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Autore: VaniaMajor    30/10/2010    5 recensioni
La battaglia al Monte Hakurei ha posto fine alla vita di Naraku, la Sfera si è dissolta e il futuro sembra sorridere a Inuyasha e ai suoi compagni. Solo per Sesshomaru nulla è cambiato, almeno finché una donna dai misteriosi poteri non compare per magia, sconvolgendo di nuovo la vita di tutti.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Nuovo personaggio, Sesshoumaru
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Saga di 'Cuore di Demone''
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Author's note: Tra minacce di denunce e di punizioni varie, non posso fare altro che aggiornare la fanfiction! XD Poi non dite che non ve la siete andata a cercare...Enjoy!

C
APITOLO 11 - COSA PROVI

Sesshomaru avvertì la presenza familiare molto prima di riuscire a raggiungerla. 
Inuyasha…aveva il fegato di andargli incontro e affrontarlo, dopotutto. Perlomeno non era un vigliacco. L’avrebbe costretto a rivelargli dove fosse Anna, poi si sarebbe sbarazzato di lui e sarebbe andato a prenderla. Ma cosa sarebbe successo quando l’avrebbe vista? Maledizione, non voleva pensarci.
Stava diventando insopportabilmente doloroso il pensiero di lei, del suo sorriso, dell’oro dei suoi capelli. Sesshomaru non riusciva a credere di averle dato della bugiarda. Lei, così pulita e sincera. Aveva bisogno di Anna, non resisteva più. Si era dannato più volte per ciò che aveva fatto, ma nessuno tranne lei poteva dargli il perdono. E nel frattempo la parte che in lui era più radicata, gelida e sarcastica, gli faceva notare subdolamente in che stato di prostrazione si era ridotto, lui, il grande Sesshomaru, in balia dei sentimenti incomprensibili suscitati da una semplice donna…ma ormai Anna era tutt’altro che semplice per lui. Doveva averla a qualsiasi costo. Anche a costo di soffrire. Non stava forse già soffrendo?
Vide un lampo di rosso nel verde, poi Inuyasha fu di fronte a lui. Sesshomaru si fermò e i due si squadrarono.
«Dimmi dov’è e ti lascerò vivere.» disse Sesshomaru, schioccando le lunghe falangi velenose.
«Feh! Quasi non ti aspettavamo più, Sesshomaru.» disse Inuyasha, battendo le unghie sull’elsa di Tessaiga. Sesshomaru attaccò improvvisamente, ma Inuyasha riuscì a schivare.
«Datti una calmata. – disse Inuyasha – Ti conviene ascoltarmi, perché non appena Anna avvertirà la tua presenza, scapperà via di nuovo.»
Un lampo d’ira passò negli occhi di Sesshomaru. «Dammi la risposta che cerco e questa perdita di tempo si concluderà.» 
«Ti darò la tua risposta. – disse Inuyasha, facendo una smorfia – E con essa un’altra possibilità. Ma ti conviene ascoltarmi, o perderai Anna per sempre.»
Sesshomaru fece per replicare gelidamente, poi notò la serietà negli occhi del fratello. Per la prima volta in decenni, Sesshomaru e Inuyasha rimasero a fissarsi senza cercare di attaccarsi l’un l’altro, quindi Sesshomaru annuì.
«Va bene, parla. In via del tutto eccezionale, ti presterò ascolto.»
«Dunque, vediamo un po’ di analizzare le tue azioni, fratello.» disse Inuyasha, sarcastico, sedendosi per terra. Sesshomaru lo guardò come fosse un animale strano.
«Non allungare il discorso più di quanto occorra. – disse, seccato – Non ho tutto questo tempo da perdere.»
«Hai tutta l’eternità davanti, anche se parli con me un’oretta non cascherà il mondo!» commentò Inuyasha, acido.
«Sono seguito, idiota.» lo freddò Sesshomaru.
«Seguito? – chiese Inuyasha, sorpreso – Da chi?» 
«Anna non vi ha raccontato…» iniziò Sesshomaru.
«Di Inuzuka? Certo. – lo precedette Inuyasha, comprendendo – Allora gli inu-yokai della Famiglia sono ancora sulle sue tracce? Dannati bastardi!» Inuyasha scoprì le zanne, ricordando il suo unico incontro con la Famiglia. Un ricordo che avrebbe preferito cancellare. Quante umiliazioni per lui, per la sua povera madre…e lo yokai che ora gli stava di fronte non gli aveva certo dato una mano. Gli lanciò un’occhiata astiosa, ma si accorse che anche Sesshomaru era assorto nei suoi pensieri.
«Avevi detto che per te era morta. Perché la stai cercando? – chiese Inuyasha, facendo tornare Sesshomaru sulla terra – Vuoi condurli a lei?»
«Non dire assurdità. – disse Sesshomaru, seccato – Non m’importa delle leggi della Famiglia. La mia volontà è la mia legge.» Inuyasha si trattenne dal sospirare platealmente. La sicurezza in se stesso di Sesshomaru era di dimensioni spropositate.
«Va bene, ma se non t’importa nulla della vendetta della Famiglia, che diavolo ci sei venuto a fare, qui?» chiese. Sesshomaru non rispose. «Perché vuoi vedere Anna? Non le hai fatto abbastanza male?» chiese Inuyasha, incalzandolo. Sesshomaru lo fulminò con lo sguardo.
«Non sta a te giudicare le mie azioni.» commentò, gelido. Inuyasha iniziò ad arrabbiarsi.
«E invece mi riguarda! Anna è nostra amica!» disse, secco. Sesshomaru sollevò un sopracciglio.
«Amica?» chiese, perplesso.
