Wonka come se fossi deficiente, mentre qui l’unico pesce lesso era quello che mi stava di fronte.
“Che c’è?”
“Niente, niente…” abbassò il volto e guardandomi dal basso verso l’alto fece sorridendo “facciamo come se non fosse mai successo nulla?”
Lo guardai, e non seppi non dirgli di no.
“Entri in casa, avanti.”
Mi diressi verso la porta e l’aprii, dopodiché, senza aspettare Wonka, filai in bagno, chiusi la porta e per sicurezza chiusi anche la finestra.
Mi appoggiai con la schiena al muro, guardandomi allo specchio, con una mano sul cuore. Ancora non mi ero ripresa totalmente dallo choc di poco prima…mamma mia che colpo…e chi se lo sarebbe mai immaginato Wonka lì, fuori dalla finestra!
“Speriamo che non abbia visto niente davvero.” Pensai iniziando a vestirmi: indossai un vestito lungo, rosso, liscio come la seta, con una leggera scollatura, affatto volgare, poi misi al collo una catenina con una pietra d’acqua marina, le scarpe col tacco a spillo e un leggero trucco, mentre i capelli li allisciai al meglio.
Quando fui pronta uscii dal bagno e andai in salotto, dove presumibilmente sitrovava Wonka: lo trovai di spalle, davanti al caminetto, intento a rigirarsi tra le mani un delicato sopramobile.
Mi schiarii la gola, come per annunciarmi, e ci mancò poco che Wonka mandasse in frantumi quel sopramobile; per fortuna lo riprese praticamente al volo e lo rimise con delicatezza al suo posto.
“C’è mancato poco che ci rimanessi secco!”disse Wonka voltandosi verso di me.
“Perché, stava forse facendo qualcosa di male?”Gli chiesi prendendolo in giro, ma lui non rispose, bensì si limitò a fissarmi.
“Che c’è?”chiesi un po’ imbarazzata per quel suo sguardo.
“Niente…”rispose lui a bassa voce “le sta bene quel vestito…”
“Beh, grazie…” e arrossii. Eh già,senza sapere il perché in quel momento Wonka mi stava mettendo in soggezione. Boh! Sarà la strana situazione in cui mi trovavo? Vabbè, lasciando perdere, allora, proposi:
“Vogliamo avviarci?”
“Ottima idea.”
E con passo svelto Wonka si diresse verso la porta, mentre io, rimasta dietro di lui, lo guardavo: non aveva cappello, e non indossava neanche il solito completo viola, bensì un elegante abito nero con rifiniture rosse, quello che uno probabilmente indosserebbe la notte di Natale. Era impeccabile, nelle sue maniere controllate e misurate…era sempre eccentrico, pensai guardandolo quasi saltellare per il vialetto del mio giardino, ma aveva anche qualcosa di…bello.
Bello?Era questa la parola adatta? Lo guardai di sfuggita in faccia: i lineamenti marcati, il naso perfetto, gli occhi viola ma allo stesso tempo profondi…ebbene sì,si poteva definire…bello.
All’improvviso vidi che non era più sul vialetto, ma sull’erba del giardino.
“Ma dove và?”gli chiesi chiamandolo “la macchina è da tutt’altra parte!”
“E chi ha detto che useremo la macchina?” mi rispose girando la testa ma continuando a camminare sull’erba “ho a disposizione un mezzo molto più velo…” non finì la frase, perché andò a sbattere contro…il nulla! Non c’era niente davanti a sè, eppure era caduto con un capitombolo! Mi precipitai subito da lui per quanto le mie scarpe me lo consentissero. Aiutai Wonka a rialzarsi, mentre lui diceva:
“Devo ricordarmi dove parcheggio questo coso…oppure potrei dipingerlo, non so…”
Solo allora lo vidi: quattro pareti completamente trasparenti ornate da decine e decine di bottoni e bottoncini.
“Oh mio Dio!”esclamai “ma questo è l’ascensore di cristallo!”
“Il solo e unico.” Commentò Wonka stirandosi la giacca.
“Ma come fa ad essere qui? Insomma, un ascensore non può…non può!”
