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Autore: _Mary    01/11/2010    6 recensioni
C’era stato qualcosa che le aveva fatto capire che non tutto era andato come sarebbe dovuto. Era stata l’occhiata di una delle ragazze, rivolta a quella che sembrava la più anziana lì dentro. E poi, era stata tutta una giostra di bugie e pietose rassicurazioni, sul fatto che se la sarebbe cavata, che avrebbe potuto tenere in braccio il suo bambino già qualche ora dopo, che sarebbe andato tutto bene.
Seconda classificata al 'Classici Disney Contest' indetto da Lyrapotter sul forum di EFP.
Genere: Introspettivo, Song-fic, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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- Questa storia fa parte della serie 'Puzzle'
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DISCLAIMER: i personaggi appartengono a JK Rowling, la fic non ha scopo di lucro. Le strofe riportate appartengono alla canzone ‘Forgiveness’, di Elisa.

 

 

Forgiveness

 

 

Capitolo primo.

I’m lost and scared to live this life
I thought I’d always be strong
This rage this dark side I don’t want to see
Lays there…  Lays there… lays there…

 

Si strinse al petto le ginocchia, rannicchiata nell’angolo tra il lavandino e gli scaffali delle pentole, incassando la testa tra le spalle. Il silenzio era troppo per poter uscire da quell’angolo in penombra, troppa la sorpresa per l’irruzione di quegli uomini nella sua casa per potersi semplicemente alzare e ricominciare a cucinare.

 

Tremava. Si mordeva con forza un labbro, ma ciò non le impediva di farsi sfuggire rapidi singhiozzi, tutti ravvicinati, che le scuotevano le spalle esili e risuonavano nella casa ormai vuota, infrangendosi contro le pentole di quella cucina sporca e contro i suoi mobili cadenti.

 

Qualche raggio del caldo sole estivo arrivava a sfiorare la sua pelle attraverso le tende pesanti della finestra, tratteggiando i contorni delle poltrone e delle sedie rovesciate del salotto. C’era silenzio, una cosa che la ragazza non ricordava di aver mai sentito, in tutti quegli anni, a causa dei continui borbottii di suo padre o dei rumori di suo fratello, sempre impegnato a distruggere qualcosa.

 

O a chiamare i serpenti.

 

Sentì un brivido percorrerle la schiena al pensiero dei serpenti. L’avevano sempre terrorizzata, lei non aveva quell’abilità di parlargli che rendeva tanto sicuro suo fratello. Quando vedeva i serpenti impallidiva e si rintanava tra le pentole di coccio, mentre la risata sguaiata di suo padre le feriva le orecchie ed il cuore. E ora che suo fratello non c’era più, forse i serpenti se la sarebbero presa con lei.

 

Li avevano portati via, tutti e due, ed avevano lasciato lei da sola. Non poté trattenere altri singhiozzi quando si chiese cosa avrebbe fatto, senza di loro e senza un briciolo di magia.

 

La magia che era scorsa nelle vene di tutti i suoi antenati, e che sembrava essersi esaurita proprio per lei. Mai, neanche nel più profondo nel suo cuore, aveva osato pensare, o sperare, che le portassero via suo padre e suo fratello, anche se era facile abbandonarsi ai sogni, quando era sola e senza nessuno che la controllasse. Non aveva mai davvero sperato si ritrovarsi da sola, perché non valeva niente senza di loro. Era una Magonò, e tanto sarebbe bastato a renderla la vergogna di qualsiasi famiglia; specialmente per quel che riguardava la sua.

 

A poco a poco i singhiozzi si calmarono, ed anche il respiro tornò ad essere regolare. Lentamente, decise di provare ad alzarsi. Si mise silenziosamente sulle ginocchia, per poi alzarsi con cautela, impaurita dalle ombre di quella casa. La sala era nelle condizioni in cui gli Auror l’avevano lasciata, nel più completo disordine, e la porta ancora aperta cigolava nella lieve brezza.

 

Merope le si avvicinò. Un passo dopo l’altro, uscì da quella cucina sporca che era stato il suo rifugio per quasi tutta la vita. La spinse leggermente, aprendola del tutto. La luce diretta del sole le ferì gli occhi, abituati alla penombra delle ultime ore. Si ritrasse velocemente, tornando nell’abbraccio della casa, e chiuse bruscamente la porta. Quando si decise ad aprirne di nuovo uno spiraglio, socchiuse gli occhi, mettendo a fuoco i particolari di quel paesaggio tanto familiare: alberi e colline erano sorprendentemente al loro posto, nonostante tutto quello che era successo, e ciò le diede un po’ di coraggio.

Almeno, quello necessario ad uscire del tutto.

 

Cautamente, arrivò allo spiazzo davanti alla porta, guardandosi intorno. Quasi si sarebbe aspettata di vedere tornare suo padre e suo fratello che le ordinavano di tornare dentro e non farsi vedere, lei, la vergogna della loro casata.

 

Ma nessun ringhio arrivò a riprenderla, mentre si spingeva ancora un po’ più in là, verso valle.

 

Il sole scottava, e Merope decise di tornare sui propri passi. Sfiorò con la punta delle dita la porta della casa, portando timidamente la mano al serpente appeso ad essa. Era viscido, e gli mancavano parecchie squame. Merope lo prese per la coda e tirò, staccandolo dalla porta.

 

Si ritrovò a far saettare lo sguardo dal serpente al chiodo ancora conficcato nella porta. Lo lasciò cadere, disgustata, e rientrò in casa, decidendo di riordinare la sala.

 

Quando ebbe finito ed ebbe aperto tutte le finestre, facendo entrare luce ed aria in abbondanza, Merope si lasciò sfuggire un breve sorriso. Lo represse subito, allarmata, guardandosi intorno. Fu allora che ricordò che li avevano portati via.

 

Allora, Merope decise di sorridere di nuovo, ed al sorriso seguì una risata stentata, quella di chi non riesce a ricordare più bene come si faccia a ridere. Rimase ad ascoltare la sua eco, mentre assaporava, per la prima volta nella vita, quel dolce miele che è la libertà.

 

 

 

 

Questa fic ha partecipato al 'Classici Disney Contest' indetto da Lyrapotter, classificandosi seconda a parimerito. L’idea era di scegliere uno dei cartoni animati Disney tra quelli disponibili, al quale era collegata una traccia, una citazione, una coppia, etc., ispirata al cartone stesso. A me, con Hercules, sono capitate due battute: ‘Meg... ma perché l’hai... non avresti dovuto’, ‘Le persone fanno sempre cose pazze... quando sono innamorate’.

Continuate a seguirmi e scoprirete come le ho inserite u.u (<3)

Questa raccolta è composta da cinque one-shot/flash-fic. Ne posterò una alla settimana.

Detto ciò, il filo conduttore di questa raccolta è la canzone ‘Forgiveness’ di Elisa, che mi è capitata come traccia ad un altro contest e che ho deciso di sfruttare anche per questo.

Ringrazio di nuovo la giudiciA per il contest e mi complimento con tutte le partecipanti *-*

Penso di aver scritto tutto... posterò il giudizio alla fine dell’ultimo capitolo.

 

Un abbraccio,

Ilaria

 


   
 
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