«Sì, amica, brutto scemo! – inveì Inuyasha – E tu sei l’unico maledettissimo fratello che ho, anche se cerchiamo sempre di farci fuori a vicenda!» Sesshomaru lo guardò in silenzio e Inuyasha si pentì immediatamente di ciò che aveva detto. «Feh! Non che me ne freghi qualcosa di te, ma nostro padre voleva che tu, bestia che non sei altro, fossi felice, e non posso ignorare un suo desiderio!»
«Allora era vero…» mormorò Sesshomaru.
«Guarda che Anna non mente.» disse Inuyasha. Si sorprese di vederlo impallidire. Sospirò e cercò di calmarsi. «Senti, veniamo al punto, visto che continuiamo ad arrabbiarci e basta. – disse Inuyasha, cercando di fare la persona matura – Sei venuto a prenderla perché ti sei pentito di ciò che le hai fatto e mi basta guardarti in faccia per capirlo.» Il volto di Sesshomaru divenne gelido e Inuyasha scosse il capo. «Guarda che non è un disonore. – disse, rassegnato – Anzi, è un progresso, dal ghiacciolo che eri. Non c’è onta anche se ammetti di amarla.»
Sesshomaru aggrottò le sopracciglia.
«Io la amo?» chiese, più che altro a se stesso. Inuyasha quasi si ribaltò.
«V…vuoi dire che non lo sai?!» chiese, imbambolato. Sesshomaru lo guardò con aria seccata, quindi fece un gesto vago con la mano.
«Che ne posso sapere io dei vostri stupidi sentimenti umani?!» disse, guardando altrove. Inuyasha rimase a bocca aperta.
«Sei più scemo di me, non posso crederci…» mormorò dopo un istante, soffocando una risata quando vide l’occhiata fulminante del fratello. «Senti, – cercò di recuperare – facciamo una cosa. Tu dimmi le sensazioni che provi e io te le traduco. Sono sicuramente più esperto di te in questo campo, non credi?»
«Cosa dovrei fare? – chiese Sesshomaru, quasi sorpreso – Io dovrei spiegarti…» Sesshomaru si oscurò in volto e diede le spalle al fratello. «Non se ne parla. Mi hai seccato, creatura inutile e idiota.» disse Sesshomaru.
«Guarda che io non ti ci porto da lei senza sapere se la ami davvero. – disse Inuyasha, alzandosi a sua volta e incamminandosi lentamente nella direzione da cui era arrivato, le mani incrociate sulla nuca – E senza la mia presenza, lei scapperà via.»
Sesshomaru fece una smorfia di rabbia. Il solo pensiero di sviscerare i propri sentimenti lo riempiva di un disagio così forte da serrargli lo stomaco. Non li ammetteva nemmeno con se stesso, quindi non si sentiva in grado di dar loro voce. Non voleva dar loro voce! Non c’era nulla di più imbarazzante e avvilente di questo! Mettere poi il suo cuore in mano a Inuyasha?! Il solo pensiero era rivoltante! Quel bastardo di suo fratello avrebbe avuto un potere che non meritava su di lui. Maledizione ad Anna! Era a causa sua se gli stava succedendo tutto questo, se si sentiva così umiliato!
Sesshomaru sospirò. No, Anna non c’entrava nulla. Lui la voleva a tutti i costi. 
Inuyasha, intanto, era seccato. Suo fratello continuava a restare in silenzio. Sbuffando, si voltò, decidendo che era ora di usare la forza.
«Quando lei sta con me…» iniziò Sesshomaru. Inuyasha si bloccò. «Io…provo…calore. Non sto parlando di desiderio fisico. Fosse solo quello, il problema non si sarebbe posto.» continuò Sesshomaru, pronunciando con uno sforzo di volontà ogni singola parola. «Quando lei canta, non posso fare a meno di fermare le mie attività e mettermi ad ascoltarla. – continuò Sesshomaru, concentrato come se stesse per sferrare un attacco mortale – Il solo guardarla mi accelera i battiti del cuore.» 
Il viso di Inuyasha si addolcì. Sesshomaru stava facendo uno sforzo immane. Non poteva vederlo in viso, ma i pugni di suo fratello erano stretti, le sue braccia e la schiena tremavano dalla tensione. Per la prima volta nella sua vita, Inuyasha comprese il tormento del fratello.
«Quel calore… – gli venne incontro – lo provavi specialmente quando lei ti sorrideva?»
«Sì.» rispose Sesshomaru.
«E quando ti veniva vicino, o ti sfiorava per sbaglio?» chiese ancora Inuyasha. Diavolo, gli sembrava di sviscerare a sua volta i propri sentimenti per Kagome!
«Sì.» rispose ancora Sesshomaru, seccato. Si voltò verso Inuyasha e si sorprese di trovarlo non meno sulle spine di lui. «Beh? Che hai, imbecille? Dovrei essere io ad essere a disagio.» chiese, sarcastico.
«Feh! Anch’io non sopporto di parlare di queste smancerie, cosa credi? – disse Inuyasha, arrossendo e voltandosi da un’altra parte con aria seccata – Sarà un tratto di famiglia…»
Sesshomaru rimase in silenzio. Notò i tratti in comune che possedeva con quel fratello bastardo che la sorte gli aveva assegnato. E, per la prima volta nella sua vita, non sentì lo stomaco rivoltarsi al solo pensiero di avere una parentela con Inuyasha.
Una donna è riuscita a cambiarmi così tanto?” chiese a se stesso, corrugando la fronte.
«Comunque sia…» disse Inuyasha. Sesshomaru tornò alla realtà e guardò suo fratello. «…questo si chiama proprio amore, fratello. Hai fatto tutte queste stupidaggini perché la amavi e non volevi ammetterlo. Per questo l’hai quasi persa.»