“Come le ho già detto” sentenziò l’esperto “questo non è un normale ascensore: l’ho progettato in modo che possa volare.”
“Volare?!”
“Sì, ha presente? Staccarsi da terra e muoversi nel cielo?”
Oddio…io già quell’ascensore non lo sopportavo nel suo posto abituale, figuriamoci mentre gironzolava tra i tetti!
“Allora, andiamo?” disse Wonka premendo il pulsante di apertura-porte ed entrando in quel congegno.
“Io non ci metto piede là dentro.” Affermai risoluta.
“Come? Perché?”
“Perché non mi piace, ecco perchè! Non credo che sia abbastanza sicuro…”
“Oh andiamo! L’ho usato una quantità incalcolabile di volte, eppure sono ancora qui!”
“Sarai pure qui” pensai “ma la testa l’hai lasciata altrove, bello mio…”
“Avanti…” fece Wonka “al massimo chiude gli occhi, no?”
“E va bene…” mormorai entrando lentamente nell’ascensore;
Wonka allora premette un pulsante e le porte si chiusero; tutt’intorno prese a vibrare, e quasi subito l’ascensore di cristallo si staccò da terra. Per la tensione afferrai il braccio di Wonka e lo strinsi, e con stupore lo sentii irrigidirsi sotto il tocco delle mie dita. Lo guardai sorridendo impercettibilmente, e lui guardò me, e sentii che cercava di rilassarsi. Alla fine, comunque, quel piccolo contrattempo mi fece distrarre dal fatto che mi trovavo decine di metri in volo sopra la città, e in qualche modo quello strambo viaggio mi risultò non troppo terribile – anche se comunque non osai guardare verso il basso. Arrivati in prossimità del ristorante Wonka fece atterrare l’ascensore in un violetto e così ne discendemmo.
Ok…era il momento di entrare in azione…la missione fatti beffe di quei due aveva ufficialmente inizio.
“Non crede” disse Wonka all’improvviso “che dovremmo darci del tu a questo punto?”
“Già, ha ragione,” feci io “potrebbero insospettirsi…Willy.”
Lui mi sorrise compiaciuto, e così ci avviammo verso il luogo prestabilito, il nostro palcoscenico, la scena del delitto. Arrivati davanti alla porta del ristorante ci fermammo un secondo, non sapendo quali enormi e spaventosi pericoli potevano celarsi ad un passo da noi.
Allungai una mano verso Wonka…pardon, Willy, e gli dissi:
“Allora, ci prendiamo per mano?”
Lui guardò la mia mano come se fosse una bomba atomica pronta ad esplodere.
“Non voglio mica ucciderla.” Lo rassicurai sorridendo, e così lui alla fine si decise e insieme attraversammo la soglia di in the black pearl.
Appena entrati ci accolse un’allegra musica di sottofondo, e quasi con timore ci guardammo intorno, fino a quando notammo ad un tavolo tondo, in un angoletto piuttosto riservato, Alex e Stacy.
“Eccoli là.” Dissi a Willy guardando i due fidanzati.
“Ma quello non è il signor Brown?” fece lui all’improvviso “non mi avevi detto che l’uomo in questione era il tuo capo!”
“E allora? Non mi pare una cosa grave…”
Willy sbuffò, ma io lo presi per mano e lo tirai verso il nostro tavolo. Quando Alex e Stacy ci videro si alzarono entrambi contemporaneamente strusciando le sedie sul pavimento.
“Signor Wonka! Che piacere vederla!” disse Alex come se avesse appena visto entrare il Papa.
“Sì, anche per me è un piacere.” Fece invece Willy guardandolo strano mentre si stringevano la mano. Dopo, allora, ci sedemmo tutti e aspettammo un cameriere, mentre nel frattempo si era levato tra noi quattro un bellissimo silenzio piuttosto teso, fino a quando Stacy non chiese a Willy:
“Allora, signor Wonka, se non sono troppo indiscreta, ma sa…sono troppo curiosa…come è riuscito nell’ardua impresa di conquistare Julia?”