«Va bene, ho capito. Ora che sei soddisfatto, portami da lei.» disse Sesshomaru, chiudendo l’argomento.
«Ti devo avvisare, Sesshomaru. Lei mi ha detto di non volerti vedere mai più.» disse Inuyasha, guardandolo con aria seria. Sesshomaru faticò a non far trasparire il dolore immediato che quelle parole generarono.
Come mi sono ridotto…” pensò, seccato.
«Ma credo che ci sia ancora la tua ombra nel suo cuore. – continuò Inuyasha – Io ti porterò da lei, ma poi starà a te trovare le parole giuste per riportarla al tuo fianco.»
Sesshomaru si oscurò in volto e Inuyasha gli diede una pacca d’incoraggiamento sulla spalla. Sesshomaru cercò di colpirlo con un pugno, seccato, ma Inuyasha lo schivò.
«Coraggio, ce la faremo!» disse al fratello, sorridendo. Sesshomaru lo fissò per un attimo con aria sbalordita e Inuyasha ricambiò con un’occhiata perplessa. Sesshomaru scosse il capo, distogliendo lo sguardo.
«Ultimamente la gente mi sorride per strani motivi.» mormorò, a disagio. 
«Sì, beh…non aspettartelo così spesso, da me. – borbottò Inuyasha, voltandosi – Andiamo.»
I due presero a correre a gran velocità verso il villaggio.
Quand’è stata l’ultima volta che gli ho sorriso? L’avevo mai fatto?” si chiese Inuyasha, mentre correva a fianco del fratello maggiore. Gli lanciò un’occhiata di traverso. Beh, sì, ma era stato molto, molto tempo prima.
Inuyasha si trovò suo malgrado a ripensare alla prima volta in cui aveva incontrato suo fratello. 
Abitava nel grande Palazzo, allora. Era solo un piccolo hanyo circondato dall’amore del padre e della madre. Non aveva ancora idea di quale sarebbe stato il suo futuro, o di cosa il mondo pensava di lui. Non sapeva nemmeno il significato di “bastardo” o “mezzosangue”, parole che l’avrebbero poi accompagnato tutta la vita. Ricordava che, quando aveva circa sei anni, al palazzo era giunto un inu-yokai che assomigliava maledettamente a suo padre. Inuken glielo aveva presentato come suo fratello Sesshomaru, di ritorno da un lungo viaggio. Inuyasha aveva osservato lo yokai, che non era granché diverso dal Sesshomaru odierno, e il notare l’evidente somiglianza che li legava gli aveva fatto piacere. Finalmente avrebbe avuto qualcuno con cui giocare, a parte i genitori. Avrebbe avuto un amico…diavolo, un fratello! Che cosa grandiosa, aveva pensato. Sesshomaru l’aveva salutato educatamente, ma Inuyasha non aveva badato alla sua freddezza e gli aveva rivolto un luminoso sorriso, a cui il fratello maggiore aveva risposto con una copia decisamente più pallida. 
Negli anni seguenti Inuyasha aveva visto Sesshomaru solo di rado, ma lo yokai si era sempre comportato con cortesia e, se non premura, perlomeno gentilezza. I guai erano iniziati poco prima della morte di Inuken. Una sera, Inuyasha aveva sentito il padre e Sesshomaru litigare aspramente, quindi Sesshomaru era uscito da una stanza sbattendo la porta. Vedendolo, gli aveva lanciato un’occhiata che gli aveva fatto seccare la bocca per la paura, prima di tornare a comportarsi come al solito e rivolgergli un cenno di saluto. Inuyasha aveva chiesto al padre quale fosse il problema, ma egli non aveva risposto, limitandosi ad abbracciare il figlio minore con affetto. 
Due settimane dopo, suo padre era morto. Sesshomaru era scomparso dopo la battaglia che aveva decretato la morte di Inuken e la Grande Famiglia degli inu-yokai aveva occupato il Palazzo, costringendo alla fuga Inuyasha e sua madre. I due si erano rifugiati in una casetta tra le montagne, e là, una notte, Sesshomaru l’aveva trovato. Inuyasha si era svegliato con il viso scarmigliato e insanguinato del fratello davanti al proprio, mentre una mano di Sesshomaru lo inchiodava alla parete per il collo, soffocandolo. Inuyasha era rimasto paralizzato dall’odio che poteva leggere in quegli occhi. In quel momento aveva capito davvero cosa lui rappresentasse per il fratello maggiore: meno di niente.
«Dov’è Tessaiga?» gli aveva chiesto Sesshomaru in un sibilo. Inuyasha era rimasto in silenzio, non sapendo nemmeno di cosa Sesshomaru stesse parlando. «Dammela, maledetto moccioso!» aveva detto Sesshomaru, preparandosi a trafiggerlo con le sue unghie velenose. Inuyasha non reagì quella volta. Era troppo piccolo, non sapeva combattere. Fu la madre a salvarlo, mettendosi tra lui e Sesshomaru, che si ritirò, forse per non offendere la memoria del padre.
«Prima o poi tu morirai, donna. – aveva detto Sesshomaru, prima di andarsene – Allora ucciderò tuo figlio e prenderò l’eredità che mi spetta!»
E così aveva fatto, più o meno. Da quando la madre di Inuyasha era morta, il giovane hanyo aveva dovuto subire attacchi di ogni sorta da parte del fratello, che l’aveva seguito ovunque, agognando Tessaiga. Nonostante il potere di Inuyasha fosse nettamente inferiore a quello di Sesshomaru, non aveva mai perduto uno scontro. Inuyasha non si era mai chiesto perché, limitandosi a gioire per il fatto di essere ancora in vita e ad odiare sempre di più Sesshomaru. Ora, correndo al suo fianco per la prima volta nella sua vita, Inuyasha si chiese come questo fosse stato possibile. Sesshomaru aveva sempre esitato nello sferrare il colpo finale: possibile che anche lui avesse qualche remora nell’uccidere il proprio fratello?
Turbato, Inuyasha lanciò un’occhiata a Sesshomaru. Forse Anna stava facendo più miracoli di quanti credesse.
«Quando arriveremo?» chiese Sesshomaru, notando che ormai il fratello riusciva a stargli dietro senza difficoltà. Quella Shikon no Tama aveva lavorato bene.
«Domattina.» rispose Inuyasha.
«E il tuo piano quale sarebbe, di grazia?» chiese Sesshomaru, sarcastico. Inuyasha fece un sorrisetto.
«Hai mai notato quanto il nostro odore e le nostre yuki siano simili? – chiese Inuyasha, ignorando la smorfia di derisione del fratello – Ho intenzione di coprire la tua presenza con la mia. Anna è abbastanza tranquilla, al villaggio; non noterà che siamo in due finché non sarà troppo tardi.»
«C’è ancora differenza nelle nostre yuki, fratello mio. – gli fece notare Sesshomaru, secco – Il tuo piano fa acqua.»
«Aspetta un istante.» mormorò Inuyasha, concentrandosi. Sesshomaru assistette con sorpresa alla trasformazione di Inuyasha, che assunse tratti completamente demoniaci. I suoi capelli diventarono più fini, prendendo una considerevole somiglianza coi suoi. Le orecchie canine sparirono, sostituite da orecchie appuntite. Tre segni rossi, due sulle guance e uno in mezzo alla fronte, comparvero sul suo viso. La sua yuki divenne più potente.
«Non male, vero?» chiese Inuyasha, con un sogghigno. 
«Perché non resti così, idiota? – chiese Sesshomaru, sarcastico – Non comprendo la tua ostinazione nel mantenere le tue mediocri sembianze di hanyo.» “Quanto somiglia a nostro padre…” pensò, suo malgrado.
«Lo faccio per Kagome. – disse Inuyasha, oscurandosi in volto – Non voglio che pensi che anche il mio animo sia mutato. Per lei, sarò sempre l’Inuyasha che ha conosciuto e imparato ad amare.»
«La tua donna?» chiese Sesshomaru, ricordando la miko dai capelli neri. Inuyasha annuì.
«Quindi ti coprirò solo finché non saremo nei paraggi del villaggio. Poi ti dovrai arrangiare.»
Sesshomaru e Inuyasha si scambiarono un sorrisetto sarcastico, quindi continuarono a correre in silenzio.
Anna, non hai idea del miracolo che hai fatto. – pensò Inuyasha – Ti prego, dagli un’altra possibilità.

***

«Che hai Kagome?» chiese Anna, osservando con perplessità la ragazza. Kagome si riscosse bruscamente, sorridendo per riflesso.
«Io? Nulla, perché?» chiese, continuando a raccogliere bacche. Anna fece una smorfia.
«Perché è mezz’ora che raccogli foglie invece di bacche, Kagome.» disse la yokai, indicando il suo cestino. Kagome si fermò con la mano a mezz’aria, arrossendo.
«Kagome-chan non è tanto brava a recitare.» sospirò Sango, lanciando un’occhiata a Miroku e Shippo. Erano due giorni che Inuyasha era partito dal villaggio per cercare Sesshomaru. Lo sapevano tutti tranne Anna, a cui era stato raccontato che Inuyasha era andato a cercare il vecchio Myoga. Pareva che Anna non fosse granché convinta, ma fortunatamente non aveva fatto domande. Purtroppo quella mattina Kagome era svagata. Il pensiero di Inuyasha ad affrontare Sesshomaru da solo la metteva in uno stato di nervosismo palese e la cosa non era passata inosservata ai sensi yokai di Anna.
«È per Inuyasha?» chiese Anna, corrugando la fronte.
«No, io… – cominciò Kagome per riflesso, quindi incrociò l’occhiata di Sango e colse la palla al balzo – Beh, in realtà sì. È parecchio tempo che non restiamo separati e sono un po’ nervosa.»
«Mmh, capisco.» mormorò Anna. Gli altri tirarono un sospiro di sollievo, poi la ragazza sorrise e alzò la testa verso ovest. «Buone notizie, Kagome! Inuyasha è qui vicino, sta tornando.» disse Anna, indicando la direzione. La ragazza fermò il movimento a metà, mentre il sorriso moriva in un’espressione perplessa.
«Finalmente!» mormorò Kagome, sospirando con sollievo.
«Che c’è, Anna? – chiese Sango, tentando di ridere per scaricare la tensione – Non sei felice che Inuyasha stia tornando?»
«La sua yuki è più potente del solito. – mormorò Anna, corrugando la fronte – È strano.» Spalancò gli occhi e volse lo sguardo di scatto sugli altri. «Cosa…c’è qualcuno con lui!» disse, scrutandoli. Gli altri si scambiarono un’occhiata, fingendo ignoranza. Il cuore di Anna fece un balzo e una scarica di adrenalina le passò nelle vene. «Non può essere… – mormorò, sconvolta – È Sesshomaru! Inuyasha, come hai potuto?!» 
«Anna, ascolta…» cercò di placarla Kagome.
«No!» gridò Anna, lanciando loro un’occhiata ferita. Si voltò e si mise a correre.
«An…» iniziò Kagome.