Bum! Ma che bello…quanto mi piacevano quelle belle domande irritanti! Iniziamo bene…con Willy manco mi ero messa d’accordo su un qualcosa da dire se, appunto, fosse saltata fuori una domanda del genere…me scema!
Vidi Willy stringere in due pugni le mani che teneva sulle gambe e poi rispose domandando:
“Perché me lo chiede?”
“Beh,” disse Stacy “fin’ora ci sono riusciti in pochi.”
“E perché?” chiese Alex.
Ma che c’entri tu! Fatti gli affari tuoi!
“Beh,” ricominciò Stacy “fino a non molto tempo fa, diciamo 5 o 6 anni, c’era qualcuno che spasimava per Julia, ma lei diceva sempre che voleva aspettare quello giusto…e così la prima storia l’ha avuta appunto 5 anni fa. E io quindi mi sono sempre chiesta se esistesse un modo particolare per far breccia nel cuore di questa dolce ragazza.” Concluse con enfasi teatrale.
Beh? E io che m’immaginavo chissà che…devo dire che forse Stacy l’avevo sopravvalutata.
“Guarda che la risposta te la sei data da sola.” Le dissi.
“come?” fece lei.
“Non ho mai avuto una storia seria prima di 5 anni fa perché volevo appunto aspettare quello giusto. L’hai detto tu stessa.”
“Ma questa è la risposta alla domanda di Alex…io al signor Wonka ne avevo fatta un’altra.” Rispose con aria beffarda e superiore.
Madò che irritazione che mi stava crescendo! Per tenermi occupata e non iniziare ad insultarla mi misi un po’ di vino nel bicchiere e iniziai a berlo. “Se mi ubriaco è meglio.” Pensai.
“Allora signor Wonka?” ricominciò Stacy “vuole tenerci sulle spine?”
Willy aprì la bocca per parlare, ma invece della storia dettagliata sul presunto corteggiamento che Stacy voleva conoscere, disse:
“Oh, ecco il cameriere. Con conviene ordinare.”
E detto questo aprì il menu e se lo mise davanti alla faccia. In effetti il cameriere era arrivato davvero, e allora senza altri indugi scegliemmo cosa prendere; il cameriere oltretutto si dimostrò molto gentile e…pazienta. Già, perché io al posto suo sarei già impazzita a causa delle innumerevoli domande che gli faceva Willy….pareva un terzo grado! Poveretto…per fortuna però riuscì a cavarsela e in un momento in cui Willy aveva smesso di parlare per prendere fiato, lui si era liquidato con due frasi sbrigative e strappando di mano il menu a Willy corse subito via. Willy seguì con gli occhi il cameriere fuggitivo con aria interrogativa, mentre Alex, Stacy ed io facevamo del nostro meglio per non ridere.
“Chissà perché è scappato via…” disse Willy pensieroso, mentre io, tra una risata soffocata e l’altra, risposi:
“Sarà dovuto andare in bagno…”
Willy fece spallucce e iniziammo a parlare del più e del meno, grazie al cielo senza che dall’altra parte venissero domande o commenti imbarazzanti. Quasi subito, comunque, arrivò un altro cameriere – forse l’altro era ancora tramortito – che ci portò quanto avevamo chiesto; i ricevetti allora la mia bellissima bistecca ed iniziai a mangiarla con gusto. Stranezza delle stranezze tornò il silenzio, contornato soltanto dalla musica che il ristorante aveva come sottofondo e interrotto di tanto in tanto dai rumori delle nostre posate. Willy, non riuscendo a sopportare quel mutismo, fece un’osservazione a caso:
“Bell’orologio, signor Brown.”
“Sì, piace molto anche a me.” Fece Alex, e poi prese la mano di Stacy dicendo: “vede questo bracciale?” e indicò quello che Stacy portava al polso “gliel’ho regalato stamattina. Non si intona perfettamente col mio orologio?” e fece una risatina.