«ANNA!» La voce anticipò di un solo istante il lampo bianco che passò attraverso il gruppo di amici e si lanciò all’inseguimento di Anna. Inuyasha arrivò tra loro dopo un attimo.
«Maledizione. Se ne è accorta subito.» ansimò lo yokai.
«Era Sesshomaru, vero? – gli chiese Kagome, aggrappandosi al suo abito – Allora avevamo ragione!» Inuyasha annuì.
«La cercava da settimane. Diavolo, si allontanano velocemente! Seguiamoli, non voglio che succeda qualcosa di strano.»
«Strano? Che cosa intendi?» chiese Miroku, mentre Inuyasha prendeva Kagome sulla schiena.
«Gli inu-yokai ci stanno seguendo. Non voglio che li attacchino in un momento tanto delicato.» disse Inuyasha, mettendosi a correre. 
«Gli inu-yokai? Maledizione!» mormorò Miroku, guardandoli allontanarsi.
«Sali o resti qui?»
Miroku si voltò verso Sango, che era già in groppa a Kirara insieme a Shippo, e sorrise.
«Non potrei mai separarmi da te, Sango-chan.» disse il monaco, saltando in groppa a sua volta, mentre Kirara si lanciava all’inseguimento di quegli strani corridori. 

***

L’unico pensiero di Anna era la fuga. 
Si sentiva ferita dal tradimento di Inuyasha e di coloro che credeva suoi amici. Naturalmente pensavano di aver agito a fin di bene, ma non avevano idea del male che le avevano fatto. Anna strinse i denti, correndo e serrando le palpebre. Il suo cuore le spediva ondate di dolore in tutto il corpo. Il solo sentire l’odore di Sesshomaru dopo quelle settimane di distanza, di torpore, l’aveva colpita nel profondo, distruggendo con un sol colpo la diga. I suoi sentimenti si erano nuovamente riversati fuori dal suo cuore in una marea senza più controllo. Anna mandò un grido roco, a denti serrati, sentendo che lo yokai guadagnava terreno. Era sempre stato più veloce di lei…e più forte…e molto più crudele. 
Che qualcuno mi svegli da questo incubo! – pensò, sconvolta, mentre la gola le si occludeva di pianto – Non voglio più sentire questo dolore! Perché non posso vivere senza più provare nulla?!
«Anna!» gridò Sesshomaru. La sua sola voce la trafisse come cento spade. Anna evitò la mano di Sesshomaru, protesa verso di lei, e gridò: «Lasciami stare!» cercando di accelerare ancora di più. Non le importava che i polmoni le andassero in fiamme. Non le importava che le sue gambe fossero stanche. Avrebbe sopportato qualunque cosa, se quel dannato cuore avesse cessato di farle male, di batterle così forte. Fu in quel momento che Sesshomaru riuscì ad aggrapparsi a una manica del suo vestito. La corsa di Anna venne bloccata e la ragazza si sentì trascinata indietro e costretta a voltarsi.
«Lasciami!» gridò Anna, tenendo la testa bassa e gli occhi chiusi. Sentì le mani di Sesshomaru prenderla saldamente per le braccia. Dei, le sue mani…La disperazione, la tristezza che Anna aveva dentro erano insostenibili. La sua presenza…così vicino, per tutti i demoni, eppure ormai così distante da lei. “Perché mi tormenti? Perché vuoi che muoia dentro? Non mi lasci niente, mi stai facendo male!” pensò. Ogni battito del cuore era una nuova ondata di pena. «No, non toccarmi! Mi fai male, mi fai male, non toccarmi!» gridò Anna, dimenandosi come un gatto selvatico. 
«Anna, smettila.» disse Sesshomaru. Anna sentì le mani che la tenevano allentare la stretta, quasi Sesshomaru avesse paura di farle male, come quella notte in cui le aveva detto che per lui era morta.
«Perché Inuyasha mi ha fatto questo?! – gridò Anna, sempre cercando di liberarsi, senza mai alzare gli occhi – Tutti quanti! Perché mi fate male? Perché mi fai sempre male?! Sparisci! Ti prego, sparisci!»
«Non posso. – disse Sesshomaru – Non mi è possibile.» Anna smise di lottare, affranta, spossata. Rimase inerte tra le braccia di Sesshomaru, silenziosa e ferma come una bambola. «Non chiedermi questo. – mormorò Sesshomaru – Ti ho cercata ovunque e Inuyasha mi ha aiutato. L’ha fatto per me…e per te.»
Anna non rispose né si mosse. Le mani di Sesshomaru tremarono lievemente, ma lo yokai strinse le labbra e riprese il controllo. Lo odiava così tanto? Tutto in lei lo respingeva: perché? Ora che l’aveva trovata voleva solo che lei gli sorridesse ancora, ma non lo guardava nemmeno. I suoi occhi erano fissi sul terreno. 
«Guardami, Anna. Devo parlarti.»
Di nuovo, lei non si mosse. Il cuore di Sesshomaru si strinse. Non poteva sopportare questo nulla! Aveva pensato innumerevoli volte al loro incontro, alle parole che le avrebbe detto quando l’avrebbe vista di nuovo. Aveva pensato giorno e notte al cambiamento che si sarebbe operato sul volto di lei, mentre avrebbe placato la sua rabbia e l’avrebbe ricondotta al suo fianco…e che nulla osasse più frapporsi fra loro! Ma questa mancanza di reazioni…Sesshomaru non era mai stato ignorato. Non sapeva cosa doveva fare.
«Anna…» la chiamò ancora, incerto. Lei era sempre lì, distante un palmo che equivaleva all’intero Giappone. Il suo viso pallido era così bello, nonostante linee di dolore e tristezza lo segnassero. I suoi occhi erano nascosti dalle palpebre socchiuse, dalle belle ciglia lunghe e nere che le sfioravano le guance. L’animo di Sesshomaru tremò per l’intensità di ciò che provava. “Quanto mi sei mancata.” pensò.
«Anna, guardami.» mormorò ancora, portando una mano al suo viso e carezzandole una guancia. Finalmente, lei parve scuotersi. Tremò lievemente al tocco di Sesshomaru, quindi accennò ad alzare il capo. Sesshomaru soffocò un’esclamazione di dolore quando Anna affondò le zanne nella sua mano. Per riflesso, la lasciò e fece un passo indietro e Anna ne approfittò per sferrargli un’artigliata che gli ferì una guancia.
«Non mi toccare!» gridò Anna, stringendo i pugni e fissando Sesshomaru con ira, stravolta. Sesshomaru non badò nemmeno al sangue che gli colava dalla mano e dal viso, ma impallidì di fronte all’odio e al dolore che riempivano gli occhi di Anna, che finalmente erano fissi su di lui e lo trapassavano da parte a parte. Anna impallidì a sua volta, impreparata all’effetto che la vista del suo viso avrebbe avuto su quello che restava dell’armatura attorno al suo cuore.
Sesshomaru vide il viso di Anna tendersi in una smorfia di sofferenza così intensa che se ne sentì lacerato. 
«Ti ho fatto questo…» mormorò Sesshomaru, mentre Anna chiudeva gli occhi con forza, quasi piegandosi in due tanto la sofferenza la dilaniava. “È troppo, non posso sopportarlo! – si disse lo yokai – Non voglio sopportare anche questa perdita!” Immediatamente, la parte razionale di Sesshomaru cercò di attivare l’unica difesa che conosceva e che aveva sempre utilizzato con successo. Una cappa di gelo cercò di scendere sul suo cuore, andando a spegnere le braci di qualunque sentimento lo stesse turbando. Ma il gelo si sciolse di nuovo, inesorabilmente, alla vista delle lacrime che cominciarono a solcare le guance di Anna.
«Perché? Non mi merito questo! – disse la ragazza, portandosi le mani al viso e asciugandosi le lacrime con rabbia – Perché sei entrato nella mia vita?!»
Sesshomaru non rispose. Anna scosse il capo, frustrata, continuando a tenere gli occhi serrati. Il volto di Sesshomaru…la sua bellezza non cessava mai di incantarla, nonostante la scia di sangue che vi aveva tracciato. Ma sembrava così cambiato, la sua freddezza sembrava così fragile, pronta a rompersi a un suo minimo cenno, tanto che Anna non ne aveva sopportato la vista. Perché tornava a sconvolgere la sua vita?! Perché tornava a guardarla con quegli occhi di ambra che le toglievano la volontà di combattere, di fargli tutto il male che meritava?
«Vorrei essere morta quella notte. – disse Anna, fra i singhiozzi – O essere diventata un vero yokai. Se solo non avessi avuto la mia anima, ora il mio cuore sarebbe di ghiaccio. Non sentirei questo dolore!» Si artigliò il petto, straziata, piangendo. «Non sentirei nulla, esattamente come te. Vorrei essere morta quella notte!» gridò, la voce spezzata dal pianto.
Sesshomaru non resistette più. Si lanciò contro Anna e la strinse a sé, sorprendendola. 
«Non dirlo mai più.» mormorò Sesshomaru, scostandosi appena per poterla guardare negli occhi e chiudendole gentilmente la bocca con una mano per sottolineare le sue parole. «Il tuo cuore…tutto di te è così bello…ma il ghiaccio non è il modo adatto per conservare tutto questo.» mormorò Sesshomaru, guardandola con tale intensità che Anna smise di pensare, perdendosi nel dolore di quegli occhi ambrati. Sesshomaru tolse la mano da quelle labbra, che tremavano sotto il suo palmo, e sfiorò una guancia bagnata da un pianto che non accennava a scemare. Il viso di Sesshomaru si indurì.
«Anch’io maledico quella notte, poiché fu quell’evento a dare inizio a tutto. – disse, con voce dura – Se solo non ti avessi conosciuta, tutto questo mi sarebbe stato risparmiato. Tutte queste umiliazioni, questi pensieri.» Anna tentò di ritrarsi, ma Sesshomaru non glielo permise. «Questo dolore che sento nel petto.» finì lo yokai. Anna volse il capo. Non voleva lasciarsi abbindolare di nuovo da lui, non intendeva soffrire ancora e sempre di più. Sesshomaru la lasciò e fece un passo indietro. Anna rabbrividì nel perdere il contatto con lui, ma fece a sua volta un passo indietro, stringendosi le braccia al petto.
«Tu puoi odiarmi e maledirmi, come i tuoi occhi e i tuoi gesti mi comunicano. – disse Sesshomaru – Ma io non posso. E proprio questa mia impossibilità a odiarti, a trattarti come sempre ho fatto con tutti gli altri, mi ha spinto a dire e fare cose…che non pensavo.»
Anna non poté esimersi dal guardarlo. Voleva dirgli di smettere di parlare. Ogni parola rendeva più fonda la sua pena. Allo stesso tempo, l’avrebbe pregato di continuare se solo avesse osato fermarsi.