“Ehm…magnificamente, ha proprio ragione!”
all’improvviso, senza sapere come, Alex mi sembrò estremamente…sciocco. Era come se la risata che aveva appena fatto mi avesse sturato il cervello. Mi resi conto di quanto l’amore che provavo per Alex era del tutto frivolo e infondato: mi ero innamorata di lui guardandolo passare, guardandolo sorridere, guardando i suoi begli occhi. Mi ero basata puramente sull’aspetto fisico, e quello mi aveva fatto talmente partire di testa che non mi rendevo conto che Alex caratterialmente era piuttosto sciapo. Bevvi un sorso di vino, e fui ridestata dai miei pensieri dalla voce di Stacy:
“e lei signor Wonka? Ha già comprato qualche bel regalo a Julia?”
“Ehm…no, non ancora.”
“La capisco. Sa…Julia è sempre stata una ragazza indecisa…per il suo compleanno non si sapeva mai quello che bisognava comprarle! Per trovare il regalo adatto bisognava compiere un’odissea.”
Bugiarda. Lo sapeva benissimo che a me andava sempre bene qualsiasi cosa. Ma di che mi stupivo? Era ovvio che ciò che le importava era lanciarmi frecciatine, no? Mannaggia a lei…e presa quasi da un attacco di rabbia iniziai ad infilzare la carne che avevo nel piatto come se stessi ammazzando qualcuno. Fu allora che Willy posò la su mano sulla mia. Non so se fu un gesto spontaneo o parte della recita, ma mi fece calmare e sentire meglio. La cena, comunque, andò avanti e non ci furono molti altri discorsi interessanti. Quando il tutto finì ognuno pagò la proprio parte del conto e uscimmo insieme da ristorante. Dopodiché io e Willy ci dirigemmo all’ascensore e Stacy ed Alex imboccarono la direzione opposta. Osservai con la cosa dell’occhio la coppia che si allontanava sempre di più, a la mia mente tornò a quando durante la cena aveva fatto delle considerazioni su Alex…e pensai che avevo ragione, che io non avevo bisogno di un tipo come lui. Io e Wonka entrammo nell’ascensore e lui premette un pulsante. Alex era un uomo dalla mentalità chiusa, s’interessava poco qualunque cosa che non comprendesse se stesso. A me serviva qualcuno intelligente, di aperte vedute, che immaginasse senza chiedermelo ciò di cui avevo bisogno, qualcuno come…
guardai la persona di fianco a me e mi ritrovai a sorridere di quell’idea.
Oh mio Dio…possibile che…? Non riuscivo a credere di aver pensato una cosa del genere…eppure…e se non mi stessi sbagliando se veramente…provassi qualcosa per Willy? Lui con me era stato gentile, disponibile, mi aveva trattata con riguardo, e tutto ciò secondo me andava oltre il semplice rapporto lavorativo. La prova era che lui quella sera era accanto a me. Quale persona che mi avesse visto solo come quella dei “cartelloni pubblicitari” mi avrebbe fatto da finto fidanzato mentendo oltretutto davanti al mio capo? No…tra me e Willy si era creato qualcosa, e me ne stavo rendendo conto solo in quel momento. Amicizia? Può darsi…e allora perché mi sentivo lo stomaco in subbuglio?
Arrivammo nel mio giardino praticamente davanti alla porta di casa. Le porte dell’ascensore si aprirono e noi ne venimmo giù.
“Grazie per tutto quello che hai fatto per me.” Dissi allora “Mi hai salvato la vita.”
“Addirittura?” fece Willy sorridendo, e quel sorriso mi piacque più del solito.
“Certo. A quest’ora sarei ancora tra le grinfie di quei due.”
“Beh, non preoccuparti, è stato un piacere.”
Ci salutammo e io mi voltai verso casa. Feci qualche passo, ma poi mi girai di nuovo, col cuore che mi batteva a mille. A passi lenti, misurando i movimenti, tornai verso Willy. La luna, con i suoi raggi argentei, ci illuminava in una maniera quasi magica. Era come se il tempo in quel momento si fosse fermato. Raggiunsi Willy, poggiai le mie mani sulle sue spalle, e senza dire nulla…lo baciai.




Oh oh! Oh oh!!! XD
Come si metteranno le cose adesso???
Lo scopriremo solo vivendooooooooo xD
Un abbraccio a tutti!
Ciao nì!!!
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > La Fabbrica di Cioccolato / Vai alla pagina dell'autore: Iurin