«Io ti ho ferita. È ciò che so fare meglio e con te ho raggiunto il massimo livello. Volevo sapere cosa c’era dietro la porta che dava al tuo cuore, ma invece di cercare la chiave ho deciso di sfondarla. – disse Sesshomaru, poi fece uno strano sorriso – Mio fratello mi disse “Distruggi sempre ciò che hai di prezioso” e io lo derisi. Forse Inuyasha è meno stupido di quanto sembri, perché ora, che sei qui davanti a me, mi rendo conto di quanto sono stato vicino a distruggerti. Di quanto ancora ci sono vicino.» Sesshomaru alzò il capo e il suo viso si indurì. «Tu mi hai fatto del male, anche se forse non ci crederai. Qualunque cosa accadrà dopo questa nostra discussione, potrai sempre vantarti di aver ferito il grande Sesshomaru più in profondità di qualsiasi altro nemico.» disse Sesshomaru.
«Cosa vuoi che me ne importi?! – lo aggredì Anna, combattendo dentro di sé la confusione e la sciocca speranza che la stavano divorando – Non era questo il modo in cui volevo giungere al tuo cuore!»
«Tu hai distrutto la mia armatura. Io dovrei soltanto odiarti.» mormorò Sesshomaru, corrugando la fronte. Anna fece un altro passo indietro, stringendo i pugni. «Ma non posso.» Anna si fermò, sbalordita, e guardò Sesshomaru. La dolcezza, la tensione che gli lesse in viso la inchiodarono sul posto. Perché aveva ancora tutto quel potere su di lei? Perché non poteva sopportare di vederlo così…ferito? Perché?!
Io…lo amo ancora?” si chiese Anna, mentre il suo cuore si arrestava per un istante e la risposta si materializzava chiaramente nel suo animo.
«Ascoltami bene, poiché non mi ripeterò una seconda volta. – disse Sesshomaru, venendo avanti di un passo – Sappi che non mi arrenderò mai e che sfrutterò l’eternità per avere ciò che desidero. Questa è la mia parola, e sai che sarà verità.»
Anna rimase in silenzio. La tensione divenne insostenibile, mentre Sesshomaru, per la prima volta nella sua vita, cercava dentro di sé sufficiente coraggio per finire quello che aveva cominciato. Fu questo il motivo per cui non vide l’espressione sbalordita e quindi piena di paura di Anna.
«Io ti…»
«Sesshomaru, attento!» gridò lei, muovendosi in un lampo. 
Sesshomaru sentì le mani di Anna colpirgli il petto e spingerlo via. Dopodiché, il suo mondo esplose.

***

Inuyasha li vide arrivare da ogni dove, diretti verso di lui.
«Maledetti!» disse, mentre Kagome stringeva forte il tessuto del kariginu sulle sue spalle, preoccupata.
«Inuyasha…» disse Kagome.
«È la Grande Famiglia al completo. – disse Inuyasha, senza spostare lo sguardo – Ho paura che saremo costretti a fermarci per qualche istante.»
Inuyasha si fermò e fece scendere Kagome, tenendola dietro di sé e poggiando con precauzione una mano sull’elsa di Tessaiga. Gli inu-yokai avevano rallentato il passo e ora convergevano su di lui.
«Kagome, fai parlare me e non reagire in nessun modo. Sono più pericolosi di quanto sembrino.» mormorò Inuyasha.
Kagome guardò Inuyasha. Lui era teso, senza alcun dubbio, ma non mostrava altro che fredda dignità mentre attendeva che gli inu-yokai si riunissero attorno a lui. Kagome aveva saputo da Inuyasha che la Grande Famiglia era stata responsabile della sua fuga a fianco della madre dal Palazzo che era dimora del Signore dell’Ovest. Kagome sapeva quale odio e rancore Inuyasha portava verso coloro che stavano convergendo verso di lui. Era a causa loro se aveva vissuto di stenti, se la madre, in quella vita di privazioni, mai accettata dagli uomini per il figlio hanyo che l’accompagnava, si era ammalata ed era quindi morta. Il dolore di Inuyasha era il suo.
Kagome gli poggiò una mano sulla spalla. Non voleva solo essere protetta. Voleva far sapere a Inuyasha che lei era sempre lì, al suo fianco. Lui parve capire, perché le lanciò un breve sorriso. Gli inu-yokai, una ventina, fecero cerchio attorno a loro, chiudendoli all’interno delle loro aure distanti e gelide.
«Inuyasha! Kagome-sama!»
Inuyasha si voltò in contemporanea allo yokai anziano che stava di fronte a lui.
«Statene fuori.» disse, con voce controllata, agli amici che stavano sopraggiungendo. Kirara, a un ordine di Sango, si fermò all’esterno del cerchio di inu-yokai. Sango e Miroku obbedirono all’ordine dell’amico, ma rimasero tesi e all’erta, pronti a intervenire al minimo cenno aggressivo.
«Figlio di Inuken, sei cresciuto.» disse il più anziano di loro. A queste parole gli altri si fermarono.
«Così sembra.» disse Inuyasha, duro. Lo yokai guardò Kagome, che corrugò la fronte, affrontando senza paura lo sguardo dello yokai.
«Ma come tuo padre hai scelto una femmina umana. – continuò lo yokai, facendo una smorfia – Fortunatamente, Inuken aveva già un erede.»
«Questi non sono affari che vi riguardano.» disse Inuyasha, gelidamente, stringendo l’elsa della propria spada. «Cosa volete?»
«Vendetta.» dichiarò lo yokai, volgendo lo sguardo nella direzione in cui Sesshomaru e Anna si erano allontanati. «Ella ha infranto la nostra legge.»
«Feh! La vostra legge è idiota quanto voi. – disse Inuyasha, con una smorfia – Non disturbateli.»
«Ne hai assunta di arroganza, sporco hanyo!» disse uno dei più giovani, sputando in terra con dispregio. Inuyasha si voltò verso di lui con un sorriso che mise i brividi a Kagome e agli altri.
«Non tollero insulti da uno yokai il cui sangue non possiede nemmeno un decimo della forza di Inuken.» disse Inuyasha, lasciando per un attimo libera la sua aura demoniaca. Avvertendo la sua potenza, tutti gli inu-yokai non poterono fare a meno di mostrare il loro nervosismo.
«Sei diventato uno yokai.» mormorò l’anziano, sbalordito.
«Ora il mio sangue è puro, ma non rinnego il mio cuore umano. Anche per questo, non vi permetterò di fermare ciò che Anna ha cominciato.» Inuyasha estrasse Tessaiga. La sua imponente lama si frappose fra il giovane e lo yokai anziano. 
«Non so di cosa tu stia parlando, ma non abbiamo tempo da perdere con te. – disse l’anziano – Conducici da lei. Perdoneremo l’errore a Sesshomaru, in quanto egli è l’unico in grado di portarci in battaglia, ma non vogliamo restare in questo luogo più del necessario.»
«Credo abbiano paura di Inuyasha, sai?» osservò Shippo, parlando all’orecchio di Miroku. Si ritrasse, spaventato, quando un inu-yokai si voltò e gli lanciò un’occhiata omicida.
«Taci, kitsune maledetto. – ringhiò quello – Siamo in territorio del Signore dell’Est. La zona pullula dei suoi sporchi galoppini.»
«Il Signore dell’Est?» chiese Inuyasha. D’un tratto, si rammentò del demone scarafaggio che aveva cercato di convincerlo a passare dalla parte del Signore dell’Est, qualcuno che desiderava sopra a tutto estinguere il sangue di Inuken. Ricordò i racconti di Anna sul fatto che perfino guerrieri e monaci umani si erano schierati dalla sua parte. «Cosa intendete?»
«I suoi sottoposti umani pattugliano questo confine. Questa zona non è sicura, per noi.» disse l’anziano. Kagome alzò la testa di scatto.
«Inuyasha! – lo chiamò febbrile – Qualcuno sta per usare del potere spirituale! Lo sento distintamente!»
«Potere…maledizione! – ringhiò Inuyasha – Sesshomaru e Anna!»
«È in quella direzione, Inuyasha!» disse Miroku, indicando più oltre.
«Vai, Kirara!» ordinò Sango, dando di sprone al demone gatto, che superò con un balzo il cerchio di inu-yokai.
«Ecco perché avete perso tempo con me. – disse Inuyasha, stringendo i denti – Maledetti! Non permetterò che venga fatto loro del male! Non adesso!»
Inuyasha tirò Kagome contro di sé e la cinse con un braccio, quindi spiccò un balzo, seguendo Kirara.
«Fermatelo.» mormorò lo yokai anziano, facendo un rapido gesto.
«Non osate ostacolarmi!» disse Inuyasha, menando due rapidi fendenti agli inu-yokai che tentarono di fermarlo. Inuyasha e gli altri si allontanarono velocemente.
«Li seguiamo?» chiese uno dei due feriti.
«Non ancora. – disse l’anziano – Questa potrebbe essere un’ottima occasione per attuare la nostra vendetta senza muovere un dito e allo stesso tempo quella macchia nel nobile sangue della nostra stirpe potrebbe essere cancellata.»
Gli inu-yokai annuirono e rimasero in silenzio, attendendo.
Dobbiamo arrivare in tempo!” pensò Inuyasha, correndo a perdifiato, seguito dagli amici, che però avevano perso terreno. Una schiarita tra gli alberi gli permise di vedere le figure di Anna e Sesshomaru. I due erano in piedi e si fissavano. Anna aveva il viso rigato di lacrime.
«Sesshomaru, attenz…» iniziò Inuyasha, avvertendo la presenza di almeno una decina di umani nei dintorni. Non riuscì a finire la frase.
Evidentemente Sesshomaru era così coinvolto in ciò che stava accadendo che non aveva dato importanza alla presenza di umani nei dintorni, ma Anna aveva compreso…anche se tardi. Inuyasha vide il suo viso deformarsi in una smorfia di paura.
«Sesshomaru, attento!» gridò la ragazza, spingendo lo yokai.
«Oh, no!» gridò Kagome. 
Dai cespugli partirono sette frecce cariche di potere spirituale, dirette senza fallo contro il Principe dei Demoni.
«Sesshomaru! Anna!» gridò Inuyasha, mentre Kagome e Miroku, sopraggiunto in quel momento, cercavano di concentrarsi per neutralizzare le frecce. “Non c’è tempo…” pensò Inuyasha, febbrilmente. 
Colpito da Anna, Sesshomaru perse l’equilibrio e cadde. Anna si voltò di scatto ed espulse dal proprio corpo quasi tutta l’energia vitale demoniaca, tentando di corrompere le frecce e renderle nuovamente delle semplici armi. Una grande esplosione di luce azzurra si propagò dal corpo di Anna.
Forse per questo suo gesto, forse perché Miroku e Kagome avevano fatto in tempo, le frecce che vennero a contatto con la luce si ridussero in frantumi. Una…due…quattro…cinque. Inuyasha faticava a vedere attraverso tutta quella luce. Riuscì a cogliere confusamente che la sesta si era infranta a pochi centimetri dalla testa di Anna. Poi la luce si spense bruscamente come era nata. La vista di Inuyasha si schiarì. Sesshomaru toccò il suolo con un tonfo. Anna rimase in piedi…con l’asta di una freccia consacrata che le usciva dal petto.
«No…» mormorò Inuyasha.
Ci fu una grande esplosione, che ridusse la freccia in frantumi e che fece lo stesso al petto di Anna. La yokai si accasciò a terra e rimase immobile sotto gli occhi inorriditi dei presenti.
Il tutto, in poco più di dieci secondi.

 

   
 